(16.07.10) In Lombardia(ma anche altrove) le indennità
compensative per le 'aree svantaggiate di montagna'
sono erogate su tutta l'area montana 'statistica' (è
montagna anche il comune di Varese). L'unica graduazione
del contributo è in base alla estensione delle
superfici.
L'abbandono
della montagna si contrasta se c'è una modulazione
del sostegno
Buona
parte dei contributi per le indennità che dovrebbero
'compensare' gli svantaggi che ostacolano la produzione
agricola in montagna vanno ad aziende zootecniche del
fondovalle con prati in piano livellati a laser e supermeccanizzate.
Mentre i premi per l'alpeggio sono spesso incassati
da aziende di pianura che ottengono i contributi esibendo
regolari contratti d'affitto (ma poi non caricano ...)
di
Michele Corti
L’indennità
compensativa è stata introdotta in tempi lontani
dalla Comunità europea con la Direttiva 75/268/CEE sull'agricoltura di montagna e di
talune zone svantaggiate, poi modificata con direttiva 80/666/CEE del Consiglio, del 24 giugno
1980, ecc. ecc. Per la zootecnia alpina è stata una boccata d'ossigeno.
Erano soldi che si vedevano ('pochi, sporchi, ma subito,
si diceva una volta). E' servita anche ai piccoli che
faticano ad accedere ai finanziamenti per i 'miglioramenti
strutturali' che troppo spesso premiano le maxi stalle,
i grossi farmer accreditati politicamente e ... le aziende
delle stalle prefabbricate. Non si parlava ancora di
misure agroambientali e di finalità ecologiche.
Con il PSR (Piano di sviluppo
rurale) 2007-2010 (aggiornamenti 2009) la misura
5.3.2.1.1 ―Indennità a favore degli agricoltori
delle zone montane‖assomma gli interventi che nella
precedente programmazione afferivano alla misura “e
– indennità compensativa in zone montane” e alla
misura “f - misure agroambientali”, azione 3 (“produzioni
vegetali estensive e riconversione dei seminativi al
regime sodivo”.
La
misura si riferisce anche a vigneti, frutteti e oliveti
ma qui ci occuperemo solo delle aziende zootecniche.
L'aver spostato dall'animale alla componente foraggere
'estensiva' la base per l'erogazione del contributo
è stato un vantaggio? E se si fino a che punto?
L'aver
fuso la finalità del sostegno allevamento in
montagna con quella 'ecologica' del mantenimento dei
pascoli alpini e della biodiversità ('ridurre
il declino della biodiversità mantenendo soprattutto
le praterie alpine, habitat di vitale importanza per
la conservazione della flora e fauna tipica'), giustificato
sulla base della semplificazione amministrativa', fa
si che i premi per il mantenimento dei pascoli possano
essere fruiti anche da aziende con sede al di fuori
delle aree montana. Pare francamente discutibile
che nell'era dell'informatica del SIARL (Sistema informativo
agricolo) dei CAA (centri assistenza autorizzati) si
debbano fondere misure con significato diverso per 'semplificare'.
In
ogni caso l'unico elemento di graduazione è dato
dall'estensione delle superfici. Non si incassano premi
per pascoli più estesi di 400 ha e per prati
superiori a 30 ha; oltre i 100 e i 21 ha - rispettivamente
per i pascoli e i prati - il contributo è dimezzato.
Una giusta compensazione per i 'piccoli' ma che non
è efficace per le situazioni più
svantaggiate dove, oltre alle forti pendenze e alla
frammentazione fondiaria vi è anche un forte
abbandono fa si che molte parcelle siano di proprietari
difficilmente reperibili e comunque non disponibili
a concedere in uso i propri terreni con contratti regolari.
Ben diversa la situazione nei fondovalle dove i terreni
(facilmente coltivabili con cantieri di meccanizzazione
più o meno spinta) sono di proprietà o
in affitto. E dove a fianco dei prati per i quali si
incassa 'l'indennità compensativa' di coltiva
mais con grande impiego di pesticidi.
Per
i pascoli un passo indietro rispetto al vecchio 'Programma
agroambientale' ex reg Ce 2078/92 che alla misura 'mantenimento
pascoli' prevedeva che il contributo, normalmente di
100 €/ha venisse ridotto della metà ladddove
l'alpeggio fosse servito da strada camionabile.
Piano
di Chiavenna: prati stabili alternati a campi di
mais ceroso (definito 'il nefasto' da Valerio Invernizzi,
noto allevatore milanese, per via dei suoi impatti ambientali
e agronomici fortemente negativi)(Foto M. Corti, 15.07.2010)
Tabella
- Premi per i pascoli e i prati in zona montana (PSR
Regione Lombardia)
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Superficie
|
Premio intero (€/ha)
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Premio ridotto al 50% (€/ha)
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Nessun premio per superfici
oltre:
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Pascoli con contratto ATI per
il caricatore con bestiame
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125,00 fino a 100 ha
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62,50 oltre i 100 ha
|
400 ha
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Pascoli con contratto ATI per
il caricatore senza bestiame
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50,00 fino a 100 ha
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25,00 oltre i 100 ha
|
400 ha
|
Pascoli con contratti ATI per
il conferente il bestiame
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75,00 fino a 100 ha
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37,50 oltre i 100 ha
|
400 ha
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Pascoli senza contratti ATI
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125,00 fino a 125 ha
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62,50 oltre i 125 ha e fino a
250 ha
|
250 ha
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Prati per aziende con
allevamento
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185,00 fino a 21 ha
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92,50 oltre i 21 ha e fino a
30 ha
|
30 ha
|
Prati per aziende senza
allevamento
|
185,00 fino a 21 ha
|
92,50 oltre i 21 ha e fino a
30 ha
|
30 ha
|
Piano
di Chiavenna: raccolta supermeccanizzata del fieno con
macchine improponibili laddovre il terreno è
in pendio (Foto M. Corti, 15.07.2010)
I
pascoli di carta
Il
fatto è che chi fa domanda da Cremona
e da Mantova (o altre zone di pianura) spesso non lo
fa per il desiderio di migliorare il benessere degli
animali, di rilanciare la vecchia tradizione della transumanza
ecc. ecc. Lo fa per poter dimostrare - sulla carta -
di condurre pascoli alpini in modo estensivo, consente
di conseguire una serie di vantaggi ai fini della condizionalità,
dei Piani di utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici
ecc. Garantendo la possibilità di accedere ad
altre misure di PSR. In più un contributo che
può arrivare a 25.000 € a fronte dell'esborso
di qualche migliaio di € di affitto è comunque
un buon affare. L'amplissima 'forchetta' prevista per
il 'carico' del pascolo (da 0,2 a 3,0 UBA /ha) è
di certo un aiuto alle speculazioni. D'altra parte la
richiesta di un contratto di affitto poliennale e di
un contratto ATI (associazione temporanea di impresa)
non rappresenta certo una 'semplificazione burocratica'
anche perché sono gli stessi enti pubblici che
spesso e volentieri concedono i pascoli in locazione
solo su base annuale.
Alpe
Madri (Dosso Liro): Mario Bassi che carica con 5 vacche
l'alpeggio formalmente 'caricato' da un'azienda della
pianura (Foto Pierfranco Mastalli, giugno 2010)
ne abbiamo parlato il 26-06-10: All'Alpe Madri (Dosso del Liro, CO) sin troppa 'pace' vai a vedere
Tutt'altra
musica in Svizzera
In
Austria ad ogni aziedna è assegnato un punteggio
specifico sulla base di svantaggi oggettivi che serve
per la modulazione delle varie misure. In Svizzera non
si arriva a tanto ma l'indennità compensativa
(Contributi per la detenzione di animali in condizioni
difficili di produzione) è tutt'ora erogata
in funzione della 'montanità' ovvero di una scala
da I a IV . I contributi annui per UBGFG (unità
bestiame grosso alimentato con foraggi) sono pari a
300 franchi in zona collinare, a 480 nella montagna
I, a 730 nella montagna II, a 970 nella montagna III
e a 1230 nella montagna IV. Significa che in Svizzera
non è vero che 'di notte tutti i gatti sono grigi'
ma che tra la montagna 'facile' e quella 'dura' l'entità
del contributo è 2,6 volte tanto (un franco =
0,73 €). E' una differenziazione che è difficilissima
da far digerire in Italia dove le organizzazioni
agricole tutelano i 'grossi' (e sui 'bricchi' i
grossi e potenti imprenditori agricoli non ci sono).
Sempre in materia di 'pagamenti diretti' fruiti dagli
agricoltori di montagna svizzeri c'è da ricordare
il Contributo per la declività. E' un
contributo erogato annualmente per ettaro di superficie
ammissibile nella misura di 410 franchi dove la
declività è compresa tra il 18-45% e di
620 franchi dove supera il 35%. Sotto il 18% nulla.
E' erogato solo nelle regioni collinari e montane per
superfici minime di 0,5 ha. Sono esclusi i pascoli (per
i quali vi è il contributo d'alpeggio) i vigneti,
le siepi, i boschetti e le rive per le quali esistono
altri contributi . Tra i vari contributi previsti dal
sistema svizzero ve ne sono altri non specifici per
la montagna ma che certamente avvantaggiano gli allevatori
di montagna. Gli animali erbivori che dal 1° maggio
al 31 ottobre escono al pascolo per almeno 26
giorni al mese e che al 1° novembre al 30 aprile
hanno al possibilità di restare all’aperto
per almeno 13 giorni al mese ricevono un premio di 180
franchi/UBG (UBG - unità bestiame adulto è
il corrispettivo con qualche difefrenza dell'UBA europea
- unità bovino adulto). Veniamo ora ai Contributi
per l'alpeggio che vengono erogati secondo
lo schema seguente:
Vacche munte | fr. 300.- | Tori di riproduzione >1 anno, vacche madri, nutrici e in asciutta | fr. 200.- | Manze e buoi da 1 a 3 anni | fr. 100.- | Vitelli da 6 mesi a 1 anno | fr. 50.- | Cavalli, muli e bardotti di oltre 3 anni | fr. 140.- | Cavalli, muli e bardotti fino a 3 anni, asini | fr. 80.- | Capre e pecore lattifere (regolarmente munte) | fr. 60.- | Altre capre o pecore | fr. 10.- |
In
Svizzera il contributo, fatte salve le buone pratiche
alpicolturali va all'animale e non alla superficie.
In più non si considera solo l'UBG (UBA) ma la
condizione produttiva dell'animale. Alle capre e alle
pecore munte regolarmente viene assegnato un contributo
pari a sei volte quello destinato alle capre o pecore
da carne anche se custodite. Una differenza che
tiene conto del fatto che la produzione del latte non
solo implica che il singolo capi utilizzi maggiormente
il pascolo (in quanto ha fabbisogni nutritivi più
elevati) ma anche una più dimensione
multifunzionale dell'alpeggio più compiuta con
un occhio agli aspetti turistici (non solo paesistici
ma anche gastronomici e didattico-educativi). In Italia
(non solo in Lombardia) l'ambito del pascolo è
considerato un dominio del forestalismo o, al massimo,
del 'pastoralismo' (quello che tiene in considerazione
solo l'aspetto vegetale dimenticando che è l'animale
che fa il pascolo). E' il riflesso dei pregiudizi antiruralisti
che tendono a privilegiare la dimensione ambiental-forestal-vegetale.
L'erba e gli alberi non puzzano, sono 'puliti', gli
animali e i pastori invece puzzano (lo diciamo
ovviamente in senso provocatorio).
In
Italia o si controlla col satellite o con metodi 'speditivi'
(sic!)
Ma
c'è un altra considerazione da fare. In Svizzera fare
i controlli dev'essere molto più facile. Qui
o per non pestare i piedi a personaggi 'con le spalle
grosse' o perché controllare è fatica
si preferisce fare le pulci alle superfici rilevate
da satellite (e togliere superfici ammissibili al premio
se c'è qualche albero). Viene condiderata impresa
impossibile verificare quali animali pascolino, di che
specie, di quali aziende, figuriamoci se si pensa di
poter verificare se fanno latte o meno. Ecco dal bando
PSR relativo alla misura della 'indennità compensativa
- premio alle superfici di pascolo' quali sono le verifiche
che i funzionari prevedono:
- presenza
diretta di bovini, ovi-caprini, bufalini,
equini;
- riscontro
di deiezioni riconducibili ad animali delle
specie sopra descritte;
- riscontro
di tracce di calpestio di animali domestici;
- riscontro
di tracce di brucatura della vegetazione
erbacea o di scortecciamento di alberi ad opera
di animali domestici;
- presenza
di abbeveratoi e/o mangiatoie;
- presenza
di recinzioni preposte alla rotazione ed al razionale
utilizzo dei pascoli;
- presenza
di strutture fisse o mobili per il ricovero degli
animali;
- contiguità
dell’appezzamento con stalle od ovili
Non
si capisce se questi 'indizi' da Sherlock Holmes
debbano essere tutti o in buona parte riscontrati o
se basta fare la verifica anche fuori stagione d'alpeggio
(e 'riscontrare' qualche cacca 'riconducibile' e qualche
'traccia' di calpestio o brucamento) per confermare
che è tutto OK.
Tutto
ciò fa parte del PSR che scadrà nel 2013.
Spetta ai nuovi assessori del Piemonte, Lombardia e
Veneto impostare un nuovo PSR che introduca il concetto
dell'indice di montanità applicato alla modulazione
delle misure del PSR per le aziende agricole (e corregga
certe storture).
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