Ieri un presidio informativo del Comitato salvaguardia allevatori
ossolani ha civilmente ma fermamente rintuzzato una provocazione
lupista. Gli allevatori hanno una sola possibilità di difendersi:
organizzarsi in comitati, unirsi, essere attivi. Lamentarsi, sperare
che le organizzazioni agricole o le istituzioni facciano qualcosa
equivale ad arrendersi. La solidarietà tra allevatori può compensare le
oggettive difficoltà della categoria a dedicarsi all'attivismo, a
partecipare a incontri e manifestazioni. Ieri in Ossola, all'alpe
Devero c'è stata una piccola grande dimostrazione della non
invevitabile vittoria su tutti i fronti del partito del lupo.
In
cerca di un salto di visibilità, un autore prolifico, ma pressoché
sconosciuto, tale Matteo Antonio Rubino, si è dedicato all'ennesino
"romanzo per ragazzi" cucinato con ingredienti di sicuro successo:
l'idealizzazione e l'esaltazione del lupo. Di suo ha romanzato un
"copione", una larga messe di informazioni molto precise (vent'anni di
lupologia in val d'Ossola) che solo WolfAlps, in particolare la
dott.ssa Marucco (dott.ssa Iris nel romanzo), possono avergli
passato (vedi la sigla della lupa F32, in realtà, F31). Il libro sponsorizzato dal WWF e da "Io non ho paura del lupo"
(l'associazionismo "spontaneo" a supporto dei milionari progetti
lupisti), con l'entusiastiva prefazione della Marucco, non ha la firma
di WolfAlps. Così, secondo una strategia ben studiata, WolfAlps recita
la "mitigazione del conflitto" (fingendo di aiutare gli allevatori con
le sue "squadre" per tenerli sotto controllo), mentre i suoi burattini
si dedicano alla denigrazione degli allevatori e di chi li sostiene e a
quel "lavaggio del cervello" di cui Irene Borgna, responsabile
comunicazione di WA, si era un po' troppo baldanzosamente e
imprudentemente vantata al convegno finale di WolfAlps I a Trento
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(07/04/2021)
Ieri un presidio informativo del Comitato salvaguardia allevatori ossolani ha civilmente ma fermamente rintuzzato
una provocazione lupista. Gli allevatori hanno una sola possibilità di difendersi: organizzarsi in comitati, unirsi,
essere attivi. Lamentarsi, sperare che le organizzazioni agricole o le istituzioni facciano qualcosa equivale ad
arrendersi. La solidarietà tra allevatori può compensare le oggettive difficoltà della categoria a dedicarsi
all'attivismo, a partecipare a incontri e manifestazioni. Ieri in Ossola, all'alpe Devero c'è stata una piccola
grande dimostrazione della non inevitabile vittoria su tutti i fronti del partito del lupo.
(07/04/2021)
Gli allevatori ossolani delComitato di salvaguardianon le
mandano a dire a WolfAlps. Si rifiutano di rispondere
all'ennesimo questionario, di collaborare con chi vorrebbe che
smettessero la loro attività (in Ossola i sistemi di alpeggio sono
incompatibili, nelle condizioni attuali, con una massiccia presenza del
lupo). Con chi, oltretutto, vorrebbe passare comesuper partes,
finge di voler aiutare gli allevatori nel mentre nasconde loro anche la
presenza dei lupi e poi pretende anche di essere riverito, un po' come
un boia che esiga la collaborazione delle sue vittime. C'è una grande
dignità e consapevolezza in questi piccoli allevatori: Davide contro
Golia, ma non si rinuncia a lottare. La bandiera
rurale-contadina-montanara della capra contro quella
ambientalista-urbana del lupo. Oppongono alla macchina da guerra di
WolfAlps i loro poveri mezzi, tra un'uscita al pascolo, una foraggiata
alle capre e la preparazione di un formaggio, bloccati dal lockdown
(che favorisce le grandi organizzaizoni abituate al lavoro in remoto e
tecnologicamente attrezzate). A loro tutta la nostra ammirazione, agli
arroganti signorotti feudali di WolfAlps, tutto il nostro disprezzo.
In valle Anzasca (Ossola), i lupi ci sono da tempo. I signori del lupo
(quelli di WolfAlps), forti dei milioni di cui dispongono, si sentono
in diritto di rispondere ai sindaci che i dati sui monitoraggi sono
"riservati". A loro interessa solo proteggere i lupi (che non ne hanno
più bisogno) ed evitare l' "allarmismo". Alla gente continua a venir
detto da pubblici funzionari che "sono cani" e non i loro lupi. Ma ci
sono le prove. Quando la magistratura inizierà a occuparsi di questi
abusi di potere e falsi ideologici? Intanto la situazione di chi vive
nelle valli è di vera e propria emergenza a causa della politica
(Regione Piemonte in primis) che ha abdicato in modo vergognoso alle
proprie prerogative a favore della lobby del lupo. Di seguito un
intervento di un rappresentante del Comitato salvaguardia allevatori
della val d'Ossola, residente a Bannio Arzino in valle Anzasca.