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Nunzio
Marcelli, di Anversa degli Abruzzi, ama definirsi 'il
primo pastore laureato'. E' divenuto famoso a livello
internazionale per aver lanciato l'adozione delle pecore
su Internet. Recentemente è stato protagonista in Afghanistan
del progetto di cooperazione allo sviluppo 'Enduring
cheese'. Ha avuto importanti riconoscimenti per l'azione
svolta di valorizzazione della pastorizia e dei suoi
prodotti caseari.
Nel
mondo delle associazioni di categoria rappresenta una
anomalia. Invece di elemosinare qualche sovvenzione
Marcelli non si fa scrupolo di gridare in faccia alle
istituzioni che la pastorizia è una attività di cui
si persegue attivamente l'estinzione a tutto danno della
biodiversità, della cura del paesaggio e della prevenzione
degli incendi. Sostiene anche che non basta salvare
i tratturi come fossili ma che bisogna salvare
il sistema pastorale.
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(04.08.09)
Da Castel del Monte (AQ)
dove dal 3 al 5 agosto si tiene Rassegna ovina
I pastori lanciano il premio “Caino” a
chi danneggia maggiormente la pastorizia tradizionale – un riconoscimento che
rischia di avere fin troppi candidati proprio nella regione della migliore
tradizione pastorale
Si è aperta ieri la 50ma edizione
della Rassegna degli ovini di Campo Imperatore, patrocinata da numerose
istituzioni ed enti. Domani al dibattito sulle prospettive della pastorizia un’anteprima
del Presidente dell’Associazione Regionale Produttori Ovicaprini d’Abruzzo
(ARPO), Nunzio Marcelli, si candida a movimentare le acque.
“Innanzitutto chiederemo di
cambiare il nome alla Rassegna, esordisce tra il provocatorio e il
faceto Nunzio Marcelli, “perché non ci rassegneremo mai, nonostante lavorare in
questo settore per i piccoli produttori tradizionali che hanno a cuore la bontà
dei prodotti e la qualità del territorio diventi sempre più difficile, con il 90%
per cento delle aziende chiuse e una perdita in termini non solo di economia ed
occupazione, ma anche di biodiversità, territorio, produzioni tradizionali che
tutto il mondo ci invidia”.
Il Presidente ARPO ha però in
serbo più di un gioco di parole: proprio
in occasione del cinquantenario infatti darà
l’annuncio ufficiale dell’istituzione del Premio CAINO. Sulla falsa riga dei
più noti Tapiri, anche i pastori hanno deciso di rendere pubblico annualmente
chi si sarà “distinto” per il danno e il contributo alla scomparsa di questo
settore. “Il premio”, illustra in anteprima Marcelli, “è intitolato a
Caino, il personaggio biblico che ben rappresenta la più drammatica ostilità
nei confronti della pastorizia, e comprenderà
diverse sezioni, per non dimenticare nessuno: le istituzioni ed amministrazioni pubbliche coi loro funzionari e
dirigenti, i responsabili politici ai diversi livelli, le organizzazioni
sindacali e di categoria, le associazioni più o meno ambientaliste o
dichiarantesi tali, e anche gli imprenditori privati”.
La giuria sarà composta da
rappresentanti dei pastori e tecnici del settore, da giornalisti, da gastronomi
impegnati nel settore della promozione dei prodotti tradizionali del
territorio, da studiosi di sociologia rurale e da altre personalità del mondo
accademico riconosciute a livello internazionale. Diversi anche gli elementi di
valutazione, che andranno dalla scomparsa della rete tratturale, monumento di
storia economica e di valorizzazione ambientale e turistica del territorio,
alle paradossali delibere ed atti amministrativi delle istituzioni, ai costi di
affitto di terreni e pascoli, ai verbali e sanzioni comminate alle attività
pastorali, fino all’appropriazione indebita del nome e delle caratteristiche
dei prodotti della pastorizia abruzzese, utilizzati senza scrupoli e sottratti
alla loro effettiva provenienza.
Il vincitore si vedrà assegnato un Attestato ufficiale nel quale
risulterà, oltre alla qualifica di “Caino”, anche la quantità di territorio che
a sua causa sarà definitivamente sottratto all’attività di pastorizia e quindi
soggetto a maggiore rischio incendio e idrogeologico. “Abbiamo una
responsabilità nei confronti delle generazioni future”, conclude Marcelli, “ed
è giusto che chi contribuisce a distruggere quanto ha ricevuto da millenni di
attività pastorali su questo territorio abbia una faccia, un nome e un cognome,
che ne resti traccia, e che si assuma le sue responsabilità”.
Una promessa che forse non farà
dormire sonni tranquilli anche a qualcuno tra i presenti a Castel del Monte,
dove l’ARPO insieme all’annuncio del premio inizierà a raccogliere le prime
segnalazioni di “candidatura”.
Più ambita la sezione che i
pastori intendono dedicare a chi si sarà speso per il sostegno alla pastorizia
tradizionale, che come da copione prenderà il nome dal pastore biblico Abele, e
che annualmente segnalerà gli interventi positivi per la continuità dei
prodotti pastorali tradizionali e per il riconoscimento del ruolo agro
ambientale di queste attività.
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