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Il Parco del Molgora
nasce con l’intento di salvaguardare una zona compromessa dai
provessi di urbanizzazione e industrializzazione Il territorio della Valle del Molgora è infatti parte della grande
conurbaziuone con centro a Milano e che si estende sino ai primi rilievi della fascia pedemontana. L’intento dei Comuni consorziati
(Vimercate,Carnate, Usmate-Velate, Burago di Molgora,Agrate Brianza, Bussero, Pessano con Bornago,Caponago, Carugate) per la gestione del Parco, è quello di preservare un territorio che rappresenta il punto di raccordo tra l’area collinare brianzola e la campagna martesana, addensando identità culturali, naturali ed omogeneità storica, tradizionale e sociale. il Parco si sviluppa su una superficie di circa 993 ettari lungo l’asta del torrente Molgora, comprendendo nei suoi confini elementi di interesse storico, architettonico, paesaggistico e naturale.
Il
mulino di Briosco
Quello che oggi viene chiamato "mulino di Peregallo" (Briosco, Via dei Mulini, 4) è l'unico superstite di un autentico complesso molitorio al quale da secoli affluivano clienti non solo da Briosco e frazioni, ma anche da numerosi paesi ad est e a ovest del fiume. Il primo documento in cui si parla di un mulino nella località brioschese di Peregallo è del 1237, figurandovi un "molendinum de Peragallo" tra le proprietà del Monastero di S. Maurizio detto il Maggiore. Tra i pochissimi impianti molitori rimasti in funzione lungo l'intero corso del Lambro, il mulino di Peregallo, inserito in un edificio rurale di antica costruzione, appartiene da qualche decennio alla famiglia Ronchi. Recentemente le due ruote idrauliche sono state restaurate a cura della Cooperativa Aretè, che ha la propria sede nei locali soprastanti il mulino. Per le visite di scolaresche e di gruppi organizzati occorre telefonare preventivamente alla Cooperativa Aretè. (0362-958275) o al sig. Paolo Ronchi (0362-95502).
Per chi volesse saperne di più Domenico Flavio Ronzoni, "Il mulino di Peregallo a Briosco. Una ruota che macina da mille anni", I Quaderni della Brianza, n. 90, 1993, pp. 106-122. I mulini del Lambro. Testimonianze e immagini per un recupero, Museo Etnologico Monza e Brianza, Monza, 2005
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(11.07.09)
Le
filiere a 'km 0' non si possono improvvisare, ma hanno
grandi potenzialità
Il
Parco di interesse locale (PLIS) del Molgora (bassa
Brianza) ha il 'suo' pane. Un esempio che merita di
essere seguito
Il
progetto 'pane del parco' è stato avviato nel 2007,
voluto e spostenuto con grande determinazione dal presidente,
Claudio Valsecchi.
Dal dicembre 2008
sono arrivati i primi risultati e il pane parcomolgora è
stato messo in vendita in sette panifici dei comuni consorziati, che hanno entusiasticamente aderito all’iniziativa,
più lo storico panificio Baraggia di Aicurzio che ha prestato collaborazione e supporto tecnico alle procedure di panificazione.
In attesa di ripristinare dei mulini all'interno del
Parco la molitura è stata affidata allo storico mulino
Ronchi di Briosco (vedi scheda a fianco a sinistra)
A
fronte di tanto consenso il progetto ha dovuto registrare
anche le inevitabili difficoltà cui va incontro
la ricostruzione di una filiera agroalimentare.
Nel
2008 le superfici investite a 'grano di forza', adatto
alla panificazione, si sono ridotte a 6 ha e la quantità di farina
(tipo 0) ottenuta (circa 250 quintali) ha consentito
di produrre poco pane che è stato venduto solo un giorno
alla settimana (il sabato). Una restrizione che si è
rivelata eccessiva perché dei 250 q.li di farina prodotta
nel 2008 ne rimangono ancora parecchi.
Nel 2008 gli agricoltori aderenti al progetto sono aumentati di numero e hanno dedicato più superfici, seminando complessivamente 40 ettari. La
produzione di farina destinata alla panificazione del
2009, però, è risultata di soli 500 q.li. La ragione
è da ricercare nelle scarse rese, dovute al
ritardo delle semine (condizionato dal maltempo), e
in un periodo di caldo elevato a maggio (in fase di
fioritura). Ma il problema maggiore è risultato di tipo
organizzativo; solo un agricoltore (Augusto
Frigerio di Vimercate)
dispone di strutture in grado di consentire lo stoccaggio
in azienda. Gli altri, di fronte all'impossibilità del
mulino Ronchi di stoccare la maggiore produzione, hanno
dovuto vendere il prodotto sul mercato.
In ogni
caso il progetto prosegue ,sostenuto dall'interesse
del Parco, dei panificatori locali, dei consumatori ma,
soprattutto,dei ristoratori. Essi, o almeno i più
lungimiranti tra essi, sono consapevoli che il
rilancio di filiere locali è occasione indispensabile
per far vivere una ristorazione di qualità come
volano di un'economia identitaria e territoriale.
Una
sfida particolarmente impegnativa in una Lombardia che,
ingiustamente, non viene associata a una grande tradizione
gastronomica in quanto etichettata come 'regione industriale'.
Non importa se è la regione dove si producono più formaggi
d'alpeggio (in varietà innumerevoli e non ancora catalogate)
o dove - nella stessa superurbanizzata Brianza
- rinasce la viticoltura e viene riconosciuta la patata
bianca di Oreno ecc. ecc.
Ad
incoraggiare gli agricoltori a continuare e ad ampliare
la coltivazione del grano 'di forza' è il neonato consorzio
'Cuochi
di Lombardia',
un'aggregazione promossa da Matteo Scibilia, presidente
dell'Unione per la difesa della ristorazione di qualità
nonché consigliere del Ministro dei Beni culturali con
riferimento alla cultura gastronomica. Scibilia (cuoco-imprenditore
del Ristorante 'Osteria della buona condotta' di Ornago
MB) da lungo tempo - ben prima che si parlasse di km
0 - promuove la materia prima territoriale. E' lui a
spingere gli agricoltori a seminare non solo grano ma
anche mais 'all'antica', farro e segale.
Oltre
a trovare uno sbocco interessante nei ristoranti dei
'Cuochi di Lombardia' le farine degli agricoltori brianzoli
che credono nel progetto sono oggetto di una crescente domanda
da parte della rete degli 'agrimercati' promossi dalla
Coldiretti (va ricordato che la vendita di farina di
qualità si incontra con il 'movimento' al ritorno alla
produzione di pane e pasta 'fatti in casa'.
'Cuochi
di Lombardia' e 'Agrimercato' rappresnetano due canali
paralleli in grado di sostenersi reciprocamente. La
ristorazione di qualità, infatti, stimola gli
'artigiani del cibo/contadini' alla produzione
di materie prime sempre migliori. Svincolati dalla 'dittatura
del prezzo' i coltivatori sono in grado di rispondere alle
domande specifiche dei cuochi (utilizzatori esigenti,
peraltro). Tornano così ad utilizzare le varietà
più adatte al territorio e ad applicare tecniche
in grado di esaltare la qualità piuttosto che la quantità.
Così facendo anche il consumatore può disporre
di un prodotto di eccellenza. Non va poi trascurato
il ruolo di 'trascinamento' della ristorazione di qualità
sia nei confronti delle scelte e abitudini dei consumatori.
Il
tutto dovrebbe implicare anche tecniche agronomiche
il più rispettose possibili dell'ambiente. Per ora il
disciplinare di produzione prevede una riduzione dell'impiego
di concimi chimici e fitofarmaci, speriamo che, coerentemente
con la logica di una filiera molto corta fortemente
centrata sul 'valore aggiunto territoriale', si vada
verso tecniche di agricoltura biologica.
I
panifici dove è in vendita il panemolgora
UL PRESTEN DEL CARLETTO - Via Marco d’Agrate, 32 – Agrate Brianza tel. 039 650098 LA PANERIA - P.zza Matteotti, 21 – Burago di Molgora tel. 039 668109 DELIZIE DI PANE - Via S. Maria, 22 – Carugate tel. 334 6622856 PANETTERIA BERTELLI - P.zza Trento e Trieste, 10 – Pessano con Bornago tel. 02 9504153 PANIFICIO ALBA - Via Iginio Rota, 8 – Vimercate tel. 039 668025 PANIFICIO LUCA - P.zza S. Stefano, 5 – Vimercate tel. 039 6918052 PANIFICIO PASSONI - Via Isonzo, 9 – Vimercate tel. 039 668076 BARAGGIA ALIMENTARI - Via Parrocchia, 2 – Aicurzio tel. 039 6900103
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