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2008

 

 

 

(15.07.09)

 

I greggi e le mandrie delle regioni italiane, dell’Europa, dei Continenti


MOSTRA INTERNAZIONALE di CAMPANI E CAMPANACCI

(a cura di Giovanni Mocchi, musicologo)

 

I campanacci nascono come amuleti per benedire la bestia attraverso il suono del metallo, forgiato con un rito di terra, aria, fuoco e acqua dal fabbro-sciamano. Soltanto più tardi rispondono anche all’esigenza di rintracciare la bestia al pascolo brado. Di questa sua origine magico-religiosa resta tutt’oggi testimonianza nella consuetudine di apporre sul campanaccio simboli sacri - croci, iscrizioni, icone sacre.

 

Il loro suono, misterioso  e inspiegabilmente affascinante, fa rinascere in noi una emozione atavica, che resta impressa nella memoria quando sui pascoli si ode a distanza il concerto di mandrie o greggi.

 

La mostra si compone di alcune centinaia di pezzi, dai più piccoli a quelli di quasi mezzo metro di diamentro, provenienti da varie parti del mondo che consentono dal vivo di ricreare le atmosfere dei nostri pascoli appenninici e alpini, diversi un tempo da regione a regione, ma anche di spaziare tra le sonorità dei Pirenei, del Portogallo, della Francia, della Germania e della Svizzera, della Macedonia e delle isole mediterranee, della Turchia, e, ancora più lontano, di percorre i suoni del deserto dei Maori, dell’Indonesia, del Vietnam, dell’India, del Brasile, dell'Australia ad immaginare carovane di cammelli, elefanti al lavoro, bufali nelle paludi.

 

In mostra si possono ascoltare i vari gruppi di campanacci, divisi per regioni e per tipo di animali. Si scoprono le differenze di costruzione e sonorità, sono documentate la vita di chi li ha costruiti e le usanze a cui sono legate. Una serie di didascalie accompagnano il visitatore nella scoperta di costruttori, aree, modelli e tradizioni legate all’utilizzo dei campanacci

 

Infine il campanaccio ritorna ad essere uno strumento per l’uomo, non solo nella documentazione di feste in cui il suono delle ‘ciocche’ è protagonista (trasumanze, riti del ciamà l’erba), ma anche grazie alla presenza di diversi tipi di carillon di campane intonati in scala musicale, con i quali si entra nel mondo delle musiche popolari.

 

La mostra si arricchisce ogni anno, grazie a nuove acquisizioni ma soprattutto per le notizie, le memorie e le testimonianze che alcuni tra i visitatori apportano, spesso perchè vivono o hanno vissuto l’esperienza dell’allevamento.

 

 

Giovanni Mocchi gmocchi@libero.it cell. 3284819895  tel. 0382 32995

 

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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