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Agnello
vittima del lupo questa estate (foto Marzia Verona)
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Cala
la nebbia (foto Marzia Verona)
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Con la
presenza dei lupi il pastore deve essere sempre vigile (foto
Marzia Verona)
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(18.09.09)
Riceviamo
dall'associazione Coumbouscuro
(che l'ha inviata per conoscenza anche alle istituzioni)
questa testimonianza di un pastore
Tra
la nebbia e il lupo
Ieri
sono stato tutto il giorno al pascolo con le mie pecore, tra la nebbia, sotto
la pioggia battente; sopra ai pascoli più alti iniziava già a cadere del
nevischio ed ho dovuto abbassami con le mie bestie. Il
freddo mi entrava nelle ossa e né l’ombrello né la “vestimenta” impermeabile
riuscivano più a ripararmi dall’acqua. Quando alla sera, a casa, mi sono
cambiato, ero fradicio fin sulla pelle, come se avessi fatto il bagno: maglia,
camicia, canottiera, pantaloni, calze...
Tra la
nebbia bassa non riuscivo neanche a vedere le bestie, la nebbia assorbiva anche
il suono dei campani; ho camminato tutto il giorno senza posa, tra arbusti di
rododendri, cespugli... e pioveva, pioveva... Le capre cercavano rifugio tra le
sporgenze delle rocce, volevano riposarsi nelle “barme” (anfratti): starebbero
bene all’asciutto, sono bestie delicate, patiscono la pioggia e il vento, ma
non posso più lasciarle sole: se passa il lupo...
A sera
mi sono accorto che ne mancavano quattro: le riconosco dai campani diversi, che
ho messo loro al collo: la campana grande, quella rotonda e altre due piccole
mancavano. Iniziava a scendere la sera, tra la nebbia e le rocce non le ho più
ritrovate. Speriamo che non le trovi neanche il lupo,
stanotte.
Ora, in
queste giornate grigie e piovose, il buio scende presto. Verso le sei ho
iniziato a radunare il gregge, l’ho fatto scendere pian piano. Se lo spingo un
po’ più in fretta le bestie si azzoppano sulle pietre del sentiero: c’è un’ora
e mezzo di cammino per scendere al “gias” e il viottolo è brutto, scosceso,
passa in mezzo a una pietraia. Con la pioggia le pietre scivolano e tagliano le
zampe. Anch’io inciampo, con questi scarponi ormai pieni d’acqua, che scivola
giù dai pantaloni, dallo zaino, dall’ombrello.
Le pecore
non vogliono scendere, sembra che lo sappiano: starebbero bene lassù, sulla
“tepo” (cotica) erbosa morbida dei pascoli, in quell’anfiteatro riparato che la
montagna forma ai piedi del Pervou. Gli anni scorsi le lasciavo spesso là, la
notte; ora non posso più: se arriva il lupo... Le ho
rinchiuse in basso, nel “gias” vicino al torrente. Dopo due giorni di pioggia
battente si è formata una spanna di fango scivoloso, le bestie non vogliono più
entrare nella rete. Le costringo nel recinto, i cani le spingono per farle
entrare, a me piange il cuore; rivoli di acqua scivolano dalla montagna, c’è
letame molle, fango... libere starebbero così bene!
Arrivato
a casa ho acceso la stufa, scaldato un po’ di minestra; mi sono cambiato, ero
bagnato zuppo, anche dopo – nel letto – i brividi di freddo non se ne andavano.Stanotte
ha piovuto di continuo; io non riuscivo a dormire pensando alle mie bestie, là
sotto la pioggia battente, nel fango, senza riparo; alle capre rimaste lassù,
nella nebbia...
É questo
il “benessere animale” che si predica in giro? Il “benessere” di chi? Del lupo
che può uccidere le mie bestie, che può costringere me e le mie pecore a questa
vita dannata? Non la farebbe neanche un carcerato, la mia vita! Provate a
mettervi voi al mio posto!
Forse
questo è l’ultimo anno che faccio il pastore, non è più una vita questa! Non si
può continuare così!
Durbano Mario
Frise – Monterosso
Grana 15-09-09, giorno della Madonna Addolorata
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