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2008

 

 

 

(24.09.09)  

All'esame in Regione Piemonte le domande per i progetti volti al recupero e al ripopolamento delle borgate montane presentate in primavera dalle Comunità Montane

 

Quando nei PSR (piani di sviluppo rurale) delle regioni c'è davvero lo 'sviluppo rurale'

 

Nei PSR ci sono tante misure che con lo 'sviluppo rurale' c'entrano poco e che anzi vanno a sovvenzionare l'agricoltura industriale.

Pare interessante pertanto segnalare una misura del PSR della regione Piemonte che va nella direzione di interventi realmente finalizzati alla ruralità montana. Si tratta della MISURA 322, azione B “Sviluppo e rinnovamento dei villaggi”  che riguarda la realizzazione (almeno nelle intenzioni) di organici “programmi integrati di intervento” volti al recupero ed allo sviluppo di un numero limitato di borgate montane.

Ogni Comunità Montana ha avuto la possibilità di presentare la scorsa primavera da 1 a 5 progetti (hanno avuto la possibilità di presentarili anche alcuni comuni al di fuori del territorio delle comunità montane). Gli interventi ammissibili riguardano la realizzazione di acquedotti e opere di urbanizzazione primaria,  il recupero spazi pubblici, interventi di recupero edilizio (in particolar modo di fabbricati di valore storico ed etnografico), l'ammodernamento delle aziende agricole, la diversificazione in attività non agricole l' accrescimento del valore aggiunto prodotti forestali, lo sviluppo di microimprese di trasformazione e commercializzione agricola ed artigianali, ma anche la realizzazione di attività culturali e servizi infanzia.  Si tratta di interventi che hanno un significato in quanto realzzati in modo contestuale e strettamente integrato.

Nelle piccole borgate semispopolate la rinascita è possibile solo fornendo nuove prospettive (qualificazione della produzione ma anche multifunzionalità) alle aziende agricole esistenti e incoraggiando l'insediamento di nuove famiglie. I 'nuovi venuti' possono essere interessati ad intraprendere nuove attività agricole, pastorali, forestali ma vanno incoraggiati anche a dar vita a microaziende nel campo dell'artigianato e dei servizi, il tutto legato alla prospettiva di un turismo rurale in grado di apprezzare i valori dell'architettura tradizionale, di un paesaggio 'vivo' e non tragicamente inselvatichito.

Le borgate rurali alpine, così numerose in alcune vallate piemontesi, con il loro abbandono rappresentano la testimonianza del crollo della presenza umana sul territorio e dell'abbandono delle attività tradizionali, ma anche simboli di una possibile rinascita della montagna dell'uomo.  La borgata può costituire un 'organismo'  in grado di  catalizzare  progetti di recupero autosostenibili che fanno leva sulla concomitanza di numerosi elementi di vitalità e di interesse. Dal punto di vista turistico  il richiamo può essere al tempo stesso gastronomico, storico-culturale, paesistico ed escursionistico. Le borgate possono rappresentare un 'punto d'appoggio' per la scoperta del territorio, quando non un indispenssabile 'punto tappa' lungo i percorsi escursionistici a media e lunga distanza che si snodano lungo le valli e che costituiscono una risorsa chiave di quel 'turismo sostenibile' che inizia a richiamare un numero cerscente di visitatori (per lo più germanici, per ora).

Sarà interessante conoscere i progetti approvati e capire quali margini possano sussistere per interventi più incisivi (35 milioni non sono certo molto!).

 

 

 

 

 

 

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