(24.09.09)
All'esame in Regione Piemonte le domande per i progetti volti
al recupero e al ripopolamento delle borgate montane
presentate in primavera dalle Comunità Montane
Quando
nei PSR (piani di sviluppo rurale) delle regioni c'è
davvero lo 'sviluppo rurale'
Nei
PSR ci sono tante misure che con lo 'sviluppo rurale'
c'entrano poco e che anzi vanno a sovvenzionare l'agricoltura
industriale.
Pare
interessante pertanto segnalare una misura del PSR della
regione Piemonte che va nella direzione di interventi
realmente finalizzati alla ruralità montana. Si tratta
della MISURA 322,
azione B “Sviluppo e rinnovamento dei villaggi” che
riguarda la realizzazione (almeno
nelle intenzioni) di organici “programmi integrati di intervento” volti al recupero ed allo sviluppo di un numero limitato di borgate montane.
Ogni
Comunità Montana ha avuto la possibilità di presentare
la scorsa primavera da 1 a 5 progetti (hanno avuto la
possibilità di presentarili anche alcuni comuni al di
fuori del territorio delle comunità montane). Gli interventi
ammissibili riguardano la realizzazione di acquedotti
e opere di urbanizzazione primaria, il recupero
spazi pubblici,
interventi di recupero edilizio (in particolar modo
di fabbricati di valore storico ed etnografico), l'ammodernamento delle
aziende agricole, la diversificazione in
attività non agricole l' accrescimento del valore aggiunto prodotti forestali,
lo sviluppo di microimprese di trasformazione e commercializzione agricola
ed artigianali, ma anche la realizzazione di attività culturali
e servizi infanzia. Si tratta di interventi che
hanno un significato in quanto realzzati in modo contestuale
e strettamente integrato.
Nelle
piccole borgate semispopolate la rinascita è possibile
solo fornendo nuove prospettive (qualificazione della
produzione ma anche multifunzionalità) alle aziende
agricole esistenti e incoraggiando l'insediamento di
nuove famiglie. I 'nuovi venuti' possono essere interessati
ad intraprendere nuove attività agricole, pastorali,
forestali ma vanno incoraggiati anche a dar vita a microaziende
nel campo dell'artigianato e dei servizi, il tutto legato
alla prospettiva di un turismo rurale in grado di apprezzare
i valori dell'architettura tradizionale, di un
paesaggio 'vivo' e non tragicamente inselvatichito.
Le
borgate rurali alpine, così numerose in alcune vallate
piemontesi, con il loro abbandono rappresentano la testimonianza
del crollo della presenza umana sul territorio e dell'abbandono
delle attività tradizionali, ma anche simboli di una
possibile rinascita della montagna dell'uomo. La
borgata può costituire un 'organismo' in grado
di catalizzare progetti di recupero
autosostenibili che fanno leva sulla concomitanza di numerosi
elementi di vitalità e di interesse. Dal punto di vista
turistico il richiamo può essere al tempo stesso
gastronomico, storico-culturale, paesistico ed escursionistico.
Le borgate possono rappresentare un 'punto d'appoggio'
per la scoperta del territorio, quando non un indispenssabile
'punto tappa' lungo i percorsi escursionistici
a media e lunga distanza che si snodano lungo le valli
e che costituiscono una risorsa chiave di quel
'turismo sostenibile' che inizia a richiamare un numero
cerscente di visitatori (per lo più germanici,
per ora).
Sarà
interessante conoscere i progetti approvati
e capire quali margini possano sussistere per interventi
più incisivi (35 milioni non sono certo molto!).
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