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Cultura
della 'convivenza con il lupo': pastori cuneesi del XV secolo
armati di lance e di cagnacci spaventosi (muniti di
collari anti-lupo irti di aculei di ferro) Ma c'erano
in giro turisti nel XV secolo?.
I
pastori vogliono cagnetti intelligenti agili e non pericolosi
per l'uomo, capaci di guidare il gregge, non dei cagnacci aggressivi come i verdi
vorrebbero imporre loro
.
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(29.08.09) In Svizzera, Francia,
Scandinavia la pastorizia è tutelata anche con
misure di controllo delle popolazioni di lupi. In Italia
si difende solo il lupo e il pastore è vittima di una
cultura urbanocentrica che perpetua il disprezzo
per la ruralità travestito da ecoanimalismo
Il
WWF getta la maschera: no ad aiutare i pastori
a sorvegliare le greggi
La
Coldiretti in Piemonte finalmente parla chiaro (con
toni quasi ruralpini) e denuncia che è in pericolo
la stressa presenza dell'uomo in montagna. Quanto al lupo
propone che i volontari diano una mano ai pastori
per sorvegliare le greggi. Il WWF risponde picche: "soluzione
qualunquista ed inutile". L'Enpa
si abbandona a farneticazioni anti-caccia.
di
Michele Corti
Nelle vallate cuneesi la convivenza con i lupi si fa sempre
più difficile per i ripetuti attacchi registrati agli allevamenti. Finalmente
la Coldiretti si sveglia e giudica la situazione
“insostenibile dal punto di vista agricolo e ambientale ma anche per la stessa
presenza dell’uomo nelle montagne”. Era ora che la maggiore organizzazione
agricola cominciasse a dire 'qualcosa di rurale' in materia di fauna selvatica,
luci, orsi, cervi, cinghiali e compagnia brutta. I pastori sostengono che l'attenzione
della Coldiretti si è desta solo perché negli ultimi
tempi la predazione da parte dei lupi ha cominciato
a colpire i bovini (giovani). Rispetto ai pastori,
i margari (gli allevatori bovini in genere),
si sa, sono più tutelati politicamente...
Ma veniamo allo sfondo nel quale la vicenda si è sviluppata
e va letta. E' noto che da tempo circolano
posizioni politiche in favore della creazione di un grande 'Parco del lupo'. I
sostenitori di questa tesi - per ora non proclamata troppo apertamente - sono
dei tecnocrati che sostengono che 'costa troppo' mantenere i servizi
sociali in montagna, che l'agricoltura di montagna è una 'palla al piede'.
Per loro i valori sociali, culturali, identitari, ambientali non
contano nulla. La loro razionalità è qualla che premia come efficienti
i sistemi industriali che inquinano il pianeta, fanno avanzare
i deserti, deforestano l'Amazzonia, esauriscono le risorse naturali
e distruggono il capitale sociale. I verdi sono il loro alibi e i loro
alleati migliori (del resto li sponsorizza l'industria). Ai verdi dell'ambiente
e degli ecosistemi non importa un fico secco. La loro è una ideologia che, come
tutte le ideologie, di ecologico non ha un bel nulla. Al WWF importano solo le
sue categorie metafisiche di wilderness: il Predatore, il Cervo. Un
Teatro, non la rete della vita. Il WWF inorridisce se un cervo, nei parchi dove
sono in eccesso, viene sparato da un cacciatore. Per loro conta la
'profanazione' da parte dell' 'empio cacciatore' del sacro 'santuario' della
Natura. I cervi questa primavera morivano di fame nel Parco dello Stelvio;
scendevano nei villaggi. Si lasciavano pasturare (in modo inidoneo, peggiorando
così le loro condizioni) o prendere a calci dai monelli. Sono morti senza
dignità nella sofferenza disseminando le montagne di carcasse in
decomposizione. A loro va bene così. Basta rispettare l'Idea la Forma di Parco,
di Selvatico. Di reali equilibri ecologici a loro non importa nulla (vagli a
dire che la catena pastore-pecora-scarabei-graminacee-uccelli è molto più
biodiversa della catena col lupo, se ne impipano!). Conta il Lupo, l'Orso, l'Acquila,
il Cervo tutti animali che fanno parte di un universo culturale
e simbolico, che suscitano emozioni, che fanno 'cassetta'.
Il lupo diventa un tabù, una pura costruzione sociale. E' la specie
da superproteggere, per definizione, non importa che impatti abbia sul
territorio. In Svizzera, Francia, Scandinavia quando la pressione sulla
pastorizia è insostenibile il predatore diviene oggetto di controllo. In modo
molto selettivo al lupo si spara. In Italia non si può, per il fatto che destra
e sinistra sono impregnate di retaggi di cultura razzista antirurale dove il
pastore e la pastorizia stanno all'ultimo gradino della scala della dignità
umana. Come per i codici aristocratici del medioevo la vita della 'fiera'
conta più di quella del villano.
Sono centinaia e centinaia i capi
di bestiame predati dal lupo nelle valli piemontesi, ma guai a osare a parlare
di una 'difesa attiva'. La ricetta del WWF è: cani da guardiania e recinti
elettrici. In perfetta cattiva fede il WWF e i suoi esperti (gente che
becca finanziamenti di ricerca e fa carriera grazie al ruolo di legittimazione scientista dell'ambientalismo urbano) sostengono
che questa è la panacea. Sanno benissimo che le reti non si possono usare
ovunque e sanno ancor meglio che i cagnacci da guardiania (mastini
abruzzesi) non possono essere impiegati dai pastori transumanti per la
difficoltà di controllare una muta di questi 'cuccioletti'. In Francia diversi
comuni hanno emanato ordinanze per evitare che i cagnacci da guardia dei
pastori (di quei
pastori che li hanno stupidamente adottati) transitino per i loro
territori. Nello stesso Piemonte i pastori consapevoli che i cagnacci non
risolvono il problema hanno decretato l'ostracismo per gli incauti colleghi che
hanno accettato i 'cani del WWF'. Ovviamente il WWF sa tutto. Spera che
i pastori 'mollino' e la montgana diventi la loro 'riserva signorile'.
Roba loro.
A questo punto la Coldiretti ha fatto benissimo a sollevare il
problema di quelle che sono state demenzialmente definite dai
detrattori le 'ronde antilupo'. Finalmente ha avuto il coraggio di parlare
chiaro: 'La sicurezza nelle aree rurali - è in pericolo per il proliferare di
animali selvatici come i cinghiali fino di oltre 150 chili di peso che stanno
invadendo campi coltivati, centri abitati e strade dove rappresentano un grave
pericolo per le persone e le cose. Non è più solo una questione di risarcimenti
dei danni, che pur ammontano a milioni di euro, ma è diventato un fatto di
sicurezza delle persone e della vita nelle campagne'. Oh!
Ma i signorini
pseudoambientalisti (che non vogliono che si parli nemmeno per scherzo di
'contenere' i lupi) perché non dimostrano la loro buona volontà,aiutando
come volontari i pastori a sorvegliare le greggi? Giammai! Per i signorini
verdi di città il 'valore di esistenza' del lupo è indiscutibile, un bene
'non disponibile'. Ma trattasi di un 'valore di esistenza', per chi se ne
sta all'asciutto in un bel letto caldo menre di notte a 2.000 metri il pastore
- paria sociale - dovrebbe secondo loro stare da solo e disarmato sotto l'acqua
e la tempesta a sorvegliare il suo gregge.
Quale sia la cultura del WWF lo esprime bene la loro risposta alla
Coldiretti “le ronde proposte dalla Coldiretti contro i lupi non sono la
soluzione” , sono 'qualunquiste' (!?) ma bisogna invece “recuperare le conoscenze e l’approccio
all’allevamento che si sono abbandonate con l’estinzione del lupo nel secolo
scorso”. Che faccia di bronzo! La colpa della predazione è dei pastori!
Ma i pastori nei secoli passati
avevano lo schioppo e costruivano le luere (trappolone dove il lupo finiva
dentro e, senza scampo, veniva fatto fuori). Quella era la 'cultura della
convivenza con il lupo'. Vi va bene tornare a questa cultura?
Anche gli animalisti sono intervenuti
per respingere le 'ronde'. Qui siamo nel campo
della sociopsichiatria. Leggete di seguito: ll lupo è un agnellino
(l'avranno forse convertito al vegetarianesimo?), se diventa cattivo la colpa è ....
dei cacciatori dipinti come psicopatici sanguinari che, in mancanza di altre prede,
anelano alla 'caccia al lupo'.
Di seguito le posizioni dell'Enpa riportate dal Corriere della
Sera: Speravamo fossero davvero finiti i tempi del “lupo cattivo” e della
persecuzione che lo ha portato sull’orlo dell’estinzione, nel nostro Paese ne
sono tuttora presenti solo alcune centinaia, ma c’è chi ancora oggi sembra
seguire vecchie logiche, inaccettabili e contrarie alla legge. A questa
campagna, purtroppo, sembrano ascriversi anche i rappresentanti della
Coldiretti con la bizzarra idea delle “ronde anti-lupo”. Chiediamo chiarezza e
senso di responsabilità». Prima di “gridare al lupo, al lupo” è assolutamente
necessario non soltanto monitorare l’attività predatoria dei lupi ma anche
comprendere le cause che spingono questi animali, di solito schivi, a
interferire con le attività umane. «Le incursioni dei lupi – spiega Marco
Bravi, responsabile Enpa di Cuneo - sono causate proprio dall’uomo, colpevole
di aver alterato l’equilibrio biologico e impoverito il loro ecosistema.
Responsabili sono anche i cacciatori che con la loro attività venatoria
sottraggono loro le prede naturali, aggravando così la difficile situazione
determinata dai rigori del passato inverno. Non vorremmo inoltre che qualcuno
avesse la tentazione di rimpinguare i carnieri impoveriti dallo sterminio della
fauna cacciabile».. «Se qualcuno nutre pulsioni sanguinarie se le faccia
passare – dice ancora l’Enpa in un comunicato -. Il lupo è una specie-simbolo
del nostro Paese, che, ridotta all’estinzione, è stata recuperata solo a grande
fatica e, come tale, va particolarmente tutelata».
Ma come si fa a
discutere con gente così? Almeno, però, gli animalisti hanno un pregio:
dire quello che pensano, che l'uomo è cattivo e dovrebbe 'togliersi di mezzo'
per non disturbare gli animali.
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