(09.09.12) Una giornata su un alpeggio delle Alpi marittime con un allevatore di bovini da carne piemontesi. In attesa dell'elicottero per il recupero delle carcasse di 4 bovini adulti uccisi in tre diversi attacchi tra l'uno e il cinque settembre
Per alcuni allevatori la predazione
è diventata insostenibile
di Michele Corti
da: http://progetto-propast.blogspot.it
Una
giornata con un
allevatore vittima dei
lupi. Che da giorni
non fa altro che
chiamare il
veterinario, portare
carte in comune,
contattare il Soccorso
alpino per il recupero
aereo delle carcasse.
Alla mattina
sopralluogo con
il veterinario, al
pomeriggio attesa
dell'elicottero che
poi arriverà la
mattina dopo
Per
Tiziano
Aiassa,
giovane
allevatore di
bovini di
razza
Piemontese,
gli attacchi
dei lupi
all'alpeggio
Gias Perla di
Limone
Piemonte non
sono una
novità. L'anno
peggiore era
stato il 2009
ma quest'anno
- con venti
giorni
d'alpeggio
ancora davanti
- è andata
anche peggio.
A fare le
spese degli
attacchi sono
stati non solo
vitelli e
manza ma anche
vacche e
persino un
toro da monta
(vai
a vedere
articolo e
videointervista
all'allevatore).
In termini di
valore degli
animali persi
i danni sono
nettamente
superiori a
quelli del
2009. L'unica
nota positiva
rispetto agli
anni scorsi
consiste nel
recupero delle
carcasse con
mezzo aereo
che quest'anno
è coperto
dall'assicurazione
contro i danni
da predazione
attivata
mediante
convenzione
dalla Regione
Piemonte.
Quest'anno
Aiassa ha
subito seri
danni già
prima di
ferragosto (vedi
articolo).
Un vitello,
una manza
gravida
uccisa,
un'altra
ferita. Una
vacca rimasta
a terra a
causa delle
lesioni subite
e non più
rialzatasi
(nonostante
fosse stata
accudita per
parecchi
giorni
portandole
fieno e acqua)
ha dovuto
essere
eutanasizzata.
Il primo
settembre
altro attacco
con una manza
di quasi due
anni uccisa e
un'altra manza
e 4 vacche
ferite. Il
giorno 4
uccisa una
vacca di 7
q.li. Il
giorno 5
uccisi un toro
di due anni
già adibito
alla monta e
una manza
gravida.
Quando sono
arrivato il
giorno 6 le
carcasse degli
ultimi 4
animali uccisi
erano ancora
sul posto in
attesa
dell'elicottero.
In questo
articolo
vengono
mostrate le
carcasse del
toro, della
vacca e della
manza gravida.
La manza
uccisa il
giorno 1 si
trovava in
altro settore
del vasto
alpeggio (400
ha) e non ho
potuto
vederla. Vale
la pena
precisare che
i lupi al Gias
Perla sono
stati non solo
ripetutamente
visti ma anche
fotografati.
Anche in
occasione
degli attacchi
della prima
metà di agosto
una lupa era
stata vista a
pochi metri
dalla porta
della baita
dalla madre di
Tiziano e dal
pastore rumeno
che erano in
casa.
L'angosciante
susseguirsi di
attacchi e di
vittime al
Gias Perla mi
aveva indotto
a proporre ai
due giovani
registi Andrea
Deaglio e
Alessandro
Abba Legnazzi
che stanno
girando un
film sul lupo.
Andrea non
poteva
liberarsi da
un impegno ma
Alessandro ha
raccolto
prontamente
l'invito e ci
siamo
incontrati a
Limone venerdì
mattina 6
settembre.
Loro
(Alessandro e
due
collaboratori)
venivano da
Torino, o
direttamente
da Milano.
Saliti al
Colle di Tenda
abbiamo
proseguito per
la vecchia
strada
militare che
costeggia il
confine
transitando
per vecchi
forti e nuove
strutture
sciistiche.
Arrivati al
Gias il
pastore rumeno
chi dice che
Tiziano è
ancora con il
veterinario
per gli
accertamenti
di rito sulle
carcasse dei
due ultimi
animali morti.
Torniamo indietro nel punto dove in un'ansa della strada era parcheggiato il pick up di Tiziano e incontriamo lui e il veterinario dell'Asl che è venuto da Borgo San Dalmazzo. Il veterinario mostra la foto dell'impronta del (presunto) lupo che aveva provveduto a misurare. Sulle carcasse ha provveduto anche ad eseguire altri lilievi ed in particolare a praticare incisioni in corrispondenza delle ferite lacero contuse per valutare l'estensione degli ematomi sottocutanei e la profondità delle lesioni (compatibili con la predazione da parte dei lupi che dispongono di una straordinaria forza di compressione, superiore a quella dei cani).
In
questi anni
allevatori e
pastoralisti
hanno imparato
a conoscere il
lupo. Per gli
allevatori è
cruciale poter
dimostrare
attraverso
segni
eloquenti che
il colpevole è
proprio il
lupo e non i
soliti "cani
vaganti" che
molti amici
del lupo e
ignari
cittadini
continuano in
buona e cativa
fede a
ritenere
responsabili
degli
attacchi. Ampi
studi
effettuati in
Francia dove
pure il
fenomeno di
cani vaganti e
fuori
controllo è
presente hanno
dimostrato che
la percentuale
di attacchi
atribuibili ai
cani è pari al
5% e non di
più. In Italia
in alcune
regioni il
fenomeno dei
cani vaganti è
sicuramente
imponente. Non
in Piemonte,
non sugli
alpeggi. Più
che l'aspetto
delle fatte
(con
abbondante
presenza del
pelo delle
prede) è la
loro
localizzazione
che
contraddistingue
il
comportamento
del lupo. Come
è noto il
canide
selvatico le
depone come
marcatori di
teritorio in
punti
emblematici,
su piete e
posizioni
rilevate. Nel
nostro caso la
foto sotto il
cerchio rosso
mostra dove
abbiamo
trovato le
fatte. Alla
base di un
cippo
chilometrico
in
corrispondenza
della cresta
che divide
Italia e
Francia ma
anche nel
punto dove dal
crinale
principale si
diparte un
piccolo
crinale che
separa due
valloni,
l'alpeggio da
un altro
alpeggio.
Sul
verbale viene
indcato
"attacco da
canidi". Il
veterinario ha
eseguito i
rilievi sulle
carcasse, ha
inciso con il
bisturi le
lacerazioni e
avrà le sue
buone ragioni
per escludere
con assoluta
certeza la
responsabilità
di eventuali
cani. Noi ci
limitiamo a
rilevare
circostanze e
indizi che
esulano dalla
specifica
competenza
veterinaria.
Congedato il
veterinario
Tiziano chiama
il comune.
Accertatosi
che può
portare le
"carte" anche
nel pomeriggio
scende ancora
con noi sul
luogo del
delitto.
Percosrso un
sentiero in
costa
arriviamo ad
una selletta e
scendiamo
nella valletta
che coincide
con il settore
di pascolo
dove si sono
registrati i
due ultimi
attacchi. La
valletta è
indicata con
un ponto rosso
sulla foto
aerea (sopra).
Il pascolo
presenta aree
pianeggianti
idonee al
riposo della
mandria e un
laghetto che
consente una
facile
abbeverata. Un
posto ideale.
Ci sono ampie
superfici a
rodoreto
(arbusteto
puro o quasi
di rododendro
ferrugineo) ma
si nota subito
scendendo
lungo i
pascoli che la
copertura
vegetale è in
fase di
miglioramento,
di recupero
grazie ad un
regime di
pascolamento
sistematico e
razionale.
La
prima carcassa
è quella della
manza gravida.
Il fianco
denuncia la
gravidanza
avanzata.
Tiziano con
pazienza ma
puntiglio ci
mostra le
lesioni, i
graffi, sugli
arti, sulla
coda, sui
fianchi.
Ferite non
certo
profonde, tali
da
terrorizzare
l'animale e da
farlo morire
probailmente
di infarto.
Non ci sono
neppure
fratture.
Alcune
delle ferite
lacere sono
state incise
dal
veterinario al
fine di
accertarsi
della
profondità di
penetrazione
dei denti. La
pressione
scaricata dal
lupo sui
canini è mlto
superiore a
quella di un
cane. Però ci
sono anche i
lupi giovani
che proprio in
questa
stagione si
esercitano
alla caccia.
Il mancato
consumo della
carcassa
depone in
questo senso.
Nella foto sotto si nota il taglio eseguito con il bisturi sulla ferita alla spalla della povera bestia.
Una
cosa è certa.
Ci sono i
segni di denti
e di unghie
(foto sotto).
Passiamo
alla seconda
carcassa. È la
vacca uccisa
in precedenza.
La carcassa
sembrerebbe
già gonfia ma
non è gonfiore
quanto un
buono stato di
ingrassamento
e di sviluppo
muscolare. Un
animale di 7
q.li in
perfetta
forma. L'odore
di
decomposizione
era solo
leggermente
avvertibile.
La carcassa
giace alla
base di grossi
massi.
Il
corno destro è
spezzato alla
base e una
grossa pietra
di forma molto
regolare a
parallelepipedo
è smossa dalla
sua base.
L'animale,
scivolando o
cadendo
incalzato dai
predatori deve
aver battuto
violentemente
la fronte
contro la
pietra.
Anche
nel caso di
questa vacca
vi sono graffi
e lacerazioni
evidenti.
A
pochi metri
dalla carcassa
Tiziano ci fa
osservare le
impronte dei
"canidi" negli
escrementi
bovini. Il
terreno saturo
d'acqua per le
forti piogge
dei giorni
precedenti ha
impedito allo
sterco di
seccare
mantenendolo
plastico. La
prima impronta
è solo
intuibile.
La
seconda è
quella
rilevata dal
veterinario
anche se
Tiziano ci
dice che sta
già perdendo
di nitidezza.
La dimensione
è canonica: 11
cm di
lunghezza.
Due impronte incomplete, sempre nel raggio di pochi metri, appaiono molto interessanti. Una è molto più piccola delle altre (cerchio in alto).
Nella
zona le
impronte sono
numerose ed è
possibile
identificare
un preciso
allineamento
(una
traiettoria
rettilnea).
Questo è un
dettaglio
importante. I
lupi procedono
dritto, i cani
no.
Anche se la
forma
dell'impronta
non è prova
sufficiente è
evidente che
queste
impronte sono
"chiuse" a
differenza
della maggior
parte di
quelle dei
cani.
Ancora più a valle giace la carcassa del toro. È l'unica parzialmente consumata (natica sinistra).
Anche in questo caso
Tiziano mostra
le lesioni.
Sposta la
carcassa
sull'altro
fianco per far
vedere le
lacerazioni.
La piccola troupe procede in tanto nella sua attività. Riprende me che intervisto Tiziano e poi fa parlare direttamente l'allevatore. Dalla posizione in cui è morto il toro è possibile scorgere buona parte dell'alpeggio. Tiziano spiega come la mandria sia suddivisa in tre gruppi:le manze giovani utilizzano le sponde più ripide. Le vacche con i vitelli i pascoli migliori. Le madrie sono suddivise anche in base alle linee familiari. Prima della morte di questo toro erano tre i riproduttori inseriti nelle mandrie, il tutto secondo criteri ben precisi.
Anche per questo toro verranno corrisposti 1800 € e non uno di più. Il suo valore comemerciale è nettamente superiore. Non solo. Tutte le bovine della mandria che andranno in calore in queste settimane non sarà fecondata. Un altro notevole danno economico. Nulla comunque rispetto al valore attribuito dagli allevatori che allevano quel determinato maschio, da quelle determinate linee familiari, con quelle caratteristiche.
Vallo
a spiegare ai
sapientoni di
WWF, Enpa,
Cipra,
Legambiente,
Pro Natura.
Per loro "ci
sono gli
indennizzi e
gli allevatori
non hanno
ragione di
lamentarsi" e
se il lupo gli
preda gli
animali è
colpa loro.
Tiziano
oltre a
programmare
con cura gli
accoppiamenti
attraverso la
divisione
razionale dei
suoi capi in
quattro
mandrie, che
utilizzano
settori
distinti
dell'alpeggio,
ha ottenuto un
miglioramento
della qualità
del pascolo.
Il piano di
pascolamento è
stato redatto
dal
dipartimento
Agriselviter
dell'Università
di Torino ed è
"da manuale".
Per poter
sorvegliare
meglio gli
animali ha
anche
realizzato a
sue spese un
prefabbricato
in legno
(stazione di
mezzo) che
sostituissce
il vecchio
gias (nella
foto sotto si
vede il
prefabbricato
a sinistra e
il rudere in
pietra a secco
a destra). Non
lascia nulla
di intentato
per realizzare
una buona
gestione del
pascolo
nell'interesse
dei suoi
animali ma
anche della
conservazone e
del
miglioramento
di un bene
pubblico
(l'alpeggio è
del comune).
Ci tiene a
sottolineare
che nessuno
dei suoi
animali ha
avuto problemi
in coincidenza
con il brusco
abbassamento
di temperatura
e le nevicate
dei giorni
precedenti che
hanno ucciso
molti capi di
bestiame (110
capi bovini
persi solo nel
Vallone
dell'Arma in
Valle Stura di
demonte).
"Basta
confrontare il
grado di
sviluppo dei
miei capi con
quelli di pari
età di altre
mandrie per
capire come
cerco di
gestire al
meglio la
mandria" dice
Tiziano.
Probabilmente
con altri
criteri di
gestione - che
penalizzerebbero
il benessere e
la
produttività
degli animali
e che
determinerebbero
l'involuzione
del percorso
di
miglioramento
dei pascoli,
sentieramenti,
erosione, aree
di
sovrapascolamento
e di
sottopascolamento
- ci si
potrebbe
difendere un
po' meglio dal
lupo. "Come
faccio a
mettere
tre-quattro
cani da difesa
in ognuna
delle quattro
mandrie? Già
ora il comune
mi fa storie
per i recinti
e per i cani,
figuriamoci
con mute di
maremmani...".
Nel caso di
Tiziano è
evidente che è
l'approccio al
problema lupo
che deve
essere
rivisto.
Mentre
risaliamo
verso il
laghetto si
scorge su una
posizione
elevata ma
prossima ai
pascoli un
terzetto di
camosci. Si
vede che i
lupi
preferiscono i
vitelli e non
li
impensieriscono.
Tiziano
come tutti gli
allevatori
colpiti è
diventato
"lupologo" e
sostiene che i
lupi se ne
stanno nella
boscaglia
della foto
sotto che
divide la
valletta dove
ci troviamo
dal resto
dell'alpeggio.
Fosse così la
minaccia
sarebbe
perennemente
incombente.
Arrivati
al laghetto
Tiziano risale
per prendere
contatto con
il Soccorso
alpino che
deve mandare
l'elicottero.
Qui i
cellulari non
hanno campo.
Ci assicura
che
l'elicottero
arriverà nel
pomeriggio e
quindi noi
restiamo ad
aspettarlo per
riprendere le
operazioni di
recupero delle
carcasse. Ma
l'attesa si
proluna e
comprendiamo
cosa
significhi per
un pastore,
per un
allevatore
sbrigare
queste già di
per sé penose
incombenze. La
mandria dopo
aver pascolato
un versante si
ferma a
riposare
presso il
laghetto. Poi,
alla
spicciolata,
le bovine si
recano
all'abbeverata.
La scena
infonde un
gran senso di
pace. Con le
ore la qualità
della luce
cambia e con
essa il colore
dello specchio
d'acqua. Una
pausa forzata
tra un
alpeggio e
l'altro, tra
un pastore e
l'altro. Se
non fosse che
il sole cala
presto dietro
la montagna e
che ho
dimenticato in
macchina la
giacca sarebbe
piacevole. Era
tanto che non
passavo ore a
osservare il
comportamento
degli animali.
Per
ben due volte
i ragazzi
risalgono alla
selletta (dove
c'è campo per
i cellulari)
èper capire se
l'elicottero
arriva o meno.
Nel frattempo
c'è
l'occasione di
qualche
ripresa (sopra
Alessandro che
funge da
operatore
video).
Ad
un certo punto
le bovine si
muovono e
vengono nella
nostra
direzione (ci
eravamo
appostati
presso la
carcassa della
manza per
riprendere
l'elicottero).
Una dopo
l'altra le
manze e le
vacche si
fermano
curiose,
incerte, a
"visitare" la
compagna
morta.
Si
crea un
assembramento
intorno alla
carcassa. Poi,
piano, piano
la mandria,
senza toro e
senza due
compagne, si
avvia al
pascolo
serale.
Come
spiegare
questo
comportamento?
La manza morta
è una di loro
(per certi
aspetti) ma
non lo è più.
All'olfatto
umano non si
percepisce
nulla ma a
quello bovino
di certo non
sfugge la
differenza. E
che le
compagne di
fronte alla
carcassa
annusino
insistentemente
è palese.
Nella
nostra
postazione a
fianco della
morta il sole
non batte più.
Ma la mandria
dopo il
"funerale"
risale sul
pendio al
sole. È un
versante quasi
interamente
coperto dai
rododendri che
certi
pastoralisti
che presumono
di conoscere
il
pastoralismo
solo studiando
le piante e
non
l'interazione
tra esse e
l'animale
giudicano "non
pascolabile".
Eppure lì si
pascola, e
pascolando si
aprono delle
strisce che la
frequentazione
degli animali
e la
concimazione
allargano
sempre di più.
Non ci fosse
il lupo tra
qualche anno
questo pascolo
sarebbe forse
recuperato e
potrebbe
fornire nel
modo
perfettamente
ecologico
carne "a
verde". Carne
che Tiziano
pensa di
utilizzare in
filiere corte
ma anche di
esportare in
Thailandia
dove la
sorella
gestisce un
ristorante.
Solo le 19 e l'elicottero non è arrivato.Risaliamo verso la sella e la macchina. Il giorno dopo Tiziano con la collaborazione del Soccorso alpino riuscirà a realizzare un video del recupero. Così questa storia, questo episodio della saga dell'uomo e del lupo, potrà essere completato.
Un triste aggiornamento
Aggiornamento appena caricato il post ricevo questo sms da Tiziano: ancora un attacco, una vacca. Da successiva telefonata apprendo che l'attacco si è verificato in altra zona dell'alpeggio presumibilmente il giorno 7.
Il bilancio degli attacchi di settembre al Gias Perla è pertanto il seguente:
giorno |
animali predati |
01.09.2012 |
1 manza 2 anni uccisa, 4 vacche ferite, 1 manza ferita |
04.09.2012 |
1 vacca uccisa |
05.09.2012 |
1 toro da monta ucciso, una manza gravida uccisa |
07.09.2012 |
1 vacca uccisa |
A questo punto mi chiedo: si può lasciare solo così un allevatore in balia dei lupi? Non è una situazione eccezionale che in un paese civile sarebbe affrontata inviando delle guardie venatorie quantomeno a spaventare i lupi e indurli a spostarsi e comunque a disturbarli dalla loro routine predatoria?
Dalle organizzazioni agricole e dall'Associazione Provinciale Allevatori ci si attende una presa di posizione. Sarebbe grave dare un segnale di abbandono a sé stesso dell'allevatore cos' gravemente colpito.