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(01.09.12) Su La Stampa di oggi par condicio per la pecora

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(13.08.12) Per gli allevatori piemontesi i danni e le beffe

A Limone Piemonte i turisti e il comune rinfacciano ad un allevatore di essere vittima dei lupi. Dopo aver perso delle manze gravide (proprio dove transita la corsa "La via dei lupi") a Tiziano Aiassa il comune ha contestato la violazione di un regolamento che impone la presenza di un pastore ogni 30 capi  leggi tutto

 

(07.08.12) José Bové  leader contadino e pastorale europeo

Bové rompe con l'ecologismo urbano-borghese  “Noi ecologisti dobbiamo smetterla di parlare a vanvera: non si può essere contro la desertificazione delle campagne e l’infinita espansione urbana e, al tempo stesso, a favore della creazione nelle campagne di spazi dove gli agricoltori non possono vivere.  Si deve poter sparare al lupo perché la priorità è quella di mantenere i contadini nelle zone di montagna” dichiarazione a Le Monde del 2 agosto 2012. le posizioni dell'ex allevatore ovino Bové non erano nuove ma i bigottoni verdi si sono scandalizzati e l'hanno denunciato leggi tutto

 

(05.08.12) Lupi e speculazioni non spengono la passione per l'alpeggio

All'Alpe Serour in Valle Stura di Demonte(Vallone dell'Arma) troviamo Federico Desogus, nato nel 1992, che ha costruito il suo sogno di allevatore da bambino allevando gli anatroccoli sul balcone. I lupi gli hanno falcidiato capre e pecore. Ora è su in alpeggio a lavorare con l'amico margaro Luca Marsigliani, a fare i formaggi e a proteggere le capre superstiti. In alpe troviamo anche una famiglia di margari della Val Chisone (To), gli Aglì, appartenenti all'inedita categoria dei "profughi" o "rifugiati" pastorali. Tutti con tanta passione, tutti capaci di aiutarsi e sostenersi a vicenda (a proposito di certi stereotipi). Va anche detto che in questo alpeggio - uno dei pochissimi con caseificio della valle - abbiamo trovato degli ottimi formaggi (purtroppo solo vaccini perché il latte delle pecore e delle capre ci hanno pensato i lupi a farlo sparire)

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(01.07.12) Alpeggi piemontesi  tra siccità e lupi

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(20.06.12)A Barcellonette (Francia) il primo incontro su lupo e predazione

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(09.09.12) Una giornata su un alpeggio delle Alpi marittime con un allevatore di bovini da carne piemontesi. In attesa dell'elicottero per il recupero delle carcasse di 4 bovini adulti uccisi in tre diversi attacchi tra l'uno e il cinque settembre

 

 

Per alcuni allevatori la predazione

 

è diventata insostenibile

 

 

di Michele Corti  

da: http://progetto-propast.blogspot.it

Una giornata con un allevatore vittima dei lupi. Che da giorni non fa altro che chiamare il veterinario, portare carte in comune, contattare il Soccorso alpino per il recupero aereo delle carcasse. Alla mattina sopralluogo con il veterinario, al pomeriggio attesa dell'elicottero che poi arriverà la mattina dopo

Per Tiziano Aiassa, giovane allevatore di bovini di razza Piemontese, gli attacchi dei lupi all'alpeggio Gias Perla di Limone Piemonte non sono una novità. L'anno peggiore era stato il 2009 ma quest'anno - con venti giorni d'alpeggio ancora davanti - è andata anche peggio. A fare le spese degli attacchi sono stati non solo vitelli e manza ma anche vacche e persino un toro da monta (vai a vedere articolo e videointervista all'allevatore). In termini di valore degli animali persi i danni sono nettamente superiori a quelli del 2009. L'unica nota positiva rispetto agli anni scorsi consiste nel recupero delle carcasse con mezzo aereo che quest'anno è coperto dall'assicurazione contro i danni da predazione attivata mediante convenzione dalla Regione Piemonte. Quest'anno Aiassa ha subito seri danni già prima di ferragosto (vedi articolo). Un vitello, una manza gravida uccisa, un'altra ferita. Una vacca rimasta a terra a causa delle lesioni subite e non più rialzatasi (nonostante fosse stata accudita per parecchi giorni portandole fieno e acqua) ha dovuto essere eutanasizzata. Il primo settembre altro attacco con una manza di quasi due anni uccisa e un'altra manza e 4 vacche ferite. Il giorno 4 uccisa una vacca di 7 q.li. Il giorno 5 uccisi un toro di due anni già adibito alla monta e una manza gravida.
Quando sono arrivato il giorno 6 le carcasse degli ultimi 4 animali uccisi erano ancora sul posto in attesa dell'elicottero. In questo articolo vengono mostrate le carcasse del toro, della vacca e della manza gravida. La manza uccisa il giorno 1 si trovava in altro settore del vasto alpeggio (400 ha) e non ho potuto vederla. Vale la pena precisare che i lupi al Gias Perla sono stati non solo ripetutamente visti ma anche fotografati. Anche in occasione degli attacchi della prima metà di agosto una lupa era stata vista a pochi metri dalla porta della baita dalla madre di Tiziano e dal pastore rumeno che erano in casa.




L'angosciante susseguirsi di attacchi e di vittime al Gias Perla mi aveva indotto a proporre ai due giovani registi Andrea Deaglio e Alessandro Abba Legnazzi che stanno girando un film sul lupo. Andrea non poteva liberarsi da un impegno ma Alessandro ha raccolto prontamente l'invito e ci siamo incontrati a Limone venerdì mattina 6 settembre. Loro (Alessandro e due collaboratori) venivano da Torino, o direttamente da Milano. Saliti al Colle di Tenda abbiamo proseguito per la vecchia strada militare che costeggia il confine transitando per vecchi forti e nuove strutture sciistiche. Arrivati al Gias il pastore rumeno chi dice che Tiziano è ancora con il veterinario per gli accertamenti di rito sulle carcasse dei due ultimi animali morti.

 

Torniamo indietro nel punto dove in un'ansa della strada era parcheggiato il pick up di Tiziano e incontriamo lui e il veterinario dell'Asl che è venuto da Borgo San Dalmazzo. Il veterinario mostra la foto dell'impronta del (presunto) lupo che aveva provveduto a misurare.  Sulle carcasse ha provveduto anche ad eseguire altri lilievi ed in particolare a praticare incisioni in corrispondenza delle ferite lacero contuse per valutare l'estensione degli ematomi sottocutanei e la profondità delle lesioni (compatibili con la predazione da parte dei lupi che dispongono di una straordinaria forza di compressione, superiore a quella dei cani).

 

In questi anni allevatori e pastoralisti hanno imparato a conoscere il lupo. Per gli allevatori è cruciale poter dimostrare attraverso segni eloquenti che il colpevole è proprio il lupo e non i soliti "cani vaganti" che molti amici del lupo e ignari cittadini continuano in buona e cativa fede a ritenere responsabili degli attacchi. Ampi studi effettuati in Francia dove pure il fenomeno di cani vaganti e fuori controllo è presente hanno dimostrato che la percentuale di attacchi atribuibili ai cani è pari al 5% e non di più. In Italia in alcune regioni il fenomeno dei cani vaganti è sicuramente imponente. Non in Piemonte, non sugli alpeggi. Più che l'aspetto delle fatte (con abbondante presenza del pelo delle prede) è la loro localizzazione che contraddistingue il comportamento del lupo. Come è noto il canide selvatico le depone come marcatori di teritorio in punti emblematici, su piete e posizioni rilevate. Nel nostro caso la foto sotto il cerchio rosso mostra dove abbiamo trovato le fatte. Alla base di un cippo chilometrico in corrispondenza della cresta che divide Italia e Francia ma anche nel punto dove dal crinale principale si diparte un piccolo crinale che separa due valloni, l'alpeggio da un altro alpeggio.


Sul verbale viene indcato "attacco da canidi". Il veterinario ha eseguito i rilievi sulle carcasse, ha inciso con il bisturi le lacerazioni e avrà le sue buone ragioni per escludere con assoluta certeza la responsabilità di eventuali cani. Noi ci limitiamo a rilevare circostanze e indizi che esulano dalla specifica competenza veterinaria. Congedato il veterinario Tiziano chiama il comune. Accertatosi che può portare le "carte" anche nel pomeriggio scende ancora con noi sul luogo del delitto. Percosrso un sentiero in costa arriviamo ad una selletta e scendiamo nella valletta che coincide con il settore di pascolo dove si sono registrati i due ultimi attacchi. La valletta è indicata con un ponto rosso sulla foto aerea (sopra). Il pascolo presenta aree pianeggianti idonee al riposo della mandria e un laghetto che consente una facile abbeverata. Un posto ideale. Ci sono ampie superfici a rodoreto (arbusteto puro o quasi di rododendro ferrugineo) ma si nota subito scendendo lungo i pascoli che la copertura vegetale è in fase di miglioramento, di recupero grazie ad un regime di pascolamento sistematico e razionale.

 

 

La prima carcassa è quella della manza gravida. Il fianco denuncia la gravidanza avanzata. Tiziano con pazienza ma puntiglio ci mostra le lesioni, i graffi, sugli arti, sulla coda, sui fianchi. Ferite non certo profonde, tali da terrorizzare l'animale e da farlo morire probailmente di infarto. Non ci sono neppure fratture.


 

Alcune delle ferite lacere sono state incise dal veterinario al fine di accertarsi della profondità di penetrazione dei denti. La pressione scaricata dal lupo sui canini è mlto superiore a quella di un cane. Però ci sono anche i lupi giovani che proprio in questa stagione si esercitano alla caccia. Il mancato consumo della carcassa depone in questo senso.



Nella foto sotto si nota il taglio eseguito con il bisturi sulla ferita alla spalla della povera bestia.


 


Una cosa è certa. Ci sono i segni di denti e di unghie (foto sotto).

 

 

Passiamo alla seconda carcassa. È la vacca uccisa in precedenza. La carcassa sembrerebbe già gonfia ma non è gonfiore quanto un buono stato di ingrassamento e di sviluppo muscolare. Un animale di 7 q.li in perfetta forma. L'odore di decomposizione era solo leggermente avvertibile. La carcassa giace alla base di grossi massi. 



Il corno destro è spezzato alla base e una grossa pietra di forma molto regolare a parallelepipedo è smossa dalla sua base. L'animale, scivolando o cadendo incalzato dai predatori deve aver battuto violentemente la fronte contro la pietra.



 

Anche nel caso di questa vacca vi sono graffi e lacerazioni evidenti.

 

 


 

A pochi metri dalla carcassa Tiziano ci fa osservare le impronte dei "canidi" negli escrementi bovini. Il terreno saturo d'acqua per le forti piogge dei giorni precedenti ha impedito allo sterco di seccare mantenendolo plastico. La prima impronta è solo intuibile.

 

 

La seconda è quella rilevata dal veterinario anche se Tiziano ci dice che sta già perdendo di nitidezza. La dimensione è canonica: 11 cm di lunghezza.


 

Due impronte incomplete, sempre nel raggio di pochi metri, appaiono molto interessanti. Una è molto più piccola delle altre (cerchio in alto).


 

Nella zona le impronte sono numerose ed è possibile identificare un preciso allineamento (una traiettoria rettilnea). Questo è un dettaglio importante. I lupi procedono dritto, i cani no.
Anche se la forma dell'impronta non è prova sufficiente è evidente che queste impronte sono "chiuse" a differenza della maggior parte di quelle dei cani.

 

 

 

Ancora più a valle giace la carcassa del toro. È l'unica parzialmente consumata (natica sinistra). 



 

Anche in questo caso Tiziano mostra le lesioni. Sposta la carcassa sull'altro fianco per far vedere le lacerazioni.

 


La piccola troupe procede in tanto nella sua attività. Riprende me che intervisto Tiziano e poi fa parlare direttamente l'allevatore. Dalla posizione in cui è morto il toro è possibile scorgere buona parte dell'alpeggio. Tiziano spiega come la mandria sia suddivisa in tre gruppi:le manze giovani utilizzano le sponde più ripide. Le vacche con i vitelli i pascoli migliori. Le madrie sono suddivise anche in base alle linee familiari. Prima della morte di questo toro erano tre i riproduttori inseriti nelle mandrie, il tutto secondo criteri ben precisi.

Anche per questo toro verranno corrisposti 1800 € e non uno di più. Il suo valore comemerciale è nettamente superiore. Non solo. Tutte le bovine della mandria che andranno in calore in queste settimane non sarà fecondata. Un altro notevole danno economico. Nulla comunque rispetto al valore attribuito dagli allevatori che allevano quel determinato maschio, da quelle determinate linee familiari, con quelle caratteristiche.

Vallo a spiegare ai sapientoni di WWF, Enpa, Cipra, Legambiente, Pro Natura. Per loro "ci sono gli indennizzi e gli allevatori non hanno ragione di lamentarsi" e se il lupo gli preda gli animali è colpa loro.

 


Tiziano oltre a programmare con cura gli accoppiamenti attraverso la divisione razionale dei suoi capi in quattro mandrie, che utilizzano settori distinti dell'alpeggio, ha ottenuto un miglioramento della qualità del pascolo. Il piano di pascolamento è stato redatto dal dipartimento Agriselviter dell'Università di Torino ed è "da manuale". Per poter sorvegliare meglio gli animali ha anche realizzato a sue spese un prefabbricato in legno (stazione di mezzo) che sostituissce il vecchio gias (nella foto sotto si vede il prefabbricato a sinistra e il rudere in pietra a secco a destra). Non lascia nulla di intentato per realizzare una buona gestione del pascolo nell'interesse dei suoi animali ma anche della conservazone e del miglioramento di un bene pubblico (l'alpeggio è del comune). Ci tiene a sottolineare che nessuno dei suoi animali ha avuto problemi in coincidenza con il brusco abbassamento di temperatura e le nevicate dei giorni precedenti che hanno ucciso molti capi di bestiame (110 capi bovini persi solo nel Vallone dell'Arma in Valle Stura di demonte). "Basta confrontare il grado di sviluppo dei miei capi con quelli di pari età di altre mandrie per capire come cerco di gestire al meglio la mandria" dice Tiziano.

 

 

Probabilmente con altri criteri di gestione - che penalizzerebbero il benessere e la produttività degli animali e che determinerebbero l'involuzione del percorso di miglioramento dei pascoli, sentieramenti, erosione, aree di sovrapascolamento e di sottopascolamento - ci si potrebbe difendere un po' meglio dal lupo. "Come faccio a mettere tre-quattro cani da difesa in ognuna delle quattro mandrie? Già ora il comune mi fa storie per i recinti e per i cani, figuriamoci con mute di maremmani...".  Nel caso di Tiziano è evidente che è l'approccio al problema lupo che deve essere rivisto.


 

Mentre risaliamo verso il laghetto si scorge su una posizione elevata ma prossima ai pascoli un terzetto di camosci. Si vede che i lupi preferiscono i vitelli e non li impensieriscono.



Tiziano come tutti gli allevatori colpiti è diventato "lupologo" e sostiene che i lupi se ne stanno nella boscaglia della foto sotto che divide la valletta dove ci troviamo dal resto dell'alpeggio. Fosse così la minaccia sarebbe perennemente incombente.

 

 

Arrivati al laghetto Tiziano risale per prendere contatto con il Soccorso alpino che deve mandare l'elicottero. Qui i cellulari non hanno campo. Ci assicura che l'elicottero arriverà nel pomeriggio e quindi noi restiamo ad aspettarlo per riprendere le operazioni di recupero delle carcasse. Ma l'attesa si proluna e comprendiamo cosa significhi per un pastore, per un allevatore sbrigare queste già di per sé penose incombenze. La mandria dopo aver pascolato un versante si ferma a riposare presso il laghetto. Poi, alla spicciolata, le bovine si recano all'abbeverata. La scena infonde un gran senso di pace. Con le ore la qualità della luce cambia e con essa il colore dello specchio d'acqua. Una pausa forzata tra un alpeggio e l'altro, tra un pastore e l'altro. Se non fosse che il sole cala presto dietro la montagna e che ho dimenticato in macchina la giacca sarebbe piacevole. Era tanto che non passavo ore a osservare il comportamento degli animali.



Per ben due volte i ragazzi risalgono alla selletta (dove c'è campo per i cellulari) èper capire se l'elicottero arriva o meno. Nel frattempo c'è l'occasione di qualche ripresa (sopra Alessandro che funge da operatore video).

 

Ad un certo punto le bovine si muovono e vengono nella nostra direzione (ci eravamo appostati presso la carcassa della manza per riprendere l'elicottero). Una dopo l'altra le manze e le vacche si fermano curiose, incerte, a "visitare" la compagna morta.

Si crea un assembramento intorno alla carcassa. Poi, piano, piano la mandria, senza toro e senza due compagne, si avvia al pascolo serale.  Come spiegare questo comportamento?  La manza morta è una di loro (per certi aspetti) ma non lo è più. All'olfatto umano non si percepisce nulla ma a quello bovino di certo non sfugge la differenza. E che le compagne di fronte alla carcassa annusino insistentemente è palese.

Nella nostra postazione a fianco della morta il sole non batte più. Ma la mandria dopo il "funerale" risale sul pendio al sole. È un versante quasi interamente coperto dai rododendri che certi pastoralisti che presumono di conoscere il pastoralismo solo studiando le piante e non l'interazione tra esse e l'animale giudicano "non pascolabile". Eppure lì si pascola, e pascolando si aprono delle strisce che la frequentazione degli animali e la concimazione allargano sempre di più. Non ci fosse il lupo tra qualche anno questo pascolo sarebbe forse recuperato e potrebbe fornire nel modo perfettamente ecologico carne "a verde". Carne che Tiziano pensa di utilizzare in filiere corte ma anche di esportare in Thailandia dove la sorella gestisce un ristorante.

Solo le 19 e l'elicottero non è arrivato.Risaliamo verso la sella e la macchina. Il giorno dopo Tiziano con la collaborazione del Soccorso alpino riuscirà a realizzare un video del recupero. Così questa storia, questo episodio della saga dell'uomo e del lupo, potrà essere completato.

 

Un triste aggiornamento

Aggiornamento appena caricato il post ricevo questo sms da Tiziano: ancora un attacco, una vacca. Da successiva telefonata apprendo che l'attacco si è verificato in altra zona dell'alpeggio presumibilmente il giorno 7.

Il bilancio degli attacchi di settembre al Gias Perla è pertanto il seguente:

giorno

animali predati

01.09.2012

1 manza 2 anni uccisa, 4 vacche ferite, 1 manza ferita

04.09.2012

1 vacca uccisa

05.09.2012

1 toro da monta ucciso, una manza gravida uccisa

07.09.2012

1 vacca uccisa

 

A questo punto mi chiedo: si può lasciare solo così un allevatore in balia dei lupi? Non è una situazione eccezionale che in un paese civile sarebbe affrontata inviando delle guardie venatorie quantomeno a spaventare i lupi e indurli a spostarsi e comunque a disturbarli dalla loro routine predatoria?

Dalle organizzazioni agricole e dall'Associazione Provinciale Allevatori ci si attende una presa di posizione. Sarebbe grave dare un segnale di abbandono a sé stesso dell'allevatore cos' gravemente colpito.


 

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