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drammatico j'accuse della pastora Anna Arneodo continua ed essere
l'articolo più popolare di ruralpini. Se non l'hai ancora letto vai a
leggere
Ci uccidete senza sporcarvi le mani
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18 mila condivisioni su fb
Petizione
contro il lupo della provincia autonoma di Bolzano: boom di firme
(17.03.18) Ventun mila firme in pochi giorni, 12 mila nelle prime 24
ore. Numeri che la dicono lunga su come sia sentita la minaccia della
proliferazione dei lupi in südtirol. Una minaccia che non lascia
indifferenti anche il Trentino e il Veneto, anche se qui, tra il
sentire popolare e le istituzioni non c'è la stessa consonanza
La
Svizzera torna alla carica: togliere la super- protezione
internazionale per il lupo
(30.08.17) La
Svizzera torna alla carica per ottenere una revisione della Convenzione
di Berna. Il 23 agosto 2017 il Consiglio federale (governo) svizzero ha
approvato la proposta di rinegoziazione con il Comitato permanente
della convenzione internazionale di Berna tendente a declassare
Il
«ritorno allo stato selvaggio» («rewilding»): parchi e
insediamento di grandi predatori
(24.08.17)
Georges Stoffel,contadino bio e alpeggiatore di Avers (comune dei
grigioni al confine con la Valchiavenna) spiega come la lobby
ambientalista internazionale vuole trasformare le Alpi con
l'insediamento dei grandi predatori. Sarà cancellato un paesaggio
alpino millenario, caratterizzato da una biodiversità unica nel suo
genere, creata dall'economia alpestre
Si
fanno più gravi gli attacchi dei lupi nel comasco
(20.08.17) In
val
Cavargna, 30 capre risultano morte o disperse a seguito degli attacchi
di un branco di tre lupi che seguono a ruota quelli della Valbrembana.
Insieme alle notizie che arrivano dalla montagna veneta questi episodi
indicano che è in atto una vera e propria escalation. Che condurrà ad
una conflittualità come mai si era vista prima in Italia.
Il
lupo causa gravi perdite a un gregge della Valbrembana
(11.08.17) A
Foppolo, in alta Valbrembana in alcuni giorni di ripetuti attacchi un
giovane lupo uccide 26 pecore. Per essere creduto il pastore deve
"beccare" il lupo con la fototrappola. Preoccupazione per i greggi ma
anche per chi frequenta la montagna a ferragosto
La
politica "verde"
gestita
da burocratiignoranti
(i lupi nel Parco Ticino)
(8.07.17)
Nell'esultare per la presenza del lupo nella valle del Ticino
al direttore del Parco lombardo, Claudio Peja, è sfuggita una
bestialità. L'arch. Peja ha dichiarato: "Dal Medioevo non c’è più
stato un lupo in pianura . Per noi è una grande notizia". Peccato che
ancora all'inizio dell'Ottocento i numerosi lupi della valle del Ticino
sbranassero non solo le pecore ma anche i fanciulli.
(17.03.17) Il
lupo e la politica (a Bergamo, e alta Italia, duecento anni fa)
Come
abbiamo
già avuto di osservare in altre occasioni, l'opera di Mario
Comencini sull'antropofagia del lupo ha messo bene in
evidenza come la radicata paura del lupo nella cultura rurale
fosse assolutamente giustificata. Giustificata dalla frequenza di
aggressioni, anche letali, agli umani, specie fanciulli. Il lupo
storico è nemico dell'uomo e pericoloso. E' il lupo ideologico "da
favola all'incontrario" degli animal-ambientalisti che costituisce un
mito.
(09.03.17)
La risposta della pastora agli animalisti
Anna Arneodo replica al qualunquismo animalista (quello del: "Tanto li
rimborsano, che c...o si lamentano sti pastori"?) e ribatte: "Vi
farebbe piacere che il lupo uccidesse il vostro barboncino e
comprarvene un altro con i soldi della regione che vi arrivano dopo un
anno?
(03.03.17) Il dna inchioda il partito del
lupo. Aveva ragione l'uomo aggredito nel torinese
Grazie alla prontezza del proprietario del cane ferito e
all'intervento della Federcaccia di Torino, dopo una serie di episodi
che avevano visto gli aggrediti trattati da millantatori questa volta
il partito del
lupo non ha potuto smentire il verdetto del dna. Ad
aggredire un cane e il suo proprietario alla borgata Tora di Giaveno
(To) il 10 gennaio sono stati purissimi lupi.
(12.02.17) Mantenuta
la demagogica protezione "a
prescindere" del lupo. Cosa succederà?
Ai
presidenti delle regioni, che si sono comportati come conigli impauriti
di fronte alle proteste ambiental-animaliste contro possibilità (solo
teorica) di un controllo ultraselettivo del lupo, consigliamo la
lettura di un testo storico, pubblicato nel 2002, che - sulla base di
abbondantissima e inoppugnabile documentazione - descrive la strage di
centinaia di bambini ad opera dei lupi nelle zone tra Lombardia e
Piemonte tra XV e XIX secolo
(30.12.16) Piano
lupo: gli ambientalisti vittime delle loro bugie
Le
barricate dell'ambientalismo istituzionale hanno impedito che
proseguisse il suo iter e l'approvazione entro l'anno il "Piano
nazionale di conservazione del lupo", che doveva sostituire quello del
2002. Calendarizzato per il 7 luglio alla Conferennza stato-regioni il
Piano non è più stato inserito all'ordine del giorno.
(12.09.16)
Una settimana di proteste anti lupi degli allevatori della
Lessinia
La
protesta degli allevatori della Lessinia assume forme sempre più
clamorose. Quest'anno la strage ha riguardato ben 63 capi bovini.
Alcuni allevatori sono stati ripetutamente colpiti. Come Moreno Riva un
allevatore trentenne, che - alla quarta predazione avvenuta
martedì scorso - con l'appoggio e la solidarietà di colleghi e amici
che "hanno messo la faccia" ha caricato sulla pala del trattore
l’ultima manzetta dilaniata in malga dai lupi martedì e l’ha scaricata
in piazza, davanti al monumento ai Caduti.
(19.12.15)
Piano lupo: i lupocrati vogliono dettare legge ai pastori
Il Piano lupo conferma, se ce ne fosse bisogno, l'arroganza della
lobby che - almeno sino ad oggi - ha potuto operare su un piano di
totale autoreferenzialità finanziandosi con 18 progetti
LIFE. L'impostazione del Piano è molto pericolosa per i
pastori e gli allevatori in quanto mira in modo ormai scoperto ad
utilizzare il lupo per imporre una gestione dello spazio rurale che
escluderà l'uomo
(19.12.15)
La convivenza con il lupo è impossibile
È quanto emerso dal convegno di Saluzzo del 17 dicembre .
Il problema del lupo non è un qualcosa di isolato rispetto alle
varie minacce contro la montagna, le sue comunità, le sue attività
tradizionali. Il lupo è parte di un progetto politico di stampo
neocolonialista e tecnocratico che fa leva sui Parchi e l'attacco alle
autonomie locali.
(04.09.15)
Pastori francesi prendono in ostaggio i vertici di un parco
Dopo le minacce di blocco del Tour de France e le manifestazioni
non si ferma la lotta dei pastori contro le stragi ad opera dei
lupi. In Savoia (a 7 km in linea d'aria dalla Val di
Susa) sequestrano presidente, e direttore del Parco del
Vanoise. Il prefetto viene incontro alle loro richieste
autorizzando l'abbattimento di sei lupi. E in Italia?
Articoli per argomenti
|
Il trionfo (di Pirro) di Wolf Alp
La convention
finale di Wolf Alp a Trento: un esercito di “esperti del lupo”. Nessuno
crede
che vorranno restare disoccupati e senza finanziamenti europei per la
loro propaganda
di Michele Corti
(06.04.18)
Il 19-20
marzo è andata in scena a Trento la convention finale di Wolf Alp per
celebrare
la “conquista” della montagna veneta, trentina e sudtirolese, ovvero il
raggiungimento dell’obiettivo del vecchio Piano Lupo e dello stesso
Wolf
Alp. Il successo dell’espansione (spontanea?) del
lupo sulle Alpi orientali ha ingigantito la portata dei problemi
politici e
sociali sollevati dalla strategia di rewilding e, in particolare, dalla
reintroduzione dei grandi predatori. Una strategia decisa dalle lobby e
pervicacemente perseguita,
tagliando fuori gli organi della democrazia rappresentativa. Nelle Alpi
orientali italiane, la reazione delle popolazioni, dei sindaci, dei
rappresentanti delle categorie "esposte" o “impattate” (non solo gli
allevatori ma
anche il
turismo) hanno però costretto ad uscire dalla passività le istituzioni
rappresentative. Una passività durata sino a oggi, con l'eccezione del
Südtirol,
di fronte ai maneggi delle lobby conservazioniste (che
dettano legge all’interno delle strutture tecnoburocratiche di parchi,
regioni
e province, autonome e non). Buone notizie, quindi anche per le altre
regioni dove gli allevatori subiscono l'espansione del lupo senza che
la politica li degni di attenzione.
La
politica, dopo il 4 marzo, è costretta a
riposizionarsi; lo spettro del “populismo” mette in discussione una
strategia
che si fonda sull’esautorazione dei livelli nazionali, regionali e
locali, sull’intoccabilità
dei trattati internazionali e sull’insindacabilità delle
tecnoburocrazie europee,
fortemente compenetrate con la lobby ambientalista e i poteri forti economici. Il manovratore può
essere
disturbato. Il re è nudo.
La strategia lupista può, a sua volta, far leva sul populismo
animal-ambientalista, ma quest’ultimo rischia di rovinare le uova nel
paniere
agli stessi manovratori; come dimostra la vicenda del Piano Lupo. Le
posizioni
del
Ministero e di Boitani, infatti, sono state contraddette dalle campagne
demagogiche di WWF, Legambiente, Lav e compagnia brutta, che hanno
stoppato la
calcolata tattica lupista mirante a concedere (ma solo sulla carta)
degli
abbattimenti
simbolici. Il partito del lupo sa bene che negare questa sia pure
virtuale “valvola”,
non può che esacerbare il conflitto sociale, diminuire l’accettazione
sociale dei
grandi predatori in aree sempre meno periferiche del paese, costringere
l’opportunismo
politico a mediare e a compiere funamboliche piroette. Perché rischiare
di rovinare il giocattolo? Meglio far finta di condedere qualcosa. Ma
chi ha fatto del lupo una bandiera per raccogliere fondi e iscritti non
può permettere che lo stato abbatta un solo lupo.
In questo contesto confuso e ambiguo non meravigliano i clamorosi
riposizionamenti. Come quelli
dell’assessore
trentino, Dallapiccola che, mentre Wolf Alp celebrava a Trento il suo
trionfo,
dichiarava di appoggiare la petizione anti-lupo della val di Fassa.
Le imminenti elezioni provinciali a Trento e a
Bolzano spiegano il comportamento del nostro, un personaggio
che,
in più occasioni, si è coperto di ridicolo per sostenere i mantra
orsolupisti dei forestali trentini (comandante Romano Masè) e del dr.
Groff (non meglio specificato "responsabile" degli orsi).
Dallapiccola, che ora fa l'anti-lupo era arrivato a negare l'evidenza
della pericolosità degli orsi e a
consigliare gli inutili (anci pericolosi) campanelli anti-orso agli
alunni delle scuole per illuderli irresponsabilmente di poter
frequentare
“in
sicurezza” i boschi infestati dagli orsi.
Dallapiccola nel paese
dei campanelli
Se
un
Dallapiccola che cambia idea sui grandi predatori può far sorridere, e suscitare
compatimento, ben diversa è , dalle parti del partito
del
lupo,
la preoccupazione per l'uscita (sia pure a fine progetto e puramente
“platonica”),
della
Regione Veneto da Wolf Alp. Una uscita che è diretta conseguenza del
“successo
sorprendente” di Wolf Alp nella montagna veneta. Nel 2012 non c’erano
coppie di
lupi sulle Alpi venete, oggi, gli stessi “esperti”, ammettono la
presenza
di una sessantina
di canidi selvatici (le stime sono incerte perché diverse coppie e
branchi sono a
“scavalco”
con il Trentino). Sappiamo, dall’esperienza piemontese e valdostana,
che
gli “esperti”
- per "tranquillizzare" o meglio anestetizzare le popolazioni locali,
dichiarano un numero di lupi che è quello di qualche anno prima. Quando
in
Piemonte i lupi erano 150, gli “esperti” ne dichiaravano 80; oggi che
ne
dichiarano 150 saranno arrivati (o poco ci manca) all’obiettivo della
Marucco (300
lupi). Siccome identiche proporzioni si constatano
per la valle d’Aosta non è difficile ritenere che, in Veneto (e
confine
trentino), i lupi siano già un centinaio e passa.
Quanto al Südtirol si
minimizzana sul numero dei branchi presenti e sui
sinora modesti danni ma gli avvistamenti si moltiplicano e la percezione delle
popolazioni è
di un rapido aumento, con avvistamenti a ridosso delle case. Un bel risultato per Wolf Alp. Un risultato che,
sulla
montagna veneta, i montanari (specie quelli che vivono di montagna e
non solo in
montagna) non credono affatto legato a “miracoli”, ma al deliberato lancio di
soggetti
detenuti in strutture faunistiche. Nessuno, in particolare, crede alla
romantica storia di Giulietta e Slavc che, provenienti lei dal Piemonte
e lui
dalla Slovenia, si incontrano e si innamorano nella terra di Giulietta
e Romeo.
La storia d’amore nasce, guarda caso, con l’inizio del progetto Wolf
Alp e,
verosimilmente, ha rappresentato una mossa strategica per “accelerare”
la
ricolonizzazione delle Alpi orientali a partire da un’area di snodo
strategica
per la diffusione del lupo verso il Trentino e le montagne vicentine. Nello
schematismo
tipico della tecnoburoicrazia autoritaria di matrice illuminista, gli
“esperti
del lupo” non hanno messo in conto che la diffusione del lupo nella
Lessinia
(ma anche in altre aree montane del Veneto e, soprattutto, del
Südtirol)
comporta degli impatti pesantissimi (e quindi una
reazione sociale a questi commisurata).
La
Lessinia, ma anche la montagna bellunese, è
caratterizzata da un allevamento bovino da latte dai moduli molto
intensivi (per
un contesto di montagna), da un'economia zootecnica fortemente integrata
nelle
filiere agroidustriali (Mila, Lattebusche solo per fare nomi conosciuti
anche
in Italia), da un corrispondente tessuto sociale in cui gli allevatori
sono
parte, tutt’oggi significativa e riconosciuta, delle comunità locali. Queste finezze
socioeconomiche ai signori del lupo non importano un fico secco. Le
loro mappe “vocazionali”
(quelle dello stesso Wolf Alp) tengono conto della densità antropica
solo come
fatto secondario. Non perché il lupo impatti in modo più pesante dove vi è una forte
antropizzazione, ma perché, al contrario, è l’uomo che può “disturbare”
il sacro
lupo. Le altri variabili: indirizzi zootecnici, filiere economiche,
strutture di
insediamento, relazioni territoriali ecc. a lorsignori non interessano.
Un
errore, però, anche dal loro punto di vista, perché questa sicumera,
quest’arroganza,
questo cinismo, questo disprezzo elitarista e superominista per i
“villici”,
poi si pagano. E il disprezzo per i “villici” è, giustamente, ripagato da un profondo
rancore
(per non dire altro) contro lorsignori, contro "quelli di Wolf Alp" (e i loro tirapiedi).
Nei territori maggiormente antropizzati e
con attività zootecniche più intensive del Veneto ogni lupo è
responsabile di una strage
In
cifre l’impatto
del lupo (che non esisteva in Lessinia prima del 2012) è stato il
seguente. Il
rapporto tra lupi presenti e capi di animali domestici predati è
impressionante. Va sottolineato che la novità della Lessinia (ma anche
della
montagna veneta in generale) è un rapporto tra bovini e ovicaprini che
è
ribaltato rispetto all’esperienza italiana.
Già
in
Piemonte, in ragione delle modalità di allevamento della razza bovina
Piemontese, si era avuto un primo esempio di
come il lupo possa incidere anche sull’allevamento bovino. In Veneto la
conferma è clamorosa. Solo i lupisti (tolto Boitani e poche teste
pensanti)
possono far finta di non accorgersi che l’impatto sull’allevamento
bovino da
latte segna un salto di qualità nel conflitto sociale. Rispetto a
situazioni “pastoraliste” il
conflitto in Lessinia (ma nelle Alpi Orientali in generale) non si
risolve
nella valvola di sfogo del controllo illegale tollerato (praticato non
solo in
Toscana e in Emilia ma anche in Piemonte) ma esige una soluzione
politica.
Sinora i lupi tolti di mezzo in Veneto sono pochissimi mentre lo stesso
WWF
ammette che in Italia si eliminano con piombo, bocconi, ami, tagliole
ecc. 300
lupi all’anno.
Se in Veneto,
solo con il montare della rabbia degli allevatori e dei sindaci, la
politica ha
fatto dietro-front (la Regione Veneto era partner di Wolf-Alp e si era
schierata contro il Piano lupo per via della quota simbolica di
abbattimenti),
in Südtirol essa si è mossa sempre autonomamente mai sfiorata dalla
vigliaccheria delle regioni e province confinanti nei confronti delle
bagarre animaliste.
Per nulla impressionati
dallo show-down di Wolf Alp dalle parti della provincia autonoma di
Bolzano
sono arrivate mosse inequivocabilmente contrarie al partito del lupo.
La voglia
di subire invasioni italiane (sia pure per interposti lupi) è
scarsissima da
quelle parti, dove non hanno dimenticato l’arroganza mussoliniana con
le
evocazioni delle conquiste di Druso, la toponomastica fascista e le
politiche di tentata pulizia etnica
della popolazione di lingua tedesca..
Il monumento celebrativo
del colonialismo italiano a Bolzano (qui i fasci non disturbano neppure
la sinistra).
In Südtirol
la difesa dei masi e del bauer è parte dell’identità locale, delle
ragioni dell’autonomia,
della resistenza all’assimilazione italiana (tentata dal fascismo con
il
divieto della lingua tedesca e la colonizzazione italiana con la
burocrazia e gli insediamenti degli operai delle acciaierie di
Bolzano).
Quanto più la cultura italiana è anticontadina, cosmopolita,
urbanocentrica
quanto più i sudtirolesi rafforzano il loro ruralismo. E il distacco,
sia pure forzato, dalla cosmopolita e socialisteggiante Vienna non ha
fatto che rafforzare l'alpinità delle valli altoatesine. Ne è discesa
una difesa
concreta e efficace della piccola azienda zootecnica, del maso, dei
pascoli, dei prati, della fienagione (con i presidenti della prov.
autonoma che gareggiano alle competizioni di taglio del fieno).
I lupisti non hanno
capito che il loro strumento, il loro grimaldello (per scardinare la
società alpina secondo un processo iniziato con Napoleone), in
Südtirolo rischia di trasformarsi in un boomerang; non solo per questo
sfondo
politico e culturale ma anche per la situazione e le dinamiche
agricole: negli
ultimi decenni prati e pascoli in provincia di Bolzano non sono
diminuiti come
altrove. In provincia di Bolzano ci sono 8,3 mila aziende con bovini
con una
media di 16 capi e 2,6 mila aziende di ovicaprini con una media di 17
capi: una
realtà numerosa e capillare di aziende sparse sul territorio che
utilizzano in
prevalenza pascoli privati dove è impensabile mettere in atto misure
quali
recinzioni e mute di cani da guardiania perché le aziende non hanno la
possibilità di custodire piccole greggi o mandrie, avendo da fare il
fieno, da
gestire un piccolo agriturismo ecc. Senza contare l'industria dei
latticini (tutta Italia consuma yogurt sudtirolese) e il turismo che
vive su un paesaggio vivo e curato. Il più curato d’Italia. Ma tutto
ciò
rischia grosso con il lupo. Rischia troppo. Per questo la resistenza
politica e
sociale sarà
fortissima e trascinerà quella delle altre regioni (per fortuna i
prepotenti sono accecati dalla loro arroganza).
I
fasti di Wolf Alp in quel di Trento (che fanno seguito al
famigerato progetto Life Ursus e all’indesiderata
infiltrazione degli orsi trentini in Südtirol). l'opportunismo
ondivago della provincia e del PATT (che di tirolese ha poco, di talian
tanto), non possono che rinfocolare il motto Los von Trient e l’avversione dei
sudtirolesi per la provincia "cugina". Di fronte al papa della Chiesa
di Lupology (Boitani) e alla
sua badessa (Marucco), che hanno voluto celebrare trionfalisticamente a
Trento,
novelli Drusi, la conquista delle Alpi atesine (invece che nella loro
tana, nel
Parco delle Alpi Marittime), il Südtirol non poteva che manifestare il
proprio dissenso e attivarsi politicamente. La questione lupo si colora
quindi di
toni sempre più politici. C’era da scommetterlo. E le imminenti
elezioni provinciali a Trento e a Bolzano non aiutano i lupisti
che possono solo far perdere voti i partiti che si schierano dalla loro
parte della barricata.
Il Südtirol è un potenziale motore di un
fronte rurale europeo
Per
il
partito del lupo non sarà una passeggiata perché Bolzano è capace di
aggregare
altri territori È già stata prodotta una dichiarazione congiunta, per
chiedere un’ampia
zona
wolf free, tra le regioni alpine austriache e la Baviera in un’azione
anti
Ue e anti lupo.
Forte dell’appoggio della Commissione europea e di tutta la burocrazia
il
partito del lupo non vuole cedere in
tema di deroghe più ampie e di “aree libere da lupi”, non accettano
compromessi. ne va degli interessi vitali della lobby perché se il lupo
scendesse dal piedistallo di specia "particolarmente protetta" non solo
la forza di penetrazione della propaganda lupista perderebbe smalto ma,
ciò che più conta, non vi sarebbe più il canale privilegiato di accesso
ai fondi europei. Ma non cedere di un millimetro farà scoppiare la
pentola, (la bui, la bui e de boto la ven de fora, erta il motto dei moti contadini mantovani di fine Ottocento). La pentola a pressione è quella della Convenzione di Berna
e della collegata
Direttiva Habitat; una volta che una massa critica di stati chiederà la
loro
revisione sarà difficile resistere ancora epr decenni.
Non rimane altra strada. Chi si oppone alla
moltiplicazione dei
lupi, non può non chiedere e cercare di ottenere la retrocessione del
lupo da specie
super-protetta a semplice specie protetta (come la situazione delle
popolazioni
imporrebbe e il buon senso imporrebbero se il lupo non fosse un sacro
totem, una gallina dalle uova d'oro, un grimaldello per soggiogare le
comunità alpine in analogie alle legioni imperiali romane).
Il
lupo in pista a Folgaria, lo scorso inverno
restando
in Italia, le
“aperture” romane, sinora, prevedono solo –
utilizzando con la lesina le deroghe già previste a livello europeo -
la possibilità di
abbattimenti selettivi (simbolici) e, per venire incontro
alla
provincia di Trento (politicamente molto vicina al governo che ha
rassegnato le dimissioni qualche giorno fa), la possibilità (ma solo
per i forestali "autonomi")
di sparare
pallottole di gomma per dissuadere i lupi dall’avvicinarsi ai centri
abitati
(misura che la provincia autonoma ha chiesto di poter attuare dopo che
i
lupi sono apparsi sulle
piste da sci con i conseguenti rischi di perdita di giro d’affari
turistico). Di
fronte a
queste ridicole e contrastate concessioni non resta - va ribadito - che
puntare a una
revisione,
dopo mezzo secolo dalla Convenzione di Berna, imponendo di guardare in
faccia
alla realtà, a una situazione ribaltata: da lupo in via di estinzione
a lupo
dilagante e pastori in via di estinzione. Dovrebbero essere gli stessi
lupisti a proporlo. Ma non sono
intellettualmente onesti e per mantenere l’immagine “sacra” del lupo (e
foraggiare i loro business) rifiutano di prendere in esame la revisione
della
Convenzione. Sarebbe la fine del loro giocattolo.
Così
l’assessore
all’agricoltura della provincia autonoma di Bolzano, Schuler, ha
lanciato in
prima persona, a livello istituzionale, una petizione “contro il lupo”
che
chiede, senza troppi giri di parole: 1) di rivedere il quadro europeo
di
super-protezione del lupo; 2) di poter attuare, in forza
dell’autonomia, una
politica di controllo provinciale dello stesso tipo di quella attuata
in
Francia utilizzando le deroghe previste dalla Direttiva habitat e dalla
Convenzione di Berna. La petizione di Schuler è arrivata a 31 mila
firme. mentre a Trento chiedono pallottole di gomma a Bolzano - persone
serie - chiedono di usare il piombo, unica medicina efficace per
ridurre una pressione predatoria che può far saltare l'equilibrio
sociale ed economico di intere vallate.
Gli
animal-ambientalisti, visto il successo della petizione di Schuler, hanno
lanciato
subito da Trento una contro petizione, che fa leva sugli oliati canali
firmaioli
degli ambientalisti da salotto e ha superato le 40 mila firme (ma
quella sudtirolese
punta molto anche sulle firme cartacee e la battaglia è aperta).
Non temete: Wolf Alp continerà
Di fronte
alle prese di posizione della politica (specie sudtirolese), dalla
Convention wolfalpista di
Trento si solo levate - dopo le prese di posizione sudtirolesi - le
solite voci: “Un territorio non
può
decidere nulla, i lupi sono proprietà indisponibile dello stato,
l’Unione
Europea li considera come un suo patrimonio prioritario”. Si cerca,
come al
solito, di fare finta che la Costituzione italiana, ma anche gli stessi
Trattati
della Ue, anteponga il lupo ad ogni altro valore (proprietà, sicurezza,
libertà di vivere secondo costumi consolidati); si vuole
cercare di scoraggiare
la resistenza popolare mettendo avanti i trattati internazionali
(difficilmente
rivedibili, vero - lo fanno apposta - ma non sacri e immutabili). Si
vuole far capire che le popolazioni e le stesse rappresentanze
istituzionali democratiche non contano nulla e che cona solo la forza
della struttura
burocratica;
in una parola si vuole far capire che nojn c'è niente da fare contr un
muro di gomma, che gli allervatori e i montanari sono destinati a
sparire e gli ambientalisti, i lupi, il rewilding a tronfare. Ma così
facendo, associando la causa
del lupo a
quella dell’euroburocrazia, della governance autoritaria e
anti-democratica, dei trattati limitatori della
sovranità nazionale sempre
più invisi ai popoli d’Europa, i lupisti non si dimostrano lungimiranti. C'è
un onda in Europa che viene dall'Est e dalle Alpi che si sta
organizzando contro Bruxelles, le oligarchie eurocratiche, il duopolio
franco-tedesco che condanna il resto d'Europa allo stato di colonie.
Wolf
Alp avrà, come sempre, un sequel
Sempre
dalle
assise di Trento alla folta platea degli esperti del lupo sono arrivati
messaggi rassicuranti: “tranquilli non resterete disoccupati”. Oltre
agli
esorcismi contro chi osa “ribellarsi” ai diktat europei, contro chi
sogna un mondo con un minimo di libertà e democrazia, dove si possa
decidere a
livello di territori interessati se il lupo deve proliferare o meno,
dal palco
dell’auditorio
di Santa Chiara è arrivata la buona novella (per il partito del lupo)
che la Commissione Europea prevede un aumento di budget del
10% per i progetti Life dedicati
alla biodiversità. E siccome per assioma dogmatico insindacabile lupo = biodiversità... A
confermare che la burocrazia (a Trento, ma ci prova anche a Bolzano)
comanda, e che gli assessori (almeno a
Trento) sono
dei burattini, Luca Pedrotti, biologo referente scientifico del Settore
Grandi carnivori
della provincia di Trento ha proclamato dalla tribuna che tutti
riconoscono il valore della rete di esperti, stakeholders, analisti e
istituzioni che si è creata sulle Alpi "intorno a questa splendida
complessità chiamata lupo". Proprio tutti
no. E il Pedrotti dovrebbe avere il coraggio di ripete le sue
affermazioni non davanti ai suoi simili, ma a una platea di pastori e
di allevatori. Gli farebbero vedere con il sangue e la carne dei
loro animali, con la testimonianza dell'aumento della fatica del lavoro
di apstore e allevatore quanto è splendida la realtà del lupo. Ma per
questa gente quello che pensano gli allevatori
(tranne
quei pochi degeneri che per un piatto di lenticchie si sono prostituiti
a Wolf
Alp) non
conta nulla. Sta agli allevatori farglielo capire. Con le buone o con
le
cattive.
Piemonte,
quest'inverno: numerose le segnalazioni di lupi nei paesi. In
forte calo la loro "atavica paura dell'uomo" agitata dei lupisti come
sedativo
Si
tratta, per gli allevatori, di fare un sacrifico per difendere il futuro delle famiglie di
montagna, dello stesso territorio come lo conosciamo da secoli e
millenni.
Mentre l’esercito degli “esperti del lupo” è pagato per partecipare ai
convegni, fare propaganda, organizzare le strategie lupiste, gli
allevatori che
- per mantenere la famiglia - si alzano a mungere alle 4 del mattino e
sgobbano tutto il giorno, fanno fatica
a partecipare a riunioni di paese o di zona, figuriamoci a convention
nazionali. Così coordinare una risposta è complicato.
Dalla loro parte gli allevatori hanno però
l’appoggio
dei territori e di una parte, ancora minoritaria ma in crescita, della
stessa
opinione pubblica delle città. Come dimostra l'adesione anche alla
denuncia della pastora delle valli di Cuneo, Anna Arneodo, che ha
affidato a Ruralpini il suo amaro sfogo contro i lupisti
Ci uccidete senza sporcarvi le mani
. La denuncia, atto puramente morale, della Arneodo, ha supertato 17
mila condivisioni su facebook senza l'appoggio di nessuna
organizzazione o istituzione. Sono risorse importanti che, unite alla
consapevolezza di difendere dei sacrosanti diritti (contro l’egoismo
sociale e i
privilegi di espertoburocrazie e lobby) , posso aiutare a far crescere
un
vasto
movimento popolare. L’entrata delle Alpi orientali nel girone
infernale del lupo, da
questo punto di vista, consente di dare più visibilità ad una battaglia
che, fin
che confinata al centro Italia e alle stesse Alpi occidentali,
rischiava di essere
scarsamente visibile. Per questo la “conquista delle Alpi orientali” da
parte
del partito del lupo sarà, molto probabilmente, una vittoria di Pirro.
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