La
Centuria viene a realizzare il suo progetto eolico a
cavallo di due provincie dove la Lega ha il 42% dei
voti (Sondrio) e il 35% (Bergamo). Ma lo sanno che il
Passo di San Marco è il passo degli alpeggi del
Bitto e che il Bitto è il formaggio dei celti?
Ettore
Pietro Pirovano. Presidente della Provincia di Bergamo.
E' decisamente contro il Parco eolico al Passo di San
Marco.
Patrizio
Del Nero. Già sindaco di Albaredo per San Marco
(ora è ass. al bilancio perché non poteva
ricandidarsi ulteriormente). E' presidente del
Consiglio Provinciale in quota Pdl e Direttore
del Multiconsorzio delle Dop e Igp (Bitto e Casera,
Vini, Bresaola brasilera, pardon IGT ""Valtellina"").
Proviene dal Pci dove ha ricoperto la carica di segretario
della federazione provinciale. E' stato anche un fautore
del Bitto storico e del Presidio Slow food salvo poi
passare dall'altra sponda (quella dei caseifici industriali
e della Dop).
Il
Parco eolico dovrebbe sorgere sul territorio di Albaredo
per San Marco e, in parte, di Bema. Senza il via dei
due comuni delle Valli del Bitto nulla si sarebbe messo
in moto. A Bema è 'notabile' Silvano Passamonti
ex sindaco e Presidente della Comunità Montana,
inquisito per storie di lavori pubblici nel suo comune
(ci sono di mezzo anche dei leghisti). Intanto va avanti
a Bema una costosa strada di dubbia utilità.
Molti e imponenti (in proporzione alle dimensioni del
paese) i lavori pubblici anche ad Albaredo. Politiche
del cemento e degli appalti che anche quando condotte
senza illeciti portano poco beneficio alla montagna
ma alimentano 'filiere' politico-imprenditoriali.
A
fine agosto si svolge raduno a Cà San Marco divenuto
una tradizione del movimento
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(02.04.10) Si estende il fronte dell'opposizione al progetto di
Parco (sic) eolico al Passo di San Marco tra la bergamasca
e la Valtellina. Compatto il fronte del NO a Bergamo,
aumentano le prese di posizione anche sul versante valtellinese
Si solleva il vento
... dell'opposizione
Stop di due mesi al
progetto
di Michele Corti
A Bergamo
sono contrari il presidente della provincia, l'assessore
all'ambiente, il Parco delle Orobie bergamasche, 30
comuni guidati da quello di Averara, il Cai e le associazioni
ambientaliste. In Valtellina dopo il no di Legambiente
è arrivata anche una dura presa posizione del
WWF. Intanto la conferenza di servizi a Sondrio stabilisce
uno stop di due mesi. Difficile pensare che la Provincia
di Sondrio con la Lega a oltre il 40% dei voti possa
accettare un progetto che deturpa un luogo-simbolo del
movimento
La
poca trasparenza sul numero, sulla collocazione, sull'altezza
delle pale non è solo un fatto che mette in allarme
chi si oppone al progetto ma un elemento che caratterizza
un iter confuso del medesimo. Uno dei motivi per cui
la Conferenza dei servizi, riunita a Sondrio il 26 aprile
scorso, ha bloccato temporaneante il progetto è
legato infatti all'ambiguità dei ridimensionamenti e
ad un capannone alto 9 (nove) m spuntato fuori dal niente.
Sull'altezza delle pale si gioca una vera commedia.
Sono state abbassate a 50 m, riportava la stampa locale
valtellinese, come richiesto da chi chiede un ridimensionamento..
Che presa per i fondelli! Il ridimensionamento dell'altezza
delle pale era solo dovuto al fatto che non si considerava
l'altezza del rotore. Le torri sono alte 55 m più
il rotore del diametro di 60 m fa 85 m. Chi si affanna
ad apparire come coloro che vogliono tutelare il paesaggio
e la Via Prilula sono gli ex-sindaci di Albaredo per
San Marco e Bema, comuni sul territorio dei quali deovrebbe
sorgere l'assurdo progetto. Enrambi sono ex avendo ricoperto
la carica di sindaco dei rispettivi comuni oltre la
possibilità di ricandidatura ma sono notabili
influenti stile 'prima repubblica'. L'ex sindaco di
Albaredo, Patrizio Del Nero (che rimane assessore
al bilancio) è Presidente del Consiglio Provinciale
e Direttore del Multiconsorzio delle Dop e IGP valtellinesi.
Silvano Passamonti ex-sindaco di Bema è
Presidente della Comunità Montana.
Senza
il loro ok il progetto non sarebbe mai decollato. Ora,
tramite i media locali molto solerti nel riportare il
punto di vista dei due personaggi si affannano a dichiarare
che 'la Via Priula non verrà compromessa perché
abbiamo chiesto di spostare le pale' e che 'l'impatto
visivo sarà minimo, si vedrà solo dagli
immediati dintorni del passo perché le pale saranno
nascoste da un costone'. Ma quale costone? Dal progetto
esposto in provincia si vede che 3 pale sorgono nella
piana prossima al passo, dove pascola il bestiame (nessuno
ne ha parlato ancora ma pare che ci sia un notevole
disturbo da parte delle pale anche per gli animali al
pascolo).
Per la
Lega di Sondrio è imbarazzante non schierarsi
contro un progetto caldeggiato dai sopracitati notabili
del Pdl ma che vede schierata contro la provincia di
Bergamo a cominciare dal presidente leghista Pirovano.
Tra l'altro la società che sta portando avanti
il progetto ha un nome che è tutto un programma:
Centuria e anche se ha sede a Seveso (Brianza) è
costituita da personaggi con interessi in sicilia, calabria
e sardegna con precedenti
nell'immobiliarismo e nelle comunicazioni ma anche
nel commercio ambulante e nell'edilizia.
Una società con 10.000€ di capitale (il minimo)
e una situazione
finanziaria tutt'altro che solida che, come altre, si
è improvvisata nel business delle rinnovabili
selvagge in forza delle forti incentivazioni che attirano
forze speculative (nazionali ed internazionali).
Il
Vento sta cambiando
Passata
l'ubriacatura sono in molti che si stanno accorgendo
della pericolosità delle rinnovabili selvagge
con la proliferazione di impianti sulle coste e nel
mare, con le spiagge devastate e gli uliveti secolari
espiantati per fare posto al fotovoltaico. Con le autorizzazioni
ottenute e poi cedute con ingiustificati alti profitti
(è quello che farà anche la Centuria)
alle società elettriche spinte a produrre o comprare
energia 'pulita'.
Le
organizzaioni ambientaliste prima a livello locale poi,
pian piano, anche a quello nazionale si stanno accorgendo
che è le 'rinnovabili' selvagge rappresentano
una pesante strumentalizzazione di giuste istanze ecologiche con
rischio di gravi impatti ambientali e paesaggistici.
Con il rischio di pale che funzioneranno poco o niente
e poi resteranno lì a marcire (in Italia ci sono
già dei cimiteri degli elefanti dell'eolico).
Non c'è più solo l'estroverso Sgarbi a
guidare la crociata contro le pale eoliche. Anche Vendola
sta mettendo un alt all'eolico selvaggio.
E
sarebbe un'assurdità se, nel mentre si sta adottando
un atteggiamento più ponderato nel Mezzogiorno
(dove il vento tira di più), si desse il via
all'eolico alpino. Il Passo di San Marco va visto
come una 'cavia' e va salvaguardato anche per evitare
che Centuria o altre società del genere mettano
gli occhi su altri passi, altre montagna.
Anche
la Valtellina di muove
Mentre
a Bergamo l'opposizione è amplissima in Valtellina
c'è ancora un po' di timidezza a schierarsi apertamente
contro il progetto. L'ha già fatto Legambiente.
Lo ha fatto, il 20 aprile, anche il WWF (vedi comunicato
qui sotto). Altre associazioni: Pro Loco Albaredo, Amamont,
Cai, Quaderni valtellinesi devono ufficializzare una
posizione che si sa già essere apertamente contraria.
Un ampio pronunciamento della 'società civile'
farebbe definitivamente spostare la Provincia dalla
parte del NO e per il progetto sarebbe la fine anche
perché, se il ridimensionamento imposto fosser
reale, la convenienza del medesimo e della futura
gestione dell'impianto sarebbero compromesse.
Quanto
alla Lega che ha fatto di Cà San Marco un simbolo
e una sede dei suoi raduni si fa proprio fatica a capire
come non abbia stoppato prima il progetto.
Comunicato WWF Valtellina e Valchiavenna contro Parco eolico a San Marco:
'C'è Parco e Parco'
(20.04.10)
Comunicato WWF Valtellina e Valchiavenna contro Parco eolico a San Marco
A Presidente Provincia,
Al Presidente Parco Orobie Valtellinesi, Al Presidente Comunità Montana Valtellina di Morbegno,
Al sindaco di Albaredo, Al sindaco di Bema, A Istituto Superiore Protezione Ricerca (già INFS),
Agli organi di informazione
C’ E’ PARCO E PARCO
La richiesta della società Centuria di Milano di piazzare prima 6, poi ridimensionate a 4, pale eoliche che svetteranno di 100 metri sul crinale delle montagna potrebbe essere l’inizio di una nuova colonizzazione del territorio e delle popolazioni valtellinesi. Dopo
- il blocco delle captazioni selvagge ai corsi d’acqua, ma ormai lo sfruttamento di torrenti e fiumi ha toccato negli anni quasi il 90% delle nostre acqua, per produrre intorno al 12/ 15% dell’energia elettrica a livello nazionale, dopo - l’approvazione del PTCP che dovrebbe regimare il prossimo sviluppo del territorio della provincia, ma ormai il fondo valle è una crosta quasi ininterrotta di asfalto e cemento, costellata da centinaia di capannoni, immersi in un tessuto urbanizzato caotico e dissonante,
il libero mercato ci riserva un nuovo, favoloso intervento di ENERGIA PULITA, questa volta di ENERGIA EOLICA, dopo i nefasti prodotti in Valtellina e Valchiavenna dallo sfruttamento di un’ altra energia considerata pulita; l’ ENERGIA IDROELETTRICA. Come i passati amministratori hanno svenduto le nostre acque per un pugno di promesse, belle parole e 4 lire, quelli attuali si apprestano a svendere territorio, paesaggio, l’aria stessa per un pugno di euro, rispetto alle parole e alle false promesse dovrebbero essere vaccinati….. La terra, l’acqua, l’aria sono BENI COMUNI INDIVISIBILI, non possono e non devono essere svenduti e comprati alla stregua di una qualsiasi merce, non possono essere il profitto e l’arricchimento individuale di poche persone LA MISURA DI TUTTE LE COSE !
LO SFRUTTAMENTO EOLICO DEL PASSO SAN MARCO
È possibile solo grazie ai generosi aiuti pubblici e ad una legislazione regionale che permette la costruzione di impianti di cosiddetta energia pulita anche nelle aree protette, come è quella del passo. E’ il famigerato Cip 6, varato dal governo in carica nel 1992 con le lodevoli intenzioni di facilitare la liberalizzazione energetica ed incentivare lo sviluppo di alternative al tuttopetrolio, il grimaldello dell’Operazione san Marco. La Società Centuria, e tutte quelle che verranno, se non riusciremo a fermare l’invasione, potranno avvalersi, oltre che di una normativa regionale iperpermissiva:
-dell’acquisizione di certificati verdi ogni 50 Mwh di energia prodotta da vendere sul libero mercato dell’energia a produttori di tipo tradizionale (inquinante) che per legge ne devono produrre anche una parte di pulita, -in alternativa a finanziamenti a fondo perso o a tariffe particolarmente agevolate, - all’anticipo dei pagamenti dei certificati da parte del Gestore nazionale (Terna) sulla base di stime presunte di produzione, somme difficilmente recuperabili qualora l’azienda fallisse, -a una incentivazione economica di 15 ANNI, facilmente prolungabile fino al raddoppio, qualora gli impianti dovessero subire manutenzioni, migliorie, riparazioni… -della vendita assicurata ed immediata dell’energia prodotta, anche se il Gestore nazionale non ne avesse bisogno per il funzionamento della rete elettrica, eventuali diseconomie sono a carico della bolletta di noi utenti, -ad un pagamento del chilowattora garantito e fissato per legge ogni anno, al riparo da crisi, oscillazione dei prezzi, concorrenza interna ed estera… -alla gratuità delle infrastrutture di collegamento dell’impianto alla rete di distribuzione, le spese sono a carico di Terna, cioè nostre… -dello “status” di opera di pubblica utilità, con la possibilità di chiedere l’esproprio di terreni necessari all’impianto, qualora non venisse raggiunto l’accordo con il proprietario dell’area
Se il meccanismo filerà liscio, entro alcuni mesi camion dalla lunghezza di 34 metri risaliranno da Morbegno ad Albaredo per dare inizio ai lavori e portare in loco materiali e strutture NO • per l’impatto visivo e paesaggistico, • per i danni che apporterà all’avifauna di passo:
Il Passo di San Marco è proprio il posto sbagliato Il Passo di San Marco, tra la Valtellina e la Valbrembana rappresenta un punto di passaggio obbligato sulle rotte migratorie per il quale transitano tordi, cesene, fringuelli e diversi rapaci diurni e notturni. Sulla base di questa considerazione, è stata istituita una ZPS (zone di protezione speciale istituite ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE) . Va peraltro precisato che tale istituto non fa che rafforzare, in considerazione dell'importanza particolare del valico in questione, la previsione normativa della Legge regionale sulla caccia (n. 26 del 16.08.1993) che stabilisce (art. 3 )che:
La caccia è vietata su tutti i valichi montani interessati dalle rotte di migrazione dell' avifauna, nel raggio di mille metri dagli stessi; i valichi devono essere individuati nei piani di cui ai precedenti artt. 12 e 14 devono essere indicati nei calendari venatori.
Sarebbe assurdo tutelare per tali motivi un'area e poi piazzarvi delle gigantesche pale eoliche che, attraverso l'impatto diretto, i vortici, il rumore, provocherebbero nel breve-medio periodo gravi perdite tra gli uccelli ma, soprattutto, nel lungo periodo determinerebbero l'abbandono del passaggio. Data la configurazione dei passi alpini e le correnti, infatti, non vi è la possibilità - come per siti più aperti - di 'schivare' le pale deviando leggermente la rotta. Le pale sono collocate dove il vento spira più forte e dove le correnti d'aria sospingono gli stormi. Gli ornitologi sulla base di queste considerazioni chiedono una fascia di rispetto di 5 km intorno alle ZPS istituite a protezione dell'avifauna migratoria.
Ma come le fanno le VIA?
Rispetto alle considerazioni che valgono in generale per i siti che rappresentano passaggi obbligati nel caso dei valichi alpini valgono specifiche considerazioni che valgono a rafforzare la loro inconpatibilità - in caso di coincidenza con rotte migratorie di avifauna - con la installazione di impianti eolici. Va sottolineato che la scarsa visibilità - frequente specie nel periodo autunnale - aumenta considerevolmente i problemi. C'è n'è abbastanza per capire che il Passo di San Marco (già deturpato da tralicci e cavi delle linee ad alta tensione, altro elemento di disturbo per gli uccelli) è un sito incompatibile con la presenza di maxi-pale eoliche. 'Compromessi' quali il fermo delle pale nel periodo migratorio o in condizioni di scarsa visibilità determinerebbero un forte abbassamento della resa dell'impianto. Il tutto per 6 miseri MW installati che vanno confrontati con la miriade di 'piccoli' impianti eolici, fotovoltaici e a biomasse da 1MW che stanno per essere installati in Lombardia. Il contributo del 'Parco eolico' è veramente ridicolo ed è veramente incredibile che abbia già ottenuto il VIA (valutazione di impatto ambientale) dalla Regione Lombardia. Ma come valutano? Casi come questo inducono a ritenere che questa ed altre forme di 'valutazione ambientale' siano solo la 'foglia di fico' che copre con paroloni e fiumi di relazioni di esperti profumatamente pagati quello che il buon senso non impiegherebbe molto a stabilire. (estratto del documento approvato dagli Ornitologi italiani riuniti a Sabaudia –LT- il 23/12 2009)
• per il pesante impatto che deriverà per le modifiche ambientali apportate dai cantieri, le strade di accesso e collegamento… • per il modesto apporto energetico rispetto ai danni che ne deriveranno,
SI
al PARCO DEGLI ALPEGGI al PIANO PROVINCIALE PER LE ENERGIE PULITE
Per il POPOLOVIOLA di Sondrio Referente: Edi Simonini
Per il WWF Valtellina Valchiavenna Presidente: Vaninetti William
Morbegno 20.4.2010
Orobie vive,
contro le pale: 'Mettereste sulle Tre Cime di Lavaredo una batteria di pale eoliche? '
"Mettereste sulle Tre Cime di Lavaredo una batteria di pale eoliche? Appoggereste al colonnato di piazza S. Pietro una bella serie di pannelli fotovoltaici?"
"No al parco eolico al Passo San Marco"
Il coordinamento Orobioevive, (Flora Alpina Bergamasca, LEGAMBIENTE, MOUNTAIN WILDERNESS, SERIANA AMBIENTE, WWF, ITALIA NOSTRA, Serio
Vivo, Museo Civico di Scienze Naturali, Gente di Montagna, CIPRA, Orto
Botanico di Bergamo, Cai Brignano Gera d'Adda, Cai
Lodi ecc.) favorevole allo sfruttamento delle fonti di energia pulita, ritiene tuttavia che il “Parco eolico” da realizzare al Passo di San Marco sia un’impresa controproducente rispetto ai presunti vantaggi economici perché gravemente dannosa sul piano paesaggistico. Mettereste sulle Tre Cime di Lavaredo una batteria di pale eoliche? Appoggereste al colonnato di piazza S. Pietro una bella serie di pannelli fotovoltaici? Le esigenze di sviluppo devono avere sempre e comunque la meglio sul rispetto dei luoghi e della loro irripetibilità? Il Passo di San Marco è uno dei più bei passi della Lombardia; secondo solo al Gavia per imponenza e bellezza dei paesaggi. Considerati i numerosi alpeggi raggiungibili dal Passo, tra i quali alcuni di proprietà della Regione, è un elemento chiave per un turismo “interno” basato sulla valorizzazione delle vallate orobiche e sul collegamento che mette in circuito Valtellina e Orobie bergamasche. Disincentivando un turismo di prossimità (ma non di scarsa qualità) che trova sul territorio - a breve distanza - elementi di attrattiva e interesse, quanta energia si disperde in carburanti per viaggi lontani? Di certo molta, più di quella che possono produrre 4 (di numero) pale eoliche, per installare una capacità di 6 MW (si pensi che i piccoli impianti a biogas delle aziende zootecniche della Bassa arrivano a 1 MW). Ci si chiede se tale capacità produttiva giustifichi la deturpazione. I Comuni di Albaredo e Bema, poco sensibili ai valori storici, ambientali, paesistici e, verrebbe da dire, assetati di denaro, sono favorevoli: il danno al turismo è dilazionato e riguarda le amministrazioni future; loro intanto incassano. Questa vicenda deve rappresentare anche l’occasione per riflettere su un modello di sviluppo che da tempo ha messo drammaticamente in conflitto pianura e montagna, con esiti destinati a pesare sulla vita delle popolazioni e sul fragile territorio alpino. Scelte dissennate di politica economica operate negli ultimi decenni hanno concretizzato una disordinata conurbazione che sempre più cinge d’assedio una delle aree di maggior valore ambientale nel mondo: le Alpi. Il cosiddetto sviluppo si è palesato come una proliferazione incontrollata di tessuto urbano indifferenziato, che ormai ha disgregato completamente la struttura socio-ambientale del territorio dell’alta pianura e, penetrato già ampiamente nei fondovalle, minaccia il cuore delle Alpi. La conurbazione padana ha prelevato risorse umane e ambientali dalle “terre alte”, impoverendole progressivamente fino al punto di privarle della memoria. La sostanza della rapina è fatta di acqua, suolo, energia e uomini. Per l’acqua si assiste alla captazione di sorgenti poste sempre più in alto, fino allo sfinimento degli ecosistemi, senza neppure valutare le conseguenze che avranno per la stessa economia della pianura i periodi di siccità previsti dalle fluttuazioni climatiche e già verificatisi negli ultimi due decenni. Dagli anni Venti del secolo scorso intere valli alpine, con i loro pascoli, hanno fatto posto a bacini artificiali e centrali idroelettriche. La perdita del valore economico dei suoli, in precedenza utilizzati dalle popolazioni per le attività tradizionali, è stata per qualche decennio compensata dall’assunzione di personale locale nelle aziende elettriche gestrici. Poi il controllo centralizzato dell’energia idroelettrica ha tolto, senza alcuna opposizione da parte della politica locale, la compensazione una volta pattuita, lasciando le popolazioni locali, ormai impoverite anche della propria cultura tradizionale, con gravi problemi di sopravvivenza. Lo spopolamento dalle montagne e l’abbandono del territorio a se stesso sono state le conseguenze più gravi di questa deriva. La risposta data dai politici locali ai problemi di sopravvivenza è stata la riproduzione dei meccanismi che hanno generato gli stessi problemi: negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a un processo di caotica urbanizzazione in ambito alpino, per favorire un turismo selvaggio come proposta di fuga dall’alienazione delle aree urbane sempre più invivibili. Ora la pianura chiede alla montagna di rinunciare a quella che è forse l’ultima sua risorsa: la bellezza del paesaggio, per produrre una piccola quantità di energia “verde”. In realtà, la società energivora non intende nemmeno affrontare i problemi che la caratterizzano, a cominciare dall’insostenibile livello degli sprechi di energia. Per questa ragione innanzitutto, e affinché le Orobie vivano, ci opponiamo a tutto ciò che rappresenta un tentativo di eludere i veri problemi che la follia di uno sviluppo incontrollato ha generato nel proprio interno e i cui costi intende scaricare, ancora una volta, all’esterno. Non vedendo in che modo la distruzione del paesaggio possa rappresentare un bene per le popolazioni, locali (e non solo) il coordinamento appoggia incondizionatamente la lotta dei resistenti contro il progettato “Parco Eolico” al Passo di San Marco.
Coordinamento permanente “Orobievive”
Venerdi 23 Aprile 2010
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