L'articolo
allarmistico de La Stampa del 01.0310:
'Non
bevete latte crudo è pericoloso per la salute'
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.Latte crudo.
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(03.03.10)
Contro il latte crudo nuovi attacchi all'arma bianca.
Se fosse pericoloso per la salute sarebbe stata vietata
la vendita, ma se è consentita e se i controlli previsti
sono idonei a tutelare la salute è lecito denigrare
un prodotto spargendo allarme nell'opinione pubblica?
Latte crudo: basta
terrorismo!
Pubblichiamo la lettera
aperta del Dr. Fausto Cavalli in risposta alle gravi
affermazioni contenute nell'articolo pubblicato da La
Stampa il 1° marzo. Osservando che se, in
Italia ma anche altrove, si critica l'industria
alimentare sollevando dubbi sulla qualità e sicurezza
degli alimenti industriali è facile incorre in querele
e richieste milionarie di 'danni di immagine'; se, invece, si
distrugge l'immagine e la reputazione di centinaia di
aziende agricole mettendole in crisi non succede nulla
Egregi
Signori,
in Italia esiste una
cattiva abitudine, quella di infangare le iniziative più pulite, soprattutto
quando partono dal basso, dalla gente comune, o da umili agricoltori. Essendo
poi il latte per definizione bianco, è molto facile sporcarlo, soprattutto
quando, come quello crudo, è ben più bianco e puro di quello industriale. Ma
veniamo ai fatti: in un recente articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa, si legge sin dal titolo quale
approccio comunicativo si vuole imporre nei confronti del latte crudo: “Non bevete latte crudo, è rischioso per la salute”.
Il pezzo, firmato da Marco Accossato, riprenderebbe, il condizionale è
d’obbligo, affermazioni da parte della dottoressa Maria Caramelli, direttore
sanitario dell’Istituto Zooprofilattico di Torino, in merito alla sicurezza nei
confronti del consumo di latte crudo. Le parole riportate nell’articolo sono da
terrorismo mediatico, probabilmente perseguibile per legge: “Non bevete latte crudo: la moda dei cibi
non cotti, a basso costo, propagandati come “ritorno alla natura” può essere
molto pericolosa”, oppure : “Anche la
procura, a ottobre, ha aperto - su ordine del pm Raffaele Guariniello -
un’inchiesta sul rispetto delle norme emanate dal ministero a tutela degli
italiani. Contestazioni, su questo fronte, non ci sarebbero”, e poi
aggiunge: “in quattordici aziende sono
state individuate nei campioni tracce di Staffilococco aureo, una delle specie
batteriche più diffuse e pericolose che ha oltretutto già sviluppato un ceppo
resistente all’antibiotico tradizionalmente usato per debellarlo” ; “Se da
decenni il latte si cuoce «un motivo ci sarà - dice la Caramelli -: il mito del
prodotto “crudo e genuino” sta facendo dimenticare i possibili risvolti
negativi». Di fronte a questo sfacelo dell’informazione e di una evidente
colpevole incompetenza da parte di un presunto esperto, la dottoressa Caramelli
, e da parte dell’articolista, non rimane che ribattere punto su punto, con la
consapevolezza che purtroppo il danno, come al solito, è stato già fatto!
Cara dottoressa
Caramelli, la ricerca del basso costo, deve sapere, è data non tanto da un
risparmio fine a se stesso, ma da prezzi praticati dall’Industria alimentare e
soprattutto dalla GDO (Grande distribuzione organizzata, cioè catene
commerciali) scandalosamente elevati; evidentemente Lei non sa che il prezzo
pagato all’allevatore per un normale latte destinato alla pastorizzazione per
latte alimentare è di € 0,30 al litro, quando noi consumatori lo paghiamo
mediamente € 1,50. Si aggiunga che lo stesso latte, ad esempio in Germania, è
pagato all’allevatore più o meno allo stesso prezzo che in Italia, ma è venduto
al consumatore tedesco a circa € 0,65. Mi pare che tale fenomeno sia qualche
cosa di più di una semplice moda, non Le pare ?
A proposito di pericolosità:
Lei sa che il latte crudo, additato poco più di un anno fa, come il nemico
pubblico numero uno e più pericoloso perfino delle sigarette, è stato accusato
di essere la causa di solo 10 casi in due anni in Italia di tossinfezione
alimentare (SEU); di alcuni di questi 10 casi, Le riporto, per Sua informazione
e a titolo di esempio, quanto ha scritto la Regione Lombardia
a questo proposito al Ministero della Salute: “..i Servizi Sanitari delle ASL
coinvolte non sono stati mai informati dell’evento e quindi non si capisce come
sia stato possibile, senza un’indagine epidemiologica presso le aziende di
produzione collegare i casi di SEU al latte crudo”. Sin aggiunga che per gli
altri casi sia emerso da tempo una notevole inconsistenza della correlazione: mi
riferisco al caso avvenuto a Bolzano, dove non esistono distributori di latte
crudo, o a quello di Rimini dove l’ASL di competenza ha negato ogni addebito,
oppure a quello di Verona, dove l’allevatore è stato del tutto scagionato. Ma
allora, mi può spiegare cortesemente a quale “grave pericolo” va incontro il
consumatore che beve latte crudo prelevato dai distributori automatici ?
In merito alla denuncia
di eventuali indagini a evidenza della presunta pericolosità, si capisce che la
notizia è di per sé una “non notizia” posta ad arte per amplificare l’effetto
paura; infatti si dice anche che in
realtà dalle indagini non sono scaturite contestazioni. Ma allora, caro Marco
Accossato, perché scriverlo ?
Sullo Staffilococco aureo
poi si mostra vera ignoranza, pericolosa
soprattutto se da persona che dovrebbe essere competente: sarebbe talmente
pericoloso, che non compare nell’elenco dei patogeni previsto dalla Unione
Europea ed inoltre ne è perfino consentito e tollerato un certo quantitativo
nel latte crudo. Si perché in realtà non è un patogeno, ma queste cose dovrebbe
saperle! Si pensi che il limite imposto per legge è identico a quello per il
latte destinato all’Industria. Il motivo è semplice, oltre una determinata
soglia, cento volte superiore a quella di legge, le eventuali tossine prodotte
dallo Staffilococco possono essere dannose per l’uomo. Pertanto, non essendo le
tossine in alcun modo eliminate dalla pastorizzazione, possono passare
tranquillamente al Suo ben amato latte pastorizzato che si compera al
supermercato !
Una volta il latte si faceva
bollire perché, ad esempio, non lo si poteva conservare al freddo, non
esistendo a quel tempo i frigoriferi. Inoltre la mungitura avveniva a mano ed
in condizioni igieniche molto peggiori di adesso; gentile dottoressa, se
frequentasse un po’ di più gli allevamenti scoprirebbe che la mungitura avviene
con delle macchine che aspirano il latte dalla mammella e lo mandano, dopo
filtrazione, in un contenitore in acciaio refrigerato a 4 gradi. Senza contare
che allora erano diffuse malattie pericolose per l’uomo (es. tubercolosi), che
oggi sono quasi inesistenti e comunque
sotto stretto controllo per la produzione di latte crudo.
Nel complesso il senso
dell’articolo è sconcertante e dimostra il vero fine di tutte queste
affermazioni diffamatorie: fare chiudere definitivamente i distributori di
latte crudo, per il semplice motivo che danno fastidio a Chi lucra alle spalle
di noi consumatori e sfrutta il duro lavoro di chi produce realmente questi
alimenti. E’ scandaloso che un autorevole rappresentante di un importante
Istituto di ricerca si presti a esternare su di un Giornale di tiratura
nazionale, affermazioni del tutto discutibili, false, esagerate e tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico. Per
fortuna, nonostante tutta questa vile campagna mediatica contro il consumo di
latte crudo, la vendita diretta e la ricerca da parte di noi consumatori di una
maggiore autenticità, sono in numero
sempre maggiore quanti si fidano ad acquistare il cibo direttamente dall’agricoltore,
piuttosto che comprarlo al supermercato solo perché lo dice la televisione o lo
scrive un incompetente giornalista spinto da fini per lo meno poco chiari.
P.S: dal Codice penale
Art.656
- Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose,
atte a turbare l'ordine pubblico -
Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le
quali possa essere turbato l'ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce
un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire
seicentomila.
Art.661
- Abuso della credulità popolare –
Chiunque, pubblicamente
cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità
popolare è punito, se dal fatto può derivare un turbamento dell'ordine
pubblico, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire due
milioni.
Brescia, 2/03/2010 Fausto
Cavalli - info@bevilatte.it
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