(07.03.10)
Alpeggi affittati a canoni elevati ad allevatori di
pianura cui interessa solo l''ettaraggio' per non perdere
contributi (o non 'sforare' i limiti della 'direttiva
nitrati')
All'Alpe Madri di
Dosso Liro (alto Lario occ.) una 'guerra tra poveri'
innescata dalla speculazioni sui 'pascoli di carta'
Nella vicenda coinvolta
la famiglia che caricava l'alpeggio da decenni e un
giovane pastore transumante cui è stato offerto di 'mangiare'
il pascolo ma che ha subito il boicottaggio degli allevatori
ovicaprini locali. Con danni per entrambe le parti
La
foto qui sotto
ritrae alcuni membri della famiglia Bassi di Dosso Liro
(CO) e un ... intruso (come lui stesso si è definito)
ovvero Pierfranco Mastalli che mi ha
inviato la foto. Mastalli è un appassionato
cultore di storie della montagna Lariana (emigrazione,
'sfrosatori', culto di San Lucio patrono degli alpeggi)
ed è particolarmente legato a questa zona dell'Alto
Lario. Mi ha mandato la foto dopo aver saputo che conoscevo
bene il Dosso, i Bassi e ... le loro capre Verzaschesi.
Negli anni '90 per due stagioni di seguito mi sono recato
spesso presso la stalla dei Bassi per delle prove sull'alimentazione
delle capre. All'inizio della primavera la strada
era ancora bloccata dalla neve e bisognava fare un discreto
pezzo a piedi.
La
famiglia Bassi e Pierfranco Mastalli alla cascina dell'Alpe
Madri
Valeva
la pena, però, perché si trattava (e si tratta)
di una realtà d'allevamento che più montano non si può.
La stalla è sita a oltre 1.000 m in località Prato
Naro, un 'monte' (come si definiscono i maggenghi lariani)
che sovrasta il villaggio (quota 680 m) e che in inverno
restava deserto. Qui i Bassi hanno realizzato una stalla
capiente per le capre e, successivamente, anche l'agriturismo
'La vecchia cascina' che ha integrato l'attività di
produzione zootecnica. L'azienda come poche altre si
è mantenuta fedele al modello della 'transumanza verticale'.
Da Prato Naro in tarda primavera si sale a Piaghedo un
altro 'monte' ad oltre 1.300 m dove la famiglia ha altre cascine
di proprietà e a giugno inoltrato ci si traferiva nell'alta
valle del Dosso, all'alpe del Comune (Alpe Madri).
Fino al 2008, anno cui si riferisce la foto.
Le
capre dei Bassi a Piaghedo (foto P.Mastalli)
I
Bassi, oltre a mantenere viva la tradizione del trasferimento
da un 'monte' all'altro e dai 'monti' all'alpeggio,
rappresentano un raro esempio di famiglia patriarcale.
Mario (a destra) ha 5 figli di cui 3 impegnati totalmente
o prevalentemente in azienda, tra stalle e agriturismo (Matteo,
Luca e Armida). Ma anche gli altri, compreso il più
piccolo (nella foto con gli occhiali), non si tirano
indietro quando serve una mano. La famiglia comprende
anche il fratello non sposato, Luciano (nella
foto tra i nipoti). Grazie ad un capitale umano
così consistente si allevavano (fino al 2008) oltre
100 capre di razza Nera di Verzasca e 10
vacche da latte. Più i maiali. Più l'agriturismo con
ristorazione e 10 posti letto (è un agriturismo 'in
famiglia', contadino).
Il
latte viene trasformato sul posto prevalentemente in
formaggi misti, più caprini presamici 'puri' e, fiore
all'occhiello dell'azienda, la 'vera' Semüda
del Doss. Sulla Semüda è in atto la solita
operazione di starndardizzazione, snaturamento della
tradizione e replica' industriale che vede fieramente
contrari i piccoli produttori della zona come i Bassi;
ci torneremo.
L'alpeggio
per l'azienda Bassi ha rappresentato sino ad oggi un
elemento cardine della strategia aziendale; caricandolo
da decenni i Bassi pensavano che il Comune non si sarebbe
mai sognato di tagliarli fuori. Ma non hanno fatto
i conti con l'esigenza di 'fare cassa' di un comune
povero come quello di Dosso Liro ... e con chi ne approfitta.
Vi
sono agenzie di intermediazione locale che si occupano
di mettere in contatto l'offerta di alpeggi comunali
con la domanda di 'pascoli sulla carta' delle grandi
aziende zootecniche intensive della Bassa. E che
allettano i comuni con lusinghiere profferte.
Una 'domanda'
di questo tipo, si sa, è drogata. Si tratta di aziende
che hanno problemi di ettaraggio, che rischiano di perdere
contributi importanti o di 'sforare' i parametri dei
PUA (piani di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici).
In parole povere hanno troppo liquame rispetto ai terreni
di cui dispongono per smaltirlo e devono 'pareggiare'
affittando superfici (che in pianura è arduo trovare
e che avrebbero costi elevati). Ai burocrati non interessa
sapere se sono superfici reali o 'sulla carta'. Le norme
dicono che contano i contratti d'affitto, la carta bollata.
Così i canoni di locazione salgono.
E'
così che per la stagione d'alpeggio 2009 l'Alpe
Madri è andata all'asta. Bassi non ha partecipato e
l'affitto se l'è aggiudicato un'azienda zootecnica di
... Piacenza. La situazione dell'Alpe Madri è una di
quelle che dovrebbero aprire gli occhi anche ai ciechi.
Chi può pensare che un'azienda di pianura mandi il suo
bestiame in un alpe tutta roccia, senza strada di collegamento
(le foto sotto sono abbastanza eloquenti).
La
cascina dell'Alpe Madri
La
cascina dell'Alpe Madri (foto M.Corti)
l
l'Alpe
Mugiam (stazione di Madri) con il vecchio bàrek (foto
M.Corti)
In
questi casi per 'coprire' la mancanza del bestiame 'fantasma'
si provvede a concedere l'uso del pascolo a dei pastori
ovini. Questi non possono avanzare diritto a contributi
(che spesso sono il cespite più appetibile) ma almeno
non pagano affitto. Sempre attraverso i soliti marusée
(lomb. per 'sensale' ma in senso un po' spregiativo)
si provvede ad 'agganciare' il Pierino Carminati, pastore
'storico' dell'Associazione Pastori Lombardi. Pierino
ha seri problemi di salute e deve mandare il figlio
di soli 17 anni. Per il ragazzo è stata una stagione
da dimenticare. Gli allevatori locali (ovicaprini),
per far intendere al Comune che non ci si comporta così,
hanno 'spinto' sui pascoli dell'alpe un bel gregge
di capre (150) e pecore (300) (numeri secondo il Carminati).
Le capre si erano installate nella cascina e il povero
pastore ha dovuto montare una tenda per ricoverarsi
(ci sono abituati ma ...). Tra l'erba già mangiata e
un po' di 'dispetti' il giovane Carminati ha abbandonato
il campo al primo di agosto.
Ma
per i Bassi i problemi sono stati anche peggiori perché
senza alpeggio hanno dovuto vendere 7 vacche da latte
su 10.
Allevatori
locali e seri pastori transumanti sono stati penalizzati.
Ma anche il Comune avrà di che riflettere. I Bassi,
infatti, hanno promosso un'azione contro il Comune sostenuti
dalla Coldiretti. La vicenda dovrebbe indurre i comuni
a non farsi allettare dagli affitti elevati. Quanto
alla burocrazia sarebbe il caso che, al di là della
correttezza formale delle pratiche, guardasse un po'
di più alla sostanza stabilendo qualche paletto (non
è difficile) che scoraggi i furbi e cerchi di evitare queste
situazioni di palese e grave speculazione sugli alpeggi.
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