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Inforegioni/ Baita e Breakfast? Non passa

 

  

 

 

 

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Apripista: la 'Baita & Breakfast dell'ecomuseo della Val Taleggio, inaugurata nel 2008

 

L'Ecomuseo deve coniugare cultura e valori economici e turistici coinvolgendo la popolazione in progetti di sviluppo autosostenibili. Ecco come a Taleggio l'Ecomuseo 'promoziona' la formula innovativa del Baita & Breakfast.

 

 

 

Alberto Mazzoleni (qui con una forma di Strachìtunt), sindaco di Taleggio, coordinatore e animatore del movimento ecomuseale lombardo.  L'Ecomuseo di Taleggio è stato, ed è, un  importante elemento propulsivo del coordinamento degli ecomusei lombardi. Peccato che l'idea del Baita & Breakfast, lanciata a Taleggio, sia stata bocciata in Consiglio Regionale.

 

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L'albergo diffuso di Ornica (sempre in Val Brembana): un'esperienza di recupero del patrimonio edilizi storico locale e occasione di socializzazione e di occasione di attività economiche integrative per le donne della Cooperativa 'Donne di Montagna' che lo gestisce (nella foto l'ufficio che funge da reception).

 

Cinzia Balestra la presidente della coop di sole donne (ma il veterofemminismo non c'entra) che gestisce l'albergo diffuso

http://www.albergodiffusoornica.it/

 

(10.02.01) Regione Lombardia. ll pdl sull'ospitalità diffusa 'decapitato' in commissione degli aspetti più innovativi che avrebbero segnato una 'via lombarda' (e ruralpina) a questa formula di ricettività turistica

'Baita diffusa' e 'Baita & Breakfast'? Spariscono nel passaggio in commissione del progetto di legge regionale sulla 'ospitalità diffusa'

Troppo bello per passare. Stravolto il PDL n.0358 di iniziativa dei Consiglieri Frosio, Galli, Demartini, Gallina, Rizzi, Uslenghi, Cecchetti, Ruffinelli, Arosio, Belotti, Moretti mirante a introdurre modifiche alla normativa regionale in materia di turismo per recepire nuove esperienze di ospitalità ruralpina 'diffusa'

Il progetto di legge regionale 'Istituzione dell’albergo diffuso, baita diffusa e baita&breakfast' era stato presentato il 14/11/2008. Approvato dalla commissione consiliare competente per le 'attività' produttive è ora all'Odg del Consiglio.

Va subito detto, però, che il Pdl è stato sfrondato da tutti gli aspetti innovativi che potevano rappresentare un vero piccolo-grande provvedimento a favore della conservazione del patrimonio edilizio (culturale e paesaggistico) ruralpino.

Come spesso avviene quando si cerca di fornire incentivi alla rivitalizzazione del territorio montano, eliminando lacci e lacciuoli facendo prevalere il buon senso, c'è sempre qualcuno che mette i bastoni ra le ruote.

Vale per il turismo quello che continuiamo a dire per le produzioni agroalimenari: assogettare alle stesse regole (o quasi) industrie e attività poco più che di autoconsumo (o comunque di microcommercializzazione) è iniquo, è come dire 'chiudete, il mondo deve essere fatto solo di industrie del cibo e di supermercati'.

Tutte le volte che si chiede qualche regola preferenziale per la montagna (o per i piccoli centri rurali) gli interessi corporativi costituiti e con canali di rappersentanza in grado di 'farsi sentire' intervengono per tentare di estendere i vantaggi anche alla pianura e ai centri maggiori o perché non se ne faccia nulla. Gli interessi diffusi e deboli restano sopraffatti.

 

Riutilizzo dell'esistente per frenare la speculazione edilizia

 

Il progetto 'Baita & Breakfast' rispondeva all'esigenza di fornire incentivi al mantenimento del patrimonio di edilizia ruralpina. Nessuno può pensare che dall'esercizio di un'attività stagionale con due camere e quattro posti letto possa derivare un 'lucro'. Semmai un contributo alle spese di manutenzione e, con tutta probabilità, anche una gratificazione non materiale: vedere 'milanesi' felici di trascorrere una vacanza diversa, ricavare la soddisfazione di dare loro l'opportunità di un contatto con la vita di montagna autentica, stabilire rapporti umani, ricevere riconoscimenti per aver mantenuto un patrimonio non facile da custodire. Sono gratificazioni morali, ma contano. La montagna può continuiare a vivere anche grazie a questo.

Il Pdl 'decapitato' rispondeva espressamente alla finalità di favorire il riuso del patrimonio edilizio tradizionale e di contenere la speculazione edilizia. Mentre le baite, spesso capolavori di architettura contadina, crollano proliferano banali e ripetitive villette a schiera. Un business effimero che lascia per sempre stravolta l'identità urbanistica (e non solo) dei paesi di montagna, che si mangia quei terreni che un tempo erano coltivati intensamente e che magari potrebbero tornare a fornire patate, segale, ortaggi vari nel quadro della nuova economia delle 'filiere' corte, dell'autoproduzione, dei gruppi di coproduzione e consumo solidale. Purtroppo si tratta di una droga che rende dipendenti le amministrazioni (che usano gli oneri di urbanizzazione per le partite correnti in tempi di vacche magre) e i proprietari di pezzi di terra. Difficile che si coalizzino interessi di segno opposto.

Un tempo l'edificato si collocava in posizioni tali da risparmiare i terreni migliori e  i nuclei, per quanto piccoli, erano spesso compatti (non solo per mitigare le asprezze climatiche frenando il vento e i turbini nevosi in inverno e ombreggiamento in estate) ma , in primo luopgo, per non sprecare il poco suolo coltivabile pieneggiante (o terrazzato).

Non è un caso che la formula del Baita & Breakfast è nata nelle valli bergamasche, valli profondamente segnate dalla 'seconda ondata' delle 'seconde case', dove quasi ovunque vi è una traboccante offerta di villette a schiera low cost (poi occupate per pochi giorni all'anno).

Nella brembana Val Taleggio e nella limitrofa Valle Imagna si conservano alcuni degli esempi più interessanti di architettura ruralpina della Lombardia,  fra i quali spiccano le 'case-stalle di pietra' con i caratteristici tetti in piode a forte pendenza e l'ingresso del fienile a T (un particolare che è divenuto il logo del Centro Studi Valle Imagna, una benemerita associazione dalla incredibile produttività in termini di iniziative editoriali di pregio, studi, produzione audiovisiva).

 

Baite sopra Fuipiano (Valle Imagna), foto M. Corti

 

 Per valorizzare questo patrimonio l'Ecomuseo della Valtaleggio ha lanciato nel 2008 il progetto 'Baita & Breakfast'. Il recupero di una tipica stalla-fienile ha consentito di ricavare un alloggio, dei laboratori audiovisivi e multisensoriali (per immergersi nella cultura e nella pratica del bergamì, come viene definito localmente il contadino-allevatore) e una sauna al laser (per saperne di più vai a http://www.ecomuseovaltaleggio.it/proposta/baita-breakfast ). Esperienza apripista che ha ha messo in moto iniziative e progettualità anche in altre località (vedi Associazione Fiera di San Matteo di Branzi). Il legame tra l'esterienza dell'Ecomuseo di Taleggio e la legge (abortita) sul Baita & Breakfast è evidente. Lo testimonia il fatto che Frosio, uno dei consiglieri regionali che a suo tempo avevano caldeggiato la legge sugli Ecomusei, è stato il primo firmatario della proposta di legge sul Baita&Breakfast.

 

Carta Topografica del Regno Lombardo Veneto con in evidenza i numerosi nuclei abitati permanenti e la 'galassia'  delle baite utilizzate come 'maggenghi'

 

Ma in cosa consisteva la proposta di legge 'mutilata'?

 

Il testo del Pdl recitava:

 

'I proprietari o conduttori che, utilizzando parte della loro baita di residenza o baita per vacanza ristrutturata a norma o il corpo aggiunto ristrutturato ed indipendente della baita, mettono a disposizione direttamente o tramite conduttore un servizio di alloggio e prima colazione usufruibile anche autonomamente dall’utente senza la presenza del gestore, sono tenuti a presentare denuncia di inizio di attività al Comune ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241 'Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi'; copia della denuncia deve essere inviata alla Provincia di competenza. Tale attività ha carattere saltuario ed è denominata 'Baita & Breakfast' e può essere svolta sia in forma singola che associata: in questo ultimo caso il servizio può rientrare nella più ampia normativa della Baita Diffusa di cui all’art. 23.'

Ma non è finita, vi erano altre previsioni interessanti: L'esercizio dell'attività di Baita & Breakfast non necessita di iscrizione alla sezione speciale del Registro delle imprese e beneficia delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente.

4. L'attività è esercitata non determina il cambio della destinazione d'uso dell'immobile.

5. L'attività può essere esercitata in non più di due stanze con un massimo di quattro posti letto nel corpo principale e per lo stesso numero nel corpo aggiunto; deve essere previsto almeno un servizio igienico per il corpo principale e per quello aggiunto; nel caso sia prevista l’installazione di un locale 'centro benessere' lo stesso dovrà essere provvisto di apposito servizio igienico; alle camere da letto si deve poter accedere senza attraversare altri locali. I locali devono possedere i requisiti igienico sanitari previsti dal regolamento edilizio comunale e dal regolamento d'igiene, nonché rispettare la normativa vigente in materia di sicurezza e di somministrazione di cibi e bevande.'

 

Troppo intelligente ...

 

Non sappiamo se la cosa è stata bloccata perché andava contro il castello di norme burocratiche o gli interessi dell'industria turistica ed edilizia. Fatto sta che quello che è uscito dalla Commissione è solo la previsione dell'inserimento dell'albergo diffuso tra le forme di ospitalità turistica. Stop. Qualcosa che già altre 11 regioni hanno recepito nella loro legislazione. L'occasione per dare un contributo lombardo ad una nuova forma di turismo rurale in montagna si è persa.

 

Ecco cosa è rimasto:

 

'albergo diffuso: albergo caratterizzato dalla centralizzazione in un unico stabile dell'ufficio ricevimento ed accoglienza, ed eventualmente delle sale di uso comune, ristorante e spazio vendita per i prodotti tipici locali, e dalla dislocazione delle camere o alloggi in uno o più edifici separati, anche con destinazione residenziale, purchè situati nel medesimo comune o in quelli limitrofi a una distanza non superiore a metri 400 dal corpo centrale, purchè sia garantito il rispetto dei requisiti strutturali ed igienico sanitari previsti dalla vigente normativa per lo svolgimento dell’attività alberghiera; lo stabile centrale e gli edifici adibiti a camere o alloggi possono essere di proprietà di soggetti distinti a condizione che venga garantita la gestione unitaria dell’albergo a norma dell’articolo 22, comma 1; lo stesso servizio, con i medesimi requisiti, può essere offerto anche nelle baite presenti sul territorio montano, così come identificato dalla legge regionale 15 ottobre 2007, n. 25 (Interventi regionali in favore della popolazione dei territori montani).'

Ben poco di specifico per la montagna è rimasto. E' caduta l'idea della fruizione turistica delle baita montane anche autonomamente dall’utente senza la presenza del gestore. Si è vincolato l'albergo diffuso alla persenza di servizi centralizzati e alla distanza dall'ufficio. Ci vuole poco a capire che la portata del progetto originale è stata stravolta. Noi, ci qualifichino pure come 'talebani'  la firma al Pdl l'avremmo tolta.

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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