Az.Agrituristica Lo Puy Borgata Podio 3/a - 12029 -
S. Damiano Macra (CN)
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(14.02.01) In Valle Maira le cose non
stanno come nel 'Vento fa il suo giro'. L'esperienza
della capre a Lo Puy racconta di un insediamento
che ha avuto successo e che ora si propone per un progetto
integrato di recupero della borgata che vuole 'fare
scuola'
Dins
les ronses lhi chabres
Dove
i rovi hanno avevano preso il sopravvento, dove
la montagna era rinselvatichita le capre hanno riportato
la vita ... e le dimore e le corti già diroccate
risuonano delle grida dei cuccioli dell'uomo che
in
certe valli sono oggi più scarsi di quelli del
lupo
La notizia è di quelle che confortano. Il progetto
integrato di recupero e sviluppo della borgata Lo Puy/Podio in Valle Maira
(comune di San Damiano Macra) è stato ammesso, terzo tra i dodici della
provincia di Cuneo passati al vaglio del primo step della procedura. Si tratta
di progetti
volti al recupero ed allo sviluppo di un numero limitato di borgate montane
(PSR Regione Piemonte mis. 322, Ruralpini ne aveva parlato a settembre (link all'articolo).
Dietro questo progetto c'è la
storia della rinascita di una borgata abbandonata grazie all'insediamento
di una famiglia 'cittadina' con 4 figli che ha dato vita ad un'azienda di capre
da latte. L'azienda
Lo Puy è divertata agriturismo (la Chabrochanto), i suoi formaggi sono
apprezzati in mezza Italia, i figli sono diventati 5 e così è maturato un
progetto che vorrebbe contribuire a stimolare e sostenere altre
esperienze di rivitalizzazione della montagna mediante l'allevamento caprino.
Ma facciamo un passo indietro. Marta e Giorgio arrivano in Valle nel '95.
Entrambi vengono da Torino. Lei è medico è ottiene un posto di medico di base
come sostituto, con prospettiva di conferma; lui, laureato in filosofia, ha un
background montano (famiglia originaria della Valle Po) ma la sua attività
consisteva nel tradurre libri per case editrici. Lavorando con il pc non ha
difficoltà a seguire la
moglie. Giorgio ha cominciato a dedicarsi e ad appassionarsi
alle attività ruralpine (orto, legna) tanto che gradualmente ha gradualmente
smesso il lavoro precedente e ha iniziato ad impiantare un'azienda agricola. La
nascita dell'azienda risale al '99.
Un'azienda nata intorno ad un'idea di montagna da far
rivivere (grazie alle capre)
Le idee sono chiare sin dall'inizio
(un 'capitale' che vale più di tante risorse materiali). Giorgio
alla montagna si è accostato con lo spirito del contadino, con
spirito ruralpino, adattandosi ad essa; trasformando i limiti, i vincoli dell'ambiente
montano in opportunità. Non è un 'alternativo' ma punta subito sul biologico
intuendo che nell'ambiente di prati e boscaglie di neoformazione c'era un
animale, la capra, capace di convertire in energia, in prodotti pregiati
(per di più bio!) i rovi e gli altri arbusti. Tale vegetazione (di
'neoformazione') 'inghiottiva' un paesaggio che era già stato oggetto
di intensa e amorevole coltivazione, che aveva dato da vivere a una serie
innumerevole di generazioni che hanno abitato Lo Puy. Altri avrebbero pensato a
mungere a manetta utilizzando i mangimi e acquistare il fieno pensando di
produrre 'reddito', ma in realtà mangiandosi buona parte dei ricavi in
costi (alimenti, farmaci, gasolio).
Lo slogan
con cui l'azienda è nata e si contraddistingue tutt'ora
racchiude in poche parole tutto un programma, una
filosofia: 'dins les ronses lhi chabres' (tra i rovi le capre). L'azienda è
collocata ad un’altezza di 1000 mt su forti pendii;
l'esposizione è favorevole e nonostante l'altitudine
vi è una grande varietà di essenze arbustive che
sulle Alpi troviamo di solito a quote inferiori. E' l’habitat ideale per il pascolo delle capre, dal cui latte
(di per sè nobile grazie alla forte componente di pascolo
e alla variegata vegetazione), a Lo Puy si ottengono pregiati formaggi.
Il merito oltre che alle capre (e a Giorgio che le cura)
va alla cura artigianale e alla passione di Marta
che, una volta avviata l'attività con le capre, ha
mollato il lavoro di medico per aiutare il marito in
azienda e fare la casara e la mamma (nel frattempo si
è aggiunto il quinto figlio, nato a Lo Puy).
I
formaggi di Lo Puy sono conosciuti in tutta Italia dagli
estimatori dei caprini artigianali a latte crudo e finiscono
persino in un ristorante a Londra e in Giappone. Un
bell'esempio di come si possa 'fare impresa' e farsi
conoscere ed apprezzare senza di necessità puntare sulle grandi
dimensioni (sono una cinquantina le capre in lattazione)
e senza forzare la produttività degli animali con
elevate quantità di mangimi, nuclei proteici
ecc. Buona parte della produzione viene venduta sul
posto o in filiere corte (mercatini locali e 'banchetti
volanti') e il recente decollo dell'agriturismo ha rappresentato
uno stimolo in più a puntare sulla qualità e a diversificare
la produzione (c'è persino il 'Castelmagno di capra').
Del
progetto che ora è stato 'ammesso' Marta mi ha parlato
a lungo nel settembre dello scorso anno quando, per
la seconda volta, ho visitato Lo Puy. Ero reduce di
Cheese, dove avevo partecipato come relatore ad uno
dei tanti convegni. Si trattava di difendere
la causa del pastoralismo e quindi .. 'il dovere chiama'.
Ma ero un po' deluso per la scarsa partecipazione
(anche un po' d'ufficio per la verità e limitata ai
soliti addetti ai lavori). Per dare un senso alla sgroppata
da Milano a Bra (che, girando in Jimny, non è proprio
la 'strada dell'orto', come si diceva una volta a casa
mia) non potevo rinunciare alle puntate in Valle Stura
di Demonte (ecomuseo della pastorizia) o dagli amici
di Lo Puy. Tutto non si riesce a fare (mi hanno sempre
rimproverato di 'avere gli occhi più grandi della bocca')
e così mi sono limitato a Lo Puy. Ed è stato difficile.
L'uscita lentissima da Bra, con le colonne interminabili
di visitatori della fiera, e il cattivo tempo (pioggia
battente e freddo) mi hanno consentito di arrivare a Lo
Puy solo a sera tarda (la stradina che sale a 1.000
m non è proprio un'autostrada).
Lo
spirito di un agriturismo di montagna
Nonostante
questo con Marta c'è stata una lunga discussione sugli
appassionanti temi dell'allevamento caprino, della produzione
e della commercializzazione dei formaggi. Ero stato
per la prima volta a Lo Puy nel 2006 accompagnato da
Luca Battaglini (che lì stava facendo svolgere delle
tesi di laurea) e ho constatato un cambiamento
notevole. Allora avevo cenato nella piccola cucina dell'abitazione
della famiglia, recuperata dallo stato di abbandono
precedente. L'atmosfera era quella della vita ruralpina
di un tempo. Però già allora i progetti fervevano e
avevo potuto apprezzare il senso di rispetto per le
vecchie pietre, per la memoria del luogo. Sviluppo sì,
ma senza strafare, senza lasciarsi prendere da certe
smanie. Il nuovo agriturismo ha una sala
da pranzo spaziosa, ma mantiene una 'dimensione
famigliare' (niente a che vedere con i finti agriturismi
simil-ristorantino e pacchianate varie) e si inserisce
nel tessuto edilizio preesistente senza stridere.
I
figli, che quando arrivai erano già a letto, 'vanno
avanti e indietro in mezzo agli ospiti ai tavoli'. Ma
questa atmosfera di famiglia, resa vivace dalla presenza
della figliolanza, non disturba affatto gli 'avventori'.
Così l'agriturismo assume un suo stile. Uno stile definito dall'uso
esclusivo dei prodotti dell'azienda e delle aziende
vicine, da un vero e proprio 'invito alla capra' e a
tutti i deliziosi prodotti dell'azienda, ma anche da
un'atmosfera di spontaneità e coinvolgimento. Con il
completamento di alcune stanze per gli ospiti (ricavate
sempre con ristrutturazioni dell'esistente) l'agriturismo
potrà diventare tappa a tutti gli effetti sui 'sentieri
occitani' e un punto di riferimento per i numerosi turisti
'sostenibili' (ancorché germanici) che frequentano la
Valle Maira (a piedi e anche in quelle stagioni che
l'italiano considera ancora o già 'brutte').
L'aspirazione
ad una esperienza che vada oltre la realtà aziendale
e famigliare (condividere e disseminare)
In
questo contesto matura l'idea di Marta e Giorgio
di realizzare e animare qualcosa che vada oltre
l'esperienza, sia pure bella ed esemplare, di una singola
impresa (o famiglia). La borgata dispone di numerosi
spazi fabbricati ancora da recuperare, e allora perché
non valorizzare la recuperata vitalità di Lo Puy per
far nascere un Centro di divulgazione di esperienze
di vita, di lavoro, produzione, agricoltura e allevamento
di montagna in montagna? Un Centro al tempo stesso
culturale e di supporto tecnico, di scambio, di formazione
pratic. Da questo punto di vista Lo Puy ha maturato
esperienze di collaborazione con l'Università di Torino,
è sede di stage e tirocini ed è in contatto con reti
quali l'Associazione amici degli alpeggi e della montagne
(con i 'ragazzi in alpeggio') e gli stessi Ruralpini.
Il Centro che si sta progettando a Lo Puy non può,
ovviamente, non avere riferimenti con l'esperienza
dell'allevamento caprino nei suoi aspetti di valorizzazione
e recupero dei terreni abbandonati, di produzioni biologiche
e rispettose del benessere animale. Le capre non rappresentano
solo una delle tante possibilità di 'nuove attività
in montagna', ma una delle chiavi di un recupero 'autosostenibile'.
Tanto è stata importante la 'guerra alle capre' nell'ambito
della deantropizzazione della montagna, tanto è importante
il fenomeno dei neo-insediamenti di famiglie che colgono
nell'allevamento caprino una concreta possibilità di
avvio di attività agrozotecniche con bassi investimenti
e in grado di valorizzare le risorse umane. Dare
supporti e 'fare rete' con coloro che sono impegnati
in esperienze di questo tipo (o che aspirano ad intraprenderle)
può rappresentare uno strumento non trascurabile per
far rivivere le borgate di montagna abbandonate. Alla
faccia degli amici del lupo e delle Amazzonie immaginarie.
Perché
le borgate recuperate continuino a vivere
Marta
e Giorgio, come tanti altri che hanno avviato un nuovo
insediamento in montagna, si rendono conto che la continuità
di un'azienda famigliare non può essere legata solo
alla sia pur legittima aspettativa di subentro nell'attività
da parte dei figli. Oggi è difficile che l'attività
agricola e pastorale in montagna sia intrapresa per
'condizione' e non per scelta. E' possibile che qualcuno
dei figli continui l'attività, sia pure in forme
diverse, o che continui a vivere a Lo Puy svolgendo
altre attività o che vada a vivere altrove. Affinché a
Lo Puy (e in altre borgate 'resuscitate') ci sia qualcuno
che continui a dedicarsi all'allevamento delle
capre è bene che ci sia una 'disseminazione'. Forse
saranno gli studenti o gli stagisti di oggi a fermarsi
domani a Lo Puy, forse quelli tra i ragazzi che oggi
frequentano l'agriturismo con le famiglie, forse qualcuno
tra i consumatori o i figli dei consumatori che imparano
ad amare i formaggi di capra. Di certo un Centro come
quello pensato a Lo Puy può aiutare a divulgare esperienze
e a fare sì che coloro che maturano una vocazione
a vivere e lavorare in montagna di montagna, ad abbracciare
una vita ruralpina, siano in qualche modo incoraggiati
e non dissuasi. Intanto a Lo Puy i cuccioli d'uomo
sono aumentati perché una collaboratrice dell'azienda
ha avuto un bambino. Un fatto significativo considerando
che in alcune valli nascono più cuccioli di lupo che
di uomo.
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