www.slowcooking.org
LOCALI ASSOCIATI
Rist. Cantinone, Madesimo (SO)
Rist. Osteria del Crotto, Morgegno
(SO)
Rist. Sale & Pepe, Sondrio
Rist. Uomo Selvatico, Chiavenna (SO)
Rist. Roby Restaurant, Livigno (SO)
Rist. Al Sert, Vercaia (SO)
Rist. Sali & Tabacchi, Mandello
del Lario (LC)
Agriturismo la Costa, Perego (LC)
Rist. Collina, Almenno San Bartolomeo
(BG)
Rist. Trattoria Visconti, Ambivere
(BG)
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(17.02.01) Nata
nel 2004 in Valtellina l'associazione Slow Cooking rappresenta
un modello di una ' filiera corta' alimentare all'insegna
della qualità e di una territorialità autentica.
Oltre
il km 0. Slow Cooking: chef e contadini
L'esperienza
di Slow Cooking ha molti aspetti innovativi. I piccoli
produttori rurali che forniscono le materie prime non
solo nomi indicati nel menù ma partner attivi
dell'associazione e chiave di una collaborazione mirante
a migliorare i prodotti, ad ottenerne di nuovi e a recupere
quelli 'perduti'
Le associazioni di ristoranti sono
numerose. Ve ne sono a carattere nazionale, internazionale
o strattamente locale. Nel variegato panorama di questi
sodalizi l'associazione Slow Cooking si distingue perché,
pur essendo nata in un preciso contesto locale,
opera sulla base di finalità e principi generali
che riguardano il rapporto cibo-territorio e, in
particolare, quello tra la ristorazione e i produttori
rurali. E costituisce un modello che, a nostro parere,
può fornire utile ispirazione a segmenti non marginali
della ristorazione di qualità lombarda e italiana.
Un profilo ben preciso
Slow Cooking nasce tra il 2004 e il
2005 da un nucleo di alcuni chef-imprenditori valtellinesi.
Si pone subito la condizione discriminante che il socio
stia ai fornelli ma sia anche il titolare o il contitolare
del locale. Il perché è ovvio: uno chef dipendente,
sia pure di lusso, per quanto competente ed appassionato
non può garantire quella continuità di relazioni con
il territorio che fa la forza della ristorazione
che si gioca sul binomio qualità-territorialità (più
che sulla cucina d'autore).
Lo chef-imprenditore può essere un
attore protagonista dell'economia gastro-turistica del
territorio, un punto di riferimento per le altre categorie,
le stesse istituzioni. Poi c'è il contesto valtellinese.
La Valtellina in questi anni rappresenta
una realtà in cui i dibattiti sulla qualità, l'artigianalità
del cibo, il significato della territorialità sono quanto
mai vivaci. Basta citare i nomi di Bresaola e Bitto
per evocare polemiche a non finire. Aggiungiamo il Grano
Saraceno, base di parecchia dell'offerta gastronomica
valtellinese del quale si produce in loco una
frazione infinitesima di quello che viene macinato per
produrre la farina 'nera'.
I ristoratori di Slow Cooking in questo
dibattito si sono inseriti schierandosi dalla parte
dei piccoli produttori agricoli e artigiani e non
della 'tipicità istituzionale'. Una scelta che ha significato
una collaborazione stretta con i Presidi Slow Food (Bitto
'ribelle' delle Valli del Bitto e Grano Saraceno) e
con una serie di piccoli produttori (contadini, ortolani,
pastori, pescatori). Una scelta non facile perché ha
significato la rinuncia all'accesso ai finanziamenti
pubblici messi a disposizione per i soggetti che entrano
nei meccanismi della promozione della 'tipicità istituzionale'.
Slow Cooking è cresciuta autofinanziandosi
è questa è la migliore garanzia della 'sostenibilità'
del proprio progetto. E' facile 'credere' in iniziative
in cui è Pantalone a pagare.
Uno schema di collaborazione impegnativo
ma niente formule rigide
Slow Cooking prevede una doppia struttura:
produttori da una parte e chef-imprenditori dall'altra.
Nell'associazione quindi i 'fornitori' sono soggetti
attivi. Non solo dei 'fornitori'. Questo in forza
della 'filosofia gastronomica' di SC che si basa sulla
semplicità delle preparazioni e sul gusto puro
e semplice del cibo, la riconoscibilità della materia
prima e della sua matrice culturale ed ecologica:
I produttori locali, con le loro magie, le loro attenzioni, i loro sacrifici, la loro sapienza, la loro ricerca parallela alla nostra, come spina dorsale, giacimento culturale e culinario. Interlocutori ai quali ci affidiamo per emozionare ed emozionarci, proponendo creazioni tradizionali ed originali cercando di mettere in assoluto risalto la qualità eccellente ed unica dei prodotti del territorio.
(Dal manifesto di Slow Cooking).
Slow Cooking non esclude creatività
e ricerca, tutt'altro. Senza creatività c'è fossilizzazione.
La vera tradizione è definita nel presente ed è una
risorsa per il futuro e va continuamente rielaborata.
Chef e produttori sono chiamati au un percorso di ricerca
in parallelo che conduca alla riscoperta di 'perduti
giacimenti gastronomici'
La promozione, il sostegno e il recupero di produttori e di prodotti del territorio ormai abbandonati, perché non in linea con la moderna agro-economia ed industria agroalimentare, ma di assoluto valore
socio-economico-ambientale-culturale locale. (ivi)
La riscoperta dei prodotti antichi
non preclude un lavoro fianco a fianco con i contadini
per introdurre nuovi prodotti o prodotti con caratteristiche
qualitative migliori e diverse.
Slow Cooking non si limita ad enunciare
una filosofia ma, a differenza di altre associazioni,
sta implementando uno schema ben preciso per mettere
in pratica i propri enunciati. Lo schema è basato su
alcuni cardini: la sperimentazione continua e lo scambio
delle ricette frutto della ricerca sulla materia prima e
della colloborazione con i produttori rurali, la creazione
di una banca-dati di prodotti e produttori, la ricerca
e la 'messa in circolo' di nuovi prodotti e produttori,
la formazione dei giovani cuochi attraverso stage nei
locali dell'associazione e altrove. Il rapporto con
i produttori è basato sull'impegno all'acquisto continuativo
e sulla disponibilità dei produttori di aderire a dei
protocolli di produzione che garantiscano 'il rispetto dei metodi tradizionali di allevamento, coltivazione, raccolta, affinamento, nel rispetto ambientale e delle normative igienico-sanitario.'
Anche tra i produttori aderenti vale il principio dello
scambio di informazioni e della collaborazione.
Su
questa base, costituita da un solido schema di
collaborazione entro una comunità di trasformatori
e di produttori, fatto salvo il principio della tracciabilità
e i criteri che definiscono l'origine del prodotto,
ogni aderente è poi libero di comunicare nel modo che
ritiene opportuno ai propri clienti la provenienza della
materia prima. Ciò che vale per tutti è il principio
che nel menù siano individuabili i produttori delle
materie prime 'territoriali'.
Non
si è inteso vincolare i soci ad una burocratica 'percentuale
del fatturato'. Ovviamente vi sono in cucina materie
prime che non derivano da piccoli produttori locali.
Ciò che importa è che una componente significativa degli
alimenti utilizzati provenga da produttori Slow Cooking.
Quanto
all'indicazione degli 'autori' delle materie prime che
chi li indica nella stessa descizione dei piatti, chi
in note informative inserite prima o dopo la lista.
Un rapporto di amicizia
Alla
base di un progetto del genere non vi possono non essere rapporti
di stima e fiducia reciproca. L'associazione è cresciuta
lentamente proprio per poter avere il tempo di consolidare
relazioni personali e collaudare la collaborazione
attraverso occasioni di lavoro in comune. Non sempre
le cose hanno funzionato e qualche neo-socio, che forse
non aveva capito l'impegno richiesto, si è allontanato.
In occasione dell'entrata di nuovi soci, di manifestazioni
locali ma anche di eventi importanti come Terra Madre
a Torino, gli aderenti si ritrovano a cucinare
insieme.
Un
prossimo importante sviluppo delle iniziative di SC
consisterà negli incontri tra produttori e tra produttori
e chef. Pensando anche al coinvolgimento del consumatore.
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