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Inforegioni/ Una capra longeva

 

  

 

 

 

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(24.10.01) In Ossola come in alcune altre realtà alpine il ceppo autoctono di capre non si è (ancora) disperso. Nell'anno della biodiversità i testimonial ruralpini saranno gli animali stessi, che parlano con i loro occhi, con il loro comportamento, con la loro vita (se abbiamo voglia di 'ascoltarli')

Cosa direbbe , se potesse parlare, la capra Annette, a 16 anni ancora una volta mamma?

Tutelare la biodiversità non vuole dire solo andare a caccia di razze 'rare' con particolari caratteristiche morfologiche (strane o comunque pittoresche). La capra 'Alpina comune' proprio perché 'comune' (rischia di estinguersi).

(23.01.10) Annette è in fondo a destra nella foto. E' l'unica che ci guarda diritto nell'obiettivo. Curiosa o paurosa? Quando ci siamo avvicinati per immortalarla infilava la testa nella mangiatoia; non ne voleva sapere di ... finire su Internet

 

Siamo a Montecrestese nella Val d'Ossola; in questa stalla abbiamo incontrato una capra molto longeva: Annette di 16 anni che ha da poco partorito. Pare una notizia da nulla, invece, specie nell'anno della Biodiverstità, vale la pena diffonderla e fare di Annette una 'testimonial'.

Bisogna sapere che, anche nelle capre, la longevità è sempre più ridotta dal momento che le razze autoctone 'rustiche' sono progressivamente sostituite da altre più lattifere ma più delicate e meno longeve. Dopo la terza lattazione la produzione comincia a diminuire e molti allevatori pensano che, non rendendo più al massimo,  convenga mandarle al macello. Parecchi poi che hanno 'copiato' dall'allevamento intensivo della vacca da latte  'spingono'  le capre con parecchio mangime (con le conseguenti patologie da produzioni elevate); di conseguenza capre di 4-5 anni sono 'vecchie' e destinate al macello.  

 

Annette ha fatto la ritrosa, ma poi si è messa in posa chiamata dalla padrona. Non è da tutte le capre arrivare in buona forma a 16 anni con tanto di capretto. Quest'anno per Annette ci sarà la sedicesima stagione d'alpeggio. Altro che premiare 'le campionesse del latte'; a questa capra e alla sua padrona andrebbero date le coppe (se un animale 'da reddito' arriva a questa età è perché riceve tanto amore).

 

Annette di latte ne fa ormai poco ma la sua padrona, finchè resta gravida, non ci pensa nemmeno di mandarla al macello. E' la riconoscenza per una capra che, nella sua carriera, a sfonato un bel po' di capretti e fatto parecchio buon latte. Nei piccoli allevamenti di montagna le capre (e le mucche) non sono 'cose', 'numeri'. Le cure che si hanno per loro non hanno sempre e solo lo scopo di ottenere dagli animali produzioni più o meno alte. Il benessere degli animali, il loro godere una buona salute e una vita adeguata alla loro indole rappresentano di per sè una gratificazione. Sono un valore (che non serve imporre con i regolamenti).

 

'Siamo animali generosi, voi umani non siete riconoscenti con noi capre'

 

In una immaginaria intervista con l'anziana capra la matriarca saggia avrebbe tante cose da raccontare.

 

'Cari amici delle capre, degli alpeggi, della montagna, se avete un po' di tempo e pazienza vorrei raccontarvi qualche cosa. 'So che tra di voi ci sono persone cui siamo simpatiche; d'estate alcuni di voi vogliono avvicinarci, fotografarci, farci vedere ai bambini, poi ci sono anche quelli che ci ignorano e che si interessano solo ai 'nobili selvatici' e magari non si preoccupano di legare il cane e ci fanno prendere dei begli spaventi e correre a perdifiato. Pazienza'  'Voi umani siete strani, vi siamo state sempre utili, ma a qualcuno di voi non andiamo a genio; siamo ancora vittime di pregiudizi che rendono la vita difficile a noi e ai nostri padroni. Prendiamo i boschi (un esempio non a caso) e i divieti razzisti contro di noi (sì perché alle pecore si da molta più libertà che a noi di pascolare in bosco e quello che i forestali chiamano 'bosco' ma sono spesso oscene boscaglie).

 I boschi sono diventati impenetrabili, voi umani andate a prendere il cibo al supermercato e avete il metano, di conseguenza non coltivate più le selve,  non tagliate più la legna. Secondo me siete imprevidenti perché tutta questa ricchezza è figlia del petrolio, ascolate una vecchia. Io e le mie compagne abbiamo due padrone che tagliano la legna per scaldarsi e raccolgono ancora la foglia del bosco per farci un soffice 'letto' ma non sono rimasti in molti a farlo. Senza di noi i rovi soffocherebbero tutto, ma i signori forestali e ingegneri continuano a proibirci come secoli fa di pascolare nel bosco. E i politici che di faccende rurali non capiscono un acca lasciano fare ai 'tecnici'. Ma questi espertoni usano le stesse parole dei loro predecessori del' 700, dell' 800, dicono che siamo una calamità e che per colpa nostra le pendici dei monti si denuderebbero e franerebbero a valle. Due secoli fa a Milano c'era un capo della forestale (in embrione)  che scrisse un trattatone contro di noi, ci dava persino la colpa dei cambiamenti climatici!  Non è cambiato molto. Ci sono troppi umani  senza coraggio, conformisti, falsi. Ci hanno dato la colpa dei disboscamenti ma lo sanno tutti che furono i proprietari delle fucine, gli speculatori che commerciavano la carbonella e la legna da ardere (quando non c'era ancora il carbone) che distrussero i boschi. Per tutelare le industrie di allora le autorità cercarono di bandirci ovunque fosse possibile.

Siamo state spesso il ... capro espiatorio di errori di voi umani.

In montagna senza di noi la gente in certe valli non poteva vivere. Nonostante tutte le pressioni per abbandonarci, a favore di pecore e mucche, in valli come le quelle ossolane dove le montagne sono fatte per noi non sono riusciti a eliminarci. Però in molte località - per limitare il nostro numero - solo i più poveri avevano il diritto di allevarci e così siamo state associate con la miseria. Siamo la 'vacca del povero'. Il nostro latte è buonissimo e più digeribile di quello di mucca e ancora oggi in montagna tante persone di una certa età ricordano di essere state svezzate con il nostro latte. Ma quando anche in montagna è arrivato il 'benessere' tutti hanno cominciato a dire che il nostro latte non è buono, che è salato, che i formaggi fatti con il nostro latte puzzano,  pizzicano, diventano duri da rompere con il martello. Però oggi il nostro latte è anche nel Tetrapack con su scritto 'naturalmente dolce' 'più digeribile rispetto al latte vaccino'. Dicono anche che bevendo il nostro latte si riduce il colesterolo nel sangue. Quanto ai formaggi fatti con il nostro latte sono oggi molto ricervati e pagati giustamente parecchio di più di quelli di mucca. Sono anziana e devo dire che negli ultimi anni abbiamo avuto delle belle rivincite'.

 

Siamo vostre amiche da 10.000 anni

 

'Fa proprio dispiacere che certe persone continuino ad avere pregiudizi contro di noi. Dopo il cane siano noi l'animale domestico più antico. Grazie a noi voi umani avete colonizzato tante parti del pianeta. Ci portavate dietro durante le migrazioni. Ci accontentiamo di mangiare di tutto e ovunque ci adattiamo a.. quello che offre il convento e, con qualsiasi erbaccia, pianta coriacea, velenosa e spinosa (che le mucche e le pecore rifiutano), vi facciamo buon latte e, purtroppo per noi, carne. Insomma se uno viaggia con una di noi appresso non patisce la fame. Ci avete caricato anche sulle navi che scoprivano nuovi continenti (per le vitamine). Che ingrati! Vi abbiamo anche aiutato ad aprire le foreste quando non avevate le motoseghe e a conquistare nuovi terreni agricoli. Oggi che dovete spesso difendervi dalla foresta che si rimangia gli spazi che gli avevate tolto siamo sempre al vostro fianco. Vi dimenticate che meno di un secolo fa ci portavate ancora nelle strade delle città (compresa Milano) e si vendeva in mezzo alla strada il nostro latte appena munto. Ancora meglio dei 'dispenser' automatici del latte crudo. Uno scendeva con la sua tazza e il capraio la riempiva di latte caldo. Ci portavate anche dentro gli ospedali quando non c'erano frigoriferi e disinfettanti e tante diavolerie moderne e per avere un latte pulito e sano dovevamo venire noi. A domicilio. Siamo docili (ma non sottomesse) e le nostre bagoline si spazzano via molto più facilmente delle boascie delle nostre 'concorrenti' più grosse. Vorrei anche dire che siamo più intelligenti di loro ma non è politically correct. Se ci mettere sotto un neonato umano, ovino e di quasi ogni specie di mammifero noi lo trattiamo come il nostro cucciolo. Quanti bambini hanno preso il latte direttamente dalla nostra tetta! E noi pazienti a farci tettare. Poi dicono che siamo dispettose, imprevedibili, ribelli.  Abbiamo stretto un patto di amicizia con voi umani tanto tempo fa, ci conosciamo bene noi e voi e sappiamo essere molto dolci e affettuose e se ci chiamate per nome rispondiamo. Ma avete accettato che mantenessimo un carattere indipendente e così deve essere per il futuro. Non siamo nè il bue nè la pecora. Forse per questo che ci sono politici e uomini di religione a cui piacciamo poco. Quelli che vorrebbero comandare sul popolo-bue o tirare dalla loro gli uomini-pecoroni non amano noi capre, di solito. Vi ricordate della 'tassa sulle capre' del periodo fascista. Con noi non hanno scherzato nemmeno i giacobini, però.

 

Facciamo ginnastica tutto l'anno

 

'Voglio però dirvi altre cose. Di come io e le mie compagne facciamo una vita molto più felice di altre nostre sorelle meno fortunate. Dopo aver trasformato le mucche in bestioni-macchine-da-latte ci state provando anche con noi. Sappiamo (sentiamo voi umani che ne parlate) che ci sono capre che stanno sempre chiuse a centinaia in capannoni da dove non escono mai se non per andare in 'sala mungitura'. Io e le mie compagne mangiamo cose diverse in ogni stagione e di solito la dieta la scegliamo noi. Il periodo per noi più bello è l'alpeggio. Andiamo all'alpe in Valle Antrona. Siamo molto libere; alla mattina torniamo da sole a ferci mungere, andiamo su e giù a cercare quello che ci piace, riposiamo nei posti che ci aggradano. E' bello ruminare in pace in cima ad una montagna quando il venticello estivo accarezza le erbe e gli animali. In autunno ci facciamo scorpacciate di castagne, ma nel bosco c'è ancora molta foglia verde. A noi i rovi piacciono moltissimo, poi mangiamo felci, edera. Anche in inverno le nostre padrone ci fanno uscire nelle belle giornate. Ieri mi avete fotografata in stalla ma, con la giornata di sole, siamo state nel bosco fino a che è diventato buio. Siamo legate in stalla ma preferiamo stare così per pochi giorni di file e poi essere libere che essere 'libere' in quelle che voi chiamate 'stalle libere'. Per me che sono anziana è molto meglio essere legata, così a qualche mia compagna prepotente non viene la tentazione di picchiarmi. Di ginnastica ne facciamo sempre tanta e così anche quando partoriamo non facciamo tanta fatica e soffriamo poco.  Ai miei figli posso dare il mio latte, farmi tettare. Anche questo viene negato nelle stalle 'razionali'.

Non vi ho ancora detto del fieno. Facciamo tanto pascolo e  quindi il fieno lo mangiamo solo in inverno e un po' in primavera. In primavera ci sono tanti buoni germogli e foglioline tenere che l'unico problema è l'imbarazzo della scelta ma anche lunghe giornate piovose nelle quali non possiamo uscire e quindi le nostre padrone ci foraggiano in mangiatoia. Però il fieno è tutto fatto da Daniela, una delle nostre padrone (io sono di Otten ma altre mie compagne sono di Daniela). E' buon fieno locale. Mica come quei balloni fasciati mezzo muffiti che danno a certe nostre sorelle. Poi si lamentano che siamo schizzinose, che noi capre 'scartiamo molto'! Dateci del buon fieno di montagna, aromatico e profumato, fine e foglioso, fatto con amore e vedrete che lo scartiamo poco.

 

Perché 'comune'? Io sono 'pregiata'!

 

'In ultimo vi voglio dire che è un bell'insulto quel  'meticcia' con il quale qualcuno ancora gratifica me e le mie compagne. I più esperti sanno che i 'caprologi' mi hanno classificata 'Alpina comune' e sono una 'popolazione primaria' (più preziosa per la biodiversità di tante razzette definite in base a qualche carattere 'estetico'). Non ci hanno fatto un bel servizio a me e alle mie compagne chiamandoci così. 'Comune' viene inteso come 'banale', di poco pregio. Anche tra gli amici delle capre, i caprologi, i caprofili, gli allevatori c'è stata tanta gente che ha inseguito le 'razze rare', quelle più folkloristiche ed 'estetiche'. Voi umani avete certe manie, state lì a misurare chi di noi ha il pelo o le corna più lunghe e altre stranezze. Così quelle che di noi che erano nere sono diventate 'Versaschesi' e via via con le Frise dei Grigioni e della Valtellina, la Bionda dell'Adamello, la Mochena. la Grigia, la ecc. ecc.. Per carità, possiamo capire. Una razza 'speciale' con il suo standard ecc. ecc. viene riconosciuta dalla UE e il padrone ha un premio. Poi così è soddisfatta anche la passione collezionistica di voi umani. Con tante razzette ora il ceppo Alpino, delle belle caprotte come me, pezzatone e multicolori è diventato una rarità (così forse qualcuno si deciderà a 'riconoscerci' davvero). Cari amici perché non imparate dai francesi. Loro le nostre analoghe (di mantello), le chiamano Alpine Polychrome. Vuoi mettere, fa fino, altro che 'comune'. In realtà eravamo effettivamente tante (anche se le decine di migliaia sono rimaste ... nei vecchi libri). Eravano diffuse dall'Ossola (e probabilmente dalla Val Sesia) al Trentino. Più a ovest ci sono le 'stambeccate', a Est hanno fatto pulizia etnica da tempo con le selvicoltura intensiva e la monocoltura dell'abete rosso (poi dicono che i danni alle foreste 'naturali' li facciamo noi...) . A Nord gli svizzeri si sono fatti da tempo un mosaico di razze e razzette. Dove resistiamo? In Ossola senz'altro. Noi per la precisione siamo del ceppo della Valle Antrona, molto apprezzato dai caprai di tutta la provincia che vogliono capre robuste, da montagna, da alpeggio. In Val Vigezzo eravamo fiorenti, ma con il risanamento della CAEV (forma virale che prende le ginocchia), ci hanno quasi spazzate via. Fortunatamente in Ticino ci siamo ancora nonostante la Verzaschese e altra concorrenza. In Valchiavenna  soffriamo per la concorrenza della Frisa e il ceppo 'comune' di colà sta rapidamente regredendo . Sarebbe ora che il nostro Registro Anagrafico venisse effettivamente attivato sia in Piemonte che il Lombardia. Così non ci chiameranno più 'meticce' e  i nostri padroni riceveranno qualche soldino. Insomma  se la burocrazia serve ad evitare la nostra estinzione adeguiamoci. Siamo signore capre, lunghe, forti. Facciamo capretti che le Camosciate e le Saanen se li sognano (meglio anche delle Verzaschesi che si sono un po' ingentilite tra smanie di selezione e risanamenti). Siamo capre a duplice attitudine, di latte non ne facciamo tanto ma in alpeggio le nostre 'concorrenti' non fanno meglio. Qui contano i piedi e il carattere più che la 'genetica'. Abbiamo il pelo corto ma non è il pelo che difende dal freddo ma il sottopelo, quello corto e fine. E noi di quello in inverno ne 'mettiamo su' mica male (non come le capre Cachemire, ovviamente!). Quanto a resa in carne e qualità del violino ovviamente non ci sono paragoni. Insomma siamo la capra giusta per un allevamento alpino semiestensivo 'sostenibile'. Fate qualcosa, sostenetici. Grazie'.

 

Arola (VCO)  una parte delle 80 capre Alpine comuni di un allevamento locale. Sono regolarmente munte, vanno in alpeggio e con il loro latte si producono formaggi caprini e misti.

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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