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Inforegioni/ Eolico e uccelli migratori

  

 

 

 

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Cartografia del Passo già abbondantemente deturpato dagli elettrodotti

 

 

I passi alpini sono interessati ad un forte passaggio di tordi: sassello, bottaccio, cesene

 

I rapaci, specie protette, sono tra le principali vittime delle pale eoliche

 

 

Il 'Parco eolico' collocato al Passo di Altamont (sotto)  in California è tristemente famoso per le stragi di rapaci che ha causato. E' un vecchio impianto in funzione da vent'anni. Le proteste degli ornitologi e ambientalisti lo hanno fatto chiudere per qualche tempo e sono state eseguite delle modernizzazioni per ridurre l'impatto

 

 

 

 

(23.12.09)  L'esperienza di diversi paesi europei e degli Usa ci dice che i 'parchi eolici' possono rappresentare un grave rischio per specie di avifauna migratoria

Quando l'eolico non è sostenibile. 'Parco (sic) eolico' al Passo di San Marco incompatibile con la tutela dell'avifauna

Il sostegno acritico alle 'energie rinnovabili' rappresenta un grave pericolo. La parolina magica 'rinnovabili' diventa passpartout per speculazioni e gravi danni ambientali

Gli ornitologi italiani riuniti a Sabaudia lo scorso ottobre hanno preso posizione in modo netto e articolato sullo scottante problema dei 'parchi eolici' e della loro incopatibilità con le migrazioni degli uccelli se collocati in siti sensibili.

Essi, hanno constatato come i risultati di studi condotti in molte parti del mondo evidenziano spesso pesanti effetti negativi degli impianti eolici su comunità ornitiche nidificanti e svernanti e sui migratori in termini di perdita di habitat, effetto barriera e consistente incremento della mortalità per collisione, dei gravi problemi. Hanno pertanto messo nero su bianco una serie di condizioni per la 'compatibilità' ambientale degli impianti eolici chiedendo  che l’installazione degli impianti eolici possa essere autorizzata solo in ambiti di scarso o nullo interesse per l’avifauna e non interessati dalla presenza di flussi migratori significativi.

 

Il Passo di San Marco è proprio il posto sbagliato

 

Il Passo di San Marco, tra la Valtellina e la Valbrembana rappresenta un punto di passaggio obbligato sulle rotte migratorie per il quale transitano tordi, cesene, fringuelli e diversi rapaci diurni e notturni.  Sulla base di questa considerazione, è stata istituita una ZPS (zone di protezione speciale istituite ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE) . Va peraltro precisato che tale istituto non fa che  rafforzare, in considerazione dell'importanza particolare del valico in questione, la previsione normativa della Legge regionale sulla caccia (n. 26 del 16.08.1993) che stabilisce (art. 3 )che:

 

La caccia è vietata su tutti i valichi montani interessati dalle rotte di migrazione dell' avifauna, nel raggio di mille metri dagli stessi; i valichi devono essere individuati nei piani di cui ai precedenti artt. 12 e 14 devono essere indicati nei calendari venatori.

 

Sarebbe assurdo tutelare per tali motivi un'area e poi piazzarvi delle gigantesche pale eoliche che, attraverso l'impatto diretto, i vortici, il rumore, provocherebbero nel breve-medio periodo gravi perdite tra gli uccelli ma, soprattutto, nel lungo periodo determinerebbero l'abbandono del passaggio. Data la configurazione dei passi alpini e le correnti, infatti, non vi è la possibilità - come per siti più aperti - di 'schivare' le pale deviando leggermente la rotta. Le pale sono collocate dove il vento spira più forte e dove le correnti d'aria sospingono gli stormi.  

Gli ornitologi sulla base di queste considerazioni chiedono una fascia di rispetto di 5 km intorno alle ZPS istituite a protezione dell'avifauna migratoria.  

 

Ma come le fanno le VIA?

 

Rispetto alle considerazioni che valgono in generale per i siti che rappresentano passaggi obbligati nel caso dei valichi alpini valgono specifiche considerazioni che valgono a rafforzare la loro inconpatibilità - in caso di coincidenza con rotte migratorie di avifauna - con la installazione di impianti eolici.   Va sottolineato che la scarsa visibilità - frequente specie nel periodo autunnale - aumenta considerevolmente i problemi. C'è n'è abbastanza per capire che il Passo di San Marco (già deturpato da tralicci e cavi delle linee ad alta tensione, altro elemento di disturbo per gli uccelli) è un sito incompatibile con la presenza di maxi-pale eoliche. 'Compromessi' quali il fermo delle pale nel periodo migratorio o in condizioni di scarsa visibilità determinerebbero un forte abbassamento della resa dell'impianto.

Il tutto per 6 miseri MWh installati che vanno confrontati con la miriade di 'piccoli' impianti eolici, fotovoltaici e a biomasse da 1MWh che stanno per essere installati in Lombardia. Il contributo del 'Parco eolico' è veramente ridicolo ed è veramente incredibile che abbia già ottenuto il VIA (valutazione di impatto ambientale) dalla Regione Lombardia. Ma come valutano? Casi come questo inducono a ritenere che questa ed altre forme di 'valutazione ambientale' siano solo la 'foglia di fico' che copre con paroloni e fiumi di relazioni di esperti profumatamente pagati quello che il buon senso non impiegherebbe molto a stabilire.

 

Anche il Parco si oppone

 

Nel caso del Parco eolico al Passo di San Marco non sono solo gli stakeholders (portatori di interessi, ora in buropolitichese si dice così) ad opporsi. Non sono solo quattro ornitologi, soci Cai, cacciatori. Il Parco delle Orobie bergamasche ha fatto presente un parere fermamente contrario (sia per l'impatto sull'avifauna, che per il rumore, la deturpazione ecc.). Essendo al confine con la provincia di Bergamo l'impatto dell'impianto eolico (che viene realizzato sul territorio dei comuni valtellinesi di Albaredo e di Bema) ricade pesantemente sul territorio Bergamasco interessato dal Parco. Basti pensare che i venti principali spirano da N a S, che dal versante bergamasco, dove si trova anche un albergo-rifugio, salgono numerosi i turisti e gli escursionisti e che in molti si chiedono con quale voglia la gente sosterà al passo a fare il pic-nic o solo ad ammirare il panorama con il rumore delle pale.  

Gli amministratori valtellinesi (comuni interessati e Comunità Montana di Morbegno), verosimilmente motivati da valutazioni di ordine economico,  hanno risposto al Parco bergamasco di non intromettersi ritenendo la sua presa di posizione  'esorbitante rispetto a qualunque competenza ad esso attribuibile', lo hanno accusato - in sede di Conferenza di servizi -  di abuso d'ufficio e hanno comunque concluso (loro) che il parere del medesimo 'dovrà considerarsi sostanzialmente irrilevante'. Quanto al Parco delle Orobie Valtellinesi tutto tace (è, evidentemente allineato e coperto con i comuni e la CM). La prospettiva è che la tensione tra bergamaschi (anche il Cai si è espresso contro il Parco eolico) e valtellinesi salirà.

Parco, Comunità Montana Valbrembana, Comuni di Averara e Mezzoldo sono decisi a varare un piano per riqualificare il Passo. E le pale proprio non ce le vogliono.

(1). Continua

ria: per questa ragione viene vietata ogni forma di caccia

Risoluzione sull’impatto degli impianti eolici industriali sull’avifauna

 

I partecipanti al XV Convegno Italiano di Ornitologia tenutosi a Sabaudia (LT) il 14-18 ottobre 2009,

 

premesso/ il proprio convinto sostegno allo sviluppo di produzioni energetiche attraverso fonti rinnovabili,

 

ritenendo/ che le relative tecnologie non possano essere applicate acriticamente e senza attenta valutazione dell’impatto sull’ambiente naturale e sulle sue componenti nonché sul paesaggio,

 

esaminati/ documenti, fonti bibliografiche, dati scientifici e considerazioni tecniche circa l’impatto degli impianti eolici sull’avifauna,

 

constatato

• che i risultati di studi condotti in molte parti del mondo evidenziano spesso pesanti effetti negativi degli impianti eolici su comunità ornitiche nidificanti e svernanti e sui migratori in termini di perdita di habitat, effetto barriera e consistente incremento della mortalità per collisione,

• che l’impatto negativo sull’avifauna è determinato non solo dalla collisione con i generatori eolici ma anche dal rumore da essi prodotto, dalla realizzazione di elettrodotti, di strade e di altre infrastrutture di servizio, nonché dalla facilitata accessibilità di aree in precedenza poco o nulla frequentate,

• che la maggior parte delle regioni italiane è sprovvista di piani energetici o è dotata di piani energetici del tutto o in gran parte inapplicati e che ciò conduce ad una totale assenza di programmazione quanto a localizzazione e tipologia degli impianti eolici,

• che, a differenza di quanto previsto per i Chirotteri, non esiste un protocollo ufficiale a livello nazionale per la redazione di studi di impatto sull’avifauna,

 

considerato

• che gran parte degli impianti eolici realizzati o in progetto insiste su aree sensibili per la conservazione dell’avifauna italiana e paleartica, quali praterie montane, crinali, principali fondovalle, promontori, stretti, zone umide costiere, tratti di mare lungo rotte migratorie o interessati dalla presenza di forti concentrazioni di uccelli marini,

• che una frazione rilevante di queste specie risulta già rara e/o minacciata da altri fattori ed è oggetto di interventi di conservazione finanziati dall’Unione Europea, dallo Stato italiano e dalle Amministrazioni locali, sulla base di norme internazionali, comunitarie e nazionali,

 

identificano/ la realizzazione di impianti eolici nei contesti sensibili come una delle più gravi minacce per l’avifauna, capace di determinare estinzioni su tutto o su gran parte del territorio nazionale, declino di popolazioni anche in vaste aree e conseguente perdita di biodiversità.

 

Pertanto/, considerando che il ricorso alla produzione energetica da fonte eolica risulta recare un contributo irrilevante alla soluzione del problema delle emissioni dei gas serra e più in generale al fabbisogno energetico nazionale, stante anche la realtà della ventosità quale rilevata nel nostro Paese,

 

esprimono/ forte preoccupazione per la proliferazione di impianti eolici in numerosi ambiti di notevole pregio ambientale e di importanza strategica per l’avifauna,

 

chiedono

• che nella fase preparatoria dei piani energetici nazionali e regionali la Valutazione Ambientale Strategica verifichi gli impatti significativi sull’avifauna e quantifichi l’effetto complessivo cumulato dalla presenza di più centrali eoliche e delle infrastrutture connesse su area vasta e che, inoltre, una appropriata Valutazione di Incidenza verifichi i potenziali effetti specificatamente sulla rete Natura2000 e i suoi valori,

• che nel testo unico ambientale gli impianti eolici siano spostati dalla tabella di opere sottoposte alla sola verifica di assoggettabilità a VIA (screening) a quella di opere assoggettate obbligatoriamente a VIA,

• che sia urgentemente ritirata la recente norma nazionale che deregolamenta ulteriormente le macchine eoliche singole da 1 MW, escludendole anche dalla fase di screening ambientale,

• che gli studi di impatto ambientale e di incidenza siano svolti da tecnici competenti, secondo linee guida emanate dal Ministero dell’Ambiente ed anche sulla base di indicazioni fornite dall’Organo Scientifico e Tecnico di riferimento dello stesso Ministero, rappresentato dall’ISPRA,

• che l’installazione di impianti eolici sia comunque sempre esclusa in tutte le IBA, le zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, le aree protette nazionali e regionali nonché in un’adeguata fascia di protezione, mai inferiore a 5 km (15 km nel caso di siti di nidificazione, di sosta regolare e di rilascio di avvoltoi), attorno alle suddette aree ed alle ZPS e in tutte le altre aree soggette alla presenza regolare di specie di interesse conservazionistico suscettibili di impatto significativo (incluse nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, migratori e altre specie inserite in Convenzioni o Accordi internazionali, in Liste rosse o considerate prioritarie a livello regionale),

• che l’installazione di ogni singolo impianto eolico possa essere autorizzata solo in ambiti di scarso o nullo interesse per l’avifauna e non interessati dalla presenza di flussi migratori significativi,

• che tutti gli impianti eolici soggetti all’obbligo dell’uso di luci fisse per la sicurezza dei voli aerei siano autorizzati esclusivamente in aree non soggette al transito di significativi flussi migratori,

• che le valutazioni dell’impatto sull’avifauna siano basate su indagini conoscitive sia bibliografiche sia sul campo nel corso delle quattro stagioni, al fine di conoscere gli aspetti quantitativi e qualitativi delle comunità nidificanti, svernanti e migratrici, considerando un’area interessata dalle indagini del raggio di almeno 5 km attorno alle centrali eoliche in progetto (15 km nel caso dei rapaci) e comunque secondo le indicazioni delle linee guida ufficiali di cui sopra,

• che la valutazione della presenza di migratori diurni e notturni sia obbligatoriamente studiata, oltre che con rilievi a vista, mediante strumenti (come ad esempio radar e termocamere) in grado di fornire tutte le indispensabili indicazioni circa fenologia e caratteristiche dell’eventuale flusso migratorio (altezza e direzioni di volo, intensità ed ogni altro parametro),

• che l’inizio dei rilievi sul campo venga preventivamente e debitamente reso pubblico,

• che i Ministeri competenti e le Regioni adottino adeguate moratorie sulle centrali eoliche fino a quando non sarà stata effettuata un’adeguata valutazione dell’impatto cumulativo su scala regionale e non saranno state precisamente individuate le aree dove potranno essere installate centrali eoliche come più sopra indicato,

• che, ove necessario, la valutazione dell’impatto cumulativo venga realizzata congiuntamente da più regioni,

• che lo Stato assuma la responsabilità del controllo sulla dinamica reale del fenomeno (impianti realizzati ma soprattutto già autorizzati e in attesa di realizzazione), avviando anche un serrato confronto in sede istituzionale sulle situazioni di pesante criticità che si stanno determinando in estese aree di estrema importanza ornitologica del Paese.

 

La presente risoluzione è stata discussa ed approvata per acclamazione dai partecipanti al Convegno.

Sabaudia, 17 ottobre 2009” 

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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