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(05.01.10) L'escolo de Sancto Lucìo de Coumboscuro (Cn)
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Coumboscuro
Centre Provençal
Sopra:
Presentazione dello spettacolo Al soun di temp
(Epifania 2010, Sancto Lucio de Coumboscuro). Sotto:
Albaredo dal volume fotografico Sopravvivenze
di Gianpiero Mazzoni, con testi di Giulio Spini (1985)
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Il numero di dicembre 2009 di 'Coumboscuro',
periodico della minoranza provenzale in Italia
riporta diversi interventi sul Bitto storico apparsi
su Ruralpini
Dalle Valli del Bitto e dalla Val Grana
voci in rete per la libertà alpina
Lingue
e culture del cibo quali espressioni di identità e di
libertà da affermare e difendere
Un formaggio
'storico' può divenire espressione di identità e di affermazione di libertà
alpina contro vecchie e nuove forme di colonialismo (come quelle basate sull'
'esproprio della tipicità' da parte dell'industria agroalimentare). Una
battaglia che ha molto in comune con quella delle lingue 'minoritarie' o 'non riconosciute'. Da qui l'intreccio
tra le reti 'culturalpine' e 'ruralpine' testimoniato dall'interesse del
Centro di Cultura Provenzale 'Coumboscuro' (Sancto
Lucio de Coumboscuro, Val Grana - CN) per il
formaggio Bitto 'storico' delle Valli del Bitto.
Il
numero di novembre-dicembre 2009 del periodico 'Coumboscuro'
ha riportato diversi nostri interventi della fine del
2009 apparsi su Ruralpini sotto il titolo quanto mai significativo: 'Bitto, un formaggio di
libertà per alpi'. L'occhiello presenta in questo modo il tema:
'salvare i prodotti ed il gusto locali, per salvare
la terra, le tradizioni e l'uomo che la abita. Una filosofia che sta prendendo piede in
tutto il mondo, grazie ad gruppi di lavoro e azioni mediatiche importanti e
generose. Ma le Alpi, fragili ormai di uomini e forza sociale, rischiano di
perdere destino e dinamica, compromesse tra spopolamento e sfruttamento da
parte di capitali esterni. La Valtellina e il caso del suo formaggio 'Bitto'.
Il pezzo sul Bitto è accompagnato dalla pubblicazione
della lettera inviata a 'Coumboscuro' da Gianpiero
Mazzoni, ruralpino di Albaredo nelle Valli del
Bitto (il primo incontro Ruralpino si tenne ad
Albaredo nel 2006). Mazzoni sottolinea i nessi
tra la vicenda del 'Bitto storico', la 'colonizzazione'
delle realtà di produzione rurale da parte dell'industria
e la valenza che il 'caso Bitto' ha per tutte le valli
alpine.
Caro
Direttore, sono di lieto di scriverti. Quest'anno
la neva è poca ma l'inverno è ormai arrivato. Abbiamo
comunque tagliato il bosco nel maggengo e abbiamo tanta
legna da bruciare nel nostro camino. Come avete saputo
dai media, siamo ancora alle prese con il nostro formaggio
'Bitto': l'opposizione dei produttori 'storici' e l'allargameto
della zona DOP a favore dei grandi caseifici industriali
di fondovalle. La situazione in Valtellina si aggrava
in quanto la vicenda segnala un costante svendita da
parte delle istituzioni della cultura e tradizioni alpine.
Le
piccole latterie di paese gestite da sempre dalle popolazioni
del luogo sono state svendute ai grossi caseifici, cosi
non abbiamo più il nostro burro, il nostro formaggio
e nemmeno i nostri casari, perché hanno dovuto andarsene,
sostituiti da casari di caseifici industriali.
Inoltre
drammatica è la situazione delle scuole dei comuni in
quota, i parroci scarseggiano e da anni sono venute
a mancare figure politiche di rilievo.
In
questi giorni mentre scendevo dal paese, ho dovuto fermarmi
a lato della strada per lasciare passare i camion di
mangimi per le mucche, davanti a me scendeva un altro
grosso camion, portava a valle la terra. Io e la mamma,
con il 'gerlo', la terra l'abbiamo sempre portata in
cima al campo!
Per
quanto riguarda la vicenda del Bitto sarebbe opportuno,
anche attraverso a tua testata, far conoscere il problema.
Credo che rispecchi molte altre realtà critiche ed a
rischio che si riscontrano simili nelle Alpi, come quella
del formaggio Castelmagno.
Cari
saluti ed auguri di buon Natale a te ed ai lettori di
Coumboscuro
Gianpiero Mazzoni
- Albaredo per San Marco
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