Per
contattare il Comune di Veddasca e chiedere che non
vengano macellate Luna e le due altre cavalle
Comune
di Veddasca (VA) (Sede comunale fraz. Armio:
tel 0332-558032,
fax 0332-558003
Scheda
azienda Pian du Lares
L'azienza
bioagrituristica Pian du Lares (Loc. Pian du Lares di
Armio, Comune di Veddasca - VA) è un' azienda agricola multifunzionale di
montagna inserita nella splendida cornice della Val Veddasca, a 1.200 slm con vista sul lago Maggiore.
L'allevamento
è basato principalmente sul prato-pascolo nei
pressi dell'azienda e sugli ampi pascoli naturali
dell'Alpe Monterecchio e del Monte Paglione. Il latte
e la carne vengono trasfromati direttamente in azienda.
Le
razze allevate sono tutte di montagna: capre di razza
Vaerzaschese (autoctona), vacche da latte di razza
Rendena, cavalli (Haflinger e incroci Franches-Montagnes
x Haflinger); vi sono anche maiali.
L'azienda
offre un servizio agrituristico di ristorazione, caseificio (Formaggella del Luinese DOP,
formaggi misti caprini e vaccini, stracchini di capra,
formaggini di pura capra lattici e presamici, furmag'
de ségia), macello, laboratorio di lavorazioen
delle carni e spaccio aziendale di prodotti a base di
carne caprina, suina, bovina, equina (salamini, breseaole,
violini, slinzeghe). Durante la stagione turistica l'azienda
(spaccio e ristoro sono aperti tutti i giorni)
Sono
organizzate anche attività di educazione agro-ambientale per scolaresche di ogni ordine e grado e per gruppi di adulti organizzati.
L'azienda
è socia di: ALDA (associazione lombarda
per la didattica in agricoltura); ANFOSC (associazione
nazionale formaggi sotto il cielo); SDG (sovversivi
del gisto)
tel.
0332 558 178
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(26.06.10) In
Val Veddasca sono rimaste pochissime aziende zootecniche
che, con la loro presenza, impediscono il completo
inselvatichimento del territorio. Per loro, però, la
vita non è sempre facile
Cavalle
troppo 'libere' (ma non brade) rischiano la condanna
a morte
di
Michele Corti
Tre
cavalle 'disturbano' nel paesino di Armio a 900
m slm in Val Veddasca e, a causa dell'applicazione di
un'ordinanza sindacale, rischiano di finire a macello
nei prossimi giorni. E pensare che per il branco del
Bisbino (CO) veramente brado (dopo essere stato
per anni senza custodia dopo la morte del proprietario)
si sono mobilitati abitanti e associazioni e sono
rimasti liberi, nutriti in inverno e riveriti (nella
vicina Val d'Intelvi)
La
cavalla Luna (a destra) insieme a una delle giovani
cavalle che rischiano di finire al macello (foto
M. Corti, inizio primavera 2010)
Ieri all'Azienda Pian Du Lares in
Val Veddasca (la parte più montuosa della
provincia di Varese, siamo a 1.200 m) ho assistito ad
un vero e proprio rodeo con una cavalla che si impennava
e non ne voleva sapere di entrare in una stalla. La
situazione sembrava drammatica: la cavalla si era già
ferita (al muso) e avrebbe potuto farsi male seriamente
o far del male seriamente alle persone che cercavano
di contenerla. La bestia pareva 'impazzita'. In
realtà non lo era.
Per capire il terrore che attanagliava Luna (questo
il nome della cavalla) all'idea in entrare in una stalla
bisogna conoscere cosa è successo e cosa rischia
di succedere all'Azienda Pian du Lares. Quello
che rischia di succedere a Luna, la capo(sotto)branco
e alle due sue giovani compagne è presto
detto: finire al macello. Luna è la 'vecchia'
(anche se ha solo 5 anni) e la più docile ed
è stata 'rinchiusa' per facilitare la cattura
delle altre due (più selvatiche). Non vedendo
la loro 'capa' le altre dovrebbero venire a cercarla,
cadendo nella trappola. Questo, almeno, è quanto
sperano Desiderio Carraro, titolare dell'azienda,
il suo collega ed amico Mario Alberti e
la moglie di quest'ultimo Patrizia (anche Mario
e Patrizia hanno cavalli). Le due aziende collaborano
in molto modi e Luna era stata 'adottata' da Patrizia
quando la madre era morta prematuramente per un tumore
all'intestino e non avava potuto allattare la figlia.
Svezzata da Patrizia, e poi adottata dal branco, Luna
era una cavalla particolarmente cara a tutti. Ora, a
5 anni, da 'orfanella' è divenuta a sua
volta una capo-branco ma è ancora una 'mascotte'.
E' stato grazie alla famigliarità e alla confidenza
con la cavalla che Patrizia, tenendola docilmente per
la cavazza, l'ha condotto quasi sulla soglia della stalla.
Poi, però, è successo il pandemonio. E
alla fine Patrizia piangeva, non per il dolore alla
mano ('segata' dalla cavezza) ma per il rimorso, per
aver tradito la sua figlia adottiva, per averla portata
in trappola.
Ma perché bisogna macellare 'Luna
e le altre'?
Va precisato che le cavalle sono sanissime
e che i loro proprietari non si sognavano lontanamente
di mandarle al macello. Giovani e sane avevano una lunga
carriera di fattrici davanti a loro, da vivere in montagna,
libere. E allora perché?
Perché 'disturbano'. Ovvero si prendono
la libertà, di tanto in tanto, di fare una capatina
nel sottostante paesino di Armio (900 m e 'sede comunale'
del comune montano di Veddasca). Non è che facciano
danni: mangiano qualche fiore (ma niente orti danneggiati
o roba seria) e lasciano qualche 'ricordino' (cacche).
Un tempo la gente correva a raccogliere il prezioso
concime, oggi non lo sopporta. Mentre erano ancora in
svolgimento le operazioni per 'tirare' letteralmente
Luna nella stalla, un giovane collaboratore dell'azienda
si lascia andare ad una considerazione un po' tagliente
'c'è gente che è nata e cresciuta con
i maiali in casa, adesso fanno tante storie'. Niente
di nuovo. Mi è stato sempre riferito da tutti
gli allevatori con problemi di 'vicinato' ('la
stalla da fastidio', 'c'è 'puzza') che il grado
di intolleranza verso gli animali agricoli è
più forte nelle persone che avevano essi
stessi animali in tempi non lontani. Pare una 'legge'.
Il fatto è che ad Armio tra
coloro poco 'tolleranti' e che protestano per la presenza
dei cavalli vi è anche chi telefona al sindaco a mezzanotte. E così,
il primo cittadino, stufo di queste fastidiose proteste,
dopo aspra discussione in consiglio comunale
(spaccato) richiama al rispetto di un'Ordinanza del sindaco percedente
che citando le 'calamità' provocate dai cavalli
e le norme sulla sorveglianza e custodia degli animali
ecc. ecc. intima di tenersi i cavalli ... a casa.
Ma tenerli confinati non è possibile
perché non sono abituati e perché
tutta la logica economica e ecologica dell'allevamento
si basa sul pascolo estensivo, 'libero'. Siamo a 1.200
m e i pascoli sono per lo siti più a quote più
elevate; sono pascoli magri. Impossibile pensare di
suddividerli in lotti delimitati da fili elettrici (tra
l'altro, a differenza, dei bovini, per i cavalli servono
recinzioni più alte e con più fili/fettucce
elettriche).
Quindi non ci sono alternative al macello
se il comune insiste.
Chiariamo un po' le cose
I cavalli dell'Azienda Pian du
Lares non sono 'bradi'. In inverno scendono presso
la stalla e ricevono il fieno. Però nella stalla
non sono mai entrati in vita loro. Nati e cresciuti
plain air. Naturale che siano presi dal terrore
di entrare in un antro misterioso dove attende chissà
quale insidia. Sono comunque cavalli controllati
continuamente. La loro presenza , insieme a quella del
branco dell'azienda del già citato Mario
Alberti che si trova al vicino Lago Delio, fa parte
del paesaggio. Sono cavalli conosciutissimi a turisti
ed escursionisti che si lasciano docilmente fotografare.
Non sono certo pericolosi.
E' poi incredibile che tante proteste si
levino contro i cavalli quando il paese, come gli altri
della valle, vive sotto
assedio da parte dei cervi e dei cinghiali, che di danni ne fanno eccome.
Paradossi
intollerabili: i cavalli del Bisbino 'inselvatichiti',
coccolati e riveriti, quelli della Val Veddasca condannati
a morte
Vale la pena richiamare la vicenda
dei 'cavalli bradi del Bisbino'. Sul Monte Bisbino,
che sovrasta Cernobbio, (grosso centro sul Lario, limitrofo
al capoluogo), per anni si è trascinata la vicenda
di un branco di cavalli che, dopo la morte del proprietario,
erano rimasti 'bradi'. In estate non davano fastidio
a nessuno, ma in inverno scendevano nel paese di Rovenna
dove arrivavano a mangiare persino i fiori del cimitero
e dove si registrava anche qualche danno alle auto in
sosta. Nonostante il disturbo, ben più forte
di quello che si registra ad Armio, il paese si
è opposto all'idea di 'deportare' i cavalli
in centri ippici (l'idea di abbatterli poi si è
scontrata contro un muro). In ciò gli abitanti
sono stati sostenuti dalla mobiltazione delle associazioni
animaliste, ambientaliste e ippofile. E'
stato scomodato anche il noto etologo Adolfo Celli per
un parere. Alla fine, considerato che i cavalli erano
ormai 'selvatici' e che quindi non potevano certo finire
in un 'centro ippico', s 'è deciso di tenerli
in estate sulle 'loro montagne' in un'area limitrofa
in Val d'Intelvi . La mobilitazione a sostegno dei 'cavalli
del Bisbino' ha comportato anche la creazione di una
apposita ONLUS 'Cavalli del Bisbino'. Tutta l'operarazione
di trasferimento conclusasi all'inizio
di giugno di quest'anno è stata condotta dall'associazione
ippoambientalista 'Giacche Verdi Lombardia'.
I cavalli del Bisbino (ora del Generoso) resteranno
'liberi'.
E i cavalli della Veddasca che fine faranno?
Non sono abbastanza 'selvaggi', non sono 'allo stato
natutrale', sono allevati per la carne. Hanno un
padrone. Non fanno parte di una bella 'favola' che aiuta
a rimuovere i sensi di colpa per come alleviamo e mangiamo
gli animali e per come distruggiamo gli ecosistemi.
Insomma non sono cavalli-Panda.
Però in Veddasca i cavalli vivono
liberi e la carne è prodotta solo con l'erba
di pascolo e un po' di fieno, senza inquinare e tenere
animali in 'fabbriche della carne'. Grazie alla presenza
dei cavalli della Veddasca molte superfici rimangono
net (pulite) con vantaggi ambientali e paesistici.
Secondo modelli sostenibili, non da favola.
Ora vediamo se animalisti, ambientalisti,
ippologi faranno qualcosa per salvare dal macello 'Luna
e le altre'.
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