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Settembre nero per le
pecore e i
pastori
Nel 2007 il gran-guru
europeo del
lupo,
Luigi
Boitani,
dichiarava:
"I lupi in Italia uccidono
ogni anno dalle 2.000 alle
2.500 pecore, gli
indennizzi toccano quota
un milione di euro l'anno;
quando raccontiamo questi
numeri in altre parti
d'Europa o in Nord America
ci chiedono come mai vi
siano ancora lupi in
Italia".
Ora la situazione è
peggiorata con il lupo in
espansione. Migliaia di
pecore sbranate (spesso
nonostante cani da gregge,
recinti, presenza del
pastore) non
provocano il benché
minimo ripensamento della
strategia "il lupo non si
tocca". Ciò mentre nei
paesi civili - a
fronte di una pressione
predatoria molto più bassa
- si stanno intensificando
forme di controllo
delle popolazioni
lupine.
In Italia migliaia di capi
predati sono
socialmente
ininfluenti
. E' il peso specifico
attribuito alla realtà
pastorale e rurale che è
diverso. In Italia il
retaggio di secoli di
oppressione feroce della
città nei confronti delle
campagne fa si che la vita
di migliaia di pecore, i
disagi di centinaia di
pastori contino meno della
vita di un singolo
lupo, il beniamino degli
ambientalisti televisivi.
E' forse espressione di
civiltà, democrazia,
equità
sociale?
Settembre
è stato un mese da incubo per Mario Durbano.
Non sono tanto le 5 pecore uccise a pesare quanto le
notti insonni, il trasporto a spalla su per sentieri
impervi e da nessuno puliti delle recinzioni, l'esperienza
di trovarsi a tu per tu con tre lupi per nulla impauriti
(loro, i lupi, non conoscono le favole dei verdi
e dei loro 'esperti' che raccontano che il lupo ha paura
dell'uomo). Mario ha comprato i pascoli con i sacrifici
del suo lavoro e per gli altri paga l'affitto.
Ma
ora il padrone è il lupo o, meglio, i suoi
padrini. Che se ne stanno comodi in città, negli
uffici, nei "Centri faunistici", nei Parchi.
Che incamerano lauti finanziamenti per studiare ogni
minimo dettaglio della vita del lupo, per i "Centri
dei grandi per la protezione dei grandi carnivori"
che vogliono far sorgere in tutte le regioni.
E
poi guardate le foto di questo servizio realizzato
da Anna Arneodo di Coumboscuro in quali capanne
dovrebbe vivere nel 2010 un pastore.
Inutile
dire che i cellulari non prendono neppure nel sottostante
paese di Frise dove Mario risiede. Questa è l'uguaglianza
sociale garantita dalla nostra società?
I
Verdi hanno il coraggio di accusarci di demagogia. Loro
che strappano lacrime (e fondi) con le immagini dei
cuccioli delle specie minacciate di estinzione. Che
si infiammano per i "bambi", "fucilati"
dai perfidi cacciatori e arrivano sino a proporre
di trasferirli da una regione all'altra (quando chi
conosce un minimo l'etologia e la fisiologia dei caprioli
- a parte che Bambi era un cervo - sa che la cattura
e il trasporto per un "bambi" sono peggio
della morte).
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che dovrebbero portare qualcuno a rivedere certe posizioni
ideologiche sul lupo (almeno quelli in buona fede)
Loup
al Pervou: autunno 2010
di Mario
Durbano (pastore)
E’ tornata la nebbia bassa dell’autunno, con lo sciabordare
tenue della pioggia sulle foglie e la malinconia che ti entra dentro, qui sui
dossi più alti, dove – se non fosse per i rintocchi delle campane e il belato
tremulo delle bestie – ti sentiresti perso in un mare grigio.
Ma ora non c’è la malinconia a scavare i silenzi: nemmeno
per quella non c’è più tempo. Ora c’è la paura continua, vigile; ora nella
nebbia bassa... il lupo passa.
“Nebio basso
lou loup passo,
nebio scuro
lou loup en pasturo,
nebio terranho
lou loup en campanho”
(nebbia bassa/il lupo
passa,/nebbia scura/il lupo al pascolo,/nebbia radente/il lupo nella campagna):
lo dice bene un proverbio dei nostri vecchi.
E sono tornati con il primo giorno di nebbia bassa
dell’autunno, i lupi: mi hanno preso cinque pecore, mentre ero al pascolo con
i cani, tra la nebbia, lunedì scorso; ed io non me ne sono accorto.
Poi li ho incontrati, martedì nell’imbrunire: facevano la
posta alle mie pecore, dietro un piccolo avvallamento, al Sartin di Pourtete.
Le pecore avevano paura a passare, io ho mandato i cani e me li sono visti
davanti,l a una decina di metri: tre lupi, scuri, quasi neri, con la coda
diritta... avevo più paura io di loro che loro di me. Allora ho preso un petardo, che porto sempre in tasca, e
l’ho acceso. Senza fretta i lupi sono arretrati fra i cespugli.
I nostri vecchi li avevano uccisi tutti, i lupi; ora non
hanno nemmeno più paura né dell’uomo né dei cani.
E se invece di me ci fosse stato un pastorello? Cosa avrebbe
fatto? Non manderei mai più un ragazzo da solo al pascolo.
I miei pascoli io li ho comprati, o pago per essi l’affitto.
Ma nemmeno della mia roba non sono più padrone: non posso nemmeno cacciare il
lupo dai miei terreni! E’ questa la nuova legge? Ma vale anche per i grossi
padroni delle fabbriche e delle banche?
Durbano Mario
Frise, Coumboscuro,
24/09/2010
le foto e le
didascalie sono di Anna Arneodo
“Pastural
rous d’asaire al Pervou”: nell’autunno che avanza le piante di mirtillo si
fanno rosse sui pascoli d’altura (m. 2100)
Orizzonti al Pervou: sullo sfondo, il Monviso
“Lou jas dal Pervou”, vicino al bivacco Rousset; si
noti la rete anti-lupo
Le pecore escono verso i pascoli; dai cespugli, con
la nebbia bassa, sbuca a piacimento il lupo e va a colpo sicuro, senza che
nemmeno il pastore se ne accorga
Sull’altro versante, oltre la displuviale, si
aprono i dolci pascoli della Valle Stura. I cani di Mario li guardano ammirati
I nostri pascoli migliori, ai Quiot dal Pervou.
Sullo sfondo si nota bene il lungo sentiero che porta al Pervou. Ai piedi del
Pervou, dopo aver attraversato una grande pietraia, si trova il “jas”. Ogni
giorno le pecore devono percorrere tutto questo cammino per salire e
ridiscende. A fine stagione molte sono zoppe; ma ora non si può più lasciarle a
dormire in alto, al riparo sotto le rocce, come si faceva fino a qualche anno
fa: ora signore della montagna è il lupo!
La più bella grangia rimasta:
"la chaboto de
Bachasso", a Quiot dal mès.Qui
pascoli e baite sono tutti di proprietà privata e sono stati sfruttati
pienamente fino al primo dopoguerra. Poi l’emigrazione ha svuotato la montagna
e una dopo l’altra le baite sono state abbandonate e vanno in rovina. Questa è
stata usata, ultima, fino alla fine degli anni settanta. Si può ancora
continuare a fare il pastore in queste condizioni? E’ umanamente
accettabile? In più ora c’è il lupo.
Quanto rimane delle antiche “grage” (Grapoun –
granjo de Jan Marìo dal Coucù)
“Féo massà dal loup” – pecora uccisa dal lupo al
Pervou il 21/09/2010
Si noti, sulla sinistra, il “pansoun” estratto
intero dalla bestia e tirato da una parte
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