Tra le espressioni più becere della lunaparchizzazione della
montagna, una tendenza che fa (non a caso) da pendant con il rewilding
(all'insegna di un mondo affetto da sindrome bipolare senza bussola)
c'è la corsa ai ponti (pseudo) tibetani. Una corsa che non
coinvolge solo l'Italia o solo la Lombardia ma che , dopo
l'apertura - nel 2018 - del Ponte nel Cielo in Valtellina, sta
conoscendo aspetti parossistici nella montagna lombarda. La val Brembana
è impegnata (sono iniziati i lavori) nel Ponte di Dossena, ma progetti
e stanziamenti di bilancio si registrano anche in Valsassina (Ponte sul
Varrone) e in Valcamonica dove, al progetto di ponte tra Paspardo
e Cimbergo, si affianca quello in val Grande, in comune di Vezza
d'Oglio. Da notare lo stanziamento di fondi del Parco dello Stelvio
(quello dei "sacri cervi") per un'opera discutibile in una delle valli
laterali più belle dell'alta Valcamonica. Da notare come i 2/3 dei
residenti e dei turisti stanziali si siano dichiarati contrari. Dietro
a questa corsa ai record c'è l'idea che la montagna deve attrarre un
turismo da luna park, c'è la mancanza di idee, la solita preferenza per
investire in progettazione, ferro e cemento invece che in cultura... e
un grande provincialismo.
Vezza d'Oglio la maggioranza, l'Unione
dei comuni e il Parco, sono decisi a realizzare l'ennesimo "ponte
tibetano". Diciamo subito che di "tibetano" queste grosse opere
non hanno nulla. Si tratta di ponti pedonali sospesi realizzati con
grande impiego di acciaio e di ferro (senza contare i blocchi di
ancoraggio in calcestruzzo). I ponti tibetani sono fatti di tre corde:
su una si cammine, alle altre due ci si afferra. Quelli "dei record" sono ben altro.
Non devono rispondere all'esigenza di passare da una parte all'altra ma a quela
di procurare "adrenalina". Nel desolante panorama di impoverimento e omologazione
dell'immaginario, si trovano decine di titoli di articoli sui ponti "tibetani" associati, per l'appunto.
alla parola "adrenalina". Fino a vertici insuperati come "camminare sull'adrenalina".
Cosa c'è dietro? La ricerca dell'emozione a buon mercato, riproducibile e seriale tipica
del luna park, buona per lo spirito eternamente adolescenziale dell' homo urbanus
della tarda modernità. Il ponte "tibetano" aggiunge un optional: "immersi nella natura" o "nel verde",
ovvero in un contesto che, assecondando quella terribile tendenza allo scambio tra
reale e virtuale rappresenta una "virtualità aumentata", dove la "natura", degradata
a fondale, rappresenta una modalità appena più "realistica" di quelle offerte dai
migliori videogiochi.
Inseguire la lepre
Una costante dei ponti
pedonali sospesi realizzati negli ultimi anni è la spasmodica corsa al
record. Il parametro più ambito è la lunghezza, ma qualcuno punta anche
sull'altezza massima dal suolo (una componente per produrre il
"brivido"). Fatto sta che la corsa al record è simile al cavallo
che corre dietro alla carota che fa penzolare il cocchiere.
Non si raggiunge mai l'agognato record
perché arriva un altro pollo che fa un ponte più grande sperando di
intercettare più turisti. A parte questo le regole minimali
dell'economia (turismo compreso) dicono che se l'offerta si amplia e la
curva di domanda è elastica (come sempre per i beni non necessari, e
cosa c'è di più voluttuario del luna park?), il prezzo crolla. Per beni
che si pongono tra loro con un fortissimo effetto di sostituzione non
solo crolla il prezzo ma crollano anche i consumatori. Se partendo da
Milano ho un'ampio ventaglio di "ponti tibetani" e decido di andare a
provare l'ebrezza su uno difficilmente poi vado da un'altro nello
stesso week-end ma anche nella stessa stagione (a meno che sono un
maniaco di ponti tibetani).
Non va dimenticato che con questi manufatti ci
sono problemi di sicurezza. Comportamenti inappropriati dei turisti e forte vento
possono creare situazioni di pericolo. Si sono già registate situazioni critiche con turisti sorpresi
dalle raffiche di vento sul ponte e presi dal panico.
Il caso di Dossena è emblematico. Perché
è venduto come "ponte tibetano più lungo del mondo" e non ha il minimo
significato di collegamento (come altri che, un vago pretesto, a volte,
l'hanno). Passa sopra una cava. Parte dal centro del paese e arriva in
un punto (Cappella degli alpini) raggiungibile dal paese con la strada
provinciale. Utilità zero.
Il ponte di Dossena, una volta in
esercizio, oscurerà il record (di altezza) del ponte di Tartano,
Valtellina. Intanto, però, quello di Tartano ha goduto
dall'inaugurazione (2018) ad oggi di un grande afflusso. Così il consorzio Püstarèsc
che lo ha realizzato ha recuperato una ventina di baite e aperto due bivacchi (foto sotto).
Iniziative lodevoli senza dubbio, ma poco replicabili.
Il ponte di Dossena, in particolare, è un'anatra zoppa perché ha iniziato i lavori quando ponti più
lunghi erano stati già inaugurati. Dossena vanta 505 m di
lunghezza (120 di altezza massma) ma se la "lepre" di Dossena era il
ponte svizzero Charles Kuonen (494 m), l'amministrazione di Dossena e
la Regione Lombardia che ha concesso finanziamenti hanno trascurato (e si sono ben guardati dal dire) che
il 31/07/2021 è stato inaugurato in Basilicata il ponte di
Castelsaraceno, lungo ben 585 m.
Il ponte tibetano di Dossena congiungerà
il centro del paese con ... nulla, passando sopra una cava (si prega
guardare da un altra parte)
E quello di Dossena è ancora in
costruzione. Quindi il ponte non sarà mai il più lungo del mondo (ma la
bufala è servita a finanziarne la realizzazione). E' andata male
peraltro anche al ponte di Arouca, in Portogallo che è stato inaugurato
il 15/05/2021. Lungo 516 m il ponte portoghese ha goduto dell'effimero
record per solo due mesi e mezzo. Era andata meglio al ponte di Cesana
Claviere, in Piemonte che ha detenuto il record di lunghezza dal 2006
al 2017. Quando la "febbre dei ponti tibetani" non era ancora esplosa.
La stupida corsa dei record.
Un gioco astuto di chi ha interessi nella realizzaizone di queste opere
Ponte di Cesana Claviere (Torino, Piemonte) lunghezza 468 altezza max 35, aperto nel 2006
Ponte Charles Kuonen (Randa, Vallese, Svizzera) lunghezza 494 altezza max 85, aperto nel 2017
Ponte nel cielo (Tartano, Sondrio, Lombardia) lunghezza 234 altezza max 140, aperto nel 2018
Ponte di Arouca (Portogallo) lunghezza 516 altezza max 175, aperto nel 2021
Ponte di Castelsaraceno (Potenza, Basilicata) lunghezza 585 altezza max 80, aperto nel 2021
Ponte di Dossena (Bergamo, Lombardia) lunghezza 505 altezza max 120, in costruzione
Paspardo e Cimbergo (Brescia, Lombardia) lunghezza 250 altezza max 150, progetto
Ponte sul Varrone (Tremenico, Lecco, Lombardia) lunghezza 430 altezza max 200, progetto
Ponte della val Grande (Vezza d'Oglio, Brescia, Lombardia) lunghezza ? altezza max ? progetto
Il ponte di Tartano collega il centro
comunale a dei maggenghi, quello di Castelsaraceno collega "due parchi" e, in realtà, corre lungo
una gola, tanto per svilupparsi in lunghezza (un ponte non dovrebbe
attraversare una valle nel punto più stretto?).
Rendering del ponte tra Cimbergo e Paspardo
Quello di Cimbergo attraversa una valle,
partendo dai suggestivi ruderi del castello, per portare a Paspardo,
entrambe le località sono collegate da strade carrozzabili ma
almeno una "scusa" si intravede. Quello sul torrente Varrone, in
Valsassina collega Tremenico con l'ex miniera di Lentrée, parte del
locale ecomuseo delle miniere. Anche qui un debole pretesto
sussisterebbe ma a nessuno sarebbe venuto in testa di costruire un
ponte per visitare le miniere. Si propone la visita alle miniere come
elemento "accessorio" al luna park.
Il Ponte sul Varrone, in Valsassina, si
prefigge di superare il record di altezza
Un giocattolone da
due milioni di euro
E in val Grande? A Vezza d'Oglio? Non
sono state dichiarate le misure ma, anche qui, lo si annuncia come
"ponte dei record". Anche
qui non c'è una funzione di collegamento perché i due fianchi della val
Grande sono già provvisti di collegamenti a valle a a monte
dell'erigendo ponte.
Il comitato di residenti sostiene che l’opera e tutte le manutenzioni
di cui necessiterà andrebbero a togliere fondi ad altri interventi
utili in paese, legati alla mobilità sostenibile, ai sentieri ed alla
cura del territorio. Ha promosso, ad agosto, un sondaggio tra residenti e
turisti stanziali dal quale emergerebbe che i due terzi si oppongono
all'opera. Chi è contrario si oppone perché è consapevole che il tipo
di turismo attratto da queste iniziative è effimero. Inoltre comporta
un afflusso di turisti "mordi e fuggi" che lasciano ben poca spesa in
loco (al massimo modeste consumazioni) ma richiedono posti di
parcheggio e congestionano le arterie stradali. Per quest'opera il
Parco, alle cui porte l'intervento luna park, che nulla ha a che fare
con una fruizione in coerenza con le finalità del parco, ha
preventivato un esborso, con l'Unione dei comuni, di 1,5 milioni di
euro cui si aggiungerà il mezzo milione del comune. Già con la determina
del 31 dicembre n. 216/RS07, il comune di Vezza d'Oglio stabiliva l'assegnazione della
cifra di 30.000 € per uno studio di fattibilità dell'opera.
Dal punto di vista culturale è piuttosto deprimente vedere queste politiche imitative di
rincorsa di tendenze up to date. Il fatto è che queste grosse
iniziative muovono importanti giri di soldi che beneficiano ditte e
progettisti. Pensare e realizzare iniziative in cui il divertimento è
unito all'apprendimento (oggi si impara anche, soprattutto fuori delle
istituzioni educative), in grado di coinvolgere adulti e ragazzi
fondendo educazione, animazione, intrattenimento richiede fantasia,
creatività, impegno. Gli ecomusei, che dovevano muoversi anche in
questa direzione, creando coinvolgimento delle comunità e rivolgendosi
solo in seconda battuta ai turisti, sono parecchio rifluiti anche
perché molti non sono nati con uno spirito innovativo ma sulla base di
schemi di attività culturale troppo convenzionali. L'altra riflessione
è che, se la montagna non è più viva, se i
sentieri e la segnalatica, non sono curati, se non si organizzano
iniziative, per rianimare l'attrattività turistica, se si consente, come
in val Grande la trasformazione indiscriminata di fabbricati rurali
in residenze turistiche in quota, la montagna muore. I turisti della
villetta non sfalciano i prati. Così bisogna ricorrere ad
espedienti da luna park. Ma cosa si risolve?