Atti Convegno di Sondrio
17 giugno 2012
La montagna di fronte alla crisi:
dall’assistenzialismo all’autogoverno
L'intervento di Ignazio Bonacina
L’incontro e il dialogo fra uomini che da lungo tempo studiano la vita e la civiltà delle società di montagna e ne affrontano direttamente le problematicità ha ridato entusiasmo ai partecipanti al convegno di Sondrio per proseguire senza cedimenti lo sforzo culturale e politico-amministrativo che vuole riassegnare alla montagna il suo vero e insostituibile ruolo nel nostro tempo. Anche il dibattito che ne è seguito è entrato negli interventi dei relatori per aggiungere ulteriori suggerimenti positivi ad un progetto che si è fissato nel documento del convegno.
Viviamo un tempo nel quale, grazie alla scienza, alle tecnologie e alla forza della comunicazione, i cambiamenti sociali nel bene e nel male sono assai veloci: chi sta presente e vi partecipa lascia il segno e apre nuove strade; chi non lo è viene travolto e sommerso lasciando forse qualche nostalgico ricordo. Anche i sentimenti familiari fra genitori e figli e il senso di responsabilità fra generazioni che vuole dare vita alla speranza di un mondo migliore devono relazionarsi a questa condizione storica e misurarsi con lei se si vogliono comunicare valori imprescindibili che danno significato e qualità alla vita.
Dopo gli abbandoni e la discesa verso la pianura e la città, oggi finalmente si rivedono segni quotidiani che la montagna è ritornata in grado di attrarre persone e famiglie grazie alle sue specificità. Per questo la montagna ha bisogno di una classe dirigente creativa di amministratori capaci e onesti che si sforzino di vedere lontano: l’obiettivo è quello di creare per i giovani condizioni di vita dignitose e appaganti con le opportunità offerte dalla green economy, dalle potenzialità ambientali e dall’agricoltura.
Fra tutte le forze che entreranno in campo una è grandemente determinante: la cultura e la formazione professionale; non per nulla, in tempi non ancora troppo lontani, in molte valli alpine sono state fondate Università. I peggiori nemici, anche invisibili, della montagna sono le persone che disprezzano o non fanno conto della cultura e del sapere. Con una democrazia che chiama alla partecipazione, con una strategia condivisa e con le opportune tattiche ( e con tanto coraggio!), in forza delle risorse esistenti, soprattutto quelle energetiche senza trascurare le altre, e della collaborazione fra pubblico e privato, la montagna può diventare un laboratorio e un modello sociale in ambito europeo.
Ilcontesto è certamente difficile ma l’esercizio di attività economiche ecosostenibili e solidali raggiungono l’obiettivo di soddisfare i giovani e le famiglie. Un esempio che già esiste e procede in avanti è l’Associazione Alte Terre in Piemonte. I tempi? Né brevi né lunghi, ma continui e col peso adeguato per ognuno. La possibilità e la volontà di vivere in una Euroregione conoscendo e confrontando esperienze di Paesi confinanti o membri dell’Europa Unita è una occasione non di poco conto per il futuro e per lo sviluppo dell’arco alpino italiano e in generale della montagna italiana.
Altrettanto importante è evitare la contrapposizione fra montagna e pianura, fra comunità di montagna e quelle di città, fra ambiente montano e metropoli: una riflessione seria e prospettica fa vedere chiaramente che l’una ha bisogno dell’altra e che ancora una volta la soluzione dei problemi non sta nella contrapposizione ma nella collaborazione.
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Per dare sempre più respiro e forza allo sviluppo del sistema “montagna” tutti possono collaborare e tutti devono essere disponibili a modificarsi e riadattarsi per agire con maggior efficacia. Un esempio e un settore da modificarsi in meglio? La rappresentanza sindacale;
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Su altri fronti invece occorre essere determinati al massimo livello: quello della regolamentazione burocratica soffocante e quello della pressione fiscale che impediscono la valorizzazione delle risorse e abbassano il livello di competitività si mercati del sistema economico montano, con il risultato finale negativo di diminuire le potenzialità e le capacità di autosufficienza delle società di montagna.
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Contemporaneamentea quanto succede ai nostri giorni in tema di rappresentanza politica, queste considerazioni conclusive del convegno di Sondrio riaprono la problematica della riforma delle istituzioni e del sistema di interfaccia fra la società di montagna e le istituzioni.
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