Atti Convegno di Sondrio
17 giugno 2012
La montagna di fronte alla crisi:
dall’assistenzialismo all’autogoverno
L'intervento di Mariano Allocco
La “questione montana” viene posta a livello parlamentare il 23 giugno 1902 da Luchino Dal Verme, deputato dei monti piacentini, che in un suo intervento afferma che “…non è questione, onorevoli colleghi, di nord o di sud; è questione di monte e di piano”, ma era un problema che arrivava da lontano e rimane irrisolto. La frattura tra Alte Terre e Grandi Pianure in Europa inizia con la modernità, con la scoperta dell’America e i grandi viaggi oceanici, una prima globalizzazione che sconvolse assetti antichi e significò la fine delle libertà godute fino ad allora dalle popolazioni alpine.
Nulla rimase come prima, si imposero gli stati centrali e sulle Alpi il confine salì poi in modo innaturale sugli spartiacque. Commercio, economia, tecnologia, tutto subì una accelerazione, si adagiò nelle pianure e nel giro di due secoli arrivò la prima industrializzazione, l’inurbamento e l’egemonia delle Grandi Pianure nei confronti delle Alte Terre europee, primazia che si affermò definitivamente col grande esodo degli anni ’60 del secolo scorso.
L’arrivo della “modernità” ha portato prima la povertà, poi il deserto e l’emarginazione sulle montagne, quattro secoli di un declino che ha visto precipitare la situazione nel secolo scorso con l’utilizzo delle Alpi inizialmente a scopo bellico, le sue genti hanno poi alimentato l’industrializzazione della pianura padana, per arrivare ora allo sfruttamento intensivo delle ultime risorse naturali. Mentre la possibilità di poter vivere il monte, continua a essere questione irrisolta, nelle valli alpine del Piemonte il dibattito ha portato alla stesura del Patto delle Alpi 1 che ha focalizzato l’attenzione su due punti, il primo riguarda la gestione del potere e l’impianto istituzionale, il secondo l’economia.
Su lpiano politico non è più accettabile che le popolazioni alpine non siano rappresentate nella struttura di potere ed è ora che esse vi entrino in modo proporzionale sia alla propria consistenza numerica che all’estensione del territorio montano che vivono, mentre sulpiano economico l’attenzione principale va posta sullo sviluppo del settore primario e sul
sostegno
alle famiglie residenti.
Mentre procedeva la discussione trasversale alla geografia e alle parti, in Val Maira Comuni e Comunità Montana hanno pensato e realizzato un modello organizzativo a due livelli, uno istituzionale in cui le istituzioni locali d’intesa con i livelli superiori, individuano strategie e obiettivi, l’altro operativo costituito da una serie di tasselli giustapposti che si confrontano col mercato con l’operatività necessaria. Nel primo il processo decisionale segue le regole della democrazia, il secondo, costituito da società e organizzazioni partecipate da pubblico e privato, segue logicamente un percorso autocratico, in cui la “proprietà” controlla e nomina la dirigenza e definisce gli obiettivi.
Nel giro di alcuni anni sono nate:
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Tecnogranda, un raccordo tra il territorio e le P.M.I locali
(http://www.tecnogranda.it ).
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Espaci Occitan, associazione tra enti pubblici per la promozione del territorio di
cultura occitana (http://www.tecnogranda.it/it/index.php ).
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Centro europeo per lo studio dello stato Giovanni Giolitti, con sede a Dronero,
collegio elettorale di Giolitti, un luogo di eccellenza per lo studio della
contemporaneità (http://www.giovannigiolitti.it/ ).
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Comuni Riuniti s.r.l., per la gestione in house del ciclo idrico integrato da parte dei
comuni, di fatto nulla è cambiato dalle gestioni precedenti.
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Maira s.p.a. per la produzione di energia idroelettrica (http://www.mairaspa.it/ ).
Un
percorso progettato pensando all’avvenire, ma che fa anche
riferimento a esperienze e vissuto recuperati dalla storia regionale.
Per quanto riguarda lo sviluppo del territorio promuovendo il
primario, la scommessa è stata quella di puntare alla produzione di
energia idroelettrica creando un a società a maggioranza pubblica,
la “MAIRA SPA”. Fiore all’occhiello di tutto l’impianto
organizzativo che, in sedicesimo, ripercorre le scelte fatte
all’inizio del secolo scorso per promuovere lo sviluppo di Torino,
città allora orfana di potere.
Nel 1902 venne eletto sindaco di Torino Secondo Frola, giolittiano e liberal-democratico, che si era presentato alle elezioni con un progetto per promuovere lo sviluppo industriale della città. La giunta Frola decise di fornire energia a basso costo a sostegno della produzione, cogliendo le opportunità di una legge voluta da Giolitti che istituiva le “municipalizzate”. L’AEM di Torino nacque il 20 agosto 1907 e le tariffe scesero ad 1/3 del prezzo corrente di mercato, la politica energetica assunse effettivamente una importanza strategica e Torino seguì l’esempio della Lombardia dove un basso prezzo dell’energia aveva permesso lo sviluppo dell’industria.
Il
modello organizzativo della Val Maira dopo quasi venti anni dalla sua
impostazione continua a dimostrarsi solido e la Maira spa è una
gallina dalle uova d’oro, ma questa organizzazione ora deve
confrontarsi con dinamiche non previste all’inizio e che sono al di
fuori dell’orizzonte traguardabile da una singola valle. Sono le
Alpi tutte che devono cercare di individuare strategie, tattiche,
organizzazione e obiettivi in cui collocare in modo visibile e
giustapposto iniziative che, se lasciate in dimensione locale, non
avranno la “potenza” necessaria per affermarsi nei confronti di
interessi esterni che hanno ben altre finalità che non il vivere il
monte.
Da alcuni mesi la discussione ha ripreso energia, si sta sviluppando in modo trasversale e transnazionale e si è costituita l’associazione Alte Terre che ha come obiettivo il “vivere ilmonte” puntando sul primario, sulle famiglie e sui giovani.
Gli scopi sono:
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L’Associazione ha l’obiettivo di affermare la centralità dell’uomo che vive le AlteTerre con i suoi interessi e le sue attività, promuove la vita sulle Alte Terre in tutti isuoi aspetti economici, sociali e culturali e considera i giovani e le loro famiglie i
destinatari privilegiati delle politiche sociali.
-
L’industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Giacoma Calligaris, Il Mulino l’Associazione propone le Alte Terre come luogo per sperimentare attività economiche ecosostenibili e forme di convivenza sociale solidali che cerchino di rispondere positivamente alla crisi del modello di sviluppo urbano.
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L’Associazione individua nel settore primario il cardine della vita dell’uomo sulle Alte
Terre e si adopera per sostenere, promuovere e difendere le attività agro-silvo
pastorali ecosostenibili, condotte da aziende agricole con sede in territorio
montano.
-
4L’Associazione si adopera per studiare e rimuovere gli impedimenti di vario genere
che oggi ostacolano il fiorire di tutto il settore primario nelle Alte Terre, nonché per
favorire quelle produzioni agricole ad alto valore aggiunto, in primo luogo la
pastorizia finalizzata alla caseificazione e l’allevamento finalizzato alla produzione
di carne da erba.
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L’Associazione sostiene forme di autogoverno locali per l’amministrazione del
proprio territorio, difendendo il diritto di gestione in loco delle risorse montane, in
particolare delle acque, dei boschi, dei pascoli e della fauna selvatica.
I Soci possono essere ordinari o sostenitori. Sono soci ordinari i residenti “con fuoco e catena “ (cioè abitanti tutto l’anno) in territorio montano che aderiscano agli scopi associativi.
Sono soci sostenitori persone, enti e associazioni che condividono gli scopi dell’Associazione e intendono sostenerla. Avendo ben presente che strategia è l’arte di ordinare, sviluppare e impiegare le forze a disposizione per conseguire la massima probabilità di raggiungere obiettivi realisticamente perseguibili. Tattica sono i mezzi utilizzati e le azioni adottate per raggiungere obiettivi definiti dalla strategia. Organizzazione è la risposta alle sfide indotte dalla complessità e per le istituzioni locali è una risposta sociale che ha l’obiettivo di indirizzare in spirale positiva e virtuosa le energie della gente sfumando le debolezze.
Obiettivi sono le mete che ci si pone e che devono essere “quasi” raggiungibili, perché
giocare sul sicuro non crea competizione Coscienti che lo sviluppo alpino non può basarsi su un pensiero debole o ammettere approcci primitivi, propongo di lavorare alla costituzione di una rete di relazioni(l’associazione Alte Terre va in questa direzione) che dia potenza al nostro agire. Avendo ben presente che alle popolazioni montane non serve una tutela, ma va loro
restituita quella Libertà che ha permesso per secoli di vivere un territorio difficile, stupendo
e unico!
1. Ex sudore populi, ed. Agami, 2009 , pag 174
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