E' deprimente l'impatto culturale dei
panchinoni, espressione di vacuità e subalternità culturale alle mode
effimere costruite dal sistema dei selfie, di trip advisor, di google
map. Senza accorgerci lasciamo che la realtà virtuale, il mondo dei
cartoon sostituisca la realtà che diventa un fondale, come i paesaggi
dipinti degli studi fotografici dell'inizio del secolo scorso. Ma vi
sono anche impatti reali oltre a quelli simbolici e culturali: intorno
ai panchinoni si crea un afflusso di turisti interessati solo a farsi
il selfie, che parcheggiano in modo selvaggio, calpestano prati,
lasciano rifiuti. Così stanno sviluppandosi le proteste contro questa
espressione di superficialità modaiola che assume i connotati di una
prepotenza nei confronti dei luoghi. Ci chiediamo come mai queste
installazioni vengono realizzate così facilmente in siti soggetti a
vincoli mentre ai rurali si oppongono mille difficoltà quando chiedono
di poter realizzare interventi utili? E con la sicurezza come la
mettiamo? Perché tutte le installazioni di un parco giochi sono
sottoposte a rigide norme UNI EN 1776, certificazioni, collaudi,
manutenzioni, ispezioni e queste installazioni vengono fruite in modo
pericoloso da grandi e piccini? Vorremmo pertanto che la protesta
crescesse e che si promuovessero inizative per bloccare i progetti già
avviati e scoraggiare coloro che si accingono a presentarne di nuovi.
Chi volesse segnalarci i disagi provocati dai panchinomi o contrastarne
la realizzazione può scriverci a redazione@ruralpini.it
Con tutti i gravi problemi che ci sono
(siccità, lupi, aumenti di tutto) vale la pena spendere tempo per le
panchinone? Pensavo di no, anche se vi sono fatti di costume che per il
loro valore di simboli, di specchio dei tempi, meritano di essere
considerati al di là della rilevanza economica ed ambientale. Chiariamo
subito che questi manufatti non sono privi di impatti materiali ma è
sul piano culturale che il loro impatto va in primis considerato. E se
ne traggono considerazioni molto amare. I panchinoni di Bangle sono un
aspetto pernicioso, perché capillare, di quella lunaparkizzazione della
montagna che denunciamo da anni. Più in generale di un provincialismo tutto italiano,
fatto di tronfia compiacenza per un patrimonio accumulato in epoche passate
(quando l'Italia era una potenza economica prima che culturale) e di un accondiscendenza
senza confronti ed ingenua per le americanate
(solo 2 panchinone fuori dell'Italia, 220 in Italia). Era il lontano agosto 2008
quando pubblicavo uno dei primissimi articoli di Ruralpini (vai a vedere).
L'idea, in vista dell'Expo 2015, era di illuminare a giorno il
Monte Rosa con potentissimi fari in modo che fosse ben visibile da
Milano. La sindaca Moratti era entusiasta. Negli anni ho continuato a
denunciare la riduzione della montagna a un fondale, a un parco
giochi , a un luna park a grande dimensione. Vale per i son e lumière in occasione
dell'apertura delle cascate del Serio, per l'eliturismo, per i ponti
(pseudo) tibetani di cui ci siano occupati di recente (vai
a vedere).
I panchinoni, fino a poco tempo fa,
apparivano un vezzo stupido ma, tutto sommato, non così irritante. Ma a
volte la quantità è qualità. Se, inizialmente, le prime panchinone (Big
Bench, come vuole il loro papà, il designer americano Chris Bangle)
potevano essere inquadrate nel fenomeno, discutibile ma comunque
circoscritto delle installazioni con pretese di stravaganza, oggi che
si fa invasivo assume connotati ben peggiori.
Una
delle prime panchinone: isolata in mezzo ai vigneti, un senso ben
diverso da quelle proliferate in seguito. Bangle si è adattato al
successo della sua idea, piegata a connotati ben diversi rispetto alle
prime installazioni. Colpisce che oggi vi siano comuni a promuovere le Big Bench
mentre, inizialmente, l'iniziativa degli enti pubblici era esclusa in nome della
presunta "spontaneità"
Proliferazione
La diffusione delle panchine dedicate alle cause sociali non
conosce tregua: solo a Sondrio di recente ne sono state inaugurate tre,
una blu "a
favore" degli autistici, una azzurro stellata dell'Europa (no comment)
e una viola per i 50 anni della scuola Racchetti. Tutto fa brodo per
fingere di dare un "significato sociale" amche a una pacchianata fatua che
Bangle è abile nel mascherare con presentazioni buonistiche. Trovo insultante che si faccia credere
che si tratti di un progetto "a favore della montagna" e, a dir poco, imbarazzante che amministratori pubblici o, comunque,
pro loco, gruppi locali ci caschino. Imbarazzante come l'installazione delle panchinone venga presentata dai
media locali quale una conquista civile, un traguardo di civiltà, un modo per non "restare indietro", innescando una
corsa all'emulazione. Lo chiamano marketing del territorio, è solo marketing di un'idea astuta.
Quando, poi, si fa riferimento alle regole della community, la mente non può fare a meno di correre a quelle del Grande fratello Facebook (inappellabili,
e oscure) che tarpano la libertà di espressione. E già che
siamo in tema di americani, come non notare la grande visibilità che
Google dà ai panchinoni? Solo perché Bangle paga o anche per affinità
ideologica? Soldi, in realtà, il nostro americano ne ha raccolti non pochi con le
Big Bench (anche se la "community" è "senza scopo di lucro") perché, per un panchinone, il kit consegnato con il contratto
prevede sino a 1000 €. C'è poi la vendita delle Small Big Bench che si possono acquistare a 974 € e collocare nel giardino di casa.
Con i fondi raccolti sono state effettivamente erogate delle beneficienze a scuole ecc. ma è difficile non intravedere
un business ben organizzato.
Grottesco
Sempre in Valtellina, pochi giorni fa,
alla contrada Baruffini (sopra Tirano), è stato inaugurato l'ennesimo
panchinone. Le cronache locali riferiscono che la cerimonia è avvenuta
"alla presenza delle autorità civili e religiose". Le sgargianti
panchinone (i colori sono decisi da Bangle in modo autocratico), che ispirano "la
regressione all'infanzia" (non a un'infanzia di giochi creativi ma a
un'infanzia di cartoon stereotipati dai colori infantilmente accesi),
che contribuiscono a quello scambio tra mondo reale e virtuale in atto
tendente a trasformare la realtà in una specie di palcoscenico di
cartapesta, di fondale per selfie e video ricordo e, in
definitiva, a fare del virtuale il vero reale, vengono prese
terribilmente sul serio e lo "scherzo" assume il tono triste della farsa grottesca. Le autorità "civili e
religiose" convenute all'inaugurazione diventano macchiette virtuali.
Fuori
da Alice nel mondo delle meraviglie:
parte la protesta
Va
segnalato che proprio a Sondrio si sono sollevate le proteste di
abitanti infastiditi dall'inciviltà di chi parcheggia in modo selvaggio
per farsi il selfie al panchinone lasciando immondizia, prati
calpestati ed escrementi. Quanto al "ritorno per il territorio" a Sondrio l'unico esercizio di Triangia
lamenta di aver venduto una bottiglia d'acqua in sei mesi. Eppure sono arrivate torme di turisti. Molte panchine sono state installate
in siti raggiungibili con una breve camminatina ai quali conducono
visibilissimi cartelli e arrivano frotte di "panchinisti" motorizzati.
Inizialmente
erano state collocate anche vicino alle case, Considerato il disturbo e
le proteste, Bangle ha introdotto regole (tutte autoreferenziali) che
non prevedono più panchinoni piazzati presso abitazioni, cimiteri
(bontà sua un pò di rispetto per i defunti), e alti siti. Quella di Sondrio-Triangia, però, è a 140 m da una casa. In ogni
caso c'è chi non intende neppure sostenere quel piccolo sforzo per
raggiungere le panchinone e pretende di arrivare in macchina a tutti i
costi sino al panchinone. Leggiamo da La
Stampa del 27 febbraio: I due
si sono recati sul posto in piena notte e hanno infranto il divieto di
accesso alla stradina sterrata che porta direttamente allo spiazzo su
cui è montata la Big Bench. Nel momento di allontanarsi, una manovra
sbagliata ha portato l’auto a incastrarsi su di un muretto. Non
riuscendo più a muoversi il proprietario della vettura ha dovuto
chiamare i soccorsi, un carro attrezzi è quindi arrivato in zona verso
le tre di notte Le manovre per liberare l’auto hanno svegliato il
vicinato, che in qualche caso si è sfogato sui social media con toni
molto severi. Cosa dire? La gran parte dei turisti attratti dal
panchinone vengono per vedere il panchinone, non il paesaggio. Si
ammirano forse i paesaggi in piana notte? Del resto, tornando ai
padroni americani di internet, se Google e Trip Advisor segnalano con
evidenza queste trovate come attrazioni e "monumenti", lo sprovveduto
che non legge nulla, che si abbevera solo dalle app dello smartphone,
che colpa ne ha? I promotori delle panchinone, però, non possono non
essere consapevoli del tipo di turista che attirano in questo modo.
Un turismo terra terra porta vantaggio
al territorio o sono più gli svantaggi? Ci sarebbe da riflettere prima
di sottoscrivere
l'attivazione della procedura per il panchinone. I fautori si
dichiarano bramosi di valorizzare, "esaltare" il loro territorio, ma
forse non hanno capito che queste mode trovano la loro forza nella
dimensione effimera. Effimera la "fruizione" del turista, la (pseudo)
esperienza, effimero l'interesse per la baracconata. Il luna park si
nutre di sempre nuove attrazioni e brucia rapidamente le mode.
Tra pochi anni le panchinone resteranno lì a testimoniare la pochezza
di chi le ha volute, che dovrà sostenere i costi della rimozione.
Intanto, però, possono fare danni, subire danni, provocare incidenti.
Uno l'abbiamo già visto, l'altro è occorso a Pescate (Lecco) dove un
temporale avrebbe ribaltato il panchinone collocato nel parco in fregio
all'Adda. Questa panchinona solleva alcune domande: perché il Parco
(Adda Nord) l'ha autorizzata? Perché si è ribaltata così facilmente?
La platea di clc sulla quale era
appoggiato il panchinone di Pescate
Molti dubbi
sulla sicurezza
Già viene da chiedersi come sia
possibile che vengano collocate panchinone in cima ai monti, sui
belvedere, nei punti panoramici. Per la realizzazione delle panchinone
vengono operare delle movimentazioni di terra, eseguiti sbancamenti,
posate delle platee di calcestruzzo. Serve un vero e proprio cantiere.
I rurali sanno bene quante firme di tecnici abilitati, quante
autorizzaizioni, quanti adempimenti per realizzare un pollaio, per
muovere quattro badilate di terra. E per le panchinone? Dove sono le
vestali dell'ambiente, della prevenzione del dissesto idrogeologico,
dell'integrità del paesaggio (cosa c'entra un manufatto tipicamente urbano in scala gigante in cima a una montagna?), della sicurezza? Dove sono parchi,
soprintendenze, i vigili dei fuoco, le comunità montane? E la valutazione di
incidenza ambientale?
Fa un po' specie che mentre sulle montagne si calino centinaia
di panchinone, le soprintendenze - che si oppongono a sistemare una strada di collegamento
di un alpeggio - non abbiano nulla da obiettare. Una notizia di oggi (19/6/22) sul Giornale di Brescia
riguarda il diniego delle soprintendenza a sistemare una pista che collega l'alpe Pizzocolo, dove
una capraia carica 90 capi. Grazie alle capre il bosco non ha invaso ogni spazio e il paesaggio
è rimasto vario e fruibile, ma l'allevatrice rischia ogni volta a passare con il fuoristrada, specie in caso di pioggia e, a volte,
è costretta a caricarsi per un tratto il materiale in spalla. Non ha dalla sua l'apparato nediatico e il favore delle mode.
Ma il fatto dimostra quanta coerenza vi sia nelle politiche "a tutela del paesaggio".
Ma torniamo alla sicurezza. La foto sopra
mostra una bimba che scambia il panchinone per una palestra
d'arrampicata. Per ogni installazione sistemata in un parco giochi
serve la certificazione di rispondenza alle norme UNI EN 1776. E per le
panchinone? Tra l'altro le dimensioni sono molto varie e alcune
appaiono parecchio alte. Le sponde, gli appigli? Le norme di sicurezza
non valgono per le "opere d'arte"? Le sponde sono obbligatorie
per palchi e pedane alte più di 60 cm. L'equilibrio di chi sta in
piedi sul panchinone non è il massimo perché gli elementi della seduta
non sono orizzontali. Come si vede nella foto sotto la turista si
appoggia allo schienale. Se salire può essere difficoltoso tanto che qualcuno si fa male (non ci sono
gradini a norma per accedere), anche il restare in piedi può presentare
rischi, specie se la panchina risultasse bagnata e le scarpe non aderenti.
Possibile che per il panchinone si chiudano così tanti occhi? Chi l'ha collocata, il proprietario del terreno, chi
ha autorizzato è consapevole che ci possono essere responsabilità? O per i panchinoni
valogono regole "extraterritoriali"?
Possibile che per attirare turisti si
replichi per centinaia di volte la stessa "idea originale". Ma quale
vuoto spinto di idee, quale subalternità culturale spinge i promotori a
promuovere in questo modo banale, conformista, puerile
il proprio territorio? Possibile che non ci siano elementi originali
già presenti in grado di fungere da punti di osservazione, capaci anche
di raccontare storie, di trasmettere elementi per una lettura non solo
superficialmente emotiva del paesaggio-fondale? Possibile che non si
sappia inventare quialcosa di originale legato al sito, alla valle,
alla prospettiva? I nostri territori pullulano di elementi di
interesse. Dobbiamo affidarci a un'idea puerile, alla solita
americanata?Se sì siamo ridotti male.