Con la prospettiva delle olimpiadi del
2026, corre voce che venga ripreso il progetto di tangenzialina che,
dalla 38, dovrebbe raggiungere la zona della partenza della cabinovia
per Bormio 2000 (e cimitero). Il progetto, con il passaggio di
una strada larga almeno 6 m frammenterebbe una fascia importante della piana delle Alute, la cosa più bella
di Bormio insieme al centro storico medievale. Il tutto per esigenze di
carico di traffico (in corrispondenza del "nodo" delle autolinee
Perego) che, però, riguardano un periodo di tre settimane (una a
ferragosto, due a Natale) e che, probabilmente, possono essere
soddisfatte da una strada già esistente, utilizzata già ora a senso
unico in funzione del flusso e deflusso del traffico (ovviamente senza
comprometterne la prioritaria funzione agricola con gard-rail o altro).
Se, a Tirano, la tangenziale serve ed è utile ma andava fatta con
un'altro tracciato, qui fa danno e ci sono soluzioni alternative. (aggiornamento 11/12/2021: martedì 14/12/2021
riunione pubblica sul progetto organizzata dal comune. Intanto si è saputo che il progetto è già stato finanziato
interamente dalla regione con cinque milioni e che prevede una strada di ben 12 metri di larghezza).
Il 6 dicembre, a Bormio, è apparso uno striscione (subito rimosso) che,
molto esplicitamente, invitava la sindaca Cavazzi a non dare attuazione
ai ventilati (e riccorrenti) piani per la "tangenzialina" che minaccia
un consumo di suolo molto pesante, non tanto per quantità, quale per
qualità e conensso impatto paesaggistico. La piana delle Alute è un
comprensorio agricolo di quasi 100 ha. L'urbanizzazione ha interessato
solo l'angolo a NE dove la piana si restringe e "muore" stringendosi
sino all'argine del Frodolfo. Nel mezzo della piana vi è solo
un'azienda agricola moderna (piuttosto fuori scala per il contesto
della zootecnia alpina e che poteva essere edificata altrove, una
segheria e, al margine sud, dei capannoni (sorti dove era stata
progettata una scampata centrale a biogas, vedi oltre). Quasi un
miracolo averla preservata. Specie se si pensi agli scempi perpetrati
in Valtellina, alla teoria ininterrotta di capannoni e centri
comemrciali della bassa-media valle, alle pazzesche volumentrie
dell'Aprica, una selva di condominioni.
Bormio è stata lungimirante. Non solo ha
preservato le Aleute ma ha anche limitato le volumetrie, evitato i
condomini e gli alberghi oltre i 4 piani, gestito in modo tutto sommato
ordinato l'espansione urbanistica. Per questo è una perla rara nella
montagna lombarda. Per questo non si deve accettare la Tangenzialina.
Con i mondiali del 2005 il pericolo è stato scampato ma le Olimpiadi,
si sa, sono un'occasione pericolosa per far passare, magari affidandole
a qualche commissario, le opere più impattanti. Siamo in Italia dove le
lungaggini e gli intoppi burocratici sono un'ottimo strumento per
mettere i bastoni tra le ruote alle piccole iniziative e per invocare
"procedure d'urgenza" in grado di bypassare controlli e trasparenza. In
Lombardia abbiamo avuto una lezione da manuale con l'Expo. L'inizativa
di protesta si spiega con l'annunciata, poi rinviata, riunione del
consiglio comunale del 10 (due giorni fa) e con la spiacevole
circostanza che vede la giunta governare senza opposizione e controllo
dal momento che, alle elezioni dello scorso 3 ottobre non si sono
presentate altre liste. Ha votato il 48,5% degli aventi diritto al
voto. Che in un comune di 4200 abitanti non si riesca a mettere insieme
una seconda lista non è certo un buon segno. Fatto sta che in assenza
di opposizione i cittadini sono costretti a ricorrere a tutti gli
strumenti a loro disposizione per esercitare un controllo democratico
sull giunta. La quale, da parte sua, proprio per questa situazione
dovrebbe impegnarsi in modo particolare nella comunicazione alla
cittadinanza e alla trasparenza. Speriamo quindi che le carte siano
scoperte in fretta e che i cittadini abbiano a disposizione gli
strumenti (referendum) per far sentire la loro volontà. Del resto si
tratta di opere che, dato il delicato contesto territoriale e
vincolistico (la piana di valore paesaggistico e agricolo, il cimitero
- nella mappa sotto in giallo-, l'asta del torrente Frodolfo) e la
necessità di autorizzazioni regionali dovrebbero comportare la
procedura di Valutazione ambientale strategica che non può prescindere
da un processo partecipativo di coinvolgimento degli stakeholders (gli
operatori turistici ma anche gli agricoli in questo caso) e della
popolazione.
Sopra un possibile tracciato della "tangenzialina". Come si vede, oltre
a interessare un'ampia fascia di terreno agricolo, essa comporterebbe
la realizzazione di una terza rotatoria (insieme a quelle del bypass
per Valdidentro-Livigno e l'innesto della SP 27 (la vecchia strada
prima del disastro del 1987).
E' bene ricordare che, nel 2015, anche
il comune di Bormio si oppose alla realizzazione di una centrale a
biogas sul territorio di Valdisotto. La centrale avrebbe dovuto sorgere
quasi al confine con Bornio, al limite sud della piana delle Alute
(vedi foto sopra e rendering sotto).
Noi c'eravamo occupati della minaccia
della centrale a biogas non solo con articoli su questo sito ("L'ombra
inquietante della speculazione biogassista sulla Magnifica terra")
ma anche partecipando a un'assemblea. Un'ulteriore consumo di suolo per
smania di tangenziali e rotatorie non è accettabile, specie a Bormio.
Se, un tempo, la piana era il granaio di Bormio. Bormio era comunità
forte per il suo presidiare un nodo strategico dei traffici ma anche
per le sue risorse agricole. Sino a "ieri" la piana non era
verdeggiante ma vedeva l'intensa coltivazione di segale, orzo, frano
saraceno, patate, lino e assicurava produzioni in grado di assicurare
una parziale ma preziosa autosufficienza. Il possesso degli alpeggi e
la disponibilità di grandei risorse pascolive rappresentarono un fatto
derivato (dal potere politico acquisito sull'insieme della Contea).
Preziosa ieri, la piana lo è anche oggi. E va sostenuto con forza.