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(05.10.10) Ad
oltre una settimana dall'annuncio della 'secessione
dalla
Valtellina' del Bitto storico parliamo
con i protagonisti dell'accordo tra i formaggi delle
Orobie, un modo innovativo di valorizzare l'identità
territoriale delle produzioni di montagna
I
gendarmi del Bitto non fermano
l'Unione
dei formaggi orobici
di
Michele Corti
In occasione della Fiera di S.Matteo, dove Paolo
Ciapparelli ha annunciato di entrare nell’Unione
dei formaggi delle Orobie, il Consorzio Tutela Casera e Bitto ha scritto una
dura missiva agli organizzatori della manifestazione brembana avvisandoli che
sarebbero stati sorvegliati da ispettori inviati a ‘vigilare’ sul rispetto delle
norme di tutela delle DOP
Alla
Fiera di S.Matteo a Branzi (BG), presenti gli assessori regionali
De Capitani e provinciale Piccinelli, è stata
sancita una strategia di collaborazione tra i formaggi
orobici: Bitto storico, Branzi, Formai de Mut e Strachitunt
secondo le innovative logiche 'di massiccio' e di forte
integrazione tra produzione agroalimentare e turismo
(con la storia e la cultura a dare spessore e credibilità).
Una
direzione opposta a quella che si insiste a
percorerre Sondrio e a Morbegno dove hanno cittadinanza
solo
le logiche agroindustriali e le integrazioni
si cercano, semmai, con la grande distribuzione piegando
le 'tipicità' a criteri che non esitano
a porsi in contraddizione con la storia e la tradizione.
E'
quest'ultimo aspetto che, almeno per ora, preclude una 'pacifica
convivenza' e complementarietà di strategie che,
invece, potrebbero anche imparare a rispettarsi
e a collaborare, una volta riconosciuta l'esistenza
di sfere diverse legate a logiche diverse.
Il
Bitto continua così ad essere una questione aperta,
una spina nel fianco per le cerchie politiche e industriali
di Sondrio e di Morbegno che vogliono imporre il loro
'pensiero unico' in materia di produzione agroalimentare
valtellinese e valchiavennasca.
Il Consorzio per la salvaguardia del Bitto
storico, ha deciso di tornare dopo a far gravitare il Bitto storico a Branzi.
Va fatto ben presente che si tratta solo di un ritorno
alle origini: la piazza di Morbegno ha assunto importanza
per il Bitto solo a partire da un secolo a questa parte
e, sino agli anni '50 del secolo scorso, il Bitto affluiva
ancora alla storica fiera di S.Matteo 'ai Branzi' (come
si diceva una volta). La mossa dei produttori del Bitto
storico deve aver
comunque procurato qualche contraccolpo presso le sopra
citate cerchie; essa, infatti, rappresenta la dimostrazione che la 'guerra del Bitto'
è tutt'altro che finita e che, coinvolgendo la
vicina provincia di Bergamo (e di Lecco) essa assume sempre
più i contorni di un 'caso' regionale (e non
solo) con i conseguenti
ritorni negativi di immagine per la provincia di Sondrio
e con il rischio di una perdita di controllo sulla questione
da parte dei centri decisionali provinciali.
Con
queste premesse abbiamo rivolto alcune domande a Paolo
Ciapparelli (presidente dei 'ribelli del Bitto', ovvero
del Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico,
con sede a Gerola Alta e a Francesco Maroni, presidente
dell'Associazione Fiera di S.Matteo di Branzi (sotto
nella foto dell'Eco di Bergamo scattata alla Fiera di
Branzi)
Michele
Corti: Paolo,
qual'è il bilancio della Fiera di S.Matteo dal
punto di vista Consorzio che rappresenti?
Paolo
Ciapparelli:
Posso dire che il risultato è andato al di là
di ogni previsione. La notizia della nostra 'secessione
della Valtellina' era stata ripresa ampiamente dai mezzi
di informazione bergamaschi e si era creata una notevole
attenzione nei nostri confronti. Siamo stati circondati da una notevole simpatia
e affetto. Del resto i rapporti con Francesco Maroni
e la Fiera si erano già stabiliti sin da quattro anni fa
con la nostra partecipazione alla rinata Fiera storica
di S.Matteo. Da allora
non abbiamo smesso di pensare insieme a quei progetti che hanno cominciato a concretizzarsi
in occasione di questa edizione 2010. Mi ha fatto molto
piacere la telefonata di Francesco che, a Fiera ultimata,
ci ha tenuto a farmi sapere che attribuiva almeno in
parte alla
nostra presenza il successo della manifestazione anche
in termini di presenze. Il fatto poi che decine di valtellinesi
siano venuti a Branzi a testimoniarci la loro solidarietà
è stato poi addirittura commuovente.
M.C.: Secondo
te come l'hanno presa dalle parti del Consorzio tutela
Casera e Bitto e del Multiconsorzio? [ricordo
che il Multiconsorzio raggruppa
la Bresaola IGP, il Casera e Bitto DOP e i vini DOC
e DOCG ed è diretto da uno dei più infuenti
politici valtellinesi, quello stesso Patrizio Del Nero
che, da sindaco di Albaredo, si era dimostrato un fervido sostenitoe del Bitto storico e del
relativo presidio Slow Food, salvo poi praticare un
disinvolto 'ribaltone' e divenire il più acerrimo
avversario dei produttori storici]
P.C.:
Noi non abbiamo avuto alcuna comunicazione ma
Francesco mi ha segnalato di aver ricevuto una lettera
molto dura da parte del Consorzio Tutela Casera e Bitto.
Per loro siamo sempre dei pericolosi ribelli e
fanno finta di ignorare - almeno fin che possono - che
il nostro Consorzio è stato legalmente costituito.
C'è da aggiungere che il CSQA di Thiene
[l'ente incaricato dal Ministero dei controlli del rispetto
del disciplinare della DOP] ha accolto la nostra richiesta
di sottoporci sin dalla prossima stagione d'alpeggio
ai controlli ufficiali per la DOP. Di fatto siamo
già rientrati nel sistema della DOP. Lo abbiamo
fatto perché vogliamo avere il diritto di
chiamare Bitto il nostro prodotto senza rischiare le
sanzioni. In ogni caso restiamo indipendenti dal Consorzio
di Sondrio e i nostri soci continueranno
ad assogettarsi volontariamente alle norme più
rigide previste dal nostro disciplinare storico.
M.
C.: Quali sono i progetti per il futuro dell'Unione
dei formaggi delle Orobie?
P.C.:
Vogliamo valorizzare, mettendole in rete, le esperienze
innovative che legano formaggi orobici, turismo
e storia, all'insegna dei percorsi delle "Tre signorie"
[sino a Napoleone qui, per la precisione sulla vetta
del Pizzo dei Tre Signori, dove oggi convergono le provincie
di Bergamo, Lecco e Sondrio, convergevano la Repubblica
di Venezia, lo Stato di Milano e i Grigioni]. Oltre
a noi, con il nostro Centro del Bitto che rappresenta
qualcosa di unico in Lombardia, ci sono l'Agriturismo
Ferdy, con l'alpeggio in Val d'Inferno dove si produce
Formai de Mut, antesignano dell'alpeggio
didattico ospitando da anni gruppi di ragazzi provenienti
da tutta Italia, c'è l'albergo diffuso di Ornica,
primo del genere in Lombardia (tra l'altro consumano
il nostro Bitto storico), c'è Taleggio con lo Strachitunt
e la formula del Bait&Breakfast, ci sono analoghe
iniziative in cantiere a Branzi e comuni limitrofi.
M.C.:
Ottime premesse per fare delle Orobie occidentali un
distretto pregiato di turismo gastronomico, escursionistico,
culturale ma concretamente come collaboreranno i formaggi
orobici?
P.C.:
Pensiamo ad iniziative in comune di promozione ma, soprattutto,
ad attività sul territorio, a forme di collaborazione
continuative Per esempio nel nostro Centro
del Bitto metteremo presto in vendita anche gli altri prodotti
orobici.
Nella
conversazione con Ciapparelli abbiamo appreso di una
'letteraccia' inviata dal CTCB (Consorzio di Tutela
Bitto e Casera) alla Fiera di S.Matteo. La cosa ha ovviamente
attirato la nostra attenzione e ci siamo rivolti a Francesco
Maroni per saperne di più
M.C.:
Francesco ho appreso da Paolo Ciapparelli di una lettera
indirizzata alla Fiera che presiedi proveniente dal Consorzio di
Tutela Bitto e Casera, puoi riferirmi qualche particolare?
Francesco
Maroni:
Francamente non capisco cosa temessero. La mostra del
Bitto storico è stata annunciata per il prossimo
anno quando i produttori del Consorzio 'storico' saranno
rientrati nella DOP. Paolo Ciapparelli quest'anno è
venuto solo per partecipare ad una tavola rotonda; il
formaggio che ha portato è stato utilizzato solo
per degustazioni. Nè per esposizione nè
per vendita e mai utilizzando il nome Bitto. In ogni
caso è da anni
che abbiamo stabilito ottimi rapporti con loro, fin
da tempi non sospetti di strumentalizzazioni e siamo ben
felici di accogliere il Bitto storico nella famiglia dei
formaggi
orobici.
M.C.:
Evidentemente da quelle parti hanno qualche nervo scoperto.
Ma puoi dirmi se la lettera contesse diffide e messe
in guardia?
F.M.:
Sì, si diceva con non saranno più accettate
provocazioni e attacchi contro la Dop e che avrebbero
mandato ispettori a verificare che a Branzi non fossero
violate le norme sulla tutela delle DOP. Posso dire
che tutto ciò appare del tutto fuori luogo
tenendo conto
che lo storico ritorno del Bitto a Branzi avverrà
nel 2011. Così non ci siamo neppure preoccupati
di rispondere. In ogni caso l'Associazione Fiera di S.Matteo,
ci tengo a sottolinearlo, nasce per iniziativa spontanea
di operatori economici ed è quindi poco coinvolta
e coinvolgibile in situazioni che hanno a che fare
con la
politica, a maggior ragione se esse riguardano un'altra
provincia.
Un
ultimo commento: quasi un anno fa venivano inviati al
Centro del Bitto di Gerola alta gli ispettori del Ministero
dell'agricoltura che notificavano le famose sanzioni
da 60.000 € in relazione ad 'abusi di utilizzo della
denominazione Bitto'. E' evidente come da parte di qualcuno
non si voglia desistere dalla strategia della repressione.
A
carico non già di chi 'tarocca' una Dop ma di
chi è 'colpevole' di essere troppo fedele
alla tradizione e di voler distinguere quella realizzata
nell'area originale delle valli orobiche rispetto a
quella dell'intera provincia di Sondrio comprese quelle
aree dove il Bitto hanno iniziato a produrlo dopo che
è divenuto Dop.
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