Home

Mi presento

Attualità

Alpeggi

Ruralismo

Osterie

Foto

Link

 

Ruralpini 

  sono una soluzione?

Inforegioni/Alpe Pedena

 

  

 

 

 

Attualità

Eventi

Commenti

Forum

Index inforegioni

Archivio inforegioni

 

 Articoli correlati

 

 

(21.03.10) Quanti alpeggi fatiscenti!

.  leggi tutto

 

(07.03.10) Dosso del Liro (Co): alpeggio conteso

 leggi tutto

 

 

 

 

(10.06.10) L'Alpe Pedena nelle Valli del Bitto - di proprietà dell' Istituto diocesano per il sostentamento del clero -  è stata aggiudicata ad una strana  'cordata' istituzionale che l'ha soffiata ad un malghese intenzionato a caricarla sul serio.

 

Gli alpeggi vanno dati a chi ha le bestie non

alle istituzioni e 'paraistituzioni'

 

testo e foto di Michele Corti

 

La vicenda dell'Alpe Pedena si iscrive in quella più ampia della 'guerra del Bitto' che vede le istituzioni locali (fortemente influenzate da ben precisi ambienti politico-industriali) coalizzate contro i produttori 'ribelli' del Bitto

L'Alpe Pedena è una di quelle storiche del Bitto. Non è certo un alpe 'facile' come si può desumere dalla foto sotto. La casera, il 'piede' è facilmente accessibile dalla strada che sale al Passo di San Marco , ma non altrettanto le altre stazioni. I pascoli, inoltre, sono piuttosto ripidi e sassosi e, negli ultimi anni, l'incespugliamento è proceduto a ritmo sostenuto. Ma l'erba era considerata di grande qualità.

I pascoli dell'Alpe Pedena (giugno 2010, foto M. Corti)

Da qualche anno l'alpeggio era affittato ad un pastore (Emanuele Manzoni) che vi caricava circa 300 pecore Bergamasche. Nelle immagini qui sotto vediamo le pecore all'opera al margine degli arbusteti. La loro presenza ha indubbiamente contribuito al mantenimento dei pascoli. Nel 2008, però, il contratto d'affitto del pastore era scaduto e l'Istituto diocesano per il sostentamente del clero non l'ha rinnovato.

I pascoli dell'Alpe Pedena. Si nota il forte incespugliamento (estate 2007, foto M. Corti)

 

Pecore al pascolo sotto la vigile custodia del pastore all'Alpe Pedena (estate 2007, foto M. Corti)

Un malghese di Talamona si fa avanti

Per poter caricare l'Alpe nel 2009 si era fatto avanti Mario Ciaponi di Talamona. Da qualche anno Mario aveva abbandonato l'attività di allevatore e aveva fatto l'operaio. Da giovane, però, aveva trascorso numerosi stagioni all'Alpe Pedena caricata dal padre. La 'malattia' del malghese (ovvero la passione per animali e alpeggi), però, non l'aveva mai abbandonato e, con i figli ormai cresciuti che manifestavano il loro interesse per l'attività d'alpeggio, Mario si era fatto avanti  con largo anticipo rispetto alla scadenza del contratto per cercare di ottenere l'affitto dell'alpe.  Va precisato che, prima di passare nel 'calderone' dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero, l'Alpe Pedena rappresentava un beneficio coadiutorale della parrocchia di Talamona.  Mario era quindi andato dal parroco che lo aveva rassicurato . Però le cose hanno preso una piega diversa.  Le mani sull'Alpe Pedena le hanno volute mettere le 'istituzioni'. Le 'istituzioni' come è noto sono ben strani malghesi, non hanno vacche, ma dispongono dei soldi (degli altri) e del 'potere').

 

I fabbricati recentemente ristrutturati dell'Alpe Pedena (giugno 2010, foto M. Corti)

 

La cordata istituzionale e 'paraistituzionale' che ha avanzato la sua offerta (alla Diocesi di Como per l'affitto di Pedena è composta da: Parco delle Orobie Valtellinesi, Comune di Albaredo, Latteria Sociale Valtellina, Consorzio tutela Valtellina Casera e Bitto. Il Consorzio e la Latteria Sociale sono enti privati ma il Consorzio, in forza dei riconoscimenti pubblici per l'esercizio delle sue funzioni, ha uno status 'parapubblico'. Fa parte di quell'area 'grigia' sospesa tra pubblico e privato. Una situazione comune  in Italia consente generosi finanziamenti assicurati (ed è alla base di consistenti sprechi di denaro pubblico).  Le coop sono imprese ma nella costituzione non scritta italiana hanno anch'esse uno status privilegiato 'parastatale' che - al di là delle generose esenzioni fiscali - si traduce  in lauti finanziamenti.  In un recente passato era comune anche lo scandaloso ripianamento dei debiti causati dalle amministrazioni 'allegre' e dalle mangerie (in Valtellina vedi la lunga e non edificante storia del Colavev). Fatto sta che questi soggetti hanno presentato un'offerta economicamente superiore (sai che sforzo ...) a quella del malghese. Spiazzandolo.

 

I fabbricati recentemente ristrutturati dell'Alpe Pedena (giugno 2010, foto M. Corti)

'Di sicuro  l'ente pubblico l'alpeggio me lo paga'

Il Ciaponi assistito dal segretario di zona della Coldiretti agli amministratori curiali fece presente  l'inopportunità di affidare l'affitto a enti pubblici che, inevitabilmente, avrebbero dovuto ricorrere a forme di subaffitto o ad altri rapporti anomali poco consoni ad una buona gestione dei pascoli.

Ma l'amministratore dell'Istituto diocesano aveva tagliato corto 'di sicuro l'alpeggio l'ente pubblico me lo paga'. E' il classico doppio volto curiale. Da una parte si esibisce sollecitazione sociale e pastorale, dall'altra si applica la logica del freddo tornaconto economico. E pensare che proprio sul settimanale della Diocesi di Como nel 2008 era apparso un articolo sugli 'alpeggi da amare e tutelare'.

Mario aveva sentito dai 'vecchi' che i malghesi del paese avevano diritto di precedenza rispetto ad altri aspiranti all'affitto dell'alpe. Peccato che l'arciprete questa 'carta' non l'ha più trovata. Alla fine l'ha spuntata la 'cordata'.

 Cosa ne vogliono fare le 'istituzioni' dell'Alpe Pedena?

Nel 2009 l'Alpe Pedena è stata concessa dai nuovi affittuati all'azienda  'Mucca Pazza' di Civo. Peccato che questa azienda dispone già di un alpe (Alpe Vicima) nella limitrofa Val Tartano e che la 'malga' abbia 'mangiato' il pascolo di Pedena per soli 15 giorni. Per il resto della stagione d'alpeggio la casera è stata occupata da un dipendente extracomunitario dell'azienda con 4-5 vacche.  I titolari della 'Mucca Pazza' erano propensi a lasciar perdere (dicevano che non ce la facevano) e così gli 'enti' hanno pensato di rivolgersi ai caricatori della confinante Alpe Lago di propriatà del Comune di Albaredo e affittata all'azienda Ivo Mazzoni di Albaredo. Sembrava cosa fatta e domenica 6 giugno il Mazzoni si era recato alla casera per un'ispezione sulle condizioni dei locali. Poi il dietro-front. Lunedì 7 giugno al Mazzoni viene detto che l'erba di Pedena non la deve più mangiare.

La casera dell'Alpe Lago ( foto M. Corti)

Pare che, in qualche modo, l'erba sarà mangiata dalla 'Mucca Pazza'. Sulla serietà di far pascolare un alpe a caricatori che hanno già un'altra alpe non c'è bisogno di aggiungere ulteriori parole. Peccato che Mario Ciaponi resti sempre senza alpeggio e che ci siano anche piccoli allevatori dello stesso comune di Albaredo senza pascolo (vedi Oreste Petrelli).

Il precedente dell'Alpe Culino

Che le 'istituzioni' non siano soggetti idonei per caricare gli alpeggi era chiaro in partenza. L'esperienza di uno dei partner della cordata (la Latteria Sociale Valtellina) è  illuminante. La coop ha avuto in affitto l'Alpe Culino dall'ERSAF (ente regionale) dal 2003 al 2008. In questo periodo i pascoli di questo  alpeggio delle Valli del Bitto hanno subito un evidente degrado dal momento che il personale responsabile dalla conduzione dell'alpe ha cercato di sfruttarli  nel modo più 'comodo', pascolando le aree più facilmente utilizzabili con un sistema mobile di mungitura e somministrando mangime alle vacche. Le violazioni del capitolato d'alpeggio son state diverse, in alcuni casi sanzionate anche con penali. Ma quando non c'è un privato che paga di tasca sua ... Peccato che la Curia di Como abbia commesso lo stesso errore dell'ERSAF.

Pedena non è caduta in mano ai 'ribelli'

Intanto, però, le 'istituzioni' un obiettivo l'hanno conseguito. Nella 'guerra del Bitto' la 'conquista' anche di un solo alpeggio è giudicata importante da entrambi i fronti. Guarda caso nella 'cordata' che ha preso in affitto Pedena ci sono i soggetti più accaniti nel combattere i produttori 'ribelli dell'Associazione Produttori Valli del Bitto. Mario Ciaponi, da malghese 'storico' non aveva nascosto la sua vicinanza ai 'ribelli'. L'avergli impedito di 'consegnare' Pedena ai 'sovversivi del gusto'  per le 'istituzioni' è un risultato importante. Chissenefrega se il pascolo non è 'mangiato'.

La casera dell'Alpe Culino con i giovani larici cresciuti fin presso le baite ( foto M. Corti)

 

Come si presentava la stessa area di pascolo in passato quando caricava Ezio Piganzoli ( foto M. Corti)

 

Invasione di giovani abeti rossi sui pascoli dell'Alpe Culino ( foto M. Corti)

 

Invasione di felce (Pteridiun aquilinum) sui pascoli dell'Alpe Culino ( foto M. Corti)

 

 

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

counter customizable

View My Stats
commenti, informazioni? segnalazioni scrivi

Registra il tuo sito nei motori di ricerca

 Creazione/Webmaster Michele Corti