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(10.02.10) Regione Lombardia Baita & Breakfast? Una idea troppo bella e... non passa leggi tutto
Il
nucleo 'fantasma' di Fraggio (Taleggio, BG)
Cascina
diroccata alla Costa del Pallio (LC-BG) Foto M. Corti
Cascina
diroccata ai Monti di Carolza (Schignano - Valle
Intelvi (CO) Foto M. Corti
Baita
diroccata in Val Febbraro (Madesimo - Valchiavenna
SO) Foto M. Corti
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(22.02.01) L'Eco
di Bergamo rilancia le nostre considerazioni provocate
dalla delusione per la mancata approvazione
in Consiglio regionale del 'Baita & Breakfast'
Troppi
i vincoli delle normative 'generali' in materia edilizia,
requisiti igienico-sanitari, accoglienza turistica e
sempre più pezzi di montagna ... scompaiono
Difficile
aiutare la montagna senza una vera autonomia legislativa
in grado di applicare alla montagna in modo differenziato
e intelligente le normative generali
Una
piccola-grande novità che avrebbe potuto contribuire
a dare un segnale importante. Il messaggio era chiaro:
il grande patrimonio di edilizia ruralpina della Lombardia
non va considerato un ingombrante residuo del
passato ma una risorsa per uno sviluppo autosostenibile.
In
un mondo in cui il turismo è in forte crescita (e la
competizione nel settore manifatturiero è sempre più
aspra e insostenibile in alcuni settori) diventa
strategico poter valorizzare la straordinaria varietà
del patrimonio culturale materiale e immateriale della
montagna alpina, così ricca dei segni della presenza
antropica del passato. Sono considerazioni che vanno
di pari passo con la constatazione che quella che
è stata per lungo tempo la risorsa trainante del turismo
alpino: lo sci alpino, non solo appare 'matura'
ma è minacciata dal cambiamento climatico che, nel giro
di pochi decenni, renderà impraticabili a Sud delle
Alpi la maggior parte delle stazioni sciistiche. Una
politica lungimirante vorrebbe che alpeggi, baite e
cascine a tutti i livelli altimetrici venissero considerati
in una nuova prospettiva.
Burocratismo
e regole pensate per la pianura e le città frenano le
poche iniziative innovative
Ma
si fa veramente poco e quel poco che si fa si scontra
con un castello di regole (di Bruxelles, di Roma
e delle stesse Regioni) pensato per le Pianure e le
città e non per le Terre Alte. E' il caso del progetto
di legge sul Baita & Breakfast che introduceva
una nuova e originale forma di accoglienza turistica
pensata su misura per un patrimonio 'diffuso' sua mpie
superfici e dislocato su diversi piani altimetrici,
di grande valore, ma minacciato da ristrutturazioni
improvvide o dall'abbandono.
Il
promotore dell'idea del Baita & Breakfast,
Alberto Mazzoleni, sindaco di Taleggio (nonché presidente
della Comunità Montana Valle Brembana) non nasconde
la sua delusione anche se si dice fiducioso circa la
ripresentazione del progetto da parte della Regione
nella prossima legislatura. E' fiducioso che in Regione
ci sia attenzione per la montagna. Frosio e Salviotti,
consiglieri presentatori del progetto di legge, hanno
ragione a ricordare che un risultato parziale è stato
'portato a casa'. Che la Lombardia abbia l' 'albergo
diffuso' non può che far piacere a chi come noi ha
a cuore le ruralità anche se quel limite di 400 m dalla
reception ci sembra ridurre parecchio la portata della
novità (più che 'Albergo diffuso' andrebbe chiamato
'decentrato'). L'idea innovativa era però quella
di una ospitalità 'autogestita' data l'impossibilità
per i proprietari delle baite (spesso distanti chilomentri
dai centri abitati permanenti) di assicurare quella
presenza e quei servizi che sono previsti per i B&B.
Se il B&B ha avuto successo più in città che
nelle valli (salvo lodevoli eccezioni) vuol dire che
va adattato o che in montagna e nelle campagna sono
necessarie altre formule di 'ospitalità rurale'.
Autonomia
limitata
La
mancata ricerca di soluzioni flessibili, adatte alla
condizione della montagna, è spesso imputata ai vincoli
del 'quadro legislativo nazionale'. E' la ragione,
secondo quanto riferito dai consiglieri regionali, per
la quale il Baita & Breakfast è stato bocciato.
Verrebbe da pensare che se una regione non può decidere
una formula di ospitalità turistica innovativa adatta
alle condizioni del proprio territorio montano l'autonomia legislativa
di cui gode è in definitiva molto limitata nonostante
il gran parlare di 'federalismo'.
A
parte questo non possiamo pensare che lo stesso
albergo diffuso, sperimentato da tempo da alcune regioni,
ha rappresentato a suo tempo una 'rottura', una grossa
novità, non accolta certo pacificamente dagl albergatori
'convenzionali' e dai difensori dello status quo turistico.
Anche
l'adattamento di castelli e ville patrizie ad
alberghi di gran lusso (Toscana docet) si è scontrato
con il burocratismo igienico-sanitario. Eppure, nel
rispetto delle caratteristiche tipologiche e storiche
di questi immobili si è derogato a certi requisiti ( di
abitabilità, igienico sanitari e di standard di
servizi di ospitalità alberghiera).
Vero
che in molti casi si tratta di edifici soggetti a vincolo
della Sopraintendenza ai beni culturali ma anche per
le baite di montagna le ristrutturazioni avvengono spesso
dietro indicazioni delle Sopraintendenze. Il fatto è
che il vincolo viene inteso troppo spesso come imposizione
di prescrizioni tese a preservare l'aspetto esterno
dell'edificio. Tante volte, invece, servirebbero
deroghe e interventi per evitare che, all'interno
degli edifici, si stravolgano le caratteristiche originali.
Pensiamo a pavimenti in legno o in pietra naturale sostituiti
da piastrelloni nelle sale da pranzo di agriturismi
ricavate da baite e fienili per garantire il 'pavimento
liscio e lavabile'.
L'anima
di questi luoghi ne è compromessa.
Senza
operare la 'forzatura' del quadro legislativo nazionale può
'essere portato a casa' ben poco di quello che serve
alla montagna e alle zone rurali. Ricordiamo che anche
la Lombardia ha fatto da apripista in alcune occasioni.
Pensiamo alla formula dell'agriturismo in famiglia
che è stata adotatta anche da altre regioni. Essa
prevede che, limitandosi ad un numero di coperti e di
posti letto inferiore a quello dell'agriturismo 'aziendale',
si possa somministrare pasti e ospitare in camere da
letto nell'abitazione del conduttore dell'azienda agricola
senza alcuna altro requisito che l'abitabilità per la
civile abitazione. Scusate se è poco.
Occasione
da sfruttare
Al
di là delle polemiche che facilmente possono innescarsi
in campagna elettorale, ed alle quali siamo del tutto
estranei, tenere 'in caldo' il tema del Baita &
Breakfast anche nella prossima legislatura può essere
utile per affrontare in modo organico il problema della
tutela e valorizzazione del patrimonio di edilizia rurale
della montagna alpina.
Ricordiamo
che nella legislatura regionale al termine è stato fatto
un grande passo avanti in materia di conservazione e
promozione del patrimonio culturale della Lombardia
con la Legge Regionale 23 ottobre 2008 , n. 27
Valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
(PDF)
e con la Legge in materia di riconoscimento e il finanziamento
degli Ecomusei (Legge Regionale 12 luglio 2007 , n. 13
Riconoscimento degli ecomusei per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali ai fini ambientali, paesaggistici, culturali, turistici ed economici
(PDF).
Passi avanti significativi che hanno fatto recuperare
alla nostra regione un grave ritardo. Individuare
soluzioni per le baite e i fabbricati d'alpeggio (ahi
quante casere e silter stravolti dagli 'adeguamenti
igienico sanitari!) che siano di privata abitazione,
case vacanze, utilizzate per ospitalità turistica o
attività agricole è di vitale importanza per rafforzare,
con pretese di credibilità, il turismo sostenibile delle
'valli minori'. Sempre nella legislatura al termine
è rimasto nel cassetto un altro PDL (presentatrice Silvia
Ferretto dell'UDC) che si proponeva: 'Iniziative volte alla tutela, al recupero, alla
valorizzazione delle strutture architettoniche tipiche lombarde rappresentative
dei valori ambientali-paesagistici, storici e culturali della regione Lombardia'
(PDF).
Unire in un provvedimento le diverse finalità (culturali,
turistiche, agricole) in materia di 'baite' e raccordarle
alle tante iniziative di catalogazione del patrimonio
di cascine di montagna e baite e incentivo alla ristrutturazione
già in essere da parte di molti comuni può essere un
impegno qualificante per i consiglieri vicini alla montagna
che saranno eletti nella nuova assemblea legislativa
lombarda.
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