Da
L'Eco d iBergamo.it (21.05.10)
Assemblea pubblica fiume a Casnigo per la possibile realizzazione in paese di
una centrale a biogas. Da un lato i cittadini (1.006 per la precisione)
sottoscrittori di una petizione contro la realizzazione dell'impianto e
dall'altro l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Imberti, che
ha presieduto la serata.
Erano circa 400 i cittadini presenti. Non sono
mancati momenti di tensione e alla fine le posizioni sono rimaste
sostanzialmente immutate. Il sindaco si è detto convinto che il problema della
centrale a biogas è «una mossa politica, un pretesto per mettere in difficoltà
l'amministrazione mettendole il bastone tra le ruote e costringerla a
dimettersi, come parzialmente avvenuto con le dimissioni dell'assessore
Ruggeri».
Per il primo cittadino la «petizione ha costituito un atto di
sfiducia di una buona parte della cittadinanza nei confronti
dell'amministrazione che non potrà non tenerne conto». Dal canto loro i
promotori della petizione hanno ribadito i loro timori ovvero che l'impianto in
prossimità dell'abitato possa avere un impatto negativo sulla salute e la
qualità dell'aria. I cittadini contrari hanno inoltre sottolineato anche le
possibili ricadute negative e il degrado ambientale che la centrale a loro dire,
potrebbe avere sul tessuto economico e sociale del paese, negando ogni finalità
strumentale della loro iniziativa.
Si ripete la vicenda
di Fiavé. Al Sindaco di Casnigo consigliamo di
sentire la collega di Fiavé che dopo essersi
scontrata con una consistente fetta di suoi cittadini
ora (stoppato il progetto) riconosce che il sistema
di zootecnia intensiva del comprensorio va rivisto
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(23.05.10) A Casnigo (BG) oltre 1000 abitanti su 3400 firmano
una petizione contro il progetto di centrale comprensoriale
a biogas (da liquami zootecnici).
Centrale a biogas
per 'gestire' l'eccesso di deiezioni zootecniche della
Val Gandino.
Ma a Casnigo non ci
stanno
di Giancarlo Moioli
La Provincia di Bergamo, secondo numerosi studi epidemiologici e sanitari è
tra le provincie italiane con il piu' alto tasso di tumori; all'interno della
Provincia di Bergamo è noto che da anni la Valle Gandino, con la straordinaria
concentrazione di insediamenti produttivi (Leffe era il comune con il piu' alto
reddito medio procapite d'Italia prima della crisi del tessile) legati alla
filiera del tessile, ha il tasso piu' alto di incidenza tumorale.
Le cause sono note: in testa alla valle, lo sbarramento naturale orografico
impedisce la dispersione dei fumi prodotti, in particolar modo dalle industrie
che lavorano i polimeri (derivati dal petrolio) e quant'altro; anche un
profano, puo' osservare al mattino la nebbiolina, la scarsa visibilità che grava
sulla valle Gandino a confronto con la Valle Seriana (peraltro pure essa
parecchio inquinata) ove, più sostenuta, scorre avanti ed indietro la brezza di
valle.
Anche
la zootecnia fa la sua parte
Gli insediamenti produttivi zootecnici della Valle Gandino, assomigliano
sempre piu' alle strutture produttive della pianura bergamasca (e
pure dell'altopiano di Clusone): vacche da latte spinte al massimo della
produzione, enormi silos di mangime all'esterno della stalla; moltisimi autocarri
che vanno in su è giu' per la Valle Seriana per rifornire di mangimi, fieno,
paglia tali insediamenti (i cui terreni non sono per nulla sufficienti sia per
produrre alimentazione alle vacche che per smaltire deiezioni liquide e solide
prodotte in enorme quantità). ll latte prodotto viene giornalmente ritirato (nell'80% di tali 'grosse'
aziende) da una autocisterna proveniente da un
caseificio della Valle Cavallina che pubblicizza il proprio 'formaggio' montano
in varie forme (cartelloni su strade statali, pubblicità televisive e su
giornali) convincendo il consumatore della bontà, della 'nostranità' del
prodotto. Nulla da rilevare sulla serietà del caseificio in questione (e sulla sua
abilità commerciale), tengo a precisarlo! Ma sulla 'nostranità' della formagella
di Valle Cavallina, visto il metodo di produzione della materia prima ho delle
grosse perplessità. Le poche altre aziende agricolo-zootecniche tradizionali vengono additate
come retrograde, al capolinea, senza futuro, vista la loro assai scarsa
meccanizzazione e limitato utilizzo di concentrati
La
'salvezza' nel biogas? Casnigo non è d'accordo
Da circa 4 anni (prima che il ritornello cronico della possibile eliminazione
delle Comunità Montane fosse diventato come il pane quotidiano) per iniziativa
politica dell'Assessorato all'agricoltura della C.M. il progetto della centrale a biogas continua ad animare i
dibattiti. venuta meno la 'spinta' della C.M. si sono fatti avanti gli allevatori (che non sanno piu' ove smaltire il letame e di conseguenza
sono penalizzati dall'accumulo eccessivo di nitriti e nitrati) e, probabilmente,
vi è anche l'interesse
delle imprese del verde e di altre 'fonti' di produzione di materia organica di
rifiuto. Ora che la nuova amministrazione della Comunità Montana unificata di Valle
seriana sembra parecchio distante da questo progetto, è il comune di Casnigo (con
gli
altri interessi che vi stanno dietro) a spingere in tale direzione. Basta leggere il
resoconto dell'Eco di Bergamo dell'assemblea del 20
c.m. per constatare quali feroci polemiche ne scaturiscano.
I progetti
di centrali comprensoriali a biogas a ridosso dei paesi
di montagna sono stati bloccati altrove. Perché
insistere?
Non sono bastati i fallimenti di tali mega centrali costruite in giro per
l'Italia, e le proteste della popolazione per l'aria irrespirabile; non si tiene
conto dei dati di incidenza tumorale che sono statistiche ufficiali dell'ASL. Si
vuol far credere ai residenti che con la centrale si abbatteranno i nitriti ed i
nitrati delle enormi quantità di letame accumulate sui terreni; peraltro poco o
nulla si fa per spiegare che il futuro dell'allevamento zootecnico non è quello
che si vede ora: latte retribuito a 30 centesimi al litro (o giu' di li), enormi
quantià di energia fossile bruciati per movimentare mangimi, foraggi e
deiezioni da trasportare continuamente (in una valle trafficatissima) alla
centrale. Mi fermo qui; non è una astratta polemica; è l'osservazione ed il pensiero di
un perito agrario che opera in valle da oltre 33 anni. Spero che basti per portare ed accendere spunti positivi.
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