[I nuovi "signori" della montagna (con la scusa dell'orso)] |
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Ora la ruota della storia gira all'indietro Tra XIII e XIV secolo le comunità delle valli, dopo dure lotte, si affrancarono dei privilegi feudali; si formaronoi comuni rurali nei quali nobili e contadini avevano gli stessi diritti sulle proprietà collettive: boschi e pascoli. Dopo otto secoli intere montagne tornano ad essere "indisponibili" per le attività pastorali, per la fruizione da parte dei montanari (ma forse anche dei turisti) con la malcelata finalità di farne delle "riserve di wilderness" per la gioia di quattro verdi, direttori di parco, naturalisti, dirigenti di associazioni ambientaliste: i nuovi signorotti feudali del XXI secoli. Sete di potere? Voluttà di disporre del territorio come gli antichi signori? Non lo sappiamo, ma non importa molto.
L'orso è un grimaldello sociale L'orso è un grimaldello sociale, una icona, una costruzione sociale; di fatto un povero animale strumentalizzato: deportato, monitorato, radiocollarato, sorvegliato, "dissuaso" con proiettili di gomma e petardi, "disturbato" dagli elicotteri. In tutta questa storia della reintroduzione degli orsi prelevati dalla Slovenia di naturalismo autentico, di serietà scientifica, di amore per gli orsi, c'è ben poco. Di strumentalizzazione politica, di ecologia-spettacolo, di sfacciato marketing turistico-territoriale tanto, tantissimo. Basta vedere che animali sono stati scelti: soggetti come Jurka (la madre dell'orso "bergamasco" e dei suoi fratelli abbattutti - in quanto pericolosi - in Svizzera e Germania). Mentre la mamma è in cattività e i fratelli impagliati, JJ5 è pronto a primavera a ricominciare a fare danni.
In Slovenia il comportamento degli orsi si è modificato, altro che timidoni! Non sono bastati i ripetuti attacchi ai greggi, l'avvicinamento ai paesi, le visite ai pollai. Prima di essere abbattuto (o riportato nel Parco Adamello Brenta da dove è arrivato, come chiedono i pastori, i sindaci la gente delle frazioni di montagna) ne deve combinare ancora chissà quante di "marachelle". Pare che, in base al "protocollo" il coefficiente di "maluducazione" di JJ5 sia arrivato solo a 50 punti su 100. JJ5 è stato allevato "male" da una madre che non ha paura dell'uomo e quindi è pericolosa, lei e i suoi "cuccioloni". Ma Jurka non è un caso isolato; in Slovenia - prima che negli ultimi anni l'avversione per gli orsi crescesse esponenzialmente - si sono tollerate a lungo femmine coi cuccioli presso i villaggi e si sono anche condizionati negativamente questi animali con offerte di cibo. Di conseguenza in Slovenia il comportamento si è modificato e gli "incontri" con l'uomo si sono fatti più frequenti creando un clima di paura tanto che, in alcuni casi, è necessario proteggere con guardie armate i bambini che abitano in case isolate per consetire loro di recarsi a scuola (in Russia da tempo, in seguito a diversi casi di uccisioni di uomini da parte di orsi, alcuni villaggi devono essere protetti da guardie armate). Gli emeriti "scienziati" che hanno promosso e seguito il progetto Life Ursus queste cose le sapevano ma poco responsabilmente non ne hanno tenuto conto e hanno trasferito dalla Slovenia dei soggetti senza una preliminare valutazione etologica.
Basta ipocrisie! Basta frottole sulla "convivenza". Si abbia il coraggio di dire che pecore e pastori sono "intrusi" nel santuario dell'orso Intanto, in vista della prossima stagione, il Parco delle Orobie (con il direttore Grassi e l'esperto dr. Meriggi dell'Università di Pavia) e gli ambientalisti (WWF e Lega ambiente) cercano di convincere i pastori - che lo scorso anno hanno subito numerosi e sanguinosi attacchi da parte di JJ5 - a "convivere" con il maleducato orso. Ma le "soluzioni" sono irricevibili. L'uso di cani (che siano mastini abruzzesi o ungheresi o i cani da orso della Carelia "Laika") è improponibile per i pastori transumanti. Essi devono spostarsi continuamente, attraversando anche strade e centri abitati. E' improponibile utilizzare cani che, per poter essere efficaci nel contrastare i predatori, devono essere molto aggressivi, che sono legati fortemente al padrone (che li deve tenere controllati),che sono potenzialmente pericolosi anche per l'uomo (se percepito come un intruso). Utilizzarli in montagna, in zone frequentate dai turisti, è un problema; ancora di più mantenerli insieme al gregge in pianura (o qualcuno pensa di "metterli a pensione" sino all'estate successiva?). Quanto alle reti metalliche fisse presso le baite (proposte dagli "esperti") basta dire loro di farsi dei giri sui pascoli perché si rendano conti di quanti pochi siti idonei ci siano (per la pendenza, la pietrosità dei pascoli stessi). Allestire simili recinti fissi significa costringere le greggi a lunghi spostamenti riducendo il tempo per il pascolo, sfruttando eccessivamente le zone vicine ai recinti. A queste condizioni i pastori sono prontio a mollare e regalare le montagne a messer orso e ai suoi sponsor. Chiedono solo un briciolo di onestà: Si abbia il coraggio di dire che la pastorizia deve finire, che le montagne sono solo per la wilderness. Abbiano questo coraggi anche i politici in Provincia e in Regione che si tengono buone le lobby ambientaliste.
I pastori pensano di abbandonare, ma anche i turisti .... Già si è accennato ai turisti che rischiano brutti incontri con i "cani da orso". Molti pensano di attrarre i turisti con l'immagine dell'orso. Ma così il turista viene semmai tenuto lontano e quel poco di economia turistica locale ha più danni che benefici. Incoraggiano il turismo le ordinanze del Parco, che proteggono la privacy dell'orso (e che preludono alla trasformazione delle montagne tra Ardesio e Valgoglio in un "santuario dell'orso" off limits)? E i cartelli ammonitori fatti collocare precauzionalmente dai sindaci per avvertire della presenza e del potenziale pericolo dell'orso? Intanto i pastori stanno seriamente pensando a cercare pascoli in Francia considerato che a Bergamo, in Lombardia, in Italia l'orso viene elevato a idolo da venerare mentre i pastori non contano nulla e la loro voce è del tutto inascoltata dalle istituzioni (così sollecite ad assecondare qualsiasi stravaganza proposta dalle lobby verdi). Questa faccenda dell'orso, però, sta facendo aprire gli occhi a parecchia gente ed è forse capace di suscitare una sana reazione da parte di chi si oppone a trasformare la montagna in una mega riserva protetta da dove l'uomo "specie nociva" deve essere escluso.
Ormai è chiaro il disegno di pulizia etnica Se gli antichi feudatari volevano controllare la montagna per sfruttare le comunità contadine; il nuovo feudalesimo della wilderness mira alla pulizia etnica e ad avere mano libera sullo sfruttamento delle risorse. I verdi l'altra faccia della medaglia di un capitalismo globale che - nel mentre concede il contentino delle aree wilderness - punta a mettere le mani sulle risorse idriche delle montagne nella prospettiva della privatizzazione monopolizzazione da parte delle multinazionali della risorsa più preziosa, l'acqua pura che lo stesso capitalismo globale provvede a far scarseggiare con l'inquinamento e gli usi non sostenibili. Nella storia i precedenti non mancano, basti pensare alle "enclosures" inglesi e scozzesi tra XVIII e XIX secolo che hanno sradicato dalla terra i contadini espropriandoli dei diritti comuni sulle terre e trasformando terre arate, gestite con un sistema di agricoltura famigliare a base comunitativa,in lande desolate, in latifondi adibiti a pascolo delle grandi greggi destinate a fornire la lana per alimentare le industrie del nascente capitalismo industriale. Per questi disegni i montanari devono essere scacciati, non devono più esistere comunità. Devono essere scacciati anche perchè in prospettiva non è ammissibile che ci siano margini di libertà e di autonomia per un sistema che ripone la sua forza nella dipendenza totale dell'individuo isolato, "nudo" di fronte al potere, al potere di chi detiene il rubinetto dell'energia, il rubinetto dell'acqua, ti costringe a non avere alternative per la provvista di beni alimentari al di fuori degli ipermercati. Fare l'orto, fare la legna, piantare le patate, curare un frutteto, gestire piccoli allevamenti famigliari è eversivo, tanto più se si creano circuiti alimentari diretti tra produttori rurali di cibo e consumatori cittadini (vedere quanto accanimento contro la vendita diretta del latte crudo). La montagna deve essere desertificata. L'assedio dei cervi, dei cinghiali,i lupi e gli orsi alle porte dei villaggi hanno questo scopo. |
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così il Parco dell'Abruzzo presenta l'orso: L’Orso è il simbolo del Parco e dell’intera regione, il suo carattere giocoso e pacifico il suo andamento goffo e sornione fanno di questo animale l’icona dei bambini mentre la sua unicità e bellezza unita alla sua riservatezza rendono gli incontri e i rari avvistamenti tanto speciali da attirare ogni anno nelle montagne abruzzesi migliaia di appassionati ed amanti della natura. Andatelo a dire ai pastori che è giocoso e pacifico!
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