[Ruralismo 1910] |
(15.12.08) Un secolo fa appariva in Trentino il primo movimento politico ruralista
di Michele Corti
Il 2009 è il 50° della morte di Patrizio Bosetti il fondatore nel 1910 della Lega dei contadini della Vallagarina, poi estesa a tutto il Trentino e primo movimento politico ruralista in Italia (allora se allora era nell'impero austo-ungarico)
Il 2010 è il centenario della fondazione della Lega dei contadini a Isera, un centro vitivinicolo della Val Lagarina a un tiro di schippo da Rovereto. Patrizio Bosetti, il fondatore e l'animatore del movimento - sino alla sua fine nel 1921 - nacque e morì a S. Lorenzo in Banale. E' un'occasione per i ruralisti del XXI secolo per organizzare delle iniziative tra S.Lorenzo e Isera nel 2009-10. Ovviamente iniziative aperte a tutte le forze locali, alle associazioni culturali, amministrazioni che intendano dare importanza a queste esperienze politiche del passato di straordinaria attualità.
Pensiamo a qualcosa che non coinvolga solo i "ruralpini" ma tutti i ruralisti italiani. Lentamente sta emergendo in Italia un movimento ruralista nell'ambito dei "nuovi movimenti sociali": decrescita, post-ecologismo, consumerismo politico (quest'ultimo sempre più movimento di coproduttori per il cibo buono pulito e giusto). E'un movimento che cresce e si aggrega su temi concreti ma di grande valenza politica: la filiera corta, il latte crudo, il no alle monocolture e all'agricoltura dei pesticidi e delle fabbriche del latte e della carne, i gruppi di acquisto solidale e sobrio. Unisce il repertorio "classico" dei movimenti politici all'azione economica diretta, va oltre anche al bagshop power individualista per creare iniziativa collettiva per creare reti tra la campagna e la città: economcihe, ma anche culturali e politiche. Qui sta il collegamento con il ruralismo/contadinismo del passato che non distingueva tra azione politica ed economica.
Far nascere un movimento politico (sia pure non convenzionale e trasversale alla topografia politica tradizionale) a distanza di 100 anni dalla fondazione della Lega dei contadini del Trentino mi pare un fatto di grande significato simbolico. E' venuto il tempo di non vergognarsi a chiamarsi ruralisti e contadinisti. Quelli che dai loro pulpiti hanno stigmatizzato (e continuano a stigmatizzare) il ruralismo come una lebbra politica "reazionaria" associandolo - senza alcun fondamento - alle ideologie totalitarie di destra, erano i paladini dell'ideologia che ha prodotto l'Holodomor, l'olocausto contadino, e oggi si barcamenano tra nuove tangentopoli e finanza rossa. I ruralisti l'opposizione al fascismo l'hanno fatta sul serio, pagando di persona. Il ruralismo è sempre stato democratico, autonomista, antiburocratico.
Oggi il movimento ruralista non può essere solo "contadino" anche se i contadini non devono sparire sostituiti da pochi imprenditori agroindustriali. La nascita di un nuovo orgoglio contadino (in Italia abbastanza inedito a causa del peso schiacciante delle ideologie e del potere urbani) è un fatto importante; così come è importante la rivendicazione dei contadini (neo e non): distingueteci dall'agricoltura industrializzata. E' una rivendicazione politica ma al tempo stesso identitaria sulla cui base è possibile la saldatura con il movimento dei consumatori. Oggi come ieri il contadino rivendica libertà e indipendendenza alla faccia dei liberal-capitalisti e dei marxisti (due facce della stessa medaglia) che lo hanno voluto eliminare, che lo vogliono comunque sottomesso alle agenzie burocratiche, alle grandi organizzazioni industriali e commerciali. I contadini di un secolo fa volevano essere indipendenti nè di destra nè di sinistra (ovvero nè clericali con degasperi nè rossi nè liberali), non volevano farsi schiacciare da un industrialismo incipiente. Che attualità! Oggi i contadini, gli abitanti dei centri rurali, i consumatori consapevoli si rendono anche conto che l'ambientalismo è superato e che è anch'esso una faccia della medaglia della società del consumo industriale. Quest'ultima vuole eliminare del tutto la ruralità sostituita da una wilderness con orsi e lupi da una parte, da aree metropolitane (informi periferie dove le fabbriche del latte e della carne sono prodotte in capannoni tra i capannoni) dall'altra. I "verdi" sono parte di questo disegno e ha ragione da vendere Vandana Shiva quando dice che oggi l'unico movimento ecologista è quello dei contadini. Fino a che gli animali non serviranno più e si mangerà qualcosa di nè vegetale-nè animale (comunque OGM). Non ci sono argomenti più politici di questo. Cibo è potere, cibo è libertà.
Vale la pena quindi ricordare i ruralisti del passato e riallacciarci alla loro esperienza. Essa non riuscì ad affermarsi perchè fu soffocata dalle ideologie del XX secolo (i ruralisti del XX secolo stretti tra bianchi e rossi i ruralisti finirono in Trentino con il fascismo mentre in Piemonte e parte della lombardia alpina ripresero nel secondo dopoguerra e furono combattuti ferocemente da DC e PCI). Ma di questo parleremo prossimamente. Di seguito riporto il capitolo sul "contadinismo alpino" (il larga misura dedicato al Trentino del mio saggio "Contadini e allevatori del Nord nelle transizioni rurali del XX e XXI secolo"
Contadinismo alpino «noi non dobbiamo essere né liberali, né clericali, né socialisti, dobbiamo formare un altro partito, lo chiamiamo pure il partito della miseria, non importa, quello che importa è di rendersi indipendenti»: S.Adami, in: Il Contadino [organo della Lega dei contadini del Trentino] a. I n. 14, 14 aprile 1911
«(...) noi contadini nelle nostre cose morali e materiali vogliamo fare da noi, scuotendo finalmente dalle nostre spalle oppresse il degradante peso degli sprezzati e dei tutelati ...»: Il Contadino, a. I n. 20, 26 maggio 1911.
All’inizio del XX secolo, nell’ambito delle regioni dell’Europa centro-orientale caratterizzate dalla presenza della piccola proprietà contadina, l’estensione del diritto di voto nelle elezioni politiche, la diffusione dell’alfabetizzazione e della stampa creano le condizioni per l’attivazione politica dei contadini. La reazione alla crescente dipendenza dei contadini nel contesto dello stato moderno attraverso l’imposizione fiscale, la leva, il controllo e l’esproprio delle risorse comunitative assume una forma politica organizzata. La presenza di forti movimenti contadinisti nell’ambito dell’Impero asburgico[1] la scomparsa dell’analfabetismo e la precoce estensione del diritto di voto ai contadini[2], spiegano perché è in Trentino che troviamo la prima testimonianza di un movimento contadinista. La Lega dei contadini mosse i primi passi da Isera, piccolo comune agricolo nei pressi di Rovereto nel 1907[3] e si costituì ufficialmente nel 1910[4] Nel marzo 1911 la prima assemblea generale a Rovereto vide la presenza di 1.387 contadini, e affermò la volontà di estendere la Lega a tutto il Trentino e di dar vita ad un vero e proprio partito politico contadino. La Lega propugnava l’autonomia del movimento contadino e si scontrò ben presto con la gerarchia ed il partito cattolico che controllavano strettamente le cooperative contadine. Per allontanare le accuse di “anticlericalismo” e “socialismo” la Lega, fece suo il principio della difesa del cattolicesimo, ma venne attaccata duramente dalla stampa cattolica e dello stesso Degasperi[5]. La
cattolica Unione Popolare nel 1911
sconfisse per pochi voti l’Adami, candidato della Lega, ma nel periodo seguente la Lega estese la propria presenza nel Trentino e promosse la
creazione di strutture economiche. Da parte cattolica si rispose creando nella stessa
Vallagarina un’organizzazione rivale: l’Alleanza
contadina che nei programmi e nelle strutture, ricalcava quasi esattamente la
Lega. Gli argomenti di Bosetti (leader della Lega) e di Carbonari (leader dell’Alleanza) erano identici, ma
la contrapposizione tra i due durissima[6] Tra
la Lega e l’Alleanza vi era, però, una differenza sostanziale: l’Alleanza ammetteva con diritto di voto
passivo anche con riferimento alle cariche direttive, persone non appartenti al
ceto agricolo, lasciando aperta la “tutela” da parte del clero e del partito
cattolico. Luigi Carbonari era anch’egli un contadinista[7],
intenzionato a trovare dei varchi tra la gerarchia ecclesiastica e il partito
per poter sviluppare una propria politica. Nel quadro organizzativo di rigida
ripartizione tra momento politico (Partito
popolare) e cooperativo (Federazione
dei consorzi cooperativi) la mancata osservanza della distinzione tra la
sfera economica e quella politica, tipica del contadinismo, divenne causa di
duri conflitti tra Carbonari e la stessa gerarchia[8]. La Lega che nelle elezioni del 1914 aveva
ottenuto un buon risultando pur non riuscendo ad eleggere un proprio
rappresentante, venne prontamente ricostruita dopo la guerra, ma nel nuovo
clima politico la sua posizione si era indebolita. In un clima politico in cui
il partito socialista riusciva a fare breccia nelle campagne mentre restava
fortissima l’influenza cattolica lo spazio dei contadinisti si restrinse[9].
Bosetti, leader della Lega e direttore de Il Contadino chiarì che poteva esserci allenza con i socialisti
solo sul piano della difesa della democrazia ma tenne fermo il principio
dell’autonomia.[10] Sotto la pressione del
partito popolare e della concorrenza socialista la Lega subì sbandamenti ideologici. Nel 1921 formò con rappresentanti
di altre categorie la lista del Blocco
economico appoggiata dall’esterno dai fascisti, e subì una dura sconfitta elettorale
che portò allo scoglimento del movimento.[11]. Mentre
la Lega contadinista entrava in crisi
Carbonari, nel 1921, veniva eletto con Degasperi al parlamento italiano (dove
venne rieletto anche nel 1924) e divenne presidente della Federazone dei Consorzi coperativi trentini. L’“entrismo” di
Carbonari non era motivato dall’ambizione personale come dimostrò pagando
pesanti prezzi personali pagati per il suo antifascismo[12]. Nel
1945 egli assunse subito importanti cariche, ma si dedicò principalmente alla
ricostruzione dell’organizzazione dei contadini. Il 2 luglio 1945 venne
costituita L’Unione dei contadini della
provincia di Trento, per iniziativa di Carbonari e di esponenti
democristiani, ma, a differenza della Coldiretti
(sostanzialmente inedita) essa si innestava nella tradizione trentina delle Leghe[13]. L’ingombrante
presenza di Carbonari era motivo di inquietutine nella Dc, tanto che, già nell’agosto
1945 venne avanza la proposta di togliergli l’organizzazione[14]. Da
parte dei democristiani, però, si preferì “cavalcare la tigre”. Nell’ottobre
1946 Carbonari divenne Presidente dell’Unione,
e, nonostante gli impegni parlamentari, dedicò particolare cura all’organo
di stampa: Il Contadino, che
intendeva gestire in piena autonomia dal partito[15].
Alla vigilia delle elezioni politiche dell’aprile 1948, gli venne affidata
l’opera di convincimento dei contadini. In quella occasione su Il Popolo Trentino venne pubblicato un Manifesto emblematicamente intitolato Contadini, sveglia! da attribuirsi senza
dubbio a Carbonari dato il contenuto apertamente contadinista. Erano
ravvisabili nel Manifesto un forte
richiamo all’autonomia territoriale[16],
all’antiburocratismo, all’esigenza di una rappresentanza dei contadini nei
corpi amministrativi e legislativi nonché un tono chiaramente classista[17].
Anche lo statuto dell’Unione
rifletteva la continuità con la linea contadinista”[18] Fu in vista delle elezioni regionali, dopo dal 18 aprile, che emerse la
natura contradditoria del rapporto tra l’esponente contadinista e la Dc.
Carbonari, in parallelo con l’organizzazione contadina sudtirolese, pretendeva
il 63% dei candidati[19]
minacciando, in caso di rifiuto, di presentare una lista autonoma[20].. La
Dc che, per non rischiare di perdere una parte della base contadina, accettò obtorto collo una soluzione di
compromesso[21]. Dopo le elezioni la Dc
accusò duramente l’Unione, per la
propaganda strettamente finalizzata al successo dei propri candidati e “troppo”
a favore dell’autonomia regionale[22].
Sottoposto ad un fuoco di pesanti accuse in occasione di diverse riunioni il
Comitato Provinciale del partito chiese il suo allontanamento dalla presidenza
dell’Unione dei contadini. Riescì a
resistere caparbiamente fino al congresso del 1950.[23] Lo spirito combattivo di Carbonari non era
però domato dagli anni e dalle cariche che continuerà a rivestire. Ultraottantenne, il 16 febbraio 1964
organizzò una manifestazione di protesta contro il crollo del prezzo delle
patate in cui 4.000 contadini scesero in piazza a Trento contestando duramente
l’establishment sindacale e politico
democristiano[24]. Alle elezioni regionali dello stesso anno
presentò una lista Alleanza contadini
artigiani; ottenne solo il 2,6% dei voti, ma fu eletto. Nel 1966 in
Consiglio Regionale il suo ultimo atto politico fu rappresentato dalla protesta
contro l’aumento degli stipendi dei consiglieri[25]L’esperienza
politica carbonariana fu connotata da tratti fortemente personali, ma trova
molti punti di corrispondenza con quella dei movimenti contadinisti, difficilmente
inquadrabili nelle categorie convenzionali del discorso politico ed ideologico
italiano. Carbonari, che venne duramente attaccato nel corso della sua vita
politica in quanto “comunista” e “classista”, venne dopo la sua morte ingenerosamente
etichettato come “integralista”, “reazionario”[26],
“populista”. Liquidato
Carbonari l’Unione dei contadini, nel
1951 aderì alla Coldiretti[27] Dal
1952 l’Unione sarà presieduta per un
ventennio dall’On. Helfer che incarnava il principio della “tutela” del partito
sui contadini[28], ma che difese i margini
di autonomia da Bonomi. Bisognerà aspettare fino al 2003 perchè l’Unione dei contadini diventi una anonima
Federerazione provinciale coltivatori
diretti[29].
[1] Il più famoso tra i movimenti contadinisti fu il
Partito contadino della Bulgaria guidato da Aleksander Stromolijski che divenne leader del paese e fautore della
“Internazionale verde”. Il successo del contadinismo era legato alla diffusione
della piccola proprietà contadina. Il movimento contadinista bulgaro aveva un
pronunciato carattere democratico e antiburocratico. Stromolijski avversava i
politici professionali e i partiti politici organizzati su base ideologica
preda di carrieristi e burocrati e propugnava forme di aggregazione politica su
base di classe, basate su comuni interessi economici e su una forma di
organizzazione orizzontale su basi democratiche (G.D.H. Cole, Storia del
pensiero socialista 1889-1914. [2] Nel 1896 i contadini ebbero diritto di voto, e nel
1906 venne abolito il sistema delle votazioni per classi, G.D.H.Cole, op.cit., p.10. [3] In occasione delle elezioni per il parlamento di
Vienna le promesse elettorali di Degasperi e del candidato dell’Unione cattolica Popolare, don G.B.
Panizza, fecero desistere i promotori dal presentare una lista contadina. Le
promesse non furono mantenute e il 5 maggio 1910 venne costituita Dopo la seconda guerra mondiale Il
Contadino fu l’organo dell’Unione dei
contadini diretto da Luigi Carbonari (vedi oltre). [4] Lo Statuto elencava i seguenti scopi: «a) sollevare la
casta dei contadini al livello delle altre caste lavoratrici; b) educare e
dirigere i contadini nell’esercizio dei loro doveri e diritti politici e
amministrativi: c) promuovere il benessere della parte più povera fra i contadini»:
Il Contadino n. 2 e 3 (13 e 27
gennaio 1911). [5] Degasperi sul Popolo
trentino del 29 agosto 1911 si espresse nei confronti della Lega nei seguenti termini « [6] G. Grigolli,
Luigi Carbonari. Il tribumo
dell’altipiano, Rovereto(Tn), 2001, p.60. [7] Già da alcuni anni, aveva iniziato a promuovere
cooperative quali [8] Quell’attivismo fuori schema provocava frizioni con
Degasperi che, in una lettera dell’11 aprile 1911, gli intimava di sospendere
l’attività di propaganda per [9] L’influenza socialista sui contadini era chiaramente
legata all’assenza in Trentino di quello strato bracciantile che in aree quali
l’Emilia imponeva durissime clausole contrattuali a danno di mezzadri e altri
strati contadini (cfr. F. Cassola,
op.cit.). [10] «essendo [11] Partito popolare 35.921, (5 eletti) Partito socialista
20.392, (2 eletti) Liberali 6.790, Blocco 5.338 (G.Raffaelli, op. cit.). [12] Con l’avvento del fascismo, infatti, pur non
iscriversi al Pnf, fu costretto per vivere a girare in bicicletta valli e paesi
del Trentino vendendo lucido da scarpe (aveva una laurea in scienze dello stato
ottenuta ad Heidelberg ed una in economia conseguita a Vienna!). [13] G. Faustini,
«La truppa rustica». in: Bridi C.,
Faustini G. (a cura di), La rivoluzione
verde: l’Unione Contadini e l’agricoltura trentina 1945-1985,Trento,1985,11-138. [14] «Li avete in mano?» chiedevano i dirigenti del partito
consapevoli che l’indocile Carbonari non garantiva certo quel ruolo di “cinghia
di trasmissione”, di subordinazione e di rigida tutela che essi pretendevano (G. Faustini, op.cit.). [15] Nella testata de Il
contadino campeggiava il simbolo dell’aratro guidato da un contadino e
trainato da una coppia di buoi e contornato dal motto “Contadini unitevi”. Lo
slogan era stata lanciato da Carbonari sin dal lontano 22 settembre 1911 sul
quotidiano di Degasperi Carbonari non mancò di utilizzare il motto anche nella versione
“Contadini di tutta la provincia di Trento unitevi” con trasparente e polemica
allusione al ben noto motto marxiano. Proprio sul terreno del controllo de Il Contadino si svilupparono alcune
delle più aspre polemiche tra Carbonari e [16] L’autonomismo di Carbonari era indissolubilmente
legato alla valorizzazione del ruolo del contadino in uno spirito certamente
più tirolese che italiano. «le libertà comunali e l’autonomia regionale sono
passate nel nostro sangue», insieme alla piccola proprietà esse rappresentavano
per Carbonari «il più grande baluardo di tutte le libertà» (G. Grigolli, op.cit., p.107). Egli
considerava i contadini “garanzia di un governo regionale il cui carattere sarà
la serietà, la parsimonia; di un governo che sia baluardo di ordine, del buon
costume, e della fede dei nostri avi, in mezzo ad un popolo degno delle
conseguite e anche di maggior libertà” ivi, p.42. Sul piano simbolico è
significativa la dedica dell’Unione dei
contadini al Sacro cuore.ivi, p.43. [17] «Che lo Stato non s’ingerisca nella sfera d’azione
naturale della Regione e del Comune» «Non vogliamo uno Stato padrone e despota,
ma uno stato servo fedele, fautore del benessere morale dei cittadini che vi
abitano» «Vogliamo l’allontanamento dagli uffici di tutto il personale
parassita e superfluo» «Vogliamo la soppressione di tutti gli organismi ed
uffici artificiali, che non hanno altra funzione che di foraggiare avventurieri»,
si ribadisce il principio della «terra a chi la lavora» con indennizzo del
grande possesso fondiario, si chiede un sistema fiscale progressivo, il
principio della rappresentanza dei contadini nei corpi amministrativi e
legislativi. «La direzione della cosa pubblica non deve essere un eterno
privilegio e monopolio delle classi ricche; i figli dei lavoratori
particolarmente dotati di intelligenza e buon volere devono poter compiere a
spese dell Stato tutta la carriera degli studi, affinché alla testa degli Enti
pubblici presieda il minor numero di inetti possibile» (G. Faustini, op.cit.). [18] L’on. Helfer, l’uomo della normalizzazione
democristiana dell’Unione, giudicherà
nel 1970 lo statuto «un ibrido (...) che ricalca in arte, nonostante le ultime
modifiche, gli statuti delle vecchie cooperative di consumo». ivi. [19] G. Grigolli,op.cit.,
p.91. [20] La minaccia non era puramente strumentale. All’interno
dell’Unione dei contadini, infatti,
vi era stato un dibattito sull’opportunità di una presenza autonoma e Carbonari
e aveva motivato la scelta di inclusione proporzionale nelle liste Dc con
l’insuccesso del Partito dei Contadini
di Scotti e della stessa Asar il 18
aprile. G. Faustini, op.cit. Sull’
Asar cfr. S.B Galli, «1945-48: La
meteora dell’ASAR scuote il Trentino», in: Etnie,
n.14, a IX, 1988, 6-14. [21] Esso prevedeva 3 posti “sicuri” per i contadini e
l’attribuzione delle qualifica di “amici dei contadini” ad una quindicina di
candidati G. Grigolli, op.cit., pp
91-92. Vennero eletti 3 esponenti dell’Unione più 8 “amici” su 15 Dc. (G. Faustini, op.cit.). [22] Alla propaganda autonomista dell’Unione [23] Nel messaggio di commiato si tolse un sassolino dalla
scarpa nei confronti della gerarchia ecclesiastica «date al contadino ciò che è
del contadino e il contadino darà a Dio ciò che è di Dio»: G. Grigolli, op. cit., p. 111. [24] G. Faustini, op.
cit. [25]G. Grigolli, op. cit., 99-100 [26] «va tenuto presente anche un fondo reazionario contadino che potrà portare Carbonari a tradurre la rivolta contadina in ribellione a sfondo anarchico, ma appunto con sostanza reazionaria» G. Faustini, op. cit. Anche i giudizi dell’on. Helfer che per vent’anni guidò l’Unione dei contadini non furono teneri. In una intervista (Bridi C. -a cura di- in: Bridi C., Faustini G. op. cit., 357-362), egli definisce Carbonari un «tribuno della plebe» animato da uno «spirito romantico, un po’avventuroso, un po’improvvisatore» «in quello “svegliati” che poteva significare un sacco di cose, oggi si potrebbe ravvisare come prevalente una frustata di populismo» «Carbonari non era facilmente irriggimentabile, ma giocò per questo riguardo soprattutto l’acceso spirito autonomista locale e la lunga tradizione cooperativistica trentina, di cui Carbonari fu sempre fervente sostenitore» Ne Il Contadino 9 settembre 1971 il necrologio di Carbonari indulge riduttivamente sull’aspetto “caratteriale” della sua personalità politica «personalità un po’ribelle, un socialcristiano popolare, un po’ insofferente di precise etichettature» G. Faustini, op. cit . p. 23 [27] In precedenza Carbonari aveva mantenuto un buon rapporto “a distanza” con la Coldiretti di Bonomi, ma respingeva qualsiasi intrusione nell’autonomia dell’organizzazione trentina. (I Trentin -a cura di- in: Bridi C., Faustini G. op. cit., 295-342). [28] Era stato infatti segretario provinciale del partito ed era stato eletto alla camera nel 1948. Insegnante all’istituto magistrale Helfer aveva svolto attività sindacale in campo scolastico (G. Faustini, op. cit . p. 58). [29]Il 19 dicembre 2003, cogliendo l’occasione di un rinnovo dello Statuto l’Assemblea ha deliberato il cambiamento di nome (e del logo) dell’Unione stessa Nell’articolo del Il Contadino che ne da l’annuncio il commento si riduce alla semplice costatazione che “sono anni che l’Unione Contadini gravita nell’orbita della Coldiretti (..) al cui statuto si coordina e presta ossevanza politica ed organizzativa”. «L’Unione Contadini è ora Coldiretti Trento» [editoriale s.n.] in: Il Contadino, 12, 2003, 2-5 |
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