L'uscita
dalla Lega corrispose anche quella dalle istituzioni
e dalle "cariche" ( dalla Regione
ebbi, per alcuni anni quella di Commissario straordinario
per le Stazioni Razionali d'Alpeggio - un ente da
liquidare - ma ... era una carica gratuita e non
faceva gola a nessuno).
Ciò mi consentì di occuparmi dell'autonomismo culturale,
delle autonomie alpine. Nel '95 fui tra i fondatori
della Libera Compagnia Padana un'associazione (esiste
tutt'ora) che
si propugnava di riportare nell'azione leghista
il senso dell'autonomismo culturare originario, valorizzando
anche la collaborazione con i movimenti autonomisti
"storici". Ho collaborato ai primi numeri
dei "Quaderni padani". Nel numero 1 della
rivista il mio contributo si intitolava emblematicamente
"La matrice alpina dell'identità etnica lombarda"
e, in embrione, sfioravo alcune tematiche di cui
mi sono interessato negli anni successivi (il rapporto
tra montagna e pianura, le transumanza). L'adesione
alla LCP e la collaborazione con i "Quaderni
padani" cessano nella primavera del 1996. Il
"padanismo" della LCP annacquava ancora
troppo l'idea di autonomismo padano-alpino, di rafforzamento
dei rapporti con i popoli alpini al di là dei
confini, di mitteleuropa.
Fondai con alcuni amici
l'Associazione culturale padano-alpina. Restò un
cenacolo minoritario anche se riuscimmo ad organizzare
importanti conferenze pubbliche (alcune all'Hotel
Cavalieri, quello di Bernardelli che era ancora
nella Lega) con la partecipazione di Ettore Albertoni.
E poi un convegno su "I cattolici lombardi del
'900 dall'opposizione all'integrazione nello stato centralista", che si svolse
presso il Circolo della Stampa il17 maggio 2000
organizzato con l'Associazione Culturale Identità Europea
dove relazionarono tra gli altri Giorgio Rumi ed ad
altri docenti e giornalisti di area cattolica "vicini"
al federalismo. Ci fu ancora un convegno sull'autonomismo all'Umanitaria cui partecipò anche il compianto Castellazzi.
Sul Bollettino dell'Associazione (Forum autonomista) vennero trattati sistematicamente
i temi della critica al Risorgimento (anche
dal punto di vista dei cattolici), delle "piccole
patrie", della lingua (con contributi di studiosi
piemontesi e di un gruppo di giovani studiosi della
lingua lombarda). La linea era apertamente mitteleuropea
con la rivalutazione (o riabilitazione) della storia
lombarda e veneta pre-unitarie, compreso il tanto
bistrattato (da una storiografia faziosa) Regno Lombardo-Veneto cui
dobbiamo la rinascita dell'ateneo pavese e un grande
impulso all'accademia di Brera, interventi architettonici
e urbanistici che hanno contribuito durevolmente
al decoro urbano di Milano e delle altre città lombarde,
le strade dello Spluga e dello Stelvio (opere ardite
ed impegnative realizzate in pochissimi anni), la
ferrovia Milano-Venezia, la navigazione a vapore
sui nostri laghi, ecc.ecc.
Vienna "mungeva" ma l'amministrazione
era onesta ed efficiente.
Oltre a trattare temi culturali il Forum Autonomista
non esitò a prendere posizione a favore dei "Serenissimi",
il gruppo di autonomisti veneti che, la notte fra l'8 ed il 9
maggio 1997, a pochi giorni dalla ricorrenza del bi-centenario
della caduta della Serenissima per mano di Napoleone, occuparono Piazza San
Marco, issando sulla
cella campanaria la bandiera del Leone. Organizzammo anche una serata in loro
solidarietà (vale la pena ricordare con quanta durezza
venne represso il loro gesto dimostrativo da quelle
stesse toghe così "tenere" con i veri
violenti di altro colore politico). Il Forum autonomista
cercò di introdurre nel dibattito autonomista i temi
del bioregionalismo (o ecoautonomismo) largamente
disattesi sia da parte dei "verdi" che
degli autonomisti-federalisti. Nel
2001 l'esperienza della Associazione Padano-Alpina
e del Forum autonomista era esaurita. Forse i tempi
non erano ancora maturi.
>>continua>>
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