(17.06.10) Sopravvissute ai diktat dei veterinari-burocrati, alle
ristrutturazioni e agli stravolgimenti di ingegneri
e geometri alcune cantine di stagionatura degli alpeggi si
sono miracolosamente conservate come erano un tempo
e servono in modo eccellente alla loro funzione
Una
cantina che è un monumento
...alla
Malga Valmezzana (Songavazzo, BG)
foto e testo di Michele Corti
Una buona viabilità accesso e una buona
disponibilità di acqua sono senza dubbio tra le risorse più preziose degli
alpeggi. Spesso, però, ci si dimentica che - specie a basse quote - la
disponibilità di una cantina in grado di consentire la conservazione del
formaggio a bassa temperatura e idonea umidità rappresenta un elemento
chiave di una gestione economica. Da diverso tempo avevo sentito tessere le
lodi della contina della Malga Valmezzana in comune di Songavazzo (BG,
alta Val Seriana). In questi giorni ho avuto la possibilità di visitarla.
Foto 1
- La Malga Valmezzana con la strada di accesso. E'
dotata di due fabbricati: una stalletta e una grande
casera.
Iniziamo il rescoconto con qualche premessa. Delle
numerose malghe un tempo attive nel comprensorio pascolivo del Monte Pora
non ne sono rimaste molte. In alcune di queste, in alcune casi, viene
solo 'mangiata l'erba' ma la lavorazione del latte è effettuata altrove.
La produzione di latticini, in attesa del recupero della Malga Monte Alto di
Costa Volpino (gravemente danneggiata da un incendio due anni fa), si effettua
solo a Malga Vareno (al Colle di Vareno) e alla Malga
Valmezzana. Quest'ultima utilizza anche i pascoli della Malga Ramello
della Corna e dispone di alcune sorgenti di portata limitata ma comunque
preziose. Nelle altre malghe, ma anche in buona parte dei pascoli delle
stesse Valmezzana e Ramello della Corna la disponibilità di acqua di abbeverata
è garantita dalle pozze, una volta numerose e oggetto di scrupolosa
manutenzione.
Foto 2
- Una delle tante pozze d'abbeverata. Per evitare il
peggioramento eccessivo della qualità dell'acqua ove
possibile si impedisce l'entrata degli animali e l'acqua
viene prevelata mediante sifonaggio con tubazioni di
plastica.
Oltre ad essere privilegiata per una sia pure limitata
disponibilità di acqua di sorgente (che necessita comunque di adduzioni, vasche
di accumulo, pompaggi) la Malga Valmezzana è favorita anche da un'ottima strada
di accesso realizzata qualche anno fa dal Consorzio Forestale
della Presolana che gestisce in modo oculato i beni silvo-pastorali dei
comuni dell'Unione comuni della Presolana (Castione, Cerete, Fino del
Monte, Songavazzo, Rovetta, Onore). La strada (foto sotto) presenta una
pendenza regolare senza strappi, mai superiore all'11% ed è ideale per essere
percorsa oltre che a piedi (in una ventina di minuti) anche in bici.
Foto 3
- La strada forestale di accesso a Valmezzana presenta
un ottimo tracciato con le scarpate ben inerbite dopo
l'esecuzione dei lavori.
Si imbocca la strada per Valmezzana dopo aver parcheggiato
l'auto in prossimità della sbarra al termine della strada asfaltata che sale
dalla sottostante Malga Pora Alta (in realtà stazione sciistica).
Superata la sbarra si attraversa la pista da sci dei Vanzelli. Il nome deriva
dalla Valle Vanzelli ma esisteva anche la Malga Valzelli (alta e bassa).
Ora i fabbricati sono diroccati; i pascoli sono state in parte 'riciclati' in
pista da sci e vengono utilizzati da un branco di una quindicina di cavalli
appartenenti all'Agriturismo 'Il Roccolo' di Colle Vareno. Il turista
viene informato della presenza della Malga Valmezzana (e della vendita diretta
di formaggi) da un cartello 'alla buona' ('...mia sorella ne sta preparando un
altro più bello' ci dirà poi il malghese, prevenendo le nostre scontate
obiezioni).
Foto 4
- Il cartello 'alla buona' collocato dal malghese all'imbocco
della strada.
Alex Benzoni, il caricatore è un
giovane appassionato allevatore di vacche da latte di Songavazzo. In realtà
alleva le vacche perché ama l'alpeggio e non va all'alpeggio perché ha le
vacche. Sembra un sofisma ma c'è una differenza abissale.ì
E' un neo-malghese perché sino
a pochi anni fa svolgeva l'attività di operaio forestale del Consorzio
Forestale. Alex, però, 'covava' la passione, per l'alpeggio anche perché -
nonostante il lavoro da dipendente - era comunque un piccolo allevatore
part-time con le sue brave 4-5 vacche. Incoraggiato da Andrea Eterovich,
il direttore del Consorzio, anch'egli motivato da grande passione per gli
alpeggi - ha ingrandito la propria mandria e, quattro anni, fa ha compiuto il
grande passo prendendo in affitto dal Consorzio stesso la Malga Valmezzana
insieme a quella vicina di Ramello della Corna. Alex carica carica 30 'paghe
proprie' (di cui 20 vacche da latte) per un totale di 60 capi tra propri e
affidati da piccoli allevatori di Bossico (questi ultimi prevalentemente
asciutti). Il carico totale è
45 'paghe'. ì
Valmezzana e Ramello
presentavano insieme un secolo fa (inchiesta Serpieri sui Pacoli alpini della
Lombardia) una superficie pascoliva complessiva di 48 ha. Oggi la superficie è
di poco inferiore (circa 44 ha ) ma vi è stato un forte recupero rispetto ai 13
ha di pascolo che erano rimasti. Il merito del recupero dei pascoli va ìal Consorzio forestale
che, negli anni, ha saputo utilizzare il pascolo degli ovini e degli
equini per ripristinare una condizione idonea al ritorno delle vacche da latte.ì
Fa specie, però, constatare
che, a fronte di una contrazione dei pascoli relativamente
modesta, un secolo fa erano caricate 210 'paghe' mentre oggi ve sono solo
45. ì
In realtà vi sono due elementi
che spiegano l'arcano: da una parte il bosco era in larga misura pascolabile
mentre oggi appare denso, dall'altra le 'paghe' erano molto più 'leggere' di
quelle attuali. Ancora a fine '800 gli ex-voto conservati al Santuario della
Madonna delle Grazie di Lantana (una località di Dorga, in comune di
Castrione) raffigurano tutti delle vaccherelle che non arrivano (altezza al
garrese) alla cintola dei mandriani. ì
Foto 5
- Uno degli Ex-voto conservatii presso il Santuario
di Lantana a Dorga (Castione della Presolana).
Va precisato che la presenza
degli ex voto nel Santuario è legata alla grande importanza
economica che a Dorga rivestiva l'attività dei malghesi.
Essi rimanevano per la maggior parte
dell’anno in pianura (nella Bassa bresciana) e tornavano per l'alpeggio. A Castione i ‘casalini’, gli
allevatori stanziali con pochi capi di bestiame che restavano a svernare in paese, erano
pochissimi e dovevano cercarsi altrove l’alpeggio (sino in Svizzera) dato che i più ricchi
malghesi monopolizzavano gli alpeggi unendosi in piccole società (di 'colonnelli')
disposti a pagare elevati canoni
al comune per aggiudicarseli. E’ interessante osservare che proprio la malga Valmezzana
era quella con gli affitti più alti. Probabilmente i malghesi se la
contendevano perché provvista di acqua e buoni pascoli e dell'ottima cantina
che conosceremo tra poco.
Prima
di arrivare alla cantina ancora due parole sul bestiame.
Quella che vedete sotto è una solida vacca Pezzata Rossa
del ceppo austriaco. Alex, consapevole che le 'macchine
da latte' di razza Holstein o Brown Swiss non fanno
al caso di un neo-malghese, che punta decisamente sull'alpeggio,
ha voluto partire ex-novo con un nucleo di Pezzate Rosse
di origine austriaca.
Foto 6
- Una delle vacche di Alex. Dietro si intravede una
Brown di proprietà di un piccolo allevatore di Bossico
che la affida 'a guardia'.
Le
P.R. hanno corrisposto alle attese di Alex che ne è
molto soddisfatto, sia per la rusticità che per la resa
del latte legata sia alla buona qualità composizionale
che alle ridotte conseguenze di stress e affezioni mammarie subcliniche.
Foto 7
- La malga (così in bergamasco si chiama la
mandria) ha una predominante nota bianca e rossa. Si
notano anche alcune Pinzauer che sono arrivate
dall'Austria insieme alle P.R.
L'alpeggio
è dotato di due fabbricati: una grande e solida casera
che comprende
la cantina (hilter) di stagionatura (al livello
inferiore) e locali lavorazione latte e alloggio al livello superiore con pianta
16 x
9 m e una stalletta. Quest'ultima
(pianta 12 x 6 m)
è stata 'rifunzionalizzata'per realizzare un caseificio 'a norma'
(in realtà esistono già dei locali autorizzati alla
Malga Ramello della Corna, ma il fabbricato di quest'ultima
è destinato ad attività di accoglienza turistica).
Foto 8
- La casera è costituita da un ampio e solido fabbricato
che conserva l'intonaco in malta naturale ed è impreziosito
dai contorni in pietra e da inferriate in ferro battuto.
E' vincolato dalla Soprintendenza ai beni culturali
Foto 9
- Sulla facciata a cura del Comune e del Consorzio
Forestale sono indicati nome dell'alpeggio e altitudine
Foto 10
- Il grande locale principale della casera con un enorme
camino (moderno ma suggestivo). Provvisoriamente la
caseificazione avviene ancora in questo ambiente
Foto 11
- I locali del nuovo caseificio ricavato dalla vecchia
stalla. Vi sono il locale vendita, il servizio
igienico, il locale per la sosta del latte e quello
per la lavorazione, più il 'filtro' con accesso all'esterno.
Sulle pareti uno smalto lavabile (finalmente finita
l'era delle piastrellature selvagge!)
Foto 12
- Il nuovo caseificio continuerà molto opportunamente
ad ospitare i maiali da ingrasso. E' previsto un sistema
di convogliamento automatico del siero dalla caldaia
al truogolo.
La
casera ha un aspetto solido e austero ma è ingentilita
dai contorni in pietra delle aperture, dalle inferriate
in ferro battuto e conserva l'intonaco in malta naturale
a 'raso pietra'. Il fabbricato è vincolato dalla Sopprintendenza
ai beni culturali di Bergamo. Al centro un grande vano
di grande cubatura con al fondo un enorme camino. L'affumicatura
può far scambiare la trave in calcestruzzo con una in
legno da 'camino di castello' (riminiscenze letterarie
alla Ippolito Nievo Le confessioni di un italiano).
La caseificazione, provvisoriamente, avviene ancora
in questa grande sala dove si consumano i pasti (ma
sta per essere completato il nuovo caseificio frutto
- come sempre - di faticose negoziazioni con i veterinari
dell'ASL). Ai lati della 'sala' vi sono due gruppi di
camere da letto ciascuna con bagno. E' in programma
di operare l'ospitalità agrituristica secondo lo schema
dell'agriturismo familiare che calza a pennello per
situazioni come questa. Sempre dalla 'sala' attraverso
una rampa di scalini in pietra si scende nella 'famosa'
cantina.
Foto 13
- La cantina a volta dove sono state poste a maturare
le formaggelle prodotte prima della monticazione con
razione 'a mezza erba'.
La
cantina (hìlter in bergamasco) è a volta, con
due aperture, una sulla facciata, l'altra su uno dei
lati della casera. Unico 'neo' il pavimento originale
in lastricato di pietra naturale è stato sostituito
da un battuto di cemento. La struttura in legno dove
appoggiare le forme denuncia anch'essa una certa 'antichità',
ma è soprattutto l'asse scanalata (per lo sgrondo del
siero) utilizzata per le prime fasi di maturazione del
formaggio a rappresentare un 'pezzo di storia'. Essa,
infatti, è realizzata in un'unica grande
tavola di larice. Non a caso Alex la mostra con orgoglio
(foto sotto). La cantina ora è utilizzata per la stagionatura
delle ultime formaggelle prodotte a casa con la razione
a 'mezza erba'. In alpeggio, però, Alex oltre alle formaggele,
di cui apprezza la facile 'vendibilità' (specie
ai turisti) produce anche formaggio da stagionare. Ha
infatti ben inteso l'importanza di valorizzare
la sua professionalità di casaro (e la cantina) con
un prodotto di prestigio. Ed è molto orgoglioso nel
riferire che alcuni suoi clienti (che l'hanno stagionato
a casa loro) stanno ancora consumando il formaggio d'alpeggio
del 2009.
Foto 14
- Alex mostra con orgoglio la tavola-spersoio realizzata
con un'unica tavola di larice 'gioiello' della cantina-museo.
Foto 15
- Le fornaggelle sulle scalere
Foto 16
- L'esterno della cantina. Si notano le due aperture
e il blocco di roccia calcarea (corna) che testimonia
come la cantina sia stata realizzata mediante un parziale scavo
nella roccia.
Appendice. A proposito di
formaggio stagionato
Che la cantina fosse importante
ce lo spiega un altro indizio che abbiamo
rintracciato nel Santuario di Lantana.
Qui vi è esposta una tela raffigurante
San Lucio, patrono dei casari e degli
alpeggi (un Santo che, fuori dalla Val
Cavargna - valle comasca originaria
del santo - troviamo quasi sempre associato
alla presenza dei bergamini/malghesi
transumanti). La forma di formaggio,
il simbolo del santo insieme - a
volte - agli attrezzi da casaro,
non è certo quella di una formaggetta
qualsiasi ma di un formaggio di
notevoli dimensioni, con lo scalzo concavo
e la superficie di taglio che tende
a scagliare. Ci troviamo di fronte
a una perfetta raffigurazione
di un Bitto, formaggio della Val Brembana
che i malghesi transumanti hanno esteso
alle valli orobiche valtellinesi. Dal
momento che è difficile che i malghesi
locali committenti dell'opera (e chi
altro avrebbe potuto commissionarla
visto che raffigurava il patrono della
'categoria'?) abbiano voluto raffigurare
in un opera così emblematica un formaggio
estraneo alla tradizione locale si deduce
che sino ad una certa epoca (XVIII secolo?)
la tecnica del Bitto era diffusa anche
sugli alpeggi seriani oltre che su quelli
brembani e che la 'tradizione' della
formaggella (o comunque di formaggi
di ridotta pezzatura) sia subentrata
successivamente. Di certo un secolo
fa la formaggella era già il prodotto
'tipico' degli alpeggi della Val Seriana.
Argomenti che andranno approfonditi.
Per ora possiamo dire che è probabile
che su questi alpeggi si producesse
un formaggio simile al Bitto. E per
farlo ci vogliono buone cantine. Nella
maggior parte dei casi le malghe del
comprensorio dovevano trasportare il
formaggio alle cantine di stagionatura
a Castione. Probabilmente, invece, a
Valmezzana non occorreva farlo e si
poteva 'svuotare' la cantina a fine
alpeggio. E' certo, però, che se il
formaggio del dipinto corrisponde a
quello 'locale' dei secoli passati dovevano
passare ancora molte stagioni prima
che assumesse questo aspetto. Restava
a Castione o finiva a Bergamo? Materia
di prossime indagini.
Foto
17 - Un particolare della tela raffigurante San Lucio
al Santuario di Lantana con il 'Bitto'
|
|