(10.03.10)
Polemiche roventi del WWF e di Grillo contro il nuovo
regolamento forestale della Regione Piemonte che introduce
delle semplificazioni amministrative e attenua l'ipervincolismo
forestale che penalizza l'attività dei boscaioli
Boschi: tra l'incudine
delle 'filiere energetiche' e il
martello della 'non
gestione'
Va denunciato il
rischio di una nuova forma di colonialismo energetico
e di sfruttamento intensivo delle risorse ma non per
questo si deve paralizzare ogni forma economica di utilizzazione
boschiva come vorrebbe il WWF che auspica che tutto
vada lasciato 'alla natura' e che tutto il legname sia
lasciato a marcire
Approvato, lo scorso 15 febbraio, il nuovo Regolamento
forestale per la gestione e la promozione economica delle foreste,
entrerà in vigore il 1° settembre 2010 ha scatenato
reazioni opposte. Da una parte gli entusiasti sostenitori
di una nuova economia delle filiere energetiche. In
prima fila, come d'obbligo, il presidente dell'IPLA
(Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente)
nonché presidente dell'UNCEM Piemonte che in un comunicato
ha sostenuto che:
'… ci sono finalmente le condizioni
per avviare un percorso virtuoso che potrebbe creare nelle nostre montagne un
indotto economico stimato attorno ai 200 milioni di euro con una ricaduta
occupazionale di 5-7 mila addetti, assicurando, nel contempo, un’energia da
fonti rinnovabili e tutta di origine locale, una gestione forestale
sostenibile, uno sviluppo economico e una qualità di vita a vantaggio della
popolazione residente'
La
repentina 'riscoperta' della funzione economica del
bosco dopo decenni di 'pensiero unico' allineato al
paradigma del bosco con funzioni prevalentemente protettive
e naturalistiche potrebbe apparire sospetta. Lo scorso
anno a Chiavenna (SO) si era tenuto (20 febbraio) un
convegno
UNCEM dal titolo: 'Tra stato e mercato c'è la montagna'.
Era stato lo stesso Enrico Borghi, presidente nazionale
UNCEM, ma anche 'testa d'uovo' e sostenitore di visioni
tecnocratiche ad avanzare l'idea di un nuovo tipo di
sfruttamento della 'risorsa montagna' basato non già
sulla cementificazione selvaggia e gli impianti sciistici
ma sulla 'green enonomy'.
Per
evitare malintesi, e affinché nessuno possa pensare
a cose del tipo 'agricoltura biologica' o 'turismo sostenibile',
Borghi non lasciava spazio alla fantasia e concretizzava
in modo sin troppo chiaro cosa lui e l'UNCEM intendano
per 'green economy' montana: 'cicli integrati dei rifiuti', 'gestione di biomasse', 'impianti idroelettrici', 'trading di crediti di carbonio'.
La
proposta gestionale del WWF: guai togliere alcunché
dai boschi, la legna deve poter marcire in pace
Sulla
sponda opposta si pone il WWF che ha sferrato una campagna
di inedita durezza contro la Bresso (presidente della
giunta regionale piemontese) accusata di
volere la distruzione dei boschi, di essere come Attila.
Minacciandola di negarle il voto alle imminenti regionali.
Nel
clima pre-elettorale la cosa ha avuto una notevole eco
ed è stata ripresa con enfasi da Beppe Grillo (uno che
di boschi se ne intende ... ). Grillo si è 'documentato'
sul pamphlet diffuso il 1° marzo dal WWF Piemonte 'Il
grande inganno del progetto energetico da biomasse forestali
della Regione Piemonte: sperpero di denaro pubblico
ed enorme danno ambientale'.
A parte il titolo il tenore 'scientifico' dei contenuti
emerge da un grafico che all'inizio del libello mette
in evidenza come le foreste italiane siano in via di
sparizione. Il 'trucco' consiste nel rapportare le superfici
boscate al numero di abitanti tra 1861 e 1998. I bosci
sono tutt'altro che in calo. Lo stesso studio citato
dal WWF ci ricorda che nel secolo scorso le superfici
boscate sono raddoppiate. In ogni caso i titoli dei
capitoli del pamphlet sono i seguenti: 'una
truffa economica ai danni della collettività';
'una truffa ai danni dei proprietari'; 'un
prelievo non sostenibile'; 'un enorme danno ambientale'
e, per concludere, ... 'meglio sarebbe
non gestire' visto che 'lo sfruttamento forestale
che si profila è immorale'.
Tutto
il ragionamento è condotto come se, in forza delle nuove
normative, si dovesse procedere per forza al prelievo
massimo potenziale su tutta la superficie boscata regionale.
Ipotesi fuori dalla realtà.
Ci
pare utile, però, per coloro che ancora dubitano che
l'obbiettivo del WWF (e simili) è la montagna
deserta (con soli abitanti l'orso e il lupo), riportare
le 'perle' del capitolo 'Meglio sarebbe non gestire'.
Poiché
una tonnellata di legno fresco corrisponde a 0,91 tonnellate
di CO2 assorbite, se ci astenessimo dal prelievo
previsto di 2,2 milioni di tonnellate di legname all’anno
e lasciassimo in pace i boschi, a costo zero potremmo
conseguire l’obiettivo di stoccare ogni anno, nei boschi
piemontesi, un quantitativo di CO2 pari a circa 2 milioni
tonnellate. In relazione agli accordi internazionali
vigenti, certificare tale assorbimento permette di ridurre
i costi legati al superamento delle emissioni di CO2
consentite: si tratta di centinaia di milioni di euro
che vanno a beneficio di tutti i cittadini, mentre produrre
energia elettrica dai boschi è un affare solo per pochi.
E se utilizzassimo gli attuali incentivi pubblici volti
a favorire l’utilizzo delle biomasse forestali per corrispondere
ai proprietari il doppio del valore del legname affinché
non lo taglino, ma lo lascino nei boschi, faremmo felici
moltissime persone, del bene all'ambiente e risparmieremmo
ancora dei soldi.
Come
se la CO2 restasse fissata per sempre! Non c'è
molecola di C (carbonio= che prima o poi torni in atmosfera,
solo che se lo fa a seguito di marcescenza non abbiamo
materiale da costruzione, combustibile, isolante e dobbiamo
utilizzare per tutti questi usi materiali ed energie
alternative che, per molto tempo ancora, significano
uso prevalente di energia fossile = immissione netta
in atmosfera (a differenza di quella rinnovabile). Ma
andiamo avanti
I boschi
'abbandonati', a costo zero per il contribuente, svolgono
inoltre molti altri positivi effetti ambientali. La
necromassa legnosa, lasciata finalmente libera di
accumularsi al suolo dopo gli intensi sfruttamenti
del passato, protegge dall’erosione e rigenera il suolo,
arricchendolo di materia organica e nutrienti che favoriscono
la crescita degli alberi. Trattiene, inoltre, una gran
quantità di umidità al suolo, fattore essenziale per
la salute ecologica delle foreste in tempi di riscaldamento
climatico.
Ancora
una volta gli amici ambientalisti fanno finta di vivere
nel mondo delle fiabe. I boschi avanzano da decenni
e loro fanno credere che stanno sparendo, e fanno anche
credere che ci sia un problema di carenza di accumulo
di necromassa al suolo quando invece come sanno tutti
quelli che frequentano la montagna vi sono problemi
di eccesso di auccumulo. Un po' per le proibizioni di
asportarla, un po' perché non c'è più nessuno che
si piglia la briga di farlo tranne qualche benemerito
ruralpino che raccoglie la foglia del bosco per fare
il letto alle sue bestie e che, in attesa di togliere
il disturbo e di lasciare la montagna all'orso e al
lupo, farebbe forse meglio secondo gli ambientalisti
a far venire gli autotreni di paglia da centinaia di
chilometri di distanza sottraendo per lo più matetria
lignocellulosica a terreni agricoli intensamente sfruttati
e poveri di humus con la conseguenza di incentivare
il consumo di concimi chimici. Ma andiamo avanti
I
boschi 'abbandonati' possono non piacere esteticamente,
ma sono in grado di rinnovarsi naturalmente, espandersi
ed ospitare ricche comunità biologiche, seppur con tempi
lunghi, lontani dalle logiche dei selvicoltori. Oltre
un terzo di tutte le specie viventi nelle foreste temperate
risultano associate alle fasi di invecchiamento e
decadimento del legno.
Ma
non è questione di piacere estetico. I boschi che 'avanzano'
come auspica il WWF, inghiottono tutto quello che rimane
di 'umanizzato' sul territorio. Il bosco 'abbandonato'
inestricabile, monotono, privo di luce impedisce ogni
funzione. Non solo non è habitat per l'uomo (boscaiolo,
pastore, raccoglitore di funghi, escursionista) ma nemmeno
per molti animali (e qui fanno finta di non sapere che
è la varietà dell'habitat, l'alternanza di bosto, praterie,
cespuglieti che favorisce la biodiversità.
Boschi
degradati di collina (foto M.Corti)
La
deriva speculativa va e può essere fermata con
altri strumenti, non 'congelando' le foreste
Il
regolamento forestale piemontese bilancia l'eccessivo
vincolismo che ha ostacolato (in aggiunta alle condizioni
di mercato) l'esercizio di attività economiche di utilizzo
delle risorse boschive. Le normative regionali degli
scorsi decenni (e la norma quadro statale tutt'ora vigente,
che pone parecchi 'paletti' e severi limiti alla paventata
deregulation regionale) sono state ispirate da
criteri di protezionismo boschivo che potevano essere
giustificati molti anni fa quando erano ancora in atto
i rimboschimenti e molti terreni recavano le tracce
dei denudamenti del passato e dell'ultima guerra. E'
anacronistico insistere nel vincolismo esasperato a
meno che si convenga con il WWF che i boschi vanno 'dimenticati',
lasciati a loro stessi. Ma le persone di buon senso
convengono che non è realistico seguire il 'consiglio'
del WWF. Le conseguenze in termini di incendi (difficili
da controllare in boschi 'selvaggi' e impenetrabili),
frane (causate dal peso della stessa della massa arborea
in terreni a forte pendenza e superficiali), accumulo
di materiali e conseguente 'effetto diga' negli alvei
dei corsi d'acqua, della totale assenza di gestione
non sono accettabili e comportano costi elevati (altro
che pagare per lasciare invecchiare, deperire e marcire
i boschi!). Sarebbero i primi quelli del WWF e i loro
simpatizzanti a chiedere l'intervento anti-incendio
in caso di incendio dei 'loro' boschi selvaggi. E combattere
l'incendio ha costi elevati, molto superiori alla prevenzione.
Il
regolamento piemontese, che allenta un po' le regole
di utilizzo dei boschi, che semplifica le procedure,
che amplia in misura contenuta le possibilità di pascolo
(salvo continuare anacronistivamente a vietare il pascolo
in bosco delle capre), che applica in modo più
ragionevole le sanzioni (in Lombardia il rinnovato regolamento
continua a prevedere sanzioni di centinaia di € per
il danneggiamento di una singola pianta) va nella direzione
di richieste da tempo avanzate da boscaioli e ruralpini
in generale.
Da
tempo i boscaioli chiedevano per esempio di consentire
di estendere le epoche di taglio che riducevano troppo
la durata della loro attività riducendo e azzerando l'economicità
delle piccole imprese boschive montane.
'Si
distruggono i nidi' si lamenta il WWF. In realtà non
sono in gioco i nidi o altro. Non vogliono che i boschi
siano gestiti, vogliono che avanzino fino a che l'ultimo
montanaro sarà cacciato.
La
'speculazione' sulle biomasse a fini energetici si combatte
rivedendo le sovvenzioni drogate, decidendo dove localizzare
gli impianti e che tipo di impianti di utilizzo delle
biomasse vanno incentivati.
L'utilizzo
delle biomasse per l'autoproduzione di energia a livello
locale integrando con il cippato gli scarti della lavorazione
del legno in piccole centrali va incoraggiato, cosi
come le piccole centraline aziendali. In realtà il WWF
non si oppone solo alle grande centrali, alla 'colonizzazione
energetica', si oppone a qualsiasi utilizzo del legname
come energia rinnovabile, anche quello della stufa e
del caminetto ad alta resa e a basse emissioni. Per
loro qualsiasi utilizzo del materiale legnoso come combustibile
è inaccettabile per via dell'elevato impatto ambientale:
La
combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di
azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi
policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico, ecc.)
in quantità maggiore di altri combustibili ed è un fattore
di cui tener conto, ma il danno ambientale connesso
all’utilizzo del legname per produrre energia è primariamente
in rapporto all'alterazione e distruzione degli ecosistemi
forestali.
Viene
da dire: non volete l'alterazione dei sistemi forestali,
volete lasciare i boschi alla 'natura' ma allora perché
non lasciamo anche i mari e le pianure alla natura
e non peschiamo più, lasciamo che nelle pianure agricole
tornino le paludi e la foresta. Cominciate a dare
voi il buon esempio: evitate qualsiasi impronta ecologica,
non mangiate più, non vestitevi più, non scaldatevi
più. Poi ne riparliamo.
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