domenica
29 novembre l'Azione settimanale della diocesi di Vittorio
Veneto è uscito con uno speciale dedicato ai pesticidi
Lo
speciale pesticidi del L'Azione (PDF)
(sopra
la copertina)
Lettera
pubblicata in prima pagina de L'Adige del 26.09.09
Egregio Direttore,
Stupisce quando si legge l'intervento di Mario Cristofolini,
presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, la cui unica preoccupazione appare quella di
non creare allarmismo.
Cristofolini afferma che l'incidenza dei tumori in Trentino è nella media con
gli altri paesi (bella consolazione) . Sembra che Cristofolini non consideri che i tumori sono in
costante aumento in Trentino come in Europa.
Secondo gli ultimi dati del Registro Tumori del Trentino un uomo
su tre ed una donna su quattro è destinato a vedersi diagnosticare un cancro
nel corso della vita. Al di là delle benevoli favole che qualcuno, da
decenni, continua a raccontare e cioè che la soluzione del problema cancro è a
portata di mano, che si tratta di un effetto legato solo all’ invecchiamento e
che fra 10 anni nessuna donna più morirà per cancro alla mammella, la realtà è
ben altra ed è sotto gli occhi di tutti. Di fatto l’età d’insorgenza dei tumori
si è straordinariamente abbassata: da una recente ricerca risulta che in Italia
gli interventi per cancro alla mammella in età giovane sono cresciuti in sei
anni del 28.6% e se da un lato diminuisce l’incidenza dei tumori correlati al
fumo, specie nei maschi, sta invece drammaticamente aumentando l’incidenza di
tumori che nulla o quasi hanno a che fare col tabagismo: linfomi, leucemie,
cancro a rene, pancreas, prostata, tumori cerebrali (ormai sempre più correlati
anche con l’uso del telefonino)
Oltre a ció, i tumori nell’infanzia sono in drammatico aumento: in Italia +2% annuo
(doppio rispetto alla media europea) e tra i bambini sotto l’anno di età
l’incremento sale addirittura al 3.2% annuo.
Altro che prudenza nel parlare di aumento di tumori. Di fronte a
questi dati è bene essere più cauti nel minimizzare le problematiche ambientali
quando ci sono in campo sostanze pericolose come quelle che, con tanta
leggerezza vengono disperse nei nostri terreni dove poi coltiviamo, alleviamo
bestie e costruiamo le nostre case.
Riteniamo grave che il dott. Mario Cristofolini affermi ancora oggi
che solo il 2% dei tumori sia dovuto all'inquinamento. Egli, probabilmente, si
riferisce al modello di Doll e Peto del 1981. Teoria obsoleta superata da
lavori più recenti (si veda ad esempio lo studio di Danaei Goodarz, Lancet
2005, di cui una tabella riassuntiva viene riportato in Wikipedia sotto la voce Tumore). Secondo
questo studio il 54% dei tumori sarebbe dovuto a cause e fattori ignoti (non contemplati dalla
teoria di Doll e Peto). E proprio a proposito di Sir Richard Doll, che ha
acquistato fama per gli studi sul fumo di sigaretta, è bene sapere che dopo la
sua morte è emerso che riceveva finanziamenti dalle industrie chimiche (The
Guardian, 2006), in particolare dalla Monsanto dichiarando la non cancerogeneitá
del famoso pesticida Agent Orange da essa prodotto ed utilizzato dall’esercito
statunitense nella guerra del Vietnam e che, in realtá e sfortunatamente per
molti reduci americani, si è rivelato essere un potentissimo cangerogeno.
Circa il problema delle scorie e delle emissioni nocive si può fare
un semplice ragionamento : cosa mai vi può capitare se camminate in un campo
minato? È ovvio che tante più mine sono state disseminate tanto più è
probabile incapparci e saltare per aria….. Così è per il cancro e le “mine”
cui mi riferisco sono cancerogeni noti da decenni quali benzene, arsenico,
nichel, cromo, cadmio, piombo, diossine, per non parlare di PCB,
particolato, pesticidi…. che continuiamo a riversare intorno a noi e di cui mai
nessuno parla, visto che solo la CO2 (che non è un veleno!) sembra meritare
l’onore delle cronache! Dai calcoli teorici delle emissioni, la sola Acciaieria Valsugana
produrrebbe 4 o5 grammi di diossine (dose equivalente) all’anno: può sembrare
poco ma rappresenta la dose massima tollerabile per oltre 10 miliardi (!) di
persone… Sapendo che si tratta di molecole relativamente pesanti e che quindi
tendono ad adagiarsi sul suolo e che, oltretutto, hanno tempi di dimezzamento di
decine/centinaia di anni e che quindi ogni nuova dose si aggiunge alla
precedente, come la mettiamo? La nostra regione poi è tra i primi per uso di
fitofarmaci. Ci siamo mai chiesti dove vanno a finire tutti questi veleni?
Purtroppo ovunque e anche dove non vorremmo mai trovarli, ad esempio nel sangue
del cordone ombelicale in cui sono centinaia le sostanze chimiche tossiche,
cancerogene e nocive che si ritrovano stabilmente: qualcuno può pensare, in
totale buona fede di assolverle?
Da tempo è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti ed
agire per ridurre l’esposizione delle popolazioni agli agenti tossici
promuovendo la
Prevenzione Primaria.
Non è necessario per fare questo conoscere i minimi dettagli del
processo della cancerogenesi o il ruolo che ogni singolo agente riveste
Il fallimento dell’approccio “riduzionista”, il vecchio paradigma
secondo cui si analizza un agente per volta, senza tenere conto delle
innumerevoli variabili biologiche e che non permette mai o quasi di giungere a
conclusioni esaustive, è ormai sotto gli occhi di tutti. Noi desidereremo che la Lega Italiana per la
Lotta contro i Tumori (LILT) fosse al
nostro fianco nel promuovere con decisione la riduzione degli inquinanti nell’ambiente. Purtroppo finora la LILT si è occupata
esclusivamente di prevenzione secondaria (diagnosi precoce dei tumori) e mai di
prevenzione primaria (ridurre i cancerogeni ambientali a parte il fumo di
sigaretta). In questo non vorremmo che la LILT ricalchi quanto avviene
oltreoceano, dove le organizzazioni contro il cancro, tipo l’American Cancer Association, sono
i principali ostacoli a regolazione serie per ridurre i cancerogeni ambientali.
I presidenti di queste associazioni sono i rampolli delle industrie chimiche
come ha denunciato nel suo libro The
Policy of Cancer l’epidemiologo americano Samuel Epstein.Non sorprende che
per la prevenzione primaria negli USA si spende appena l'1% dei fondi per il
cancro.
Minimizzando il problema si contribuirà ad addormentare le
coscienze con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, specie qui in
Valsugana.
Dr.Marco Rigo e Dr.Roberto Cappelletti
Associazione Medici per l’ Ambiente ISDE Italia
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(29.11.09) Mentre si moltiplicano le
iniziative dei comitati spontanei anche l'Apav (agenzia
protezione ambiente del Veneto) lancia pesanti accuse
... e in Val di Non si cerca di rassicurare la popolazione
con gravi dichiarazioni di sottovalutazione del nesso
cancro-pesticidi
Nel
Triveneto crescono denunce e opposizione nei confronti
dell'agricoltura al pesticidaIl 21 novembre 'La
Tribuna' di Treviso pubblicava un articolo in cui si
riportava una grave denuncia dell'Arpav (Agenzia per
la protezionedell'ambiente del Veneto): nelle terre di Marca si
usano troppi pesticidi, tanti nitrati e perfino atrazina, vietata ma venduta nei circuiti di un mercato nero. Non
c'è da meravigliarsi visto che l'atrazina è stata recentemente
trovata anche in una grossa azienda biologica (sic)
della bassa veronese (link
all'articolo su Ruralpini)
e che l'uso e l'abuso di pesticidi in nero pare piaga
diffusa non solo nell'ambito delle 'colture specializzate'
ma anche della monocoltura maidicola padana (vedi
fotodenuncia su Ruralpini).
L’agricoltura è ora nel mirino degli ispettori dell’Arpav che annunciano una campagna di controlli. Il problema riguarda tutto il territorio trevigiano
che è tra quelli che4 si distinguonio in Italia per
il consumo di pesticidi (saldamente in testa, però, i
'virtuosi' SudTirolo e Trentino). Nelle colline del Prosecco
alcuni mesi fa vennero trovati livelli di inquinamento fuori dalla norma
(link
all'articolo su Ruralpini). Il direttore regionale dell’Arpav, Andrea Drago,
ha dichiarato 'i nostri rilievi evidenziano chiaramente la presenza massiccia di queste sostanze
e riportano fortemente l’attenzione sul tema agricoltura'. L'agricoltura è responsabile di gravi
forme di inquinamento ambientale; però, afferma
Drago, 'mentre l’industria ha accettato le proprie responsabilità mettendo in atto anche strategie per diminuire le emissioni, l’agricoltura non ha ancora recepito il messaggio nonostante vari solleciti'. Le
conseguenze sono gravi in termini di qualità delle acque, superficiali e di falda
(vedi
dati su inquinamento fiumi).
L'agricoltura inquina più dell'industriaL
stessa Arpav ha recentemente pubblicato i risultati
del progetto Isperia (link
alla relazione)
in cui si metteva in evidenza l’uso indiscrimato che gli agricoltori veneti fanno dei pesticidi. In
quella occasione ('La Tribuna' del 13 novembre) il già
citato Drago non esitava a dichiarare che 'Per massimizzare i profitti tanti operatori del settore primario adoperano sostanze nocive,
se ne usassero meno sarebbe meglio per tutti, anche per loro'. Particolarmente delicato il problema dell’acquisto su internet:
'Alcuni agricoltori comprano via web i prodotti. Molte volte prendono pesticidi, diserbanti o insetticidi vietati per legge'. Su 276 stazioni di monitoraggio sono stati rilevati superamenti singoli degli standard di qualità per almeno una sostanza in 176 stazioni. Su 1600 superamenti, 870 riguardano sostanze prioritarie come nichel, piombo, pesticidi (alaclor, atrazina, simazina), insetticidi (clorpirifos), composti organici volatili (benzene, dicloroetano, cloroformio). 40 superamenti, invece, si riferiscono a sostanze pericolose come cadmio e mercurio. Fra le altre sostanze inquinanti le presenze più significative in termini di numerosità si registrano per il cromo totale e per l’arsenico. Va poi segnalata la presenza molto diffusa di altri diserbanti non compresi nell’elenco di priorità, in particolare terbutilazina. A livello provinciale, si rilevano 500 sforamenti dei limiti a Verona, 430 a Padova, 280 a Venezia, 160 a Rovigo e a Vicenza, 41 a Treviso, 12 a Belluno. Crescente
attivismo dei comitati spontanei Di
fronte ai dati allarmanti sull'inquinamento crescono
le reazioni. I più attivi sono gli abitanti e le associazioni
delle aree più direttamente colpite. La melicoltura
e la viticoltura intensiva sono i primi imputati
perché dove vengono praticate in modo specializzato
(la 'monocoltura') si registrano localmente usi elevati
di principi attivi. La 'protezione' dei meleti - anche
dove è attuata qualla che con odiosa ipocrisia semantica
si chiama 'lotta integrata' prevede decine di trattamenti
con prodotti chimici (diserbanti, insetticidi, funghicidi).
Osserviamo incidentalmente che la dizione 'lotta
integrata' - dovrebbe significare una riduzione
dell'uso di prodotti chimici e la graduale introduzione
di mezzi di lotta biologica è stato coniato oltre
trent'anni fa quando il 'bio', almeno in Italia, era
ai primi passi e l'agricoltura 'integrata pareva un
primo passo di transizione .... ma ora usarlo è un offesa
all'intelligenza dei consumatori e di chi ha la sfortuna
di vivere vicino alle coltivazioni 'spruzzate'.
In
prima fila contro l'uso dei diserbanti è il Comitato
per la salute della Val di Non
che si batte con coraggio (in una valle dove la monocoltura
Melinda è il motore dell'economia locale). A proprie
spese il Comitato ha eseguito numerose analisi che dimostrano
la presenza di residui anche nelle proprietà private
e negli spazi pubblici posti in vicinanza dei meleti
e denuncia la non osservanza dei distanze di sicurezza
e altre norme da perte dei melindacoltori. Il Comitato
ha organizzato molti incontr con la popolazione in loco,
ma anche a Trento e ora anche in altre zone del Trentino
dove il problema dei pesticidi è molto sentito. Il
20 novembre a Calceranica al Lago (Valsugana) si
è tenuta una conferenza 'Per
un'agricoltura sostenibile che rispetti il territorio
e l'ambiente' con Sergio De Romedis, Virgilio Rossi (principali
animatori del Comitato per il diritto alla salute Val di Non), il Consorzio Frutticoltori Alta Valsugana e Roberto Cappelletti (Medici per l’ambiente).
Cappelletti è anche esponente della Libera associazione
malghesi e pastori del Lagorai e dei Ruralpini.
Molto attivo sul tema anche il Comitato Chimica Free
di Cesiomaggiore, la località del Feltrino (BL)
dove sono 'sbarcati' grossi produttori di mele chemioglobal
del Trentino e del Sudtirolo per 'colonizzare' (i terreni
costano meno che a casa loro) una zona pulita dove le
mele si producevano bio. (vedi articoli su Ruralpini:
1
e 2)(vedi
anche il blog dolomititoxictour).
Nel
Feltrino un'attiva campagna di informazione sull'agricoltura
natura e pulita e di denuncia dell'agricoltura
al pesticida è sviluppata anche dal Comitato 'Prà
gras No Fonderia a Fonzaso'.
I temi dell'opposizione a inceneritori ('termovalorizzatori'
sempre a proposito di ipocrisia semantica) e alle
acciaierie (economicamente senza futuro e, nelle vallate
alpine, fortemente
inquinanti) si saldano anche nell'azione
dl Comitato Barbieri Sleali della Bassa Valsugana,
una valle scossa di recente dai gravi scandali ambientali
dei depositi di rifiuti tossici del Monte Zaccon dove
anche l'agricoltura fa la sua parte con la diffusione
delle fragolaie (Sant'Orsola) che fanno ampio uso di
funghicidi. Nella
Marca Trevigiana la denuncia contro l'uso dei pesticidi
a gogo nelle colline del Prosecco è condotta dal Comitato locale WWF di
Villorba (responsabili Gianluigi Salvador e Luciano De Biasi;
Salvador è anche consigliere e responsabile per i rifiuti e l’energia del WWF sezione regionale del
Veneto). Tra le esperienze dal basso di opposizione
all'agricoltura delle monocolture al pesticida va segnalata
anche quella del CIGE,
Comitato iniziative per le Giudicarie esteriori che
opera nell'altipiano Lomaso-Fiavè-Bleggio. Il CIGE è
sorto per opporsi ad un maxi-impianto a liquame ('coproelettrico');
sventato l'obbrobio l'attività prosegue in favore della
conversione della zootecnia superintensiva dell'area
(che implica largo uso di diserbanti sin a ridosso delle
abitazioni e delle zone umide di valore ambientale)
in senso più sostenibile. Un coordinamento tra tutte
queste esperienze e lo stabirlirsi di contatti con altre
'zone a rischio' (oltre a Melinda c'è anche Marlene
e MelaVi tra le mele al pesticida, quanto ai vigneti
non mancano in Italia le zone di monocoltura con ampio
ricorso alla chimica, vi ricordate gli elicotteri che
irroravano dall'alto i vigneti siono a pochi anni fa?).
Avvenire
riporta con enfasi del rassicurazioni ufficiali fornite
al convegno di Taio del 23 novembre
Rimane
comunque la Val di Non l'epicentro della protesta contro
i pesticidi. Nonostante le rassicurazioni sempre fornite
degli organi provinciali i produttori di Melinda,
con
l'appoggio della Cassa Rurale d'Anaunia, hanno
sentito il bisogno per 'frenare' la perdita di fiducia
e consenso della popolazione di tenere
un convegno a Taio il 23 novembre. Un convegno senza
spazio per opinioni diverse da quelle dell'establishment,
tutto all'insegna 'tutto va bene madama la marchesa'.
Nel resoconto dell'Avvenire (il quotididiano dei vescovi)
l'articolista Michele Cènnamo si prodiga nel dare enfasi
ai messaggi rassicuranti. Quasi commovente l'incipit
che rievoca un'atmosfera idilliaca e 'il profumo delle
montagne' (un profumo che dovrebbe allontanare il consumatore
dall'associazione tra la mela e la quantità di sostanze
chimiche utilizzate per 'proteggerla'):
Mangiando una mela, il consumatore vuole sentirci dentro il profumo della Valle di Non, la coreografia delle montagne che la circondano, la fatica dell’uomo che sfidando l’inclinazione dei pendii tenacemente la coltiva.
La mela insomma – come qualsiasi prodotto agricolo – deve evocare salubrità, natura, buone prassi di coltivazione.
Nel
convegno si sono ribadite le solite cose: che gli agricoltori
scoppiano di salute e che in Val di Non ci si ammala
meno di cancro che in città. A contraddire gli 'allarmismi'
dei medici per l'ambiente ci ha pensato un dermatologo
il prof. Mario Cristoforini che ha sostenuto che nell'eziologia
del cancro i fitofarmaci hanno un'influenza trascurabile
(meno dell'1%). Osserviamo che il Prof. è recidivo.
Ha in termini vaghi alla lettera pubblicata in prima
pagina su L'Adige del 26 settembre con la quale i Medici
per l'ambiente contestavano xon precuise argomentazioni
le sue affermazioni minimizzatrici
(la lettera è riportata qui a fianco). Il coro è proseguito con il rappresentante
dell'APOC che ha citato come 'miglioramento della biodiversità'
l'aumento delle lepri (che dipende da molti fattori
e non può essere certo un indicatore preso a sè stante,
osserviamo), con una ricercatrice dell'Ist. Agrario
di S.Michele che ha ricordato come oggi si dispone
di fitofarmaci (chiamarli così fa meno impressione!)
'poco inquinanti'.
Era stato annunciato il presidente
Dellai in persona, ma i lavori li ha chiusi
l'assessore all'agricoltura Mellarini. L'assessore non
ha mancato di ricordare come melicoltori e il Trentino
in generale sono all'avanguardia in materia di 'ecocompatibilità,
dei veri primi della classe. Primi della classe
che, però, sono secondi solo ai 'cugini' di Bolzano
per uso di kg di pesticidi per ettaro (aggiungiamo noi).
...
ma il 29 novembre il settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto
(L'Azione) pubblica uno speciale pesticidi tutt'altro
che rassicurante
In
contrasto con l'Avvenire i servizi dello speciale del
settimanale diocesano (diffuso nel N-E veneto) riprendono
i dati sulla grave diffusione dell'inquinamento
da pesticidi delle acque, ricordano che sostanze a lungo
considerate innocue sono poi state messe al bando perché
(ambiente e uomo fanno come sempre da cavie dell'industria
chimica!) con il tempo e con l'accumularsi di prove
'scientifiche', si è visto che non erano affatto sicure.
Quanto al rapporto tra pesticidi e cancro l'oncologa
Patrizia Gentilini sostiene nell'articolo che:
È
ormai assodato che numerosissimi sono i tipi di cancro
messi in relazione con l’esposizione professionale a
queste sostanze. In particolare: tumori cerebrali, alla
mammella, al pancreas, ai testicoli, al polmone, sarcomi
ed in particolare leucemie, linfomi non Hodgkin e mielomi.
Lo testimoniano recenti e recentissimi studi svolti
in Francia, Canada, Stati Uniti.
poi
un elemento di grande preoccupazione che non può essere
messo direttamente in relazione con i pesticidi ma con
un insieme di elementi di deterioramento della qualità
ambientale:
L’Italia
detiene, in Europa, il triste primato della più alta
incidenza di cancro nell’infanzia (30 casi in più ogni
anno per milione di bambini) e si registra nel nostro
paese un incremento annuo quasi doppio rispetto alla
media europea: 2% annuo contro l’1,1%. Per linfomi e
leucemie nell’infanzia l’incremento annuo in Italia
è rispettivamente del 4,6% e dell’1,6% a dispetto di
un incremento in Europa rispettivamente dello 0,9%,
e dello 0,6%. Certamente tanti altri agenti sono coinvolti
(benzene, radiazioni...), e vanno ridotti, ma rimane
legittimo pretendere di sapere cosa c’è nel nostro piatto,
nell’acqua che beviamo, noi e i nostri bambini.
DOCUMENTAZIONE
L'incidenza
dei tumori in provincia di Trento. Anni 1999-2002 PDF
(3,45
M)
Comunicato
stampa: 20 anni di Isde - Doctors for the
environment PDF
Pesticidi
e malattie del sangue (di Patrizia Gentilini)
PDF
Come
vincere la guerra contro il cancro (di Samuel S. Epstein)
PDF
Settimana
della corretta informazione sul cancro (di Patrizia
Gentilini) PDF
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