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LOMASO-FIAVE'
(TN)
(04.04.09)
Sfuma
definitivamente il mega impianto di biogas a fiave'. i "rompiballe"
(cige, nimby trentino, ruralpini) avevano ragione
Gianni
Martinoli che con tanto coraggio e determinazione si era battuto
contro il maxi-impianto di Fiavè (per produrre biogas dai liquami)
sarebbe soddisfatto. L'assurdità di puntellare un sistema zootecnico
intensivo "malato" con il maxi-impianto di biogas si è
rivelata in tutta la sua dimensione di fronte alla gravità della
crisi del Caseificio di Fiavè vero "motore" di un
sistema caseario fuori luogo in montagna. Il Caseificio - è
stato, per ora, salvato finanziariamente ma tra procedendo a licenziare
personale e a ridimensionarsi, sperando in un accordo con la
potente centrale sudtirolese MILA.
Il sindaco di Lomaso, Guido Turrini, di
fronte all'evidenza ha dovuto gettare la spugna e dichiarare che
il progetto biogas è archiviato "per il venire meno
di una componente tra quelle che l'avevano entusiasticamente promosso".
Si tratta degli allevatori che, a causa della crisi del caseifico,
ma non solo, hanno "problemi più gravi a cui pensare".
Alcuni, già da alcuni mesi, hanno iniziato a conferire il latte
ad una centrale privata valsuganotta, altri hanno intrapreso una
ristrutturazione aziendale. Con 4 Uba (unità bovino adulto) per
ettaro sfumano buona parte delle sovvenzioni del Piano di sviluppo
rurale. Inoltre, se non si fa più la centrale a biogas e se non
si chiudono più gli occhi davanti a spandimenti (anche sulla
neve) e sversamenti inammissibili, i grossi allevatori non
possono sfuggire a onerosi investimenti per "normalizzare"
la capacità di stoccaggio dei liquami.
Liquidata
la follia della centrale "coproelettrica", che avrebbe
ammorbato l'aria e deturpato il paesaggio di un comprensorio con
grandi possibilità di sviluppo del turismo sostenibile (e che
sarebbe costata 10 milioni di euro), restano i problemi di
una zootecnia che, ora, in molti chiamano "similpadana".
Adesso, però, si tratta di promuovere una vera
e propria riconversione del modello agricolo-alimentare territoriale.
I problemi da rimuovere sono quelli della monocoltura del mais
ceroso, dei diserbanti, della vicinanza di grosse stalle alle case
(che comporta non solo i odori ma anche diffusione di
bioparticolato e tossine). Filiere corte, multifunzionalità,
differenziazione produttiva, biologico, integrazione agrituristica, sono
soluzioni graduali e parziali (se considerate a sé stanti), ma realistiche
e praticabili se inserite in un disegno sostenuto dalla
partecipazione di tutta la comunità e dall'impegno delle istituzioni
che devono farsi perdonare gli errori del passato. Intanto, se si
fosse lasciato fallire il Caseificio di Fiavè, ci
sarebbero 22 milioni di euro in più da investire nel futuro
della valle.
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Valfurva (SO) (27.04.09)
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(BG)
(15.04.09)
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(07.04.09)
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Lomaso-fiave'
(Tn)
(04.04.09)
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Valle
intelvi (Co) (03.04.09)
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riunioni e promesse. contro i danni sempre meno sostenibili di
cervi e cinghiali si preparano iniziative politiche nel comasco vai
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Milano
(03.04.09)
Le
spese per l'orso lievitano a centinaia di migliaia di euro vai
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