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Lo strano caso dell’alpeggio Pis Lauson di Massello

La tutela di siti di particolare valore ambientale può convivere con la pastorizia se si adottano misure flessibili e mirate, se si utilizzano sistemi intelligenti di 'crediti' e 'debiti' per incentivare i pastori ad applicarle e non si ignora l'evoluzione storica delle biocenosi. Dove si impongono carichi bassissimi generalizzati per 'motivi ambientali' il degrado dei pascoli e la perdita di biodiversità sono assicurati

testo e foto di Marzia Verona (pascolovagante.splinder.com)

In Piemonte vi sono alcuni alpeggi per così dire “storici” per quello che riguarda la storia della pastorizia, ed il Pis Lauson di Massello (Val Germanasca, TO) è uno di questi. La sua utilizzazione è documentata fin dall’antichità. Questi alpeggi infatti vengono menzionati già nel 1275, quando l’abate dell’abbazia di Santa Maria del Verano di Pinerolo, nel cedere al conte Tommaso di Savoia i diritti signorili sulla Val San Martino, riserva al monastero i diritti ecclesiastici, ma anche quelli sugli alpeggi presenti sul territorio, a testimonianza di quanto questi fossero importanti per l’economia dell’epoca. In questo atto compaiono tre degli alpeggi esistenti ancora oggi (Pis, Lausoun e Rabiour). Va sottolineato come, all’epoca, le greggi fossero una fondamentale risorsa per i bilanci delle abazie. Venendo al XX secolo, l’alpeggio del Pis ha visto l’alternarsi di greggi di grosse dimensioni, appartenenti a “famosi” pastori: testimonianze parlano di pastori frabosani (cuneesi), valsesiani ed addirittura bergamaschi, che in passato hanno pascolato su questo comprensorio. Nel 1958 l’intero alpeggio ha ospitato oltre 1100 ovicaprini e circa 110 bovini.

 

La salita del gresse a Pis Lauson. La data della monticazione in questi anni ha rappresentato uno dei motivi  del contenzioso tra il comune e il pastore.  ( foto M. Verona)

Oggi… monticare un gregge al Pis sta diventando quasi un incubo!

I pascoli dell’alpeggio confinano, sullo spartiacque, con l’alta Valle Troncea e, in questi territori è stato istituito un SIC (denominato appunto “Val Troncea”), dato il loro interesse floristico (praterie alpine a Festuca violacea) ed ambientale. Essendo, per l’appunto, pascoli, verrebbe spontaneo affermare che il loro mantenimento è legato per l’appunto alla monticazione degli animali che, nel corso dei secoli hanno permesso la loro sopravvivenza.

Negli ultimi anni l’affittuario di questo alpeggio (gestito da un consorzio privato) monticava un gregge di circa 1300-1500 capi (che pratica il pascolo vagante nella pianura pinerolese) ed una settantina di capi bovini, affittando anche le porzioni inferiori dei pascoli (private e comunali) a monte dell’abitato di Balziglia. Il proprietario ha sempre unito al suo gregge un certo numero di animali presi in affitto per la stagione estiva, ottenendo così un introito che contribuisse a pagare le spese di affitto.

Con l’istituzione del SIC, è stata richiesta/imposta una drastica riduzione del carico (addirittura in un primo momento del 70%!), adducendo come motivazione lo stato di degrado dei pascoli, specialmente nella porzione dei trifoglieti, che caratterizzano la parte pianeggiante ad alta quota (particolarmente rinomata tra tutti i pastori proprio per la presenza di questa essenza).

Nonostante le regole del SIC non siano ancora state applicate negli altri Comuni, quello di Massello ha introdotto tali carichi nel suo regolamento e per il pastore è iniziato l’incubo. Dal 2007 è stata istituita una commissione, comprendente esponenti del Comune, tecnici di parte, ed i rappresentanti del Consorzio dei proprietari. Dopo una serie di sopralluoghi effettuati nell’estate del 2007 (che hanno evidenziato come non vi fosse un danneggiamento dovuto al sovra pascolamento, ma solo gli effetti delle estati siccitose e di inverni senza neve succedutisi in passato), è stato consentito al pastore di portare a termine le stagioni per le quali aveva già firmato l’affitto (2008-2009), rispettando però le date imposte per la salita (non prima della metà di giugno) e per la discesa (entro la metà di settembre, con possibilità di proroga a fine settembre) e limitandosi agli animali di proprietà.

 

A fine stagione il risultato delel restrizioni all'esercizio del pascolo si riflette nella quantità di residui.  Premessa per l'involuzione del pascolo e la perdita di biodiversità, varietà di fioriture, valori estetici ( foto M. Verona)

 

Decisioni prese a tavolino senza valutare le conseguenze

 

Il tecnico di parte del Comune non ha più effettuato sopralluoghi nel 2008-2009, mentre quello del Consorzio ha evidenziato nelle sue relazioni come, in alcune zone, vi fossero addirittura segni di pascolamento insufficiente e refusi abbondanti dovuti alla salita tardiva.

E cosa succede adesso, alla vigilia della monticazione? Il pastore sta aspettando impaziente di poter salire, ma il Comune ha già respinto una volta i modelli 6 e comunque non lascerà salire più di 1020 ovicaprini, anche se (in aggiunta alle passate stagioni) è stato preso in affitto anche il pascolo di Balmetta, in aggiunta a Pis-Lauson-Rabiour. Cosa farà il pastore dei restanti capi? Dove monticherà le vacche? Toccherà tenerle in cascina? E come fare con gli impegni assunti in materia di contributi per la monticazione? 

 

I pascoli di Pis Lauson ( foto M. Verona)

 

 

 

 

 

 

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