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(13.06.10) Ridurre
drasticamente il carico di bestiame su ampie estensioni
di pascoli 'storici' solo perché dichiarati
SIC non ha nulla a che fare con ponderate valutazioni
ecologiche
Lo strano caso
dell’alpeggio Pis Lauson di Massello
La tutela di siti di particolare valore ambientale può convivere
con la pastorizia se si adottano misure flessibili e mirate, se si utilizzano
sistemi intelligenti di 'crediti' e 'debiti' per incentivare
i pastori ad applicarle e non si ignora l'evoluzione
storica delle biocenosi. Dove si impongono carichi bassissimi
generalizzati per 'motivi ambientali' il degrado
dei pascoli e la perdita di biodiversità sono
assicurati
testo
e foto di Marzia Verona (pascolovagante.splinder.com)
In Piemonte vi sono alcuni alpeggi per così dire “storici”
per quello che riguarda la storia della pastorizia, ed il Pis Lauson di
Massello (Val Germanasca, TO) è uno di questi. La sua utilizzazione è documentata
fin dall’antichità. Questi alpeggi infatti vengono menzionati già nel 1275,
quando l’abate dell’abbazia di Santa Maria del Verano di Pinerolo, nel cedere
al conte Tommaso di Savoia i diritti signorili sulla Val San Martino, riserva
al monastero i diritti ecclesiastici, ma anche quelli sugli alpeggi presenti
sul territorio, a testimonianza di quanto questi fossero importanti per
l’economia dell’epoca. In questo atto compaiono tre degli alpeggi esistenti
ancora oggi (Pis, Lausoun e Rabiour). Va sottolineato come, all’epoca, le
greggi fossero una fondamentale risorsa per i bilanci delle abazie. Venendo al XX secolo, l’alpeggio del Pis ha visto
l’alternarsi di greggi di grosse dimensioni, appartenenti a “famosi” pastori:
testimonianze parlano di pastori frabosani (cuneesi), valsesiani ed addirittura
bergamaschi, che in passato hanno pascolato su questo comprensorio. Nel 1958 l’intero alpeggio ha ospitato oltre 1100 ovicaprini
e circa 110 bovini.
La
salita del gresse a Pis Lauson. La data della monticazione
in questi anni ha rappresentato uno dei motivi del
contenzioso tra il comune e il pastore. ( foto M. Verona)
Oggi… monticare un gregge al Pis sta diventando quasi un incubo!
I pascoli dell’alpeggio confinano, sullo spartiacque, con
l’alta Valle Troncea e, in questi territori è stato istituito un SIC
(denominato appunto “Val Troncea”), dato il loro interesse floristico (praterie
alpine a Festuca violacea) ed
ambientale. Essendo, per l’appunto, pascoli, verrebbe spontaneo
affermare che il loro mantenimento è legato per l’appunto alla monticazione
degli animali che, nel corso dei secoli hanno permesso la loro sopravvivenza.
Negli ultimi anni l’affittuario di questo alpeggio (gestito
da un consorzio privato) monticava un gregge di circa 1300-1500 capi (che
pratica il pascolo vagante nella pianura pinerolese) ed una settantina di capi
bovini, affittando anche le porzioni inferiori dei pascoli (private e comunali)
a monte dell’abitato di Balziglia. Il proprietario ha sempre unito al suo
gregge un certo numero di animali presi in affitto per la stagione estiva,
ottenendo così un introito che contribuisse a pagare le spese di affitto.
Con l’istituzione del SIC, è stata richiesta/imposta una
drastica riduzione del carico (addirittura in un primo momento del 70%!),
adducendo come motivazione lo stato di degrado dei pascoli, specialmente nella
porzione dei trifoglieti, che caratterizzano la parte pianeggiante ad alta
quota (particolarmente rinomata tra tutti i pastori proprio per la presenza di
questa essenza).
Nonostante le
regole del SIC non siano ancora state applicate negli
altri
Comuni, quello di Massello ha introdotto tali carichi nel suo
regolamento e per il pastore è iniziato l’incubo. Dal 2007 è stata istituita
una commissione, comprendente esponenti del Comune, tecnici di parte, ed i
rappresentanti del Consorzio dei proprietari. Dopo una serie di sopralluoghi
effettuati
nell’estate del 2007 (che hanno evidenziato come non vi fosse un danneggiamento
dovuto al sovra pascolamento, ma solo gli effetti delle estati siccitose e di
inverni senza neve succedutisi in passato), è stato consentito al pastore di
portare a termine le stagioni per le quali aveva già firmato l’affitto
(2008-2009), rispettando però le date imposte per la salita (non prima della
metà di giugno) e per la discesa (entro la metà di settembre, con possibilità
di proroga a fine settembre) e limitandosi agli animali di proprietà.
A
fine stagione il risultato delel restrizioni all'esercizio
del pascolo si riflette nella quantità di residui.
Premessa per l'involuzione del pascolo e la perdita
di biodiversità, varietà di fioriture,
valori estetici ( foto M. Verona)
Decisioni
prese a tavolino senza valutare le conseguenze
Il tecnico di parte del Comune non ha più effettuato
sopralluoghi nel 2008-2009, mentre quello del Consorzio ha evidenziato
nelle sue relazioni come, in alcune zone, vi fossero addirittura segni di
pascolamento insufficiente e refusi abbondanti dovuti alla salita tardiva.
E cosa succede adesso, alla vigilia della monticazione? Il
pastore sta aspettando impaziente di poter salire, ma il Comune ha già respinto
una volta i modelli 6 e comunque non lascerà salire più di 1020 ovicaprini,
anche se (in aggiunta alle passate stagioni) è stato preso in affitto anche il
pascolo di Balmetta, in aggiunta a Pis-Lauson-Rabiour. Cosa farà il pastore dei
restanti capi? Dove monticherà le vacche? Toccherà tenerle in cascina? E come
fare con gli impegni assunti in materia di contributi per la monticazione?
I
pascoli di Pis Lauson ( foto M. Verona)
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