Mimmo
Taricco
Interventi
su targatocn.it
quotidiano online della provincia di Cuneo
Mino Taricco Assessore all’Agricoltura, tutela della fauna e della flora Regione Piemonte 'Per i lupi azione più importante è la prevenzione'
Pietro
Francesco Toselli,
Consigliere
Regionale PDL 'Abbattere i lupi se necessario'
Marco Bravi Responsabile Provinciale CUNEO ENPA - Ente Nazionale Protezione Animali 'C'è chi cerca di prendere voti con i lupi!'
Mariano Allocco, portavoce del Laboratorio Politico Paratge
, ex.presidente CM Valle Maira
'Nec lupus in villis, nec malus ullus erat'
William Casoni Consigliere e Capogruppo Pdl in Consiglio
Regionale Piemonte , vice coordinatore provinciale di
Cuneo del Pdl
'Cattiva politica della Regione su pastorizia'
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Canton Ticino (16.08.08) No ai lupi vai a vedere |
(16.01.10) Il
dibattito sul lupo e le strategie di gestione assume,
specie a Cuneo, un carattere politico in vista
della prossima scadenza elettorale regionale
La
linea ondivaga dell'ass. regionale Taricco sul lupo
La Regione Piemonte ha presentato
la richiesta al Ministero dell'ambiente per procedere
ad abbatimenti selettivi ma poi l'ass. Mimmo Taricco
ad un convegno a dicembre dice: 'sono personalmente
favorevole alla caccia al lupo' e poi ancora: 'in teoria
si può sparare al lupo, ma in pratica no'. Ora entra
nel dibattito sempre più caldo e torna a insistere sulla
prevenzione e sulla impossibilità di intervenire per
via della 'protezione assoluta di cui gode il lupo'.
Dibattito politico, ma anche
culturale e antropologico. Perché è antropologico il
fossato tra coloro che sostengono l'ecologia umana,
una montagna con l'uomo e dell'uomo e coloro che sostengono
la 'pulizia etnica', il grande parco della wilderness
e del lupo che dovrebbe sostituirsi alle Alpi dell'uomo.
Come abbiamo detto tante volte dietro la 'natura' si
celano costruzioni e conflitti sociali e, soprattutto, rapporti
di potere. Il lupo e la selva che avanza non sono fenomeni
'naturali' ma sociali considerato che fanno parte di
una storia di migliaia di anni di antropizzazione e
che, anche quest'ultimo capitolo, è il frutto di scelte,
di modelli di sviluppo, di gerarchie di valori. Il lupo
è solo il grimaldello di un nuovo e definitivo colonialismo
sulla montagna. Una montagna che con la scusa del lupo
e con l'aiuto dei 'verdi' (!?) si vuole desertificare
per mettere le mani sull'acqua, sul vento (pensiamo
alle maxi-pale) su ogni risorsa sfruttabile.
In questo senso ci piace
riportare, perché rimanda alla vera dimensione storica,
culturale e sociale, del problema un estratto dell'intervento
(su targatocn.it)
di Mariano Allocco:
Alla sera sento l’ululare del branco al limitare del bosco e non posso non pensare che sia l’uno che l’altro stiano per presentare il conto a una popolazione che da sempre è stata loro ostile, che credeva di aver imposto il suo dominio su di loro, ma invece probabilmente sta per essere spazzata via dalla storia. All’inizio del ‘900 furono abbattuti gli ultimi lupi e l’estensione del bosco aveva raggiunto i minimi storici, in un secolo le posizioni si sono invertite e ora i lupi e la selva stanno tornando da vincitori. Il ritorno del lupo e l’avanzare della selva nei coltivi ci vede inermi, senza possibilità di difesa, senza alcuna possibilità di poter far valere le nostre ragioni e senza interlocutori disposti a ascoltarci. La presenza umana sui monti viene considerata residuale. Sia la presenza di una fauna aliena che l’avanzare del bosco nei coltivi impongono una riflessione seria e che tenga in giusta considerazione le ragioni e gli interessi dei pochi che la montagna continuano a vivere. Finora gli interventi legislativi sia della Regione che delle Provincie hanno considerato come centrale l’ambiente, da tempo vado proponendo di spostare l’attenzione sull’uomo che vive la montagna.
Qui
a fianco trovate il link a questo e algli altri
interventi che hanno animato il dibattito su targatocn.it,
il quotidiano online della provincia di Cuneo; trovate
anche l'ampio resoconto che Marzia Verona ha fatto su
suo blog del convegno sul lupo di Brossasco del 19 dicembre
scorso. Nel dibattito siamo entrati
anche noi 'pecorologi' perché è ora di finirla che in
materia di lupo abbiano voce in capitolo solo i
'lupologi' gli 'esperti faunisti', i 'naturalisti' (tutti
schierati con il WWF alla faccia della favola della
'neutralità della scienza'). Sotto
il nostro intervento (che trovate sempre su targatocn.it).
Egr. Direttore,
Ho preso atto con piacere di un vivace dibattito sul vostro giornale sul
tema lupo, con prese di posizione politiche (cui non è certo estraneo
l'approssimarsi della scadenza elettorale), e vi intervengo volentieri.
Innanzitutto ritengo che sia un bene che il lupo sia tema politico ed
elettorale. Giova solo al WWF lasciare che della faccenda si occupino gli
'esperti' (di parte). Ma il lupo non è solo 'affare loro' ma affare di chi vive
in montagna e della montagna e di tutti coloro che credono che le Alpi non
debbano essere consegnate all'utopia regressiva della wilderness. Detto questo
sono rimasto negativamente colpito dalla 'frenata' dell'assessore Taricco
rispetto al problema degli abbattimenti selettivi chesti a gran voce non solo
dai pastori ma anche dagli amministratori locali.
La Regione si trincera dietro i 'regolamenti comunitari', la 'protezione
assoluta di cui gode il lupo' e ritorna sulla manfrina della 'prevenzione'.
L'assessore Taricco dovrebbe mostrare più onestà e
coraggio politico e dire che non se la sente di affrontare la burocrazia del
ministero romano dell'ambiente, l'intrico delle normative e... di rischiare
di perdere voti animalisti alle prossime
elezioni. Va detto che anche il centro-destra in Piemonte e altrove alterna
atteggiamenti pro montanari e pro pastori ad ambigue 'lisciate di pelo'
all'ambientalismo urbano. Diverso il caso di Cuneo dove anche gli amministratori
provinciali hanno assunto spesso posizioni chiare sul
problema.
Ma veniamo al nocciolo del problema.
Taricco sostiene che vi è una 'protezione assoluta' del lupo. Ma allora come mai
in Svizzera paese civile, con capitale quella Berna dove è stata firmata la
Convenzione che lo protegge, applica una 'strategia lupo' che prevede che alla trentesima pecora sbranata il lupo sia
abbattuto? Pam! Ma quali densità particolari, monitoraggi, consulenze per
centinaia di migliaia di €. Quanche anno fa la 'soglia' era di 50 pecore ed è
stata abbassata. In Svizzera i pastori sono
considerati e rispettati, mica come in Italia. E
la Svezia? E' un paese cui non è certo lecito impartire lezioni di
ambientalismo, ma in materia di lupo cosa fa? Intanto da anni sulle montagne tra
Svezia e Norvegia i lupi si abbattono regolarmente (e non uno o due ..). Ora il
Parlamento di quel paese ha deciso di aprire (ovviamente in modo molto mirato)
la caccia al carnivoro, constato che la sua presenza si sta facendo più
invadente anche in aree sub-urbane. La convenzione di Berna vale anche per essa
o no? Se vi fosse quella 'protezione assoluta'
messa avanti da Taricco potrebbero gli svedesi, come hanno già fatto, decidere
quanti capi abbattere nei prossimi anni (si parla
di oltre 200)?
E' bene quindi che sulla 'protezione assoluta' si
faccia chiarezza. Un conto è la Convenzione un conto le 'Strategie di gestione'
a livello europeo e nazionele. E' evidente che le strategie nazionali non
sono uguali. Il fatto è che alcuni paesi si
solo lasciati condizionare maggiormente dalle linee guida stese dagli
organismi permanenti della Convenzione e dai gruppi di lavoro manovrati dal WWF
attraverso proprie Ong costituite da accademici, 'esperti' e... rappresentanti
del WWF stesso. Gli stati e le regioni meno 'attente' finiscono per scambiare
per 'leggi ferree' linee guida di carattere tecnico che in origine sono solo
frutto di indicazioni di 'esperti' (di parte). Esse sono state poi legittimate a
posteriori da organismi politici disattenti o ignavi, a loro volta condizionati
dalle teste di ponte ambientaliste nelle burocrazie ministeriali e regionali.
Passando dalle linee guida internazionali a quelle nazionali e, infine, alla
loro applicazione regionale i meccanismi di garanzia del lupo si sono fatti più
rigidi e vischiosi. Questa è la complessa realtà
del problema. E' colpa della politica se la protezione dei grandi carnivori, si
è rafforzata anche di fronte all'evidenza della crescita delle popolazioni e
del loro impatto sociale. In ogni caso essa, se vuole, può sempre recuperare
sovranità . Basta nascondersi dietro un dito.
Un cordiale saluto Prof.
Michele Corti
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