Prati
in Val di Ledro
Maxi
tricea da silomais e carrobotte da liquame a Fiavè
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(08.12.09) Non
si arresta la crisi del Caseificio di Fiavè, asse portante
del sistema caseario industralizzato trentino
Fiavè
perde un (altro) pezzo: via sei produttori della Val
di Ledro A pochi giorni dalla dimissione
del direttore che propugnava la totale fusione con la
Latte Trento, se ne vanno i produttori della Val di
Ledro
Fiavè è il
caseificio simbolo della miopia industrialista che ha
puntato tutto sulle economia di scala e ha trascurato
la qualità e il legame con il territorio. E' la realtà più importante del settore in
Trentino con quasi cento dipendenti e tre stabilimenti. All’inizio dell’anno era
dovuta intervenire la Provincia, tramite Coperfidi e in collaborazione con le
Casse rurali, per salvarlo con un’operazione di trasferimento della proprietà
degli immobili e di leasing da
22 milioni di euro relativa alla proprietà immobiliare dei tre stabilimenti del caseificio.
Nonostante l'operazione di salvataggio la vita del
caseificio continua ad essere travagliata con dimissioni
di soci e le annunciate (ma poi rientrate) dimissioni
del Direttore e del Presidente (in contrasto tra loro).
Qualche mese fa 30 produttori minacciavano di
uscire in caso di abbandono del Presidente.
Nel
frattempo si era annunciato che le produzioni di latte
bio della Val Rendena sarebbero state 'declassate' al
prezzo del latte convenzionale (per ora la cosa è rientrata).
Ma il piano industriale non decolla. Si era annunciato
lo spostamento della produzione di Grana Padano da Pinzolo
a Fiavè, poi smentita; si è proclamato che al polo di
Villa Lagarina si doveva produrre solo yogurt (e si
è tornati a produrre Grana Padano).
Intanto,
però la produzione di yogurt si è ridotta drasticamente
e il latte 'da fieno' della Val di Ledro è stato declassato
a latte 'alimentare'. Una differenza non da poco che
comporta una riduzione del prezzo riconosciuto al produttore
da 38 a 31 cent al litro.
La
Val di Ledro dove tutt'ora si pratica l'alpeggio e lo
sfalcio dei prati vede così il proprio latte equiparato
a quello di Fiavè dove si usa massicciamente l'insilato
di mais.
E
così sei aziende della Val di Ledro che rappresentano
il 90% dei conferimenti locali hanno deciso di abbandonare
la barca che fa acqua. Una decisione che arriva dopo
pochi giorni dalle dimissioni (questa volta probabilmente
effettive) del Direttore che non è riuscito a imporre
la fusione con Latte Trento.
Un
modello basato sulla quantità e costi elevati di trasporti
e distribuzione
La
crisi inarrestabile del caseificio-simbolo dell'industrializzazione
casearia alpina deve far riflettere. Le soluzioni di
'razionalizzazione' adottate vanno - come si è visto
- a penalizzare le specificità produttive locali e la
qualità e a spingere sull'accelleratore di una politica
di 'poli' (qui faccio il burro, là lo yogurt, là ancora
la mozzarella - noto prodotto tipico trentino) che implica
ulteriori flussi di materia prima e di semilavorati
da una valle all'altra con aumento dell'incidenza di
costi di trasporto già elevati in funzione non dell'ampio
raggio di raccolta del latte dei singoli impianti ma
anche dei costi della distribuzione dei prodotti che
devono essere immessi nella GDO nazionale. Il modello
quantitativo, della falsa razionalizzazione industrialista
sta implodendo.
Politica
miope
Decenni
di politica industrialista hanno frenato e scoraggiato
la crescita del comparto artigianale. Per troppo tempo
per i piccoli caseifici non ci sono stati finanziamenti
sulla base dell'assunto 'abbiamo finanziato il caseificio
comprensoriale, basta un caseificio per area'. Ora è
abbastanza evidente che le economie di scala sono sempre
più controbilanciate dai costi della rigidità. I gusti
dei consumatori cambiano e si differenziano ma le strutture
industriali rigide, appesantite dagli investimenti in
grossi impianti non possono adeguarvisi. E poi i costi
di certificazione, i costi amministrativi, il peso del
management, i costi di smaltimento delle grandi quantità
di prodotti di scarto delle lavorazioni, il crescente
costo dei carburanti. Non è così solo a Fiavè: caseifici
abbastanza grossi da soffrire di questi problemi sono
presenti in tutte le regioni alpine; basti pensare al
latte di Sappada che 'viaggia' sino a Lattebusche a
olte 100 km e alle realtà delle principali vallate
lombarde e piemontesi. Per ora la politica e le burocrazie
(pubbliche, parapubbliche, pseudoprivate strettamente
legate tra loro) non ne vogliono sapere di fare autocritica
e cambiare rotta. Troppi interessi corporativi, ben
consolidati, ben organizzati, ben accreditati presso
le istituzioni.
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