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Documentazione
Il
parere negativo del Ministero su parere negativo dell'ISPRA
che respinge la richiesta di deroga della Regione Piemonte
apri
Il
piano nazionale d'azione per la conservazione del lupo
apri
Il
piano europeo d'azione per la conservazione del
lupo (in inglese) apri
Il
protocollo dell'accordo franco-italo-svizzero sulla
conservazione del lupo nelle Alpi apri
Direttiva
'Habitat' link
Sito
IUNC link
Sito
LCIE link
Qualche
elemento sul bracconaggio: incivili sono gli svizzeri,
gli svedesi, i francesi che sparano a pochi lupi legalmente
o gli italiani che ... ?
Oltre
un centinaio di lupi ogni anno sono vittima dei pallettoni,
dei lacci d'acciaio, dei bocconi avvelenati al diserbante,
di sofisticate carabine con visori agli infrarossi,
ma anche di carcasse di pecore esca imbottite di veleno.
Civilissima Italia!
Il
20% della popolazione è quindi 'controllato' illegalmente.
Ma guai a parlare di abbattere legalmente un solo esemplare
anche quando fa strage di animali domestici.
Una
vera e propria 'soluzione all'italiana'.
Questo
è ll risultato della politica sul lupo imposta dagli
ambientalisti al di là di ogni logica di gestione faunistica
e di gestione del conflitto sociale con le attività
pastorali e allevatoriali. Una spesso come propria
sfida contro i pastori e gli allevatori ed esibizione
del potere statale, (CFS) contro i 'cattivi
montanari'. Parecchi bracconieri sono dei maniaci ma
altri si sentono dei Robin Hood, degli eroi popolari.
Questa aura ribellistica che fa si che essi ottengano
l'appoggio e il silenzio della popolazione la regalano
loro l'arroganza di certi ambientalisti e di certi 'scienziati'
che pensano che la questione sia solo una questione
sia solo di polizia da regolare con la forza armata
dello stato e troppo spesso dicono e scrivono 'gli allevatori
il lupo lo devono accettare volenti o nolenti'.
Un
po' di casi .....
Imola
(22.01.10 - oggi!). L'autopsia conferma che il raro
'lupo nero' trovato morto è stato avvelenato.
Genova
febbraio 2007, bracconiere lascia la carcassa del lupo
ucciso con il muso mozzato davanti ad una baracca attrezzi
della Provincia di Genova. E' uno dei pochi poi 'beccato'
nel Nord Italia. Aveva una collana stile guerriero tribale
con 10 denti di lupo, 6 erano sue vittime link
Parco
dei monti Sibillini nelle Marche. Aprile 2009. concertante ritrovamento
di ben tre lupi adulti morti: un maschio e due femmine trovati
presso la carcassa di una pecora. Atroce vendetta: vuoi
mangiarti la pecora? Te la facciamo pagare imbottendola
di veleno. Un metodo quindi estremamente pericoloso non solo per molti animali, anche domestici, ma anche per l'uomo
che lòa dice lunga, però, sull'esasperazione degli allevatori.
Parco
Nazionale Abruzzo, 2007-2008. 5 orsi avvelenati.
Tagliacozzo
(Abruzzo) Dicembre 2008. Lupo ucciso a fucilate per
'azione dimostrativa'
Terni.
Novembre 2009 Lupo trovato morto colpito da arma da
fuoco.
Parma.
Primavera 2009. 4 lupi trovati morti (2 per arma da
fuoco, 2 avvelenati) ma i veterinari dicono: ne saranno
stati uccisi una ventina.
Si
potrebbe proseguire. Aggiungiamo, sempre in tema di
Italia paese civile-Svizzera paese incivile che a volte
le teste mozzate o le carcasse impiccate vengono lasciate
in vista in segno di sfida alle 'istituzioni'. E non
si parla di Calabria ma dell'Appennino tosco-emiliano.
|
In
Italia decine di lupi vengono sparati e avvelenati ogni
anno ma per non 'sollevare obiezioni' da parte dei Verdi
si vieta il controllo legale
Soluzioni
all'italiana (siamo un paese civile?)
Il Ministero dell'ambiente
respinge, sulla base di pareri pseudo-tecnici non vincolanti
e non categorici, la richiesta di abbattimenti
selettivi legali previsti dalla normativa europea e
internazionale
Il
lupo si può abbattere ma ... meglio di no. Quando
la politica non ha il coraggio di prendere decisioni
si nasconde dietro a un dito trincerandosi dietro
pareri pseudo-tecnici (non vincolanti e non categorici)
i quali a loro volta tirano in ballo 'l'opinione
pubblica'.
Ma
l'Italia è vincolata anche a direttive, regolamenti,
protocolli che tutelano le attività agro-pastorali in
quanto riconosciute quali elemento indispensabile per
garantire la biodiversità sulle Alpi. E' evidente che
non contano valutazioni tecniche e conformità al quadro
normativo ma solo una forma di cattiva politica
che 'consiglia' di dare un contentino ai Verdi... a
spese dei pastori che di voti ne portano pochi.
Un
meccanismo vischioso che piace molto agli ambientalisti
La
direttiva 'Habitat' 92/43/Cee del Consiglio del 21 maggio 1992
(relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatiche)
prevede all' Art. 16 che: 'A condizione che non esista un'altra soluzione valida e che la deroga non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, delle popolazioni della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale, gli Stati membri possono derogare alle disposizioni previste dall' articolo 12'.
L'art. 12 è quello che stabilisce il regime di rigorosa
tutela del lupo con il divieto qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata di esemplari di tali specie nell'ambiente naturale.
La
possibilità di realizzare abbattimenti della specie
è condizionata ad una specifica deroga del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,
concessa sulla base di un parere tecnico dell'ISPRA
(Istituto superiore per la protezione e la ricerca sull'ambiente)
che verifichi - tra gli altri elementi - l'impossibilità
di intervenire con misure alternative e la compatibilità
di un eventuale prelievo con gli obiettivi generali
di conservazione della specie.
In
realtà il Ministero ha risposto negativamente alla Regione
Piemonte che, con una nota del 14 ottobre, chiedeva
la possibilità di applicare la deroga, di cui al citato
art. 16 della direttiva 'Habitat', sulla base di un
parere generico dell'ISPRA che ha citato l'orientamento
sfavorevole agli abbattimenti del Piano d'Azione per
la Conservazione del lupo (2002) motivato dalle argomentazioni
'scientifiche' che tra poco esamineremo.
La
'formale politica nazionale' in materia la scrivono
gli ambientalisti
E'
interessante notare che il Piano è stato redatto da
un gruppo di lavoro istituito dal Ministero dell'Ambiente,
composto dai massimi esperti italiani sulla specie e dalle
principali associazioni ambientaliste. Pubblicato
congiuntamente dal Ministero Ambiente e dall'ex-INFS
è stato poi formalmente presentato alla Convenzione
di Berna ed in ambito comunitario. Esso, con questo
'giro' rappresenta pertanto la formale politica nazionale
in materia di conservazione e gestione della Lupo.
Tutto ciò sulla base della raccomandazione n. 74 dello Standing
Commitee (Comitato permanente) della Convenzione di Berna del 1999
- un organo tecnico - che ‘invita’
i paesi europei a stendere Piani lupo tenendo conto principalmente delle indicazioni contenute
nel Piano d’azione per la conservazione del lupo in Europa. In realtà
il Piano d'azione nazionale italiana, per non rischiare
di non essere abbastanza ambientalista, si
ispira anche al Manifesto sul lupo elaborato
dall'IUCN (Unione mondiale per la conservazione
della natura, organizzazine mista di agenzie governative
per l'ambiente e di Ong ambientaliste). Ma chi
ha redatto il Piano europeo? Un esperto (Luigi
Boitani) che ha operato per conto
della lobby conservazionista ovvero della Large
Carnivore Initiative in Europe organizzazione privata sponsorizzata dal
WWF composta da 'esperti' e da rappresentanti del WWF stesso. Aggiungiamo che
i piani regionali di conservazione del lupo sono stati
redatti nell'ambito di progetti presentati e gestiti
da WWF o Lega ambiente con i finanziamenti europei LIFE
e il cerchio è chiuso. Nonostante tutto ciò, nonostante
cioè il forte peso delle lobby ambientaliste in ambito
internazionale ed europeo solo in Italia il lupo
è diventato un tabù intoccabile. In
Francia e in Svizzera, paesi che condividono con l'Italia
un Programma di coordinamento delle politiche di conservazione
del lupo sulle Alpi, è previsto che oltre una certa
soglia di predazione scatti il meccanismo degli abbattimenti
selettivi.
Nel protocollo
di collaborazione franco-italo-svizzera i firmatari
(il Ministero dell'ambiente per l'Italia) si dichiarano
infatti:
'consapevoli
della necessità di preservare le attività agro-silvo-pastorali
che contribuiscono alla conservazione dell'ambiente
e più in particolare al mantenimento della Biodiversità
delle Alpi' e stabiliscono il principio che 'le azioni
di conservazione devono essere focalizzate a livello
di popolazione'.
Ma
il Piano d'azione nazionale contraddice entrambi questi
principi. Il Piano nazionale italiano riconosce la
validità di abbattimenti di singoli capi problematici
responsabili di danni particolarmente consistenti quale
strategia finalizzata alla conservazione della specie
( in quanto consente di attenuare i conflitti e
di contenere il bracconaggio come fanno in Francia
e in Svizzera). Ma poi il Piano nazionale prosegue
ambiguamante sostenendo che in carenza di informazioni
precise sulla consistenza numerica e la dinamica della
popolazione è 'inattuabile un piano di controllo'. Ecco
che ci si nasconde dietro a un dito. In Piemonte è in
atto da anni un monitoraggio per il quale sono stati
spesi parecchi soldi. Dire che non si possono abbattere
i lupi perché non si sa quanti sono è una vera presa
in giro. Alla fine il 'Piano' è costretto a rendere
esplicita la ragione che sconsiglia di attuare politiche
di controllo. Ecco la conclusione:
'L'introduzione
di programmi di controllo diretto del lupo in Italia
pone complessi problemi biologici e tecnici e solleva
profonde obiezione da parte di larga parte della società
italiana. (p.39)'
Sui
'complessi problemi biologi e tecnici' già si è detto
(la carenza di informazioni è una scusa bella e buona),
quanto al problema della pubblica opinione 'ambientalista'
fa ridere che un documento che rappresenta la 'politica
formale del lupo in Italia' non sappia fornire motivazioni
tecniche scientifiche valide per giustificare le 'linee
guida' al di là che ricorrere alle obiezioni di
quegli stessi Verdi che, come abbiamo visto, erano ufficialmente
rappresentati nel gruppo di lavoro che ha steso il Piano.
Altro che conflitto di interesse! Qui siamo alle lobby
che si scrivono le norme da sole in un quadro di
completa auroreferenzialità e di esproprio della rappresentanza
e del controllo politico democratico. Nonostante tutto
ciò il Piano espone la sua indicazione negativa sul
controllo attivo in forma di parere 'si ritiene di dover
escludere'
Per
questi motivi si ritiene di dover escludere la possibilità
di introduzione di tale strumento gestionale per il
termine di validità del presente piano.
Nulla
vieta all' ISPRA di esprimere un parere diverso basato
su elementi oggettivi (i famosi dati di popolazione
e l'entità dei danni subiti dai pastori). A maggior
ragione tenuto conto che il 'Piano d'azione' si
basa su un principio
politico vago ovvero 'le obiezioni dell'opinione
pubblica ambientalista' ma contraddice la direttiva
Habitat che ha previsto la deroga, tra gli altri motivi,
proprio per 'prevenire gravi danni, segnatamente alle colture, all'allevamento, ai boschi, al patrimonio ittico e alle acque e ad altre forme di proprietà',
contraddice come abbiamo visto l'accordo franco-italo-svizzero
che si preoccupa di tutelare la pastorizia. Un parere
tecnico-scientifico serio dovrebbe tenere in conto il
monitoraggio eseguito in Piemonte.
A
questo punto deve essere la politica a venire a capo
dell'imbroglio. I politici piemontesi interpellino il
Ministro e facciano presente che in un meccanismo così
discutibile, dove i tecnici (e gli ambientalisti più
o meno cammuffati da tecnici) sostituiscono le proprie
valutazioni politiche a quelle tecniche e scientifiche
il Ministro ha il dovere di prendere in mano la faccenda
non lasciando che il Dirigente della Divisione II, Arch.
Pierluigi Fiorentino, avalli il parere dell' ISPRA chem,
a sua volta -nella classica catena di scarica-barile
di imputazione di responsabilità politica - non fa che
'pararsi' dietro uno pseudo parere tecnico di un 'Piano
d'azione' cui hanno largamente contribuito, come si
è visto, i signori ambientalisti.
Avanti
con il bracconaggio
Nei
paesi civili hanno capito che gli abbattimenti
selettivi sono la migliore arma contro il bracconaggio.
Se non altro per delegittimare i bracconieri. Questi
ultimi non sono marziani ma personaggi che 'nuotano'
in un mare di coperture e solidarietà offerto dal distacco
tra i montanari e la politica, tra i montanari e l'arroganza
di certo ambientalismo urbano.
Basta
qualche lupo problematico fatto secco che gli alibi
dei bracconieri e di chi li copre evaporano come nebbia
al sole.
Ma
la politica-spettacolo del lupo tabù che non si tocca
conviene molto di più di una politica di gestione sostenibile
con il consenso delle popolazioni alpine. Il WWF (e
gli altri) sfruttano il ruolo di 'paladini del lupo'
in termini di visibilità, prestigio, tesserati, finanziamenti.
Molto più comodo così che dover spiegare ad una 'opinione
pubblica ambientalista' che è più ecologico sparare
ogni tanto ad un lupo.
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