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Inforegioni/ 'Piano lupo' elettorale 

 

  

 

 

 

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link alla delibera

link al piano (allegato alla delibera)

 

Foto politicamente scorretta? Fa parte dell'etologia della specie come i teneri giochi dei lupacchiotti che i lupofili preferiscono utilizzare per ammansire la favola del 'lupo buono'. C'è una posizione ideologica che mira a difendere il lupo aprioristicamente al di là di ogni considerazione sociale ed ecologica. Il lupo è una costruzione sociale della stessa 'modernità estrema' che sta artificializzando tutto, dagli OGM all'uomo (bionico).

 

Pecore predate dal lupo in Piemonte - foto Marzia Verona pascolovagante.splinder.com

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(20.02.01) Dobbiamo tornare sul tema del lupo. Una delibera 'elettorale' della Giunta regionale piemontese lancia un 'piano lupo' con l'intento di dimostrare che  la Regione fa di tutto per proteggere il predatore senza penalizzare (troppo) i pastori

Un piano lupo, proclamato 'primo in Europa', che sa di campagna elettorale

La presunzione della 'convivenza possibile' è assunto ideologico. Si vuole eludere il fatto che, senza misure di protezione attiva, sempre più aree di pascolo saranno destinate all'abbandono (con la gioia dei tifosi della wilderness)

 

Per non rischiare di perdere voti a causa del lupo la Regione Piemonte, a campagna elettorale avviata, tira fuori dal cilindro un 'Piano di difesa del bestiame dalla predazione del lupo' che viene (auto)proclamato nientepopodimeno 'primo in Europa'. Una mossa che tende a 'recuperare' quei  settori di elettorato sensibili alla tutela assoluta del lupo che erano rimasti a dir poco perplessi dalla richiesta di deroga ministeriale per gli abbattimenti selettivi.

Sul versante opposto si tratta invece di convincere quella parte dell'opinione pubblica  sensibile alla causa di pastori e malgari (e largamente rappresentata a Cuneo e nelle zone montane) che la Regione è sollecita anche nei loro confronti ed è in grado di salvare 'capre e cavoli'. Come?

Con un Piano di difesa del bestiame dal lupo che, a fronte della non esorbitante cifra di 74.000 €, promette un nutrito ventaglio di azioni definite tutte 'concrete' ma che - basta leggere - in alcuni casi non lo sono per nulla.

Di concreto c'è la solita insistenza sull'uso dei cani da guardianìa e delle reti come panacea. In particolare si punta (è il vero nocciolo del Piano) sulla istituzione di un Centro regionale per la selezione e l'allevamento dei cani da guardiania. Non sono poche le azioni che si prefigge il Centro: reperimento dei cani, valutazioni attitudinali, accoppiamenti programmati, assistenza veterinaria, assistenza all'addestramento e alla gestione dei cani ecc. ecc.

Peccato che mai nessuno abbia pensato di fare niente di simile per i cani pastore da guida del gregge, ausiliari indispensabili per il pastore. Solo ora, allorché servono alla tutela del lupo, si pensa ai cani pastore. Difficile che il pastore non pensi che alla Regione importa più del lupo che della sua categoria.

Quanto agli 'impatti collaterali'  i rischi (concreti) di pericolose aggressione ai turisti da parte dei cani da guardianìa sono affrontati col le classiche soluzioni a tavolino: 'riunioni informative' (con escursionisti di passaggio !?), cartelli, depliant. Un modo per tutelarsi dalla responsabilità di brutti episodi ('i turisti erano informati') ma non certo di promuovere il turismo.

 

Il Piano di difesa aziendale: un modo per aiutare o per indurre ad abbandonare?

 

Il Piano di difesa aziendale, vantato come 'difesa su misura', all'avanguardia in Europa, è basato sull'adozione di una serie di misure che spesso sono di difficile o impossibile attuazione o che determinano una radicale trasformazione dei criteri di gestione.

 

Il Piano di difesa aziendale dovrà prendere in considerazione le seguenti soluzioni tecniche, logistiche  gestionali, finalizzate alla riduzione degli attacchi:

1. La sorveglianza del gregge da parte del conduttore;

2. Il confinamento notturno degli animali;

3. I cani da guardiania;

4. I dissuasori acustici, visivi e luminosi;

5. La gestione coordinata delle greggi fra più soggetti;

6. La monticazione in altre zone, ove possibile;

7. Altre soluzioni tecniche e logistiche evidenziate a seconda delle circostanze;

8. Altri accorgimenti tecnici che si rendessero disponibili a seguito di adeguata sperimentazione.

 

La maggior parte dei pastori transumanti (vaganti) inistono nel non voler adottare i cani da guardiania per le difficltà di controllo specie durante i trasferimenti e la permanenza in zone densamente abitate.

 

I cani da guardiania hanno spesso manifestato comportamentim predatori ai danni degli ovini, in particolare degli agnelli, e creano problemi per le aggressioni agli escursionisti o, come nel ritaglio di giornale qui riprodotto, ai podisti. E' bene ricordare l'ipocrisia insita in questa 'soluzione' considerato che in Francia diversi comuni hanno vietato l'attraversamento del territorio ai cani da guardiania dei greggi transumanti - foto Marzia Verona pascolovagante.splinder.com

 

E cosa dire della sorveglianza continua? Laddove i pascoli non sono abbastanza ampi da consentire il pascolo di un gregge di dimensioni tali da giustificare la presenza di un pastore o di attuare una 'gestione coordinata' vanno abbandonati? La soluzione è la 'gestione coordinata' o, meglio associativa  è senz'altro auspicabile ma presuppone condizioni compatibili di dislocazione dei pascoli: tanti piccoli pascoli non sempre possono essere utilizzati per un breve periodo da un grosso gregge mentre è più facile l'utilizzo da parte di un piccolo gregge per buona parte della stagione. La 'monticazione in altre zone' è ovviamente la soluzione più difficile. Se il pascolo è di proprietà abbandonarlo significa rinunciare a godere di un proprio bene. Gli affitti poi hanno durate variabili e sono concessi da proprietari privati e pubblici con criteri spesso difformi tali da rendere, come è noto, non sempre 'fluido' il mercato..

 

Obiettivi concreti o auspici?

 

Nel Piano sono indicati quali 'Obiettivi concreti' misure come la 'promozione della premanenza continuativa dell'allevatore in alpeggio' attraverso: 1) individuazione di eventuali carenze strutturali e di eventuali problematiche logistiche; 2) realizzazione (!?), anche in collaborazione con i diversi Enti territoriali interessati (Province, Comunità Montane, Comuni, opportuni interventi per risolvere le problematiche evidenziate (strade, sentieri, ricoveri, ecc.). Non è chiaro chi, quando, come, e con che finanziamenti si procederà a questi interventi. Non certo con un Piano da 74.000 € che si propone già obiettivi sin troppo ambiziosi anche solo limitandosi ai cani, alle reti e agli altri mezzi di dissuazione. Ancora più misteriosi gli strumenti che dovrebbero consentire di 'promuovere e sostenere la sorveglianza del gregge da parte del conduttore nelle ore di pascolo' e di 'promuovere l’assunzione di un aiuto pastore stagionale'. Chi paga?

Ma non basta: 'Nel caso di greggi di dimensioni tali da rendere antieconomico la sorveglianza del gregge da parte del conduttore, si cercherà di incentivare l’associazionismo, tramite supporto tecnico, logistico ed economico'. Da parte di chi? Come? Chi può pensare che sia cosa facile come bere un bicchier d'acqua?

E' evidente che il Piano stabilisce delle linee di intervento spacciandole per misure concrete. Saranno ovviamente necessari altri provvedimenti per tradurle eventualmente in pratica, appostamenti in bilancio. Ma la Giunta è in scadenza...

 

I rischi

 

Se, per certi versi, il Piano è velleitario (potrà essere tradotto in pratica solo attraverso ulteriori azioni e stanziamenti finanziari), per altri  nasconde non poche insidie per i pastori. Già da tempo essi ono indicati come causa del problema in ragione della 'mancanza di una cultura di convivenza con il predatore'. La colpa è del pastore che non sa allevare e gestire i cani da guardiania, che non sa o non vuole custodire il gregge ecc.   Un refrain già in voga da tempo e che serve da alibi per nascondere la dura realtà di una convivenza che è sempre difficile e, in alcune vallate, impossibile anche quando il pastore accetta di sottoporsi a duri sacrifici.

Ci si chiede poi cosa succederà qualora le indicazioni del Piano aziendale di difesa risultassero inattuabili o il pastore non sia disposto a seguirle? Il pastore perderà ogni sostegno nella lotta contro il lupo o sarà escluso anche dagli indennizzi dei danni subiti?

Ora siamo sotto elezioni e su questo non si dice nulla. Ma poi? E' poi inquietante l'inserimento tra le 'misure' della ipotesi di  'traslocazione' dei greggi (anche definitiva) come 'misura preventiva'. Cosa succederà se i lupi aumentano? Si dovranno 'traslocare' le greggi di montagna in montagna? E se i pascoli da abbandonare sono di proprietà del pastore verrà compensato con una proprietà di analogio valore o in denaro?  E' abbandonando i pascoli e alpeggi che si realizza la convivenza con il lupo?

 

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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