Il
rapporto del WWF Bolzano
(PDF
2,3Mb)
'Una coltivazione di mele insostenibile'
Articoli
correlati su Ruralpini (14.01.10) Val di Non (Tn). Rischio pesticidi sottovalutato dalle indagini dell'Azienda sanitaria provinciale
leggi tutto
(29.11.09) Cappa di silenzio sui pesticidi. Ma qualcosa si sta muovendo nel Triveneto
leggi tutto
Veneto (31.08.09) Si inviti il consumatore a riflettere se è il caso di comprare mele chemioglobal ma no alla violenza (anche se solo sulle cose) leggi tutto
Italia/Trentino
(10.06.09) Alle mele il primato della presenza di residui di pesticidi. Le mele più contaminale sono in vendita in Trentino leggi tutto (30.04.09) Eurolandia: avvelenamento 'sostenibile leggi tutto (29.04.09) Colline del Prosecco (TV). Troppi pesticidi leggi tutto (23.01.09) Melinda? No grazie! leggi tutto |
(08.03.10)
Val di Non e Val d'Adige costituiscono una realtà di
esasperata monocoltura chimica della mela. E vogliono
produrre sempre di più per 'conquistare i mercati emergenti'
Val d'Adige: mele
insostenibili
Luigi Mariotti (WWF
Bolzano)
l’Alto Adige viene definito una provincia all’avanguardia
nella tutela dell’ambiente. Anche i prodotti dell’agricoltura, contrassegnati
dal marchio 'Alto Adige-Südtirol', vengono presentati ai consumatori come
ottenuti con metodi di coltura naturali, nel rispetto dell’ambiente e della
salute dei consumatori. Purtroppo, nel caso della coltivazione delle mele, la
realtà dell’agricoltura altoatesina è ben diversa. Dietro alle campagne
promozionali per la vendita di mele altoatesine (la più conosciuta è quella
delle mele Marlene), si cela un’agricoltura industriale che ha costi ambientali
altissimi. Nella valle dell’Adige, su circa 18.000 ettari, si producono ormai
più di 1.000.000 di tonnellate di mele all’anno, pari quasi alla metà della
produzione italiana e al 10% di quella
europea. Circa la metà delle mele del Sudtirolo viene esportata in
Germania, in Inghilterra e nei Paesi Scandinavi. Recentemente le maggiori
cooperative frutticole altoatesine e del vicino Trentino (Consorzio Melinda)
hanno costituito un unico consorzio per la commercializzazione internazionale
delle mele del Trentino e dell’Alto Adige, con lo scopo di esportare ulteriori
quantità di mele negli Stati Uniti, in Russia e in Oriente.
L’elevata produzione frutticola avviene in un sistema di
monocoltura intensiva che fa largo uso di sostanze chimiche. L’Alto
Adige-Südtirol ha infatti un altro primato, quello della maggiore quantità di
prodotti fitosanitari impiegati in agricoltura: 58,81 kg di fitofarmaci per
ettaro di superficie trattabile (dal 6° Rapporto sullo stato dell’Ambiente della
Provincia di Trento), oltre sei
volte la media
nazionale (9,14 kg/ettaro).
Gli effetti negativi di questo modello produttivo
sull’ambiente sono la perdita di biodiversità dovuta allo sfruttamento intensivo
del territorio, la dispersione di agrofarmaci nell’ambiente, la scomparsa delle
varietà di frutta originarie, il degrado e la monotonia del paesaggio agricolo,
l’elevato consumo energetico per la produzione di fitofarmaci e di concimi
chimici necessari alla monocoltura del melo, il consumo di energie non
rinnovabili (petrolio) e le emissioni inquinanti e di gas serra dovute al
trasporto, per lunghissime distanze, delle migliaia di tonnellate di mele
prodotte nella valle dell’Adige.
Le
conseguenze della melicoltura altoatesina vengono più dettagliatamente descritte
nel rapporto WWF 'Una coltivazione di mele insostenibile', inviato in allegato
alla presente lettera per rendere gli agricoltori, gli amministratori, ma
soprattutto i consumatori, più consapevoli degli effetti negativi
dell’agricoltura industriale del Sudtirolo.
|
|