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(13.01.10) 'Troppi
cervi in Cansiglio? Portiamo gli orsi magna-cervi! Lo dice, apparentemente
sul serio, il presidente della provincia di Treviso
Quando
la politica perde il contatto con la realtà (almeno
quella agricola)
La boutade di Muraro
sugli orsi 'mangia cervi' contraddice il favore di Zaia
per il piano di abbattimento e fa insorgere gli
agricoltori del Cansiglio
Zaia a settembre, riconoscendo
la pressione insostenibile dei cervi sul Cansiglio,
auspicava un piano per 'sfoltire' i cervi del Cansiglio.
Il ministro e futuro governatore del Veneto aveva raccolto
le sollecitazioni degli allevatori della sua
terra (che gli facevano presente che la presenza in
Cansiglio di oltre 2 mila cervi, ha provocato in due anni danni per 100 mila euro).
In risposta a chi chiedeva di appoggiare un
piano di 'sfoltimento' sosteneva la necessità
di 'abbattere
almeno 500 cervi in Pian del Cansiglio per evitare la
devastazione delle produzioni biologiche di foraggio,
il 40% delle quali viene attualmente distrutta dagli
animali, aumentati di numero in modo incontrollato'
(Il
Gazzettino, 13 settembre 2009).
Quando
i politici vogliono prendere 2 (o 3) piccioni con una
fava
Nei
giorni scorsi, invece, Muraro, presidente leghista della
provincia di Treviso, si fa promotore di una trovata
'geniale'. 'Ripopoliamo il Cansiglio con l’orso. In questo modo provocherà il riequilibrio delle presenze animali. Nel senso che i cervi non occorrerà più cacciarli, perché saranno il pasto privilegiato del plantigrado'
L'uovo di Colombo, non c'è che dire!
La
tormentata vicenda della reintroduzione degli orsi in
Trentino pare non abbia insegnato niente. Anche i più
accesi sostenitori del ripopolamento delle Alpi con
l'orso bruno si guardano bene dal proporre nuove reintroduzioni
con animali importati dalla Slovenia. Se l'operazione
Life Ursus ha rappresentato una 'forzatura anche per molti
naturalisti era, almeno in parte, giustificata
dalla recente estinzione della specie nell' area Adamello
Brenta, dove si era conservata sino a pochi anni fa.
Ulteriori reintroduzioni appaiono una vera e propria
idiozia visto
che il 'corridoio' ecologico tra la Slovenia e il Trentino
è ormai attivato e che gli orsi, gradualmente, possono
spostarsi attraverso il Friuli nelle montagne venete.
La reintroduzine in Trentino di soggetti 'disadattati'
ha dato origine a molti incidenti (basti pendare agli
scontri stadali, alla necessità di interventi con narcotici,
alla 'carcerazione a vita' o alle 'condanne a morte'
degli orsi problematici). E'stata una fortuna se vittime
degli 'incidenti' sono stati solo gli orsi e non gli
esseri umani. Ma chi tra i fautori nel 'ritorno dell'orso
se la sentirebbe di affrontare un nuovo programma in
Veneto? Nessuno, visto che in modo molto meno rischioso
(per se stessi, per gli animali domestici e per l'uomo
stesso) stanno arrivando con le loro zampe.
Quanto
all'idea che basti collocare un po' di plantigradi in
un'area perché restino lì secondo le intenzioni dei
promotori del 'turismo della wilderness' è una vera
sciocchezza considerati gli spostamenti che gli orsi
compiono (specie i soggetti 'deportati' da un ambiente
all'altro). Il Parco Adamello Brenta con la Valle di
Tovel e l'area limitrofa rappresenta un caso a parte
perché lì l'ambiente era particolarmente adatto ad un
popolamento stanziale come dimostra il fatto che l'orso
è sempre stato presente.
Il
Parco delle Orobie bergamasche che ha montato una grande
campagna promozionale sulla presenza di un singolo orso
birichino (peraltro arrivato spontaneamente) investendo
risorse in campagne di comunicazione, mettendo a bilancio
studi e forti risarcimenti si è coperto di ridicolo
quando l'esemplare ha deciso di andarsene.
Che
poi l'orso mangi quello che desiderano i presidenti
delle provincie appare ancora più ridicolo.
L'orso
non sta dove vogliono i politici e tantomeno segue la
dieta da loro 'sugegrita'. Ma poi non è vegetariano?
L'idea
balzana di Muraro non può essere sostenuta
nemmeno dal WWF e dai verdi perché si sputtanerebbero
da soli. Hanno impostato intere campagne di comunicazione
(non solo in Trentino e non solo in Italia) per dimostrare
che la predazione è un fatto eccezionale, che l'orso
è prevalenmtemente vegetariano e che quando mangia carne
preferisce le carcasse.
Noi
sosteniamo che in alcune circostanze ciò non è vero
e il comportamento predatorio diventa importante (specie
alla fine del cosidetto letargo e nel caso di alcuni
soggetti). Sosteniamo anche, però, che la predazione
di una pecora e di un vitello sono molto più facili
di quella di un cervo e che l'orso, come tutti, cerca
di procurarsi il cibo con meno dispendio di energia
possibile. Gli orsi 'immessi' nel Cansiglio quindi risulterebbero
un problema in più per gli allevatori. I cervi continuerebbero
a 'rubare' il fieno e il pascolo, gli orsi inizierebbero
a 'servirsi' di animali domestici (che, quando hanno
fame, vanno a prendersi anche a domicilio, penetrando
nei ricoveri se non sufficientemente blindati). I presidenti leghisti
delle provincie di Treviso e di Belluno (Muraro e Bottacin)
auspicano una Yellowstone veneta. Pensano così
di non dover ricorrere alla caccia per limitare la popolazione
degli ungulati, di fare contenti animalisti, agricoltori
e ... di attirare i turisti. La loro genialata
ha raccolto, però solo il consenso di qualche protezionista
talebano (Toio De Savorgnani, di Mountain Wilderness e tra i fondatori del Comitato del Parco del Cansiglio) mentre, valutandone
l'assurdità, anche gli orsofili seri preferiscono non
associarsi a simili sparate. Sono però gli agricoltori
più direttamente interessati a insorgere.
L'ANPA
alla carica
Paolo Casagrande
presidente regionale dell'Anpa (Associazione nazionale
produttori agricoli) che già a settembre era stato
protagonista di proteste sul tema dell'eccessiva presenza
dei cervi, ha cosi' commentato le 'proposte' del presidente
della provincia di Treviso:
'Forse Muraro
ha in mente una visione del Cansiglio dall'orso Joghi del Yellowstone Park, con il buon Toio De Savorgnani a fare la guardia a Joghi e a vigilare sui danni che potrebbe arrecare ai turisti e ai residenti, ma noi che siamo agricoltori, coloro che tutelano e hanno conservato la Piana del Cansiglio come è oggi godibile a tutti, proprio non ci stiamo. Muraro forse non ha pensato, conoscendo poco l'agricoltura e come si fa agricoltura in montagna, che prima di riportare il numero di cervi a un numero accettabile per l'ecosistema Cansiglio, ci vorrebbero decine e decine di orsi mangerecci e affamati per mangiarsi il migliaio di cervi che sono in esubero. Perché non propone di introdurre anche i lupi che aiuterebbero l'orso? Muraro forse si scorda che un orso fa anche cento kilometri al giorno, come pensa di tenerlo fermo in Cansiglio per mangiare cervi? Recintandolo tutto?'.
Casagrande
nella sua nota continua incalzando così:
'Suvvia Muraro
sia pratico, non osi pensare tanto in alto che di alto su questa sua uscita c'è solo l'altitudine del Cansiglio. Se il presidente Muraro vuole contribuire a risolvere il problema cervi, come gli abbiamo proposto se ne prenda in carico 200-300 e glieli portiamo nel bel parco del S. Artemio a Treviso, oppure provveda a indennizzare lui le aziende agricole che ogni anno subiscono 100.000 euro di danni di foraggi e produzioni di latte mancanti, o per la rinnovazione del bosco che ormai è inesistente. Dovrà comunque rispondere poi dei pericoli e danni che l'orso crea ai turisti e ai domenicali del pic-nic in Cansiglio, oltre ai danni che Joghi farà alle stalle azzannandosi anche qualche vacca o manza al pascolo'.
Secondo
l'ACPA veneta infine:
'è giunta l'ora di dare concretezza al piano della Regione varato a settembre con gli abbattimenti in Piana del Cansiglio, e nelle riserve limitrofe, così come lo sostengono le province di Belluno e Pordenone. Quando sarà ridotto il numero di cervi oggi in esubero, allora potremo parlare di introdurre l'orso, e per far contento Muraro e De Savorgnani. Noi nel frattempo stiamo pensando invece alla carne di cervo Doc del Cansiglio, utile per turisti, ristoranti e agriturismi. Così avremo una situazione ideale del ciclo della storia dalla nascita del mondo, della natura e dell'uomo: cervi- orso e caccia/carne'.
Al
di là della polemica: la caccia deve tornare ad essere
attività economica a vantaggio delle aree rurali e montane
Le
polemiche sono utili se servono a mettere a fuoco i
problemi. Questi derivano da una visione deformata e
distante della montagna: ci si illude, sulla base
di una distorsione dei valori economici, che, nel lungo
periodo, si possa rinunziare a coltivare, a tagliare
la legna, a sfruttare i pascoli. Attività oggi 'fuori
mercato'. Ma domani? L'energia, l'acqua, il cibo non
saranno in prospettiva più abbondanti ma meno e la montagna-parco
divertimenti e wilderness non solo è da rifiutare perché
rappresenta una visione colonialista che comporta la
'pulizia etnica' di patrimoni di cultura, di saperi,
di valori ma anche perché dobbiamo tornare a valorizzare
il territorio (pianura, collina, montagna) per le sue
capacità di produrre cibo. Come abbiamo sottolineato
più volte, alla utopia regressiva della wilderness
non può che fare da contrappunto un'agricoltura globalizzata
e industrializzata (ovviamente OGM) nelle poche aree
mondiali 'vocate' a certe produzioni. E' questo il prezzo
da pagare per il teatrino dell'orso che mangia il cervo
e della pseudo natura 'incontaminata'.
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