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Lupi orobici: per ora non sono un problema

ma è meglio prevenire

 

di Michele Corti

 

In tutta la Svizzera ci sono 12 lupi di cui 3-4 nel Canton Grigioni (da cui possono provenire i lupi delle Orobie); desta quindi un po' di perplessità l'annuncio della presenza di almeno 5-6 lupi sulle Orobie in 'piccoli gruppi famigliari'. L'importante è che i danni restino limitati e ci sia una reale volontà di prevenzione aiutando i pastori e non colpevolizzandoli

 

Il lupo ha fatto capolino nelle Orobie all'inizio del decennio (scambiato per lince). L'unica foto, però, è del 2003. Sinora i lupi hanno mantenuto un comportamento elusivo anche se qualche caso di predazione di capre e pecore c'è stato. Non negli ultimi inverni, però, tanto che i pastori erano convinti che 'non ci fosse più'. Probabilmente gli inverni abbastanza rigidi hanno messo a disposizione facili prede indebolite e carcasse (caprioli in primis) e questo ha contenuto la predazione di animali domestici. Tra la dieta del lupo orobico figura qualche capra, ma si tratta di capre verosimilmente non portate a valle in inverno e quindi 'vittime' più che del lupo della imprevidenza dei proprietari.

 

In Svizzera c'è una strategia di prevenzione attiva

 

Posto che il lupo non può attraversare la pianura padana e arrivare sulle Orobie direttamente dall'Appennino esso (a meno che qualcuno li reintroduca illegalmente) deve venire dalla Svizzera. Ma in Svizzera tra Vallese, Ticino e Grigioni i lupi sono una dozzina e la possibilità di formare branchi è limitata dalle norme a tutela della pastorizia che prevedono che un esemplare venga abbattuto dopo la trentesima pecora predata. Quindi, a parte ogni altra considerazione sull'habitat e la sua idoneità a 'sostenere' popolazioni lupine, sono da esculdere forti aumenti di esse sia in Svizzera che in Lombardia. Non è realistico pensare che si possa instaurare una situazione simile a quella delle Alpi liguri e piemontesi al confine con la Francia. Nonostante questo, anche se i lupi dovessero rimanere in numero contenuto, è bene che ci sia una strategia di prevenzione.

Sinora gli esperti hanno spesso lamentato che da parte dei pastori è stata persa la 'cultura della difesa', che lasciano le greggi incustodite ecc. Se si vuole che la presenza del lupo venga in qualche modo accettata dai pastori è necessaria una strategia attiva di prevenzione che non scarichi nuovi gravami sul lavoro del pastore o che comunque comporti adeguate compensazioni (sia quindi 'sostenibile' tenendo conto delle diverse modalità del pastoralismo e delle differenze di morfologia del terreno ecc.). Rimborsare i danni subiti è già indice della sconfitta di una strategia di prevenzione. Nei Grigioni, dove i lupi sarebbero meno che nelle Orobie, c'è un centro per la prptezione della predazione del bestiame minuto (ovicaprini) e alcuni specialisti di cani a disposizione del pastori. Esperti 'dalla parte dei pastori' e non - come succede in Piemonte - dalla parte del lupo. Sia ragionando di cani che di recinzioni che di altri mezzi di dissuasione passivi ed attivi (acustici, pallottole di gomma ecc.) bisogna tenere presente che non c'è una soluzione standard. Il WWF ha puntato troppo sui cani da guardiania che spesso creano altri problemi e non possono essere introdotti; serve più flessibilità, studiare le soluzioni con i pastori e non proporre o imporle solo perché  'in Abruzzo hanno funzionato bene'.

 

Politica pastorale

 

Il tema lupo sulle Orobie può essere affrontato con una certa serenità perché l'impatto è stato sinora trascurabile. Una serenità che manca in Piemonte e che è mancata lo scorso anno anche nelle Orobie, quando l'orso ha provocato parecchi danni anche di forte incidenza psicologica (le stalle 'violate'). Se il tema prevenzione dei danni si inserisce all'interno di una rinnovata attenzione alla pastorizia da parte dei soggetti interessati (non solo il Parco ma anche le Comunità Montane, la Provincia e la Regione con il coinvolgimento attivo delle associazioni allevatori e pastori) la gestione del lupo sulle Orobie può rappresentare una occasione di una strategia equilibrata che non contrapponga la wilderness alle attività tradizionali 'deboli' e alla presenza dell'uomo in montagna. Le possibilità ci sono: c'è la risorsa della pastorizia transumante troppo spesso considerata 'marginale', c'è la capra Orobica legata al Bitto e ad altri prodotti.

 

 

 

 

 

 

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