Nella
tarda modernità (o postmodernità) gli
attori sociali sono difficilmente inconsapevoli e sono
capaci di autoriflessività. La guerra della città
contro la campagna diventa più difficile perché
le 'armi ideologiche' sono ormai a disposizione di tutti.
Anche se le risorse del partito urbano sono immensamente
superiori (basta pensare alle schiere di intellettuali
ben pagati, ai media, agli apparati statali) questa
volta 'i vinti' non si lasciano incantare
dalle retoriche della cultura dominante che si presenta
democratica, pacifista, buonista. Il potere urbano è
violento e la storia lo dimostra.
I
'progressisti', radical-chic, ambiental-animalisti sono
gli eredi dei macellai della Vandea (della 'guerra ai
briganti', dell'Holodomor ucraino ecc. ecc.)
In 18 mesi, fino alla caduta di Robespierre il 27 luglio 1794, i soldati della Rivoluzione uccisero in
Vandea (ovest francese) 117 mila persone, su una popolazione totale di 800 mila. 10 mila i casolari distrutti su 50 mila.
La Vandea fu il tentativo disperato di quelle regioni della Francia contadina, di opporsi alla rivoluzione borghese e cittadina e alla sua espansione ideologica e militare.
Quelle regioni furono teatro di continue battaglie campali tra i contadini ed artigiani male armati, guidati dalla piccola nobiltà di provincia e le colonne infernali degli eserciti repubblicani, che avevano il preciso compito di passare per le armi tutti i ribelli, di bruciare i villaggi, le case, i boschi.
A decine di migliaia furono affogati nei fiumi (vedi
immagine) con stile 'camere a gas'. Ma per tutti questi
olocausti 'contadini' non ci sono (ovviamente) 'giornate
della memoria'
(sotto
cataste di contadini ucraini morti di fame per mano
dei bolscevichi di città)
Articoli correlati
(22.05.10) ORSO M5 GO HOME. Il serial killer degli asini respinto in Slovenia e il WWF spara c......e
leggi tutto
(16.05.10)
Galan tessera n° 1 del Partito dell'orso
leggi
tutto
(30.04.10) Torna la fiera dell'orso. Villaggi di montagna sotto assedio nel vicentino per la gioia degli animalisti e ambientalisti di città. leggi tutto (21.01.10) Parco Orobie sull'orso leggi tutto (19.01.10) Orso JJ5. Orsologi, orsofili e orsomani le sparano grosse leggi tuttot (12.01.10) Cansiglio (Tv). ?Assumere' 0rso magna cervi? Una boutade che non piace agli agricoli leggi tutto Bergamo. (09.04.09) La Coldiretti e l'Associazione allevatori provinciale: catturare e trasferire l'orso problematico vai a vedere Bergamo (29.03.09) I pastori offesi dall'esperto "orso-lupologo" del Parco Orobie: ci appelliamo alla Regione Lombardia vai a vedere Organismi sovranazionali, lobby, Ong e 'scienziati' decidono le politiche della natura (sopra la testa delle popolazioni rurali), è la verdocrazia (10.06.09) vai a vedere (26.01.09) L'orso "padrone" delle montagne scaccia i pastori in alta val Seriana vai a vedere (08.08.08) Gli orsi "vegetariani" uccidono vai a vedere (10 e 19.8.08) Cresce l'esasperazione contro gli attacchi dell'orso vai a vedere
link
al gruppo facebook ORSO DINO GO HOME
|
(23.05.10) Si scatana la lobby ambiental-animalista. Dietro tanto
livore, che si esprime con offese pesanti contro i contadini
e la montagna, c'è la paura di non poter imporre
il nuovo colonialismo economico e ideologico alla montagna
da parte degli interessi urbani
Rispunta l'odio contro
il mondo rurale da parte delle 'avanguardie' degli interessi
urbani (i radical-chic animal-ambientalisti)
di Michele Corti
Dietro la facciata
dell'orso e della 'rivincita della natura' si giocano
ben altri interessi (che con la natura non c'entrano
un fico), ma con la distribuzione del potere tanto.
In vista dei grandi
cambiamenti economici e climatici che consigliano a
lor signori di rafforzare il controllo sul territorio
delle residue campagne e delle montagna.
Sparano i lobbysti
annidati nelle redazioni, sparano gli 'espertoni' dell'orso, sparano i fan
virtuali. E' l'avanguardia del partito antirurale. La decisione delle autorità
venete di catturare e riportare in Slovenia l'orso M5 non è digerita da coloro
che vogliono usare l'orso come grimaldello sociale per imporre la pulizia
etnica della montagna. Con lo scopo abbastanza palese e dichiarato di
'risparmiare' sul costo dei servizi pubblici erogati ai montanari e di avere le
'mai libere' (senza comunità per i piedi) per lo sfruttamento selvaggio delle
risorse idriche ed energetiche (biomasse, eolico, tutto quello che si può
arraffare). Dietro al mistica della wilderness, che trova cantori non solo nei
vuvueffini ma anche nel Corpo Forestale dello Stato1
ci sono interessi
prosaici e potenti.
La città
e l'industria devastano gli ecosistemi e inventano la
wilderness per poter sfruttare meglio il territorio
Ogni aggregato metropolitano
divora una quantità enorme di energia e di risorse,
è stato così sin dal sorgere delle città
che hanno potuto svilupparsi estraendo sempre più
surplus dalle campagne sottoposte al dominio politico
e mantenendo la propria popolazione grazie alla
continua immigrazione dalle campagne e dalle montagne.
Nell'epoca contemporanea in cui la città-idrovora
succhia (e distrugge) risorse naturali in maniera imponente
(sotto forma di flussi di energia elettrica, di merci
trasportate dalla parte opposta del globo) il
salto di qualità consiste nello sfruttare la
'nostalgia di natura' per imporre un dominio e un controllo
ancora più ferrei. Lo sfruttamento non basta
più, la dimensione rurale deve essere annullata:
dall'agricoltura industriale, dal turismo industriale
delle grandi catene, dei villaggi turistici e dei
centri sciistici artificiali, dai parchi di divertimento,
dai parchi naturali, da una città che si
protende sul territorio e si sostituisce completamente
nella gestione alle comunità locali. La wilderness
è l'altra faccia dello sfruttamento industriale,
un modo di espropriare i beni che da millenni in forme
diverse e a titoli giuridici diversi le comunità
hanno sempre potuto utilizzare a loro vantaggio. Decidono
i Parchi, gli esperti naturalisti se, dove e come tagliare
una pianta, far pascolare un animale ecc.. 'Basta pascolo
libero, tutti gli animali in recinti e stazzi' decretano
gli esperti dell'orso. Siamo tornati al feudalesimo
in cui le attività dei servi della gleba erano
condizionate alla gestione della caccia nobiliare. Gli
ambientalisti nostrani hanno in odio la caccia e i cacciatori
ma non fanno che riportare in auge la gestione faunistica
aristocratica in contrapposizione alla caccia popolare.
E dalal cultura aristocratica hanno mutuato, consapevoli
o meno, tutta la simbologia e buona parte dell'armamentario
ideologico.
Un'ideologia
autoritaria
L'ideologia della
wilderness nasce negli Usa contrabbandando per ambienti
'incontaminati' gli spazi sottratti all'uso dei nativi
(caccia ma anche agricoltura) e creando i Parchi-santuari
della natura ove officiare i riti di una wilderness
inventata e ideologica. Trasportata in Europa, dove
le condizioni sono ben diverse, la wilderness ideologica
ha trovato humus fertile in Italia dove la soggezione
della campagna da parte della città è
stata storicamente più forte. Inserita in un
solco secolare di cultura aristocratica, statalista ed
autoritaria la wilderness (alla WWF e C.) si è
saldata con il forestalismo, un'ideolgia che addossa
alle popolazioni rurali il degrado boschivo e approfitta
delle leggi e dei vincoli forestali per imporre il controllo
anche poliziesco del territorio. Il flirt tra verdi
e CFS è di lunga data, saldato all'insegna dello
statalismo centralista e da una visione dirigistica
e scarsamente democratica della gestione del territorio.
Quale sia la convergenza tra la cultura del CFS
e quella dei 'verdi' lo dimostra l'ispirazione 'mistica'
del comandante del CFS di Vicenza interpellato sulla
vicenda dell'orso M5
'L’allarme su Dino è eccessivo. Non fa male agli uomini ed è una rivincita della natura, capace di affascinarci col suo mistero. Le persone che ci chiedono preoccupate se possono
passeggiare o andare per funghi nei boschi non devono temerlo. Anzi, se hanno il destino di incontrare l’orso possono dirsi davvero fortunate'.Daniele Zovi, comandante del corpo forestale di Vicenza
(dichiarazione al Giornale di Vicenza)
Il livore degli
animal-ambientalisti da salotto
Delle
sparate scontate del WWF ho già riferito ieri.
Oggi vediamo le altre illuminanti reazione del fronte
pro orso. Intanto il folklore. Su facebook circola la
seguente petizione inditizzata all'ass. veneto Stival,
all'ass. provinciale e al presidente della Comunità
Montana che si sono assunti la responsabilità
della decisione di 'rimuovere' M5:
Gentili Assessori Stival e Manzato e Presidente della Comunità Montana di Asiago Bortoli, con la presente voglio informarVi della mia decisione di intraprendere lo “sciopero dell’Asiago”, ovvero di non comprare più formaggio Asiago in segno di protesta contro la Vostra decisione di catturare e trasferire lontano ed in luoghi non sicuri (come la Slovenia) il cosiddetto Orso Dino. Sperando che questa azione civica Vi faccia ritornare sulle Vostre
deliberazioni, assolutamente impopolari ed anti-economiche (l’orso Dino
poteva diventare un fortunato testimonial della natura veneta, era sufficiente indennizzare i danni subiti da agricoltori e allevatori),
porgo cordiali saluti
Per
questi animal-ambientalisti da salotto basta 'risarcire
i danni'. Non sapendo e non capendo un c. di pastoralismo
pensano che pagando tot al kg di carne gli animali vittime
dell'orso sia tutto risolto. Dell'inconveniente di avere
l'orso sotto casa, di dover radicalmente modificare
i sistemi di pascolo, degli animali dispersi e non rimborsati,
di lasciare magari abbandonati i pascoli più
'a rischio', del lavoro in più necessario per
custodia, recinti a loro non frega nulla. Per loro che
vivono in città tutto è monetizzabile,
basta pagare. Come se la
manodopera qualificata si trovasse dall'oggi al domani, se greggi di oltre mille
pecore potessero essere rinchiuse in inesistenti 'stazzi' (che sarebbero
comunque insufficienti). patetica la storia del testimonial della natura. Ormai
ce l'hanno tutti o quasi l'orso dal Friuli alla Lombardia,
sai che testimonial. Forse è più la gente
che cambia aria per paura che quella che si fa abbindolare
dal mantra del 'venite da noi la natura è incontaminata,
lo prova la presenza dell'orso'
Lasciamo state anche gli anticaccia in servizio
permanente effettivo che non si sono lasciati scappare l'occasione per Marcello Dell'Eva e Anna Maria Pilati presidente e
vice del movimento vegetariano 'No alla caccia':
Dino è pericoloso? Invece
l'uomo quando durante una battuta di caccia uccide decine di animali fra i
quali anche mamme e piccoli, li dissangua e poi li sventra sul posto questa la
chiamano caccia di selezione. Questa brutalità non si vede mentre le foto degli
animali sui giornali e lo fanno diventare pericoloso e
brutale'.(l'Arena.it 23.05.10)
Lo
stupore dell' 'esperta'
Veniamo
a reazioni più interessanti. Come
quelle di una esperta
di orsi come Katherine Cozza, che (leggiamo dall'Arena.it) di oggi: 'da 25 anni
segue per studio, lavoro e passione le sorti dell'orso bruno nel nostro paese,
prima con una tesi di master, poi come guardiaparco dell'Adamello Brenta e
infine come guardiacaccia della Provincia di Verona'. Ecco l'esternazione:
'Trovo molto avvilente che
ogni volta che un orso si comporta da autentico orso, sfruttando le risorse che
gli capitano a tiro e manifestando tratti caratteriali unici, il progetto di
conservazione più serio, scientifico e costoso, mai costruito dai migliori
specialisti d'Europa, venga messo a dura prova da attacchi speculativi da parte
di chi o ha paura della vita in senso lato oppure è semplicemente disinformato
in materia di politiche europee per la conservazione'
Difficile
commentare, basterà ricordare che gli esperti
dell'orso trentino che prima del progetto Life Ursus
avevano studiato per decenni la popolazione autoctona
(e che erano anche considerati tra i migliori specialisti
d'Europa) sono stati semplicemente messi da parte dalla
politica perché sollevavano obiezioni circa tempi
e modalità dellì'operazione di trasferimenti
dei capi dalla Slovenia. Si voleva fare in fretta e
ottenere risultati eclatanti da vendere ai media e utili
per alimentare il business della wilderness e il marketing
territoriale di Trentino Spa. La Cozza ovviamente lo
sa. Ma vediamo ch giudizio riserva l'esperta alle
comunità dell'altopiano dei 7 comuni:
Mi stupisce inoltre che proprio dai rappresentanti
della comunità degli altipiani testimoni viventi dei più atroci e
inqualificabili massacri tra uomini che si siano mai visti, venga un allarme
tale per un singolo animale, constatato che l'economia montana è
artificialmente sostenuta e va in bancarotta se non nevica in inverno e se
piove troppo d'estate o se la gente decide di diventare vegetariana.
E
brava! Ecco un po' di sincerità alla fine. L'orsologa
dice che la montagna è 'artificialmente sostenuta'.
Insomma vi paghiamo per stare in montagna, quindi non
fate tante storie e lasciarvi imporre quello che
vogliamo noi 'signori', cittadini, ambientalisti.
Forse
come tanti altri della sua casta sogna una montagna
senza il disturbo 'artificiale' della presenza dell'uomo,
forse vuole solo montanari più genuflessi al
sacro totem dell'orso e più reverenti verso i
sacerdoti e le vestali della wilderness.Non lo sappiamo.
Montagna
assistita? Cominciate a pagare alla montagna l'acqua
e l'energia che le portate via per una ciotola di latte
Sappiamo
che se la montagna riuscisse a trovare al proprio interno
un'adeguata unità politica e riuscisse a recuperare
il controllo delle sue risorse quelli di città
avrebbero di che pentirsi. Quanta elettricità
e quanta acqua la montagna deve 'regalare' (o quasi)
alla pianura e alla città? Sono o non sono risorse
strategiche? E se si decisse di porre una tassa 'ambientale'
sui trasporti che 'bucano' le Alpi, una tassa federalista
che restasse nelle casse locali? Saranno esperti di
orsi ma di agricoltura di montagna non sanno molto.
Vadano a vedere e confrontare i contributi erogati dall'Italia
in confronto a quelli dell'Austria e della Francia (non
parliamo delle Svizzera). I verdi vogliono l'abbandono
della montagna e la foresta vergine ma perché
non sanno o non vogliono calcolare i costi in termini
di calamità naturali che un rapido e generale abbandono
comporta.
La
'natura lasciata a sè stessa' si regola con alluvioni
disastrose, frane e vasti incendi. O si decide
di far tornare alla foresta anche la pianura, lasciando
che i fiumi corrano dove vogliono e la Padania ritorni
una palude o, l'impatto di una montagna lasciata
a sé stessa sulla pianura e sulle città
sarà forte e costoso. E questo costo equivale
al servizio gratuito (o quasi) che gli agricoltori
di montagna offrono alla pianura e alla città.
Anche oggi. Altro che carità e assistenzialismo.
Senza considerare che il servizio lo rendono le aziende
estensive, che attuano in tutto o in parte i sistemi
pastorali e che subiscono l'impatto dei predatori. Che
non c'entrano nulla con quelle 'fabbriche zootecniche'
che dovrebbero temere lo 'sciopero della carne'.
Ma
l'attacco peggiore arriva dai talebani verdi delle redazioni
Rispetto
agli orsologi (che almeno vanno in giro per i boschi)
le esternazioni più offensive contro 'i contadini'
arrivano dai verdi di redazione. Fa specie che ad attaccare
il Veneto e gli agricoltori come categoria 'rea'
di scarsa sensibilità naturalistica, si
distingua 'Il Giornale' (sempre di oggi 23.05.10). Quel
Giornale che, su altri temi (nucleare, eolico,
effetto serra, OGM) si distingue per posizioni decisamente
antiambientaliste. Ma lì sono in gioco interessi
di una componente o dell'altra dell'industria (petrolieri,
nuclearisti, biotech). Qui c'è da fare ambientalismo
a buon mercato, a spese di categorie come gli agricoltori
e i cacciatori. Non ci sono di mezzo fazioni degli interessi
urbani, ma la campagna contro la città. E allora
ci si può permettere quell'ambientalismo che
su altri fronti è persino sbertucciato. E allora
perché non ricorre ai cari vecchi luoghi comuni
del contadino testardo e ignorante? Funziona da parecchi
secoli, funzionerà ancora.
'I contadini veneti non ne vogliono sapere di stazzi, di recinti elettrificati e altre diavolerie per tutelare i propri animali'.
Certo sono dei poveri trogloditi. E sono anche violenti
e poso rispettosi delle leggi. ' contadini e cacciatori veneti hanno fatto intendere chiaramente che, o smamma o si becca un pallettone sulla fronte, proprio come Bruno'. Alla
fine è tutta la regione a fare le spese. Un Veneto
fatto di polentoni tardi di zucca che non capisce quale
'ricchezza' insperata rappresenti M5
È incredibile come in tutto il mondo e in vaste aree del nostro paese (Trentino, Abruzzo) gli orsi che si stanno moltiplicando negli ultimi anni riescano a convivere con l’uomo diventando motivo d’orgoglio e di attrazione turistica, mentre il Veneto non tolleri la presenza di un orso, seppure un po’ invadente.
alla
fine il redattore si fa persino minacciose contro 'contadini
e cacciatori' che osano 'ricattare amministratori' e
lor signori 'ricercatori' e opporsi all'interesse nazionale,
ad un intero popolo che anela al diritto al lupo, all'orso,
alla lince, all'acquila reale. Poi come al solito siccome
il contadino è un poveraccio che mira solo al
soldo tutto finisce nel solito indennizzo:
'è ora che contadini e cacciatori non si arroghino il diritto di ricattare amministratori, ricercatori e, alla fine, un’intera nazione che ha il diritto di rivedere sul proprio territorio il lupo, l’orso, la lince e l’aquila reale, antichi e pregiati abitanti dei nostri areali. Se danni ci sono a contadini e agricoltori si faranno gli adeguati indennizzi, come capita in Trentino per gli orsi e in tutta Italia per i cinghiali o altri animali di interesse cinegetico.
Infine
la stoccata razzista. Il contadino deve tornare a state
al suo posto e vivere 'come una volta': custodire giorno
e notte la pecora, blindare la gallina: ' E se la preoccupazione è per la gallina ruspante, la si tenga protetta nell’aia. Come si faceva una volta'.
Io
però vorrei che anche lor signori vivessero come
una volta: via le bistecche, via l'automobile e ....
camminare, via il riscaldamento centralizzato e il condizionatore.
Voi volete consumare il pianeta stando in città
a mangiare energia e bistecche e poi volete l'orso,
il lupo, la lince e l'acquila. C'è qualcosa che
non quadra. Perché i servi della gleba non esistono
più.
|
|