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La lezione di Bellino (CN):  "convivenza" con il lupo significa che pastori e pecore devono sparire

 

Il giorno 9 sono stato con Marzia Verona a Bellino/Blins per capire cosa è successo da quando è comparso il lupo e cosa si può fare per evitare la completa sparizione di pastori e ovicaprini

 

di Michele Corti

Bellino è un comune sparso, con il municipio a 1.600 m. Il territorio è costituito da una vallata laterale dell'alta Val Varaita (CN). E' delle località delle Alpi che meglio hanno conservato il patrimonio di architettura tradizionale. Gli abitanti, però, sono ormai solo 150 (100 in inverno). Erano 1.078 nel 1871, 922 nel 1901, 778 nel 1931, 549 nel 1961, 234 nel 1991.

da: Nosto Modo. Testimonianza di civiltà alpina a Blins

L'abbandono è stato, come dimostrano le statistiche, graduale e mai totale e la vita ruralpina tradizionale si è protratta qui molto più a lungo che altrove. Gli emigranti (per lo più verso la Provenza) hanno mantenuto legami abbastanza stretti con il paese tanto che la maggior parte delle splendide abitazioni tradizionali sono in tutt'ora in buone condizioni. Il turismo, fortunatamente, si è interessato solo da non molto tempo di questo gioiello e non ha fatto in tempo a distruggerlo.

E oggi non c'è più nessun folle disposto a sostenere progetti di 'valorizzazione' sciistica ma si è consapevoli che l'attrattiva del luogo è legata alle escursioni, al patrimonio culturale, all'artigianato, alla gastronomia.

La presenza del bestiame elemento chiave della 'vitalità di Bellino

Nella prefazione alla prima edizione (1974) dell'opera di Jean-Luc. Bernard su Bellino (L.L. Bernard, Nosto Modo. Testimonianza di civiltà alpina a Blins,  ed. Coumboscuro Centre Prouvençal, 1974, 1981, 1992) Sergio Arneodo sosteneva che: "A Blins il tempo si è fermato". Ancora nel 1980 Arneodo poteva scrivere che: "

"Blins per fortuna ha tenuto all'assalto del tempo, ma anche al suo orizzonte qualcosa è venuto oscurandosi... Anche lassù i fenomeni di logoramento umano, comuni alle alte quote abitate premono insistenti: invecchiamento della popolazione, diradamento dei bambini, chiusa una delle due scuole elementari, pulmini che convogliano gli alunni dalle 'ruha' [contrade] sparse a San Pèire [il capoluogo della Val Varaita a 17 km da Blins] anziché concentrarli a Les Cèlles, nella sopravvivente scuola della comunità, fuga di braccia giovani senza occupazione, confusione di proposte economiche poco decifrabili ..."

E' nella prefazione del 1992 che Arneodo è costretto a constatare come non esistesse più quella:

"vita che scorreva ancora sanguigna nel vicoli, sulle aie. sotto i passaggi ad arcata, una vita che si affacciava dagli usci e dai 'courrehòurs' (loggiati) delle case, che nella stagione giusta debordava e si moltiplicava per prati e campi e, se era autunno, le bestie in pastura ti riempivano l'orecchio del don-don-don delle 'sounaies' (campani)".

da: Nosto Modo. Testimonianza di civiltà alpina a Blins

Nonostante tutto ciò rimanevano elementi di quella vita pulsante che si esprime nella rimicità stagionale dei cicli della vita agropastorale. Sono proprio gli animali al pascoli l'elemento caratterizzante di questa vitalità:

"Certo, neanche oggi i campani tacciono, Se risali la strada da Chasteldelfin ed è l'autunno, una volta superata la 'Poustèrlo' la porta della comba [piccola valle] di Blins, te li senti addosso come un concerto da brivido, i battacchi sugli ottoni, e le bestie le ritrovi chine a brucare i pendii come una volta. Qui, nonostante tutto, c'è sempre vita più che in altri angoli della montagna alta, C'è ancora gente sui fienili e sui 'lindals' (soglie), ci sono panni stesi ad asciugare sui  'courrehòurs', le porte non sono tutte chiuse. Anzichè lo zoccolare del mulo, ora puoi sentirti alle calcagna il pulsare del trattore: niente di male, anzi, buon segno, se è vero che da sempre la storia cammina ed ha le sue leggi, ed il prima non è mai come il dopo".

foto M. Corti

E oggi? La foto sopra con l'emblematica trattrice dimostra che i prati sono ancor oggi ben tenuti (non solo quelli in piani, anche quelli dove si sfalcia ancora con la bcs o a mano). Da qualche anno a questa parte però, quello che sembra un equilibrio ritrovato, con la presenza di giovani allevatori motivati a restare tutto l'anno quassù si è incrinato ed è subentrata una nuova crisi.

foto M. Corti

Lupo mangia (e scaccia) pecora

E' nel 2004/2005 che il lupo fa la sua comparsa stabile a Bellino. Prima sparivano ogni tanto degli agnelli (sin dagli ultimi anni '90) ma non ci si faceva caso più di tanto. A posteriori si è capito che queste perdite erano legate all'affacciarsi di singoli lupi in dispersione o alla presenza di lupi 'frontalieri'. Dal 2005 è invece presente in Val Varaita un branco stabile che si muove su entrambi i versanti della valle. I 'lupisti' parlano di un branco di 5 esemplari ma i pastori sono convinti che i lupi siano di più (sulla base della contemporaneità degli attacchi).

Prima di riferire della situazione attuale, così come da informazione fornite a me e a Marzia nel corso dell'incontro di due giorni fa mi pare opportuno premettere un po' di cronaca di questi ultimi anni a Bellino

 

Tanti incontri, persino convegni con gli assessori, ma il risultato è che pecore e pastori sono quasi spariti

 

Il 18 aprile 2007 Marzia si occupava dei pastori di Bellino nel suo blog ('Pastorizia stanzaile a rischio'). Dopo aver osservato come a Bellino vi siano pastori giovani ('una rarità') che restano in montagna tutto l'anno Marzia presentava la situazione della pastorizia locale, con le pecore da tempo abituate a pascolare libere su pascoli a quote molto elevate, sulle cime inaccesibili ai bovini. Intanto i pastori giù in paese si dedicano alla fienagione, alla coltivazione delle patate ecc.

 

dal blog pascolovagante di Marzia Verona

 

Ma dal 2006 tutto è cambiato e gli 'esperti' sentenziavano che "Non si possono lasciare gli animali su da soli, dovete tornare a fare i pastori, stare con loro 24 ore su 24". Più facile a dirsi che a farsi, con pascoli distanti, impervi. Belli per la 'pastura' ma poco accessibili, dove portare su le reti è una gran fatica, dove quando sei su solo senza riparo in una tenda hai paura non solo per le pecore ma anche per te stesso. Di fronte a questa situazione che aveva visto anche i proprietari delle pecore 'di fuori' che le danno 'a guardia' subire pesanti perdite, Marzia si chiedeva:

 

"Ma... i pastori di Blins, che faranno? Smetteranno? A chi devono chiedere aiuto? Stanno cercando di far sentire la loro voce, è così che io e Silvana ci siamo conosciute.

 

dal blog pascolovagante di Marzia Verona

 

Una nuova estate è alle porte, il lupo è là che aspetta. Gli piacciono, le pecore. Sono più facili da catturare che non i camosci o i caprioli. Stanno lì, tutte in gruppo, è un vero invito a cena, per lui! Forse torniamo al discorso di partenza: protezione degli animali oppure preferiamo proteggere delle persone e dei mestieri che sono a rischio di estinzione???? Vogliamo che il vallone di Rui, Traversagna, il Buondormir, i pianori che si estendono sotto la Colletta di Bellino ed il Monte Maniglia restino deserti, in estate? Non più una campanella, non più un belato, un muggito. Sentieri abbandonati, arbusti che occupano i pascoli, erba non utilizzata che ingiallisce e si piega sotto il peso della prima neve, in autunno. No, ma non è solo questo! Se Silvana e gli altri smetteranno, saranno poi anche deserti Chiesa, Prafauchier, Celle, Chiazale, Sant'Anna e tutte le borgate che compongono Bellino. Loro diventeranno dei pendolari verso la pianura? Oppure si trasferiranno per sempre? Non voglio nemmeno immaginare un futuro del genere!! Temo maggiormente l'estinzione di questa gente che l'estinzione del lupo.

 

Marzia si è poi occupata di Bellino ne maggio dello stesso anno (Pastori Val Varaita2) per riferire che, in vista della stagione d'alpeggio i pastori erano riusciti quantomeno a ottenere che venisse indotta una riunione in Municipio insieme al Sindaco, ad assessori comunali, della Comunità Montana, della Provincia e pure l'Assessore alla Montagna della Regione Piemonte. Anche se poi Marzia, chiamata dai pastori come 'amica' e dagli enti come 'tecnico' doveva constatare amaramente come le istituzioni non riescano a fare altro che dichiarare la loro impotenza:

"Il lupo è specie protetta, a protezione assoluta, in Europa. Non si può nemmeno pensare di porre dei limiti (di numero) o delle soglie (capi uccisi) dopodichè pensare ad un abbattimento (o contenimento, che politicamente suona meglio), così come avviene in Svizzera. La Francia, che l'ha fatto, poi ha dovuto pagare delle multe".

Di fronte a ciò Marzia non mancava di commentare:

"Ci sarebbe da ragionare su quanto costa pagare rimborsi, progetti di studio sul lupo, reti, recinti, ricoveri per i pastori e tutto il resto... in confronto con queste multe, ma non sono io la persona che può permettersi di fare questi calcoli. Mi sono commossa quando i pastori hanno tirato in ballo la passione. Non possono convertire la loro attività, allevano QUELLE BESTIE perchè... perchè... perchè A LORO piacciono. E' un discorso che va oltre il reddito, le politiche di valorizzazione, qualsiasi altra cosa. Un discorso così non regge davanti ad un politico, un economista, un tecnico. Ma io non riesco a dal loro torto, perchè so com'è la loro vita e, se non la fai perchè ci credi... non la fai e basta. Forse a Bellino non vedremo più le pecore. Soluzioni non se ne sono trovate, solo delle proposte su dei palliativi. Ma loro non vogliono che vengano messe delle pezze e si dimentichi il problema VERO. Perc non puoi lavorare se c'è il lupo! Convivere? Molto faticosamente e pagando un duro prezzo. Se loro smetteranno, (anche Cristiano, che si sposa tra pochi giorni e fa il pastore), avanzerà il bosco, i cespugli nei prati di fondovalle dove le pecore pascolano in primavera e tardo autunno. I lupi avranno più spazio per loro, magari attaccheranno i vitelli, se non ci saranno più pecore? Oppure si sposteranno, andranno in altre valli ad attaccare altri pastori. Non ci saranno nemmeno più quei cento abitanti, a Bellino. Perchè, per fare altri lavori, bisognerà scendere giù, nella valle o nella pianura".

Parole dettate dal cuore. E per questo non solo sincere ma che colgono anche nel segno.

 

All'incontro in Municipio seguì un'assemblea il 22 maggio con la presenza di ass. di categoria, assessori regionale e provinciale, presidente dell'Uncem Piemonte ecc. Le parole di Silvana Peyraque, portavoce dei colleghi, vennero riportate dal sito occitanista Paratge (il sito non è più online). Il laboratorio politico Paratge in vista dell'incontro aveva stilato dopo una riunione tenutasi il giorno 8 maggio, un comunicato congiunto con la stessa portavoce dei pastori  (in fondo alla pagina)

 

 

L'incontro del 22 maggio 2007 ha quantomeno rappresentato un momento di 'politicizzazione' di una questione che i sostenitori del lupo tendono furbescamente a qualificare come puramente 'tecnica' dando per scontato che la presenza del lupo è non solo ositiva ma 'necesaria' sulla base di astratti principi biologici (astratti perché si può dimostrare che il lupo - a parte gli impatti socio-economici può ridurre anche la biodiversità)(rimando al mio saggio: La reintroduzione dell'orso e del lupo sulle Alpi).

L'esito, però, è stato come sempre deludente. L'impressione è che si voglia far finta di far qualcosa tanto per dare un contentino ai pastori.  Marzia il 26 maggio commentava (Aggiornamenti su 2 vicende):

 

"Come sapete, l'altro giorno si è tenuto il secondo incontro tra i pastori di Bellino, politici ed amministratori, per discutere il problema del lupo. Secondo voi, si è trovata una soluzione? Come temevo... NO! Da quel poco che ho saputo (parole amareggiate, spero non rassegnate) c'è grande delusione e rabbia. E' stato detto che non è per il lupo se i giovani abbandonano la montagna, non è per il lupo che i pastori si estinguono (sta di fatto che, da quando è tornato il lupo, da 10 greggi si è scesi a 2-3). Il lupo è protetto, il pastore molto meno. Hanno promesso soldi ("elemosine per i rimborsi", dicono alcuni pastori), hanno detto che bisogna cercare di valorizzare una razza locale per ricavare di più dalla vendita della carne. Trovo questa proposta quanto meno discutibile, per non dire irrealizzabile... Gli animali sono già pochi, verificare se si può parlare di RAZZA (la Sampeyrina) richiede lunghi anni di studi... e non è detto che si riesca a dimostrarlo! Per di più, come lotta alla Scrapie (la "pecora pazza), negli anni a venire bisognerebbe sempre più cercare di utilizzare maschi geneticamente resistenti a tale malattia. Se tra i pochi montoni presenti nelle attuali greggi non si dovesse riscontrare il patrimonio genetico adatto, bisognerà rivolgersi altrove, perdendo ancora di più le eventuali caratteristiche della razza. Lupi? 1-10-100, è uguale. Non è che se sono di più, si può intervenire. I pastori facciano i pastori, ecco! ... i commenti fateli voi..."

 

Il 2007 si ricorderà come l'anno 'caldo'. I pastori erano ancora numerosi ed agguerriti e riuscirono a farsi ascoltare (per quanto sia servito) grazie alla minaccia di bloccare il Giro d'Italia. Dopodiché i pastori hanno in gran parte gettato la spugna. Così vince il lupo (i supi sponsor).

 

Avanti con i convegni

 

A Bellino gli incontri e i convegni diventano appuntamenti fissi. Così il 2 agosto 2008 assessori, allevatori ed esperti si riuniscono per parlare dei problemi della pastorizia. Il 2008 è statio un anno relativamente 'calmo' sul fronte del lupo e così si parla di temi più generali (il titolo del convegno era: ("Transumanza ed alpeggio oggi: esperienze a confronto") ovvero di formaggi, di altre realtà nazionali (Val d'Aosta, Alto Adige, valli del Bitto...), di razza Piemontese, di arte legata al mondo dei margari... e di amore per la pastorizia. Nella foto sotto Silvana che sostituiva Cristiano Peyrache, giovane presidente dell'Associazione pastori di Bellino (assente per nozze) (dal blog idi Marzia: Convegno Bellino)

 

dal blog pascolovagante di Marzia Verona

 

Di convegno in convegno arriviamo a quello del 19 dicembre 2009 a Brossasco (Attenti al lupo, il convegno). In vista delle elezioni regionali il tema si faceva 'caldo'. Erano presenti gli assessori all'agricoltura regionale (Taricco - PD - nella foto sotto in mezzo) e quello provinciale (Sacchetto - Lega -,a destra). Sacchetto è  l'attuale assessore regionale.

 

dal blog pascolovagante di Marzia Verona

Nel clima piuttosto elettrico sono stati numerosi gli interventi. La nuda e cruda realtà dei fatti l'ha esposta  Cristiano Peyrache: nel mentre si discute i pastori non ci sono più.

"Continuiamo ad esporre i nostri problemi: il territorio di Bellino è quello che è, con il lupo NON SI PUO' LAVORARE. Le metodologie di difesa "imposte" non si riescono ad applicare, da noi. Tanto è vero che, prima del lupo, c'erano 15 pastori a Bellino. Nell'estate 2009 soltanto due ed il prossimo anno, se va bene, uno solo. Altre vallate hanno altri territori, dove è possibile lavorare anche con grandi numeri, ma non è il caso di Bellino".

dal blog pascolovagante di Marzia Verona

Cristiano fa semplicemente riferimento alla struttura morfologica del territorio, ai tanti valloni che segmentano i peraltro bellissimi pascoli.  E' impossibile su questi pascoli radunare greggi di dimensioni tali da rendere economica la spesa di custodia continua. A Bellino i proprietari avevano 30-35, 40 o 50 pecore ciascuno, poi d'estate se ne prendevano 'in guardia', magari arrivando a 400 o 500 pecore al massimo per gregge. Cristiano ha poi proseguito ricordando la necessità per i pastori di seguire i lavori della fienagione, attribuendo ai pastori il merito della manutenzione dei sentieri, degli alvei dei corsi d'acqua. Insistendo su un punto: non vogliamo rimborsi, vogliamo poter svolgere la nostra attività.

La situazione attuale

Veniamo ora alla situazione odierna. Così come ci è stata esposta due giorni fa da quattro dei superstiti membri dell'Associazione pastori di Bellino incontrati al Rifugio  Melezè (foto sotto).

foto M. Corti

Di quelli della foto sopra (quella con Marzia e i pastori seduti intorno al tavolo) erano presenti solo 4: c'è Cristiano, che ora ha vacche piemontesi oltre a un po' di pecore che tiene in recinti (con tanto di cane), Silvana che mantiene un po' di pecore (affidate all'unico gregge in attività condotto dal pastore Alfredo) si è concentrata sui bovini; poi un altro allevatore che ha dovuto convertirsi ai bovini (ed è anche titolare dell'agriturismo Lou Saret) e infine un'altra allevatriche che ha un po' di capre, anch'esse mantenute in recinti. Dalle 200 capre (di 4-5 allevatori) che esistevano prima dell'arrivo del lupo ne sono rimaste 60 di due proprietari. Delle 2.000-2.500 pecore che pascolavano in piccoli greggi liberi (400 di allevatori di Bellino altre di pastori di fuori) ne sono rimaste meno di 1.000 di cui solo 50 di allevatori locali. Vi sono poi 50-60 capi bovini stanziali e un certo numero di capi bovini 'da fuori' che hanno parzialmente sostituito i vuoti lasciati dalle pecore. Molto parzialmente perché i 'pastori' insistono sul fatto che: 'i bovini sulle cime non possono arrivare' e che:

 'sono stati mandati a pascolare i bovini in posti dove da 38 anni erano stati sostituiti dalle pecore ma hanno difficoltà e non possono certo pascolare tutta la superficie che prima era pascolata'

Certi pascoli poi sono stati del tutto abbandonati (vedi Colle della Battagliola). Un argomento su cui i nostri amici insistono è quello dei costi (economici, fisici, psicologici) delle 'difese' mese in atto per impedire o quantomeno ridurre la predazione. La presenza costante dell'uomo, le reti elettrificate, i cani da guardiania non impediscono del tutto la predazione e comportano 'danni collaterali'. Si cita il caso del pastore che nel luglio 2008 si è trovato due lupi nel gregge. Alle sue grida i lupi se ne sono andati senza poter ptrovocare danni, ma non sono fuggiti, non erano spaventati. Queste osservazioni sulla riduzione della soglia del timore dell'uomo e della distanza di fuga sono ormai numerose e pongono un problema serio: se il lupo non rischia nulla (tranne qualche scontro con il cane), oserà sempre di più e bisognerà alzare sempre più il livello delle difese (con conseguente aumento dei costi economici e non). Quanto alle reti non si segnalano per ora casi di lupi che sono riusciti ad introdurvisi ma si lamentano pedite per capi 'impiccati', che, spaventati, restano impigliati nella rete sino a soffocare. Quanto ai cani è Cristiano che osserva come un grosso cane da difesa consumi diversi chili di carne al giorno e che, oltre alla spesa non indifferente, ciò comporta anche l'onere del trasporto a spalla (come per le reti) stanti le difficoltà di accesso dei pascoli. 'Come fai a portar su il cibo per i cani che mangiano tutti i giorni se ne hai due o tre?'. Sono rimasti in pochi i pastori di Bellino ma gli ex-pastori (che ora hanno qualche vacca da carne) sono del tutto solidali e tutti insieme sono decisi a non lasciare cadere la 'questione lupo'. Le lamentele contro la gestione della 'difesa delle greggi' in capo al 'Centro conservazione e gestione grandi carnivori' del Parco delle Alpi Marittime non si lesinano. La 'selezione' di cani, secondo loro, dovrebbe essere gestita in toto dagli allevatori senza intromissioni del 'Centro del lupo'  (salvo un pupporto economico ed eventualemnte veterinario).

I pastori contestano la gestione unilateralmente lupofila del 'Progetto lupo'

Ma quello che fa più arrabbiare i pastori sono i criteri di assegnazione del 'Premio pascolo gestito' criteri stabiliti ed applicati dagli stessi veterinari 'pro lupo' del 'Centro' che - secondo i pastori - oltre che ad essere una forma di 'elemosina' (considerati tutti i disagi e i costi associati con l'adozione dele 'misure di difesa dei greggi dal lupo') sono assegnati senza tenere conto delle caratteristiche dei pascoli e dei sistenmi di pascolamento. Tali elementi ovviamente non possono essere valutati da un veterinario (il cui compito dovrebbe essere quello dell'accertamento dei danni da lupo) ma dovrebbero essere valutati da tecnici agricoli competenti. Però tutta la gestione del progetto “Il lupo in Piemonte: azioni per la conoscenza e la conservazione della specie, per la prevenzione dei danni al bestiame domestico e per l’attuazione di un regime di coesistenza stabile tra lupo ed attività economiche” è, come noto, in mano ad esperti (faunisti, guardiaparco, veterinari) di parte 'pro lupo' e si sono sinora accuratamente esclusi gli esperti di pascolo, di pecore, di pastori (agronomi e forestali) che, logicamente, parteggiano per la pecora e il pastore. Nella loro presunzione  gli esperti 'lupologi' sono convinti di possedere tutte le competenze necessarie per  l’attuazione "di un regime di coesistenza stabile tra lupo ed attività economiche". Per fortuna che la nuova giunta regionale ha varato un progetto 'Sostenibilità dell'allevamento pastorale in Piemonte: individuazione e attuazione di linee di intervento e supporto'  che 'corregge' la lupofilia unilaterale della precedente giunta, preoccupandosi di sostenere anche il pastore oltre che di pensare solo alla tutela del lupo.

dal blog pascolovagante di Marzia Verona

 


 

Comunicato stampa

 

Martedì 8 maggio Paratge ha affrontato il problema della presenza del lupo nelle valli con gli allevatori dell’alta Valle Varaita.

I primi danni all’agricoltura nelle valli li hanno fatti i cinghiali, poi sono stati introdotti cervi, caprioli, mufloni, col risultato che ora è impossibile qualsiasi coltivazione senza recinzioni che richiamano alla memoria i campi di concentramento.

Come non bastasse ora è arrivato anche il lupo a dare il colpo di grazia per l’allevamento in alpeggio.

Si vuole forse chiudere con agricoltura ed allevamento nelle valli per fare un “grande circo del divertimento” ?

In tutto questo la parte del leone è recitata dalla “cattiva coscienza” della pianura, dove è stato completamente distrutto l’ambiente naturale e ora risulta urgente per tutti trovarsi un alibi per mettere a tacere la coscienza collettiva.

Il rischio è che attorno a una pianura completamente antropizzata e in cui il verde e la natura sono tracce residuali, si voglia creare una zona franca dove poter vedere animali in libertà, ma dove mancherà l’uomo.

Non è la prima volta che appetiti esterni al territorio alpino, dopo aver ingoiato quanto loro interessa, ci lasciano tracce mostruose quanto inutili e dannose dei loro pasti, penso alle speculazioni immobiliari o a qualche inutile e obsoleto impianto di risalita, per fare solo due esempi.

Ora stiamo nuovamente assistendo alla nascita un ibrido mostruoso, infatti l’introduzione di nuove specie animali non potrà che generare una situazione a cui qualcuno tra breve dovrà porre rimedio, sempre che si riesca e sicuramente la soluzione va ricercata da coloro che il problema hanno creato, non da coloro che lo subiscono.

Con questa fauna in giro non si può coltivare alcunché ed ora con l’arrivo del lupo non sarà più possibile pensare a greggi e mandrie in alpeggio, bel risultato davvero!

 

PARATGE afferma che la gestione del territorio e delle sue risorse è questione che riguarda in primo luogo la società civile che quel territorio vive.

 

Le proposte sulle quali si sta lavorando assieme agli allevatori saranno presentate e discusse il 22 maggio alle ore 17 presso il municipio di Bellino, presenti allevatori, tecnici e rappresentanti delle istituzioni.

 

Mariano Allocco, portavoce Laboratorio Politico PARATGE

Silvana Peyrache, portavoce allevatori e pastori di Bellino

 

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