Claudio
Sacchetto
Luca
Battaglini
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Monterosso Grana (CN) la Regione Piemonte e
l'Università raccolgono il 'grido di dolore'
della pastorizia e presentano un progetto di sostegno
In
Piemonte si pensa anche al pastore
e
non solo al lupo (era ora!)
una
iniziativa della Regione marca una nuova e forte attenzione
dell'istituzione per un'attività che produce
grandi 'esternalità positive' a favore della
montagna ma anche della comunità regionale nel
suo complesso
di
Michele Corti
La
conferenza stampa di presentazione del progetto 'Sostenibilità
dell'allevamento pastorale in Piemonte: individuazione
e attuazione di linee di intervento e supporto' si
è svolta martedì 10 agosto a Monterosso
Grana, una località dove i ripetuti e gravi attacchi
del lupo al gregge hanno indotto l'amministrazione comunale
a ferme prese di posizione e ad appellarsi alla Regione
per assumere inizitive a difesa dei pastori
Il
progetto, che rappresenta una risposta a questo e ad
altri 'gridi di dolore' levatisi nelle valli di cuneensi
e torinesi è stato presentato dall'assessore
all'agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto.
I contenuti sono stai esposti dal Prof. Luca Battaglini
del Dip. di scienze zootecniche dell'Università
di Torino (soggetto che ha proposto il progetto
e che sarà responsabile della sua attuazione),
dal sottoscritto e dalla Dott.ssa Marzia Verona che,
in collaborazione con il Prof. Battaglini hanno
contribuito alla elaborazione del progetto stesso.
Va
dato atto all'assessore di essersi subito adoperato,
ancorché fresco di nomina, per affrontare
il problema del grave impatto della predazione da parte
del lupo sulla pastorizia delle valli.
I
criteri di indennizzo per le perdite subite sono stati
modificati comprendendo 'voci' prima non contemplate
ma è stata anche annunciata la volontà
di affrontare in modo organico il problema. Da qui è
nato il progetto in discorso.
Un
importante riconoscimento per la pastorizia
Nell'approvare
il progetto elaborato dall'Università la Giunta
Regionale ha deliberato di:
"riconoscere all’attività pastorale un ruolo
agricolo sociale, ecologico e culturale fondamentale per la conservazione dei
territori collinari e montani, ai sensi degli artt. 6, 7 ed 8 dello Statuto";
Questo
riconoscimento rappresenta un fatto politico importante
che può precludere anche a Protocolli con altre
regioni alpine per assegnare al settore pastorale un
suo statuto che va al di là di quello di mera
attività agricola per riconoscergli funzioni
di estrema importanza e farne oggetto di una tutela
in grado di controbilanciare, come avviene nella
vicina Confederazione Elvetica, la protezione
assoluta per i grandi carnivori.
Il
problema non è solo il lupo
Il
progetto, che prevede il coinvolgimento degli enti locali
(sono già stati avviati incontri informali),
intende intervenire sui vari aspetti che costituiscono
altrettanti 'elementi di debolezza' dei sistemi pastorali
e alpicolturali. Sulla base della consapevolezza che
il problema del lupo si inserisce in un più generale
quadro di difficoltà contrassegnato da:
- lievitazione
dei canoni di affitto dei pascoli e distorsioni
di 'mercato' di per sé non trasparente
a svantaggio dei pastori e degli allevatori
di montagna;
- gravi
carenze strutturali e infrastrutturali degli
alpeggi che condizionano negativamente la qualità
di vita dei pastori e impediscono una piena valorizzazione
economica (specie attraverso la trasformazione
del latte in prodotti di elevata qualità);
- applicazione
delle norme igienico-sanitarie che non
sempre tiene in adeguata considerazione le specificità
delle condizioni dell'alpeggio;
- difficoltà
frapposte da vari enti allo spostamento delle
greggi/mandrie per la transumanza;
- onerosa
gestione del controllo della diffusione
di patologie (profilassi, anagrafe del bestiame,
smaltimento delle carcasse);
- difficoltà
di reperimento di manodopera affidabile e qualificata;
- inadeguata
conoscenza da parte dei cittadini delle modalità
operative della gestione pastorale (con conseguenti
interazioni negative tra fruizione pastorale
e turistica);
- inadeguata
conoscenza da parte dei cittadini (ma anche
degli operatori professionali delle filiere
alimentari) delle caratteristiche qualitative
specifiche e delle tipologie delle produzioni
dell'allevamento pastorale e conseguente ostacolo
ad una più adeguata valorizzazione economica
delle produzioni stesse.
L'individuazione
di soluzioni atte a rimuovere, o quantomeno a ridimensionare,
questi elementi di difficoltà e la loro messa
in essere, sia nell'ambito dello stesso progetto che di
una complessiva azione di sostegno della Regione,
ha la finalità si rafforzare la sostenibilità
del sistema pastorale ma anche di metterlo in condizione
di poter meglio fronteggiare il problema della predazione.
Una
valutazione approfondita dell'impatto del lupo
Ciò
non toglie che vada meglio valutata la natura dell'impatto
della predazione stessa, sia a breve che a lungo
termine, e l'efficacia delle soluzioni (modalità
di indennizzo, mezzi di difesa passivi) messe sin qui
in atto per mitigarlo.
Da
questo punto di vista l'inchiesta e il censimento promossi
nell'ambito del progetto (con il coinvolgimento dei
diretti interessati ma anche di altri soggetti locali)
mira a valutare tutti gli aspetti del danno determinato
dal predatore in termini di cessazione di attività
aziendali, abbandono di aree di pascolo, modifica dell'utilizzo
dei pascoli stessi (e quindi di compromissione della
loro qualità e biodiversità), minor
resa produttiva e maggiori oneri economici ed extra-economici
in relazione alle esigenze di difesa dal predatore.
Un
aspetto qualificante del progetto è rappresentato
dall'obiettivo di una valutazione puntuale, valle per
valle, degli impatti della predazione, sulla base di
caratteristiche ambientali e socio-economiche. La stessa
valutazione deve riguardare l'efficacia delle misure
di protezione che troppo spesso la parte conservazionista,
fautrice della conservazione e diffusione della popolazione
lupina, tende a proporre (o imporre) quali soluzioni
universalmente valide.
Questa
indagine è finalizzata ad una difesa passiva
più efficace ma anche a fornire elementi
oggettivi a sostegno delle richieste di attuazione delle
misure di controllo in deroga (con abbattimenti
mirati) già inoltrate al Ministero dell'ambiente dal
precedente governo regionale (e respinte sulla base
di motivazioni generiche).
Un
centro di formazione e di referenza per la pastorizia
Il
progetto, come visto, prevede un'attività di
inchiesta e censimento finalizzata ad elaborare linee
di intervento e di supporto da parte della Regione ma
anche una serie di azioni dirette nel campo della
formazione, della divulgazione, della valorizzazione
delle produzioni. Azioni che si proiettano al di là
del limite temporale (triennale) del progetto stesso
grazie alla predisposizione di strumenti e di soggetti
specificamente predisposti per garantire un supporto
permanente alla pastorizia.
Viene
esplictamente prevista la creazione di una Scuola per
la formazione di pastori, aiuto-pastori, figure di supporto
all'attività pastorale. Le attività della
Scuola così come quelle di divulgazione indirizzate
al pubblico e a soggetti specifici (attraverso campagne
di comunicazione sui media, opuscoli e cartellonistica,
eventi sugli alpeggi e in città, convegni) saranno
coordinate da un Centro di referenza per la pastorizia.
A questo Centro faranno riferimento anche le iniziative
per la valutazione dell'efficacia delle azioni di difesa
dalla predazione e dei danni subiti ponendosi come soggetto
di riferimento 'dalla parte dei pastori' in grado di
riequilibrare una gestione del conflitto lupo-pastore
sin qui gestita in modo esclusivo ed autoreferenziale
dal Centro conservazione e gestione grandi carnivori-Parco
delle Alpi Marittime cui il precedente governo regionale
aveva demandato tutta la materia e persino l'attribuzione
dei 'punteggi' per l'assegnazione del premio regionale
per il pascolo gestito, suscitando un forte malcontento
da parte dei pastori.
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