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Solo la faziosità del WWF può presentare l'immagine di una Svizzera dove si caccia il lupo

 

L'ntervento nel Vallese dell'11 agosto è stato determinato dal fatto che il predatore ha sbranato, oltre alle pecore, anche due bovini. Il cantone ha utilizzato la possibilità di intervenire prevista dalla Strategia Lupo federale in attesa che si definiscano - come per gli ovicaprini - precisi parametri di intervento.

 

 di Michele Corti  

 

All'alba dell'11 agosto sull'alpeggio di Scex, sopra la stazione vallesana di Crans-Montana un colpo preciso di un guardiacaccia (vedi foto sotto) ha centrato al cuore un lupo maschio che si aggirava nei pressi di un gregge. L'abbattimento è avvenuto sotto sorveglianza e nel perimetro fissato in modo preciso dall'autorizzazione concessa  il 6 agosto scorso dal consigliere di Stato vallesano Jacques Melly. Oltre al lupo della Val d'Illiez, l'autorizzazione riguarda pure un secondo predatore, manifestatosi nella Val des Dix. I guardacaccia dispongono di 60 giorni per eseguire l'ordine.

Il lupo aveva una compagna (è il primo caso di formazione di una coppia in Svizzera) e questo gli consentiva di cacciare in modo coordinato e di abbattere anche i bovini. La femmina è ancora libera perché l'autorizzazione all'abbattimento nel perimetro riguardava un solo esemplare.

L’autorizzazione riguardava un solo animale, ma in caso di nuovi attacchi la decisione potrebbe essere rivista. Il predatore, accompagnato da un esemplare femmina, aveva ucciso una quindicina di pecore ad inizio luglio e attaccato in seguito tre bovini, di cui due sono morti.

 

E’ la prima volta in Svizzera che è stata accertata la presenza di una coppia di lupi. Operando in modo coordinato gli animali avevano facilmente acquisito la tecnica di caccia ai bovini. Un salto di qualità per la 'Strategia lupo' svizzera che comunque ha previsto l'eventualità della predazione di bestiame grosso lasciando ai Cantoni un margine di discrezionalità per le autorizzazioni di abbattimento in attesa di definire parametri precisi come per gli ovicaprini. 'Precisione svizzera' si ironizza. Ma al di là del numero di pecore sbranate che rappresenta la fatidica 'soglia' oltre la quale il predatore diventa preda esso stesso, la Strategia svizzera sul lupo è molto articolata e vale la pena studiarla e valutare le differenze con il Piano d'azione italiano.

 

La 'gestione' del lupo in Italia e in Svizzera: una cartina di tornasole del diverso tasso di democrazia

 

Parlare di 'gestione del lupo' sembra un ossimoro. Se è un animale selvaggio  per definizione come si fa agestirlo? In realtà quello che viene gestito è il conflitto tra la presenza del lupo e le attività antropiche, un conflitto dai risvolti sociali, culturali e politici che i verdi  cercano di mimetizzare dietro una questione 'tecnico-scientifica', una faccenda biologica. Per nascondere la finta neutralità delle loro scelte politiche imposte surrettiziamente attraverso meccanismi di governance distorti.

In Italia, si sa, ogni area sociale viene 'appaltata' ad interessi in grado di coalizzarsi, farsi sentire. Troppo faticoso far prevalere l'interesse generale meglio dare a ciascuno il suo. I risultati non sono brillanti ma la politica 'galleggia'.

In Svizzera, dove le garanzie democratiche sono un po’ più sostanziali rispetto all’Italia, la politica e le istituzioni non hanno delegato la questione ‘grandi carnivori’ ai verdi. E notare che in Svizzera ci sono solo 11 lupi, in Italia oltre 1.000.

Le istituzioni pubbliche svizzere sono consapevoli che non si tratti di un problema secondario e pertanto hanno assunto il problema delegando alla lobby solo aspetti specifici.

Vediamo come funzionano le cose in Svizzera

La ‘strategia lupo’ e la relativa ‘gestione’ fanno capo all’UFAM (Ufficio federale per l’ambiente, equivalente del Ministero dell'ambiente) che opera in collaborazione con i cantoni. Il coinvolgimento dei vari interessi coinvolti è assicurato attraverso in Gruppo di lavoro grandi carnivori che comprende oltre all’UFAM stesso l’Ufficio federale dell'agricoltura (UFAG), gli uffici della caccia dei Cantoni interessati, la Federazione svizzera d'allevamento ovino, la Federazione delle associazioni svizzere di caccia, il WWF Svizzera o Pro Natura, degli esperti ciascuno proveniente da Francia, Italia e Svizzera. Questo Gruppo ha funzione consultiva.  E’ evidente la differenza tra Svizzera e Italia. In Italia la gestione di gioca tra Ministero dell’Ambiente, ISPRA -Istituto superiore per la protezione e la ricerca sull’ambiente, il Gruppo di lavoro sul lupo costituito da esperti della cerchia LCIE e dalle associazioni ambientaliste. Il Piano d’azione per il lupo italiano recepisce il Piano d’azione europeo della LCIE. La ‘Stategia lupo’ svizzera, al contrario, tiene conto anche di indicazioni politiche dei rappresentanti del popolo. In Italia agricoltori, pastori, cacciatori non hanno alcuna voce in capitolo.

Il 2 giugno 2003, il Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento)  trasmetteva al Consiglio federale (Governo) un postulato in cui si chiede di impostare la Strategia Lupo Svizzera in modo che l’allevamento convenzionale e tradizionale nelle regioni di montagna continui ad essere possibile senza restrizioni inaccettabili. Tale postulato è recepito negli obiettivi della ‘Strategia lupo’ che, se da una parte si prefigge di:

 

creare le condizioni quadro per ridurre al minimo i possibili problemi legati alla convivenza fra l’uomo, con le sue attività (agricoltura, caccia, tempo libero, turismo, ecc.) e i suoi bisogni, e il lupo

 

dall’altra ha per obiettivo di:

 

impedire che la presenza del lupo comporti restrizioni inaccettabili nell’ambito dell’allevamento di animali da reddito

 

 

Compiti separati

 

Le azioni di monitoraggio del lupo, accertamento danni, interventi di protezione delle greggi sono affidati in Svizzera a soggetti distinti. Tutto al contrario dell'Italia. Qui,  per prevenire le temute azioni di ‘rigetto’ da parte di categorie ‘ostinate’ e ignoranti che non concordano sul fatto che ritorno dei grandi predatori rappresenti una grande risorsa, una benedizione ecc., i verdi e gli esperti conservazionisti hanno elaborato una strategia efficace che mira a gestire tutta la ‘filiera’: il monitoraggio dei predatori, l’accertamento dei danni, la messa in opera di misure preventive, l’assegnazione dei contributi alle categorie colpite. Questa è la ‘gestione’ come la intendono loro.  Tutta in mano a loro.

Al più gli organi istituzionali sono formalmente responsabili della ‘gestione’ ma nei fatti delegano alla lobby. Si veda il ruolo del Parco Adamello Brenta in Trentino nel caso dell’orso e del Parco Alpi Marittime in Piemonte nel caso del lupo. E dietro i Parchi ci sono ben precise cerchie di ‘esperti’ sempre del solito giro collegato alla LCIE e alle lobby mondiali. Ma vediamo come sono ripartiti i compiti:

 

Il monitoraggio della presenza del  lupo. E’ affidato attualmente al KORA (ma è sempre in capo all’UFAM che domani potrebbe decidere di avvalersi di un diverso soggetto attuatore) . Il KORA  è il Coordinated research project for the conservation and management of carnivores in Switzerland (preciso che ho riportato la dizione inglese perché i signori conservazionisti, finanziati dal governo federale, non si prendono neppure la briga di tradurre in italiano il nome della loro struttura, a riprova della loro scarsa sensibilità socioculturale). Il KORA è l’articolazione svizzera della LCIE (Large carnivore iniziative Europe) un’emanazione del WWF. Anche la Svizzera, almeno per aspetti di ricerca e monitoraggio c’è quindi una parziale delega a un soggetto ‘verde’, ma è una delega non in bianco e, soprattutto, circoscritta.

 

L’accertamento dei danni. E’ in capo a personale dei cantoni opportunamente professionalizzato e aggiornato. Questa fase cruciale e delicata è quindi mantenuta in capo alle strutture governative a garanzia di imparzialità. Strutture distinte dai soggetti che operano nell’ambito della ricerca e monitoraggio dei grandi carnivori

 

I risarcimenti. I risarcimenti per i danni dei predatori sono amministrati congiuntamente con l'UFAM e le amministrazioni cantonali responsabili della caccia.

 

La difesa delle greggi. Rappresenta l’aspetto dove la Svizzera si è mossa in modo più originale e con indubbia efficacia. L’UFAM (che dispone di un apposito budget) finanzia i Centri regionali di competenza per la protezione delle greggi (la Svizzera è stata divisa in 8 regioni, vedi cartina riportata sotto). In Ticino è attivo il CeCoTi (Centro competenza per la protezione delle reggi Ticino). Responsabile del CeCoTi è l’Ufficio cantonale caccia e pesca. Il CeCoTi agisce con la supervisione del Gruppo di lavoro cantonale ‘Grandi Predatori’, presieduto dal capo dell'Ufficio caccia e pesca, dove sono rappresentati anche i settori Agricoltura, Foreste, Museo Naturale, rappresentanti delle associazioni della caccia, degli allevatori ovicaprini e della protezione della natura (WWF e Pro Natura) come pure della Commissione dell'Unione contadini ticinesi ‘Allevamento e grandi carnivori’.

 

L’aspetto interessante è che il sistema dei Centri di competenza si avvale di due livelli: un Gruppo di intervento mobile d’emergenza (disponibile ad intervenire nei diversi cantoni) e i Centri regionali.

Una squadra di pastori

Il gruppo di emergenza resta 1-2 settimane sul luogo degli attacchi. Il suo intervento è limitato a situazioni dove il predatore colpisce per la prima volta e consiste nella verifica le possibilità di protezione dell'alpeggio/azienda interessata. La squadra introduce le prime misure di protezione, fornisce una prima formazione ai pastori locali e ai proprietari degli alpeggi/delle aziende sulla protezione delle greggi informa gli allevatori e i responsabili locali in merito alla protezione delle greggi.  

La squadra è attrezzata per mettere subito in essere tutti i mezzi adeguati per la protezione delle greggi (pastori, cani da protezione, asini, recinzioni, ecc.). Ma il bello è che questa squadra è costituita da pastori, non dalla ‘controparte’: funzionari pubblici, ‘esperti’ lupofili, naturalisti, veterinari, guardie forestali. Inutile dire che il pastore/allevatore vittima degli attacchi instaura con la ‘squadra di pronto intervento’ un rapporto di fiducia e che la collaborazione risulta molto più fattiva. La squadra è composta da 2 pastori impiegati in maniera fissa durante la stagione d’alpeggio 2 pastori ‘di picchetto’, ingaggiati secondo necessità in caso d'emergenza. I pastori fissi sono stanziati a Jeizinen (VS) dove, tra un intervento e l'altro, lavorano con cani da protezione e da condotta.

 

Niente carrozzoni e 'posti fissi', solo persone competenti, appassionate e disponibili

 

Altrettanto interessante è constatare che anche i Centri di competenza regionali non consistono in strutture pubbliche o parapubbliche né si appoggiano ad esse. Pur sotto la responsabilità dell’Ufficio caccia cantonale sono costituiti da persone esperte ma direttamente coinvolte nelle attività di allevamento. C’è  un coordinatore (in Ticino una biologa-allevatrice che per anni ha svolto la sua funzione a titolo volontario) e uno specialista di cani da protezione (in Ticino è un veterinario-allevatore con 25 pecore).

Il finanziamento delle misure di protezione delle greggi nelle zone occupate di nuovo dal lupo e dalla lince è assicurati dall'UFAM(Ufficio federale dell'ambiente). Attualmente l’UFAM ha affidato la gestione del capitolo difesa greggi (con gli aspetti amministrativi connessi) ad AGRIDEA, associazione svizzera per lo sviluppo dell’agricoltura e delle aree rurali costituita da 40 organizzazioni agricole o operanti nelle aree rurali, nonché dai Cantoni. Il maggior committente di AGRIDEA è l’Ufficio federale per l’agricoltura ma l’agenzia offre anche servizi e prodotti sul mercato.  Dal nostro punto di vista è importante sottolineare che la gestione della prevenzione dei danni da predazione sia gestita da un soggetto della sfera agricola (sia pure per incarico dell’UFAM).

 

Il sostegno alle misure di protezione: aspetti economici

 

Le misure riguardano le situazioni in cui viene accertata la presenza continuativa del lupo. A queste misure dell’ UFAM si aggiungono i sostanziosi contributi d’alpeggio corrisposti dall’Ufficio agricoltura.

Cani  da difesa. è previsto un contributo di 500 F per l’acquisto e un contributo forfettario di 1.000 F all’anno per il mantenimento (cibo, bure veterinarie). I contributi sono erogati per un massimo di 3 cani sulla base di un contratto triennale.

Copertura delle spese di sorveglianza dei greggi. Sono previsti contributi per la corresponsione dei salari a pastori e aiuto-pastori. Da 0 a 30 UBA il contributo/UBA è pari a 320 F, da 60 UBA in su è pari a 70 F.

Materiali. Viene coperto il costo dei materiali da recinzione quale aiuto iniziale al primo anno

Altri sostegni. In caso di scarico anticipato dell’alpeggio (come può verificarsi il primo anno in cui si verificano gli attacchi) è prevista la copertura dei costi per l’acquisto del foraggio. Altri costi indiretti determinati dal verificarsi di episodi di predazione sono compensati con un contributo forfettario di 500 F per attacco.

Risarcimenti perdite di animali

I valori di riferimento degli animali sono fissati dalle associazioni degli allevatori. La costatazione dei danni è affidata ai guardiacaccia locali e il cantone provvede al risarcimento (la confederazione può poi riconoscere al cantone l’80% dell’importo). Non sono previsti indennizzi per gli animali dispersi.

 

Lupi e pecore, convivenza difficile

Nonostante le misure di prevenzione in Svizzera si riconosce che la convivenza con i predatori è difficile. Ogni anno in Svizzera si perdono a causa del lupo mediamente 200 ovini. In alcuni cantoni, come il Ticino, le associazioni degli allevatori ovicaprini sostengono con forza che è impossibile a ragione delle caratteristiche orografiche del territorio. In ragione di queste considerazioni, e sulla base del principio del valore prioritario delle attività di allevamento tradizionali, la Strategia lupo svizzera prevede anche il ricorso alla difesa attiva ovvero ad abbattimenti controllati. Per singoli lupi che causano danni rilevanti ad animali da reddito, il Cantone può rilasciare un’autorizzazione di abbattimento per prevenire ulteriori danni alla selvaggina  dopo aver consultato la commissione intercantonale. Per stabilire se ricorrono gli estremi per l’autorizzazione si considerano tutte le perdite di animali da reddito accertate. La valutazione in merito ad altri danni ad animali da reddito causati da attacchi di lupi (predatore incerto, animali caduti, animali feriti o attaccati in recinti, ecc.) spetta alla commissione intercantonale.

Altro che ‘caccia al lupo’

A riprova che la Svizzera si attiene rigorosamente ai criteri di protezione del lupo e che gli abbattimenti vengono decisi solo quale extrema ratio va ben chiarito che non sono riconosciuti gli animali da reddito uccisi nelle regioni in cui, malgrado precedenti danni causati dal lupo, non sono state adottate misure di protezione ragionevoli benché esse fossero tecnicamente possibili, praticabili e finanziabili.  Nessuno può in buona fede sostenere che in Svizzera si pratichi il controllo del lupo quale mezzo di protezione delle greggi in alternativa all’adozione si sistemi di difesa passiva del bestiame. I criteri per il rilascio delle autorizzazioni di abbattimento adottati dall’UFAM e applicati dai cantoni sono i seguenti: i danni devono verificarsi in un’area abbastanza ampia (non bastano attacchi ‘spot’); devono essere sbranati da un lupo almeno 35 animali da reddito nell’arco di quattro mesi consecutivi o almeno 25 animali da reddito nell’arco di un mese.  Qualora i danni si siano verificati nell’arco di un anno, durante gli anni successivi tale numero si riduce ad almeno 15 animali da reddito.  Se non vi sono misure di protezione tecnicamente possibili, praticabili e finanziabili il lupo può essere abbattuto ma solo nell’area che non può essere protetta. Ecco un punto discriminante: in Italia se non si possono adottare misure efficaci il pastore/malghese deve semplicemente rinunciare ad utilizzare quei pascoli, per sempre. In Svizzera si reputa inaccettabile che la presenza del lupo cancelli l’attività pastorale.

Diversi cantoni poi rivendicano una situazione particolarmente difficile. La Strategia lupo recepisce questa esigenza (potrebbe essere diverso in uno storico stato federale?). Di conseguenza iIn casi eccezionali giustificati, i Cantoni possono adattare opportunamente i criteri (numero di animali sbranati, intervallo di tempo, area in cui si sono verificati i danni) alle condizioni locali e regionali, d’intesa con la commissione intercantonale.

Il caso del bestiame grosso (bovini, equini)

Il recente caso del Vallese è stato il primo di attacco a bovini (3 di cui 2 morti). I ricorsi del WWF contro l'autorizzazione sono palesemente strumentali; mirano solo a far decadere i termini dell’autorizzazione stessa o a consentire al lupo di spostarsi e di colpire altrove. In ogni caso, come dicevo all'inizio, la Strategia lupo - di fronte al sinora inedito caso di aggressione a bestiame grosso - prevede espressamente che i Cantoni decidano, d’intesa con l’UFAM, se abbattere l’animale. Ciò  finché non saranno definite le direttive per il rilascio di autorizzazioni di abbattimento per singoli lupi che causano danni di questo tipo. Quindi il Vallese ha, di concerto con la commissione intercantonale, applicato una facoltà discrezionale prevista dalla procedura.

Aggiungiamo che, onde evitare di abbattere un esemplare non responsabile degli attacchi l’uccisione deve avvenire all’interno di una determinata zona di abbattimento esplicitamente indicata nell’autorizzazione.  La validità dell’autorizzazione di abbattimento va limitata al massimo a 60 giorni. In caso di nuovi danni, può essere prorogata (al massimo fino a 30 giorni dopo l’ultimo danno).

 Lo scopo degli abbattimenti mirati è solo quello di prevenire nuovi e gravi danni, di ridurre in un arco temporale e spaziale ben definito una pressione di predazione localmente insostenibile. Se la pressione sale gli abbattimenti salgono.

Gli abbattimenti in ogni caso non sono eseguiti per controllare la popolazione di lupi. Per fare questo risulta necessaria una revisione dello status di specie super protetta. Si tratta di un terreno di iniziativa politica su cui la Svizzera intende impegnarsi, e lo sta già facendo.

 

 

 

 

 

 

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