(15.08.10)
Gli
abbattimenti, previsti delle convenzioni internazionali,
sono utilizzati in Svizzera come extrema ratio,
solo in caso di attacchi reiterati e gravi e di inefficacia
della messa in atto di tutte le ragionevoli misure di
protezione
Solo
la faziosità del WWF può presentare l'immagine
di una Svizzera dove si caccia il lupo
L'ntervento
nel Vallese dell'11 agosto è stato determinato
dal fatto che il predatore ha sbranato, oltre alle pecore,
anche due bovini. Il cantone ha utilizzato la possibilità
di intervenire prevista dalla Strategia Lupo federale
in attesa che si definiscano - come per gli ovicaprini
- precisi parametri di intervento.
di
Michele Corti
All'alba
dell'11 agosto sull'alpeggio di Scex, sopra la
stazione vallesana di Crans-Montana un colpo preciso di un guardiacaccia (vedi
foto sotto) ha centrato al cuore un lupo maschio che
si aggirava nei pressi di un gregge. L'abbattimento è avvenuto sotto
sorveglianza e nel perimetro fissato in modo preciso dall'autorizzazione concessa il 6 agosto
scorso dal consigliere di Stato vallesano Jacques Melly. Oltre al lupo della
Val d'Illiez, l'autorizzazione riguarda pure un secondo predatore, manifestatosi nella Val
des Dix. I guardacaccia dispongono di 60 giorni per eseguire l'ordine.
Il
lupo aveva una compagna (è il primo caso di formazione
di una coppia in Svizzera) e questo gli consentiva di
cacciare in modo coordinato e di abbattere anche i bovini.
La femmina è ancora libera perché l'autorizzazione
all'abbattimento nel perimetro riguardava un solo esemplare.
L’autorizzazione
riguardava un solo animale, ma in caso di nuovi attacchi la decisione potrebbe
essere rivista. Il predatore, accompagnato da un esemplare femmina, aveva
ucciso una quindicina di pecore ad inizio luglio e attaccato in seguito tre
bovini, di cui due sono morti.
E’ la prima
volta in Svizzera che è stata accertata la presenza di una coppia di lupi.
Operando in modo coordinato gli animali avevano facilmente
acquisito la tecnica di caccia ai bovini. Un salto di
qualità per la 'Strategia lupo' svizzera che
comunque ha previsto l'eventualità della predazione
di bestiame grosso lasciando ai Cantoni un margine di
discrezionalità per le autorizzazioni di abbattimento
in attesa di definire parametri precisi come per gli
ovicaprini. 'Precisione svizzera' si ironizza. Ma al
di là del numero di pecore sbranate che rappresenta
la fatidica 'soglia' oltre la quale il predatore diventa
preda esso stesso, la Strategia svizzera sul lupo è
molto articolata e vale la pena studiarla e valutare
le differenze con il Piano d'azione italiano.
La
'gestione' del lupo in Italia e in Svizzera: una cartina
di tornasole del diverso tasso di democrazia
Parlare
di 'gestione del lupo' sembra un ossimoro. Se è
un animale selvaggio per definizione come si fa
agestirlo? In realtà quello che viene gestito
è il conflitto tra la presenza del lupo e le
attività antropiche, un conflitto dai risvolti
sociali, culturali e politici che i verdi cercano
di mimetizzare dietro una questione 'tecnico-scientifica',
una faccenda biologica. Per nascondere la finta neutralità
delle loro scelte politiche imposte surrettiziamente
attraverso meccanismi di governance distorti.
In
Italia, si sa, ogni area sociale viene 'appaltata'
ad interessi in grado di coalizzarsi, farsi sentire.
Troppo faticoso far prevalere l'interesse generale
meglio dare a ciascuno il suo. I risultati non sono
brillanti ma la politica 'galleggia'.
In Svizzera, dove le
garanzie democratiche sono un po’ più sostanziali rispetto all’Italia, la
politica e le istituzioni non hanno delegato la questione ‘grandi carnivori’ ai
verdi. E notare che in Svizzera ci sono solo 11 lupi, in Italia oltre 1.000.
Le istituzioni
pubbliche svizzere sono consapevoli che non si
tratti di un problema secondario e pertanto hanno assunto il problema delegando alla lobby solo
aspetti specifici.
Vediamo
come funzionano le cose in Svizzera
La ‘strategia lupo’ e la relativa ‘gestione’ fanno
capo all’UFAM (Ufficio federale per l’ambiente, equivalente del Ministero
dell'ambiente) che opera in collaborazione con
i cantoni. Il coinvolgimento dei vari interessi coinvolti è assicurato
attraverso in Gruppo di lavoro grandi
carnivori che comprende oltre all’UFAM stesso l’Ufficio federale dell'agricoltura (UFAG), gli uffici della caccia dei Cantoni interessati, la Federazione svizzera d'allevamento ovino, la Federazione delle associazioni svizzere di caccia, il WWF Svizzera o Pro Natura, degli esperti ciascuno
proveniente da Francia, Italia e Svizzera. Questo Gruppo ha funzione
consultiva. E’ evidente la differenza
tra Svizzera e Italia. In Italia la gestione di gioca tra Ministero
dell’Ambiente, ISPRA -Istituto superiore per la protezione e la ricerca
sull’ambiente, il Gruppo di lavoro sul lupo costituito da esperti della cerchia LCIE e dalle
associazioni ambientaliste. Il
Piano d’azione per il lupo italiano recepisce il Piano d’azione europeo della
LCIE. La ‘Stategia lupo’ svizzera, al contrario, tiene conto anche di
indicazioni politiche dei rappresentanti del popolo. In Italia agricoltori, pastori, cacciatori non hanno alcuna voce in
capitolo.
Il 2 giugno 2003, il Consiglio nazionale (camera bassa del
parlamento) trasmetteva al Consiglio
federale (Governo) un postulato in cui si chiede di impostare la Strategia Lupo
Svizzera in modo che l’allevamento convenzionale e tradizionale nelle regioni
di montagna continui ad essere possibile senza restrizioni inaccettabili. Tale
postulato è recepito negli obiettivi della ‘Strategia lupo’ che, se da una
parte si prefigge di:
creare le
condizioni quadro per ridurre al minimo i possibili problemi legati alla
convivenza fra l’uomo, con le sue attività (agricoltura, caccia, tempo libero,
turismo, ecc.) e i suoi bisogni, e il lupo
dall’altra ha per obiettivo di:
impedire che
la presenza del lupo comporti restrizioni inaccettabili nell’ambito
dell’allevamento di animali da reddito
Compiti
separati
Le azioni di monitoraggio del lupo,
accertamento danni, interventi di protezione delle greggi sono affidati in Svizzera
a
soggetti distinti. Tutto al contrario dell'Italia. Qui, per prevenire le
temute
azioni di ‘rigetto’ da parte di categorie ‘ostinate’ e ignoranti che non concordano sul
fatto che ritorno dei grandi predatori rappresenti una grande risorsa, una benedizione
ecc., i verdi e gli esperti conservazionisti hanno elaborato una strategia efficace
che
mira a gestire tutta la ‘filiera’: il monitoraggio dei predatori,
l’accertamento dei danni, la messa in opera di misure preventive,
l’assegnazione dei contributi alle categorie colpite. Questa è la ‘gestione’
come la intendono loro. Tutta
in mano a loro.
Al più gli organi istituzionali sono formalmente responsabili della ‘gestione’
ma nei fatti delegano alla lobby. Si veda il ruolo del Parco Adamello Brenta in
Trentino nel caso dell’orso e del Parco Alpi Marittime in Piemonte nel caso del
lupo. E dietro i Parchi ci sono ben precise cerchie di ‘esperti’ sempre del
solito giro collegato alla LCIE e alle lobby mondiali. Ma vediamo come sono
ripartiti i compiti:
Il monitoraggio della presenza
del lupo.
E’ affidato attualmente al KORA (ma è sempre
in capo all’UFAM che domani potrebbe decidere di avvalersi di un diverso
soggetto attuatore) . Il KORA è il Coordinated
research project for the conservation and management of carnivores in Switzerland
(preciso che ho riportato la dizione inglese perché i signori conservazionisti,
finanziati dal governo federale, non si prendono neppure la briga di tradurre
in italiano il nome della loro struttura, a riprova della loro scarsa
sensibilità socioculturale). Il KORA è l’articolazione svizzera della LCIE
(Large carnivore iniziative Europe) un’emanazione del WWF. Anche la Svizzera,
almeno per aspetti di ricerca e monitoraggio c’è quindi una parziale delega a
un soggetto ‘verde’, ma è una delega non in bianco e, soprattutto,
circoscritta.
L’accertamento dei
danni. E’ in capo a personale dei cantoni
opportunamente professionalizzato e aggiornato. Questa fase cruciale e delicata
è quindi mantenuta in capo alle strutture governative a garanzia di
imparzialità. Strutture distinte dai soggetti che operano nell’ambito della
ricerca e monitoraggio dei grandi carnivori
I risarcimenti. I risarcimenti
per i danni dei predatori sono amministrati congiuntamente con l'UFAM e le amministrazioni cantonali responsabili della caccia.
La difesa delle greggi.
Rappresenta l’aspetto dove la Svizzera si è
mossa in modo più originale e con indubbia efficacia. L’UFAM (che dispone di un
apposito budget) finanzia i Centri regionali di competenza per la protezione
delle greggi (la Svizzera è stata divisa in 8 regioni, vedi cartina riportata sotto).
In Ticino è attivo il CeCoTi (Centro competenza per la protezione delle reggi
Ticino). Responsabile del CeCoTi è l’Ufficio cantonale caccia e pesca. Il
CeCoTi agisce con la supervisione del Gruppo di
lavoro cantonale ‘Grandi Predatori’, presieduto dal capo dell'Ufficio caccia e
pesca, dove sono rappresentati anche i settori Agricoltura,
Foreste, Museo Naturale,
rappresentanti delle associazioni della caccia, degli allevatori ovicaprini
e della protezione della natura (WWF e Pro Natura) come pure della Commissione
dell'Unione contadini ticinesi ‘Allevamento e grandi carnivori’.
L’aspetto interessante è che il sistema dei
Centri di competenza si avvale di due livelli: un Gruppo di intervento mobile d’emergenza
(disponibile ad intervenire nei diversi cantoni) e i Centri regionali.
Una
squadra di pastori
Il
gruppo di emergenza resta 1-2 settimane sul luogo degli attacchi. Il suo
intervento è limitato a situazioni dove il predatore colpisce per la prima
volta e consiste nella verifica le possibilità di protezione dell'alpeggio/azienda
interessata. La squadra introduce le prime misure di protezione, fornisce una
prima formazione ai pastori locali e ai proprietari degli alpeggi/delle aziende
sulla protezione delle greggi informa gli allevatori
e i responsabili locali in merito alla protezione delle greggi.
La
squadra è attrezzata
per mettere subito in essere tutti i mezzi adeguati per la protezione delle
greggi (pastori, cani da protezione, asini, recinzioni, ecc.). Ma il bello è
che questa squadra è costituita da pastori, non dalla ‘controparte’: funzionari
pubblici, ‘esperti’ lupofili, naturalisti, veterinari, guardie forestali. Inutile
dire che il pastore/allevatore vittima degli attacchi instaura con la ‘squadra
di pronto intervento’ un rapporto di fiducia e che la collaborazione risulta
molto più fattiva. La squadra è composta da 2 pastori
impiegati in maniera fissa durante
la stagione d’alpeggio 2 pastori ‘di picchetto’, ingaggiati secondo
necessità in caso d'emergenza. I pastori
fissi sono stanziati a Jeizinen (VS) dove, tra un intervento e l'altro,
lavorano con cani da protezione e da condotta.
Niente
carrozzoni e 'posti fissi', solo persone competenti,
appassionate e disponibili
Altrettanto interessante è constatare che anche i Centri di
competenza regionali non consistono in strutture pubbliche o parapubbliche né si
appoggiano ad esse. Pur sotto la responsabilità dell’Ufficio caccia cantonale sono
costituiti da persone esperte ma direttamente coinvolte nelle attività di
allevamento. C’è un coordinatore (in
Ticino una biologa-allevatrice che per anni ha svolto la sua funzione a titolo
volontario) e uno specialista di cani da protezione (in Ticino è un
veterinario-allevatore con 25 pecore).
Il finanziamento delle misure di protezione
delle greggi nelle zone occupate di nuovo dal lupo e dalla lince è assicurati
dall'UFAM(Ufficio federale
dell'ambiente). Attualmente l’UFAM ha affidato la gestione del capitolo difesa
greggi (con gli aspetti amministrativi connessi) ad AGRIDEA, associazione svizzera
per lo sviluppo dell’agricoltura e delle aree rurali costituita da 40
organizzazioni agricole o operanti nelle aree rurali, nonché dai Cantoni. Il
maggior committente di AGRIDEA è l’Ufficio federale per l’agricoltura ma l’agenzia
offre anche servizi e prodotti sul mercato.
Dal nostro punto di vista è importante sottolineare che la gestione
della prevenzione dei danni da predazione sia gestita da un soggetto della
sfera agricola (sia pure per incarico dell’UFAM).
Il sostegno alle misure
di protezione: aspetti economici
Le misure riguardano le situazioni in cui
viene accertata la presenza continuativa del lupo. A queste misure dell’ UFAM
si aggiungono i sostanziosi contributi d’alpeggio corrisposti dall’Ufficio
agricoltura.
Cani da difesa. è previsto un contributo di 500 F
per l’acquisto e un contributo forfettario di 1.000 F all’anno per il
mantenimento (cibo, bure veterinarie). I contributi sono erogati per un massimo
di 3 cani sulla base di un contratto triennale.
Copertura
delle spese di sorveglianza dei greggi.
Sono previsti contributi per la corresponsione dei salari a pastori e
aiuto-pastori. Da 0 a 30 UBA il contributo/UBA è pari a 320 F, da 60 UBA in su
è pari a 70 F.
Materiali. Viene
coperto il costo dei materiali da recinzione quale aiuto iniziale al primo anno
Altri
sostegni. In caso di scarico anticipato dell’alpeggio (come può verificarsi il
primo anno in cui si verificano gli attacchi) è prevista la copertura dei costi
per l’acquisto del foraggio. Altri costi indiretti determinati dal verificarsi
di episodi di predazione sono compensati con un contributo forfettario di 500 F
per attacco.
Risarcimenti perdite di animali
I valori di
riferimento degli animali sono fissati dalle associazioni degli allevatori. La
costatazione dei danni è affidata ai guardiacaccia locali e il cantone provvede
al risarcimento (la confederazione può poi riconoscere al cantone l’80% dell’importo).
Non sono previsti indennizzi per gli animali dispersi.
Lupi e pecore, convivenza difficile
Nonostante le misure di
prevenzione in Svizzera si riconosce che la convivenza con i predatori è
difficile. Ogni anno in Svizzera si perdono a causa del lupo mediamente 200
ovini. In alcuni cantoni, come il Ticino, le associazioni degli allevatori
ovicaprini sostengono con forza che è impossibile a ragione delle caratteristiche
orografiche del territorio. In ragione di queste considerazioni, e sulla base
del principio del valore prioritario delle attività di allevamento tradizionali,
la Strategia lupo svizzera prevede anche il ricorso alla difesa attiva ovvero
ad abbattimenti controllati. Per singoli lupi che causano
danni rilevanti ad animali da reddito, il Cantone può rilasciare un’autorizzazione
di abbattimento per prevenire ulteriori danni alla selvaggina dopo aver consultato la commissione
intercantonale. Per stabilire se ricorrono gli estremi per l’autorizzazione si
considerano tutte le perdite di animali da reddito accertate. La valutazione
in merito ad altri danni ad animali da reddito causati da attacchi di lupi
(predatore incerto, animali caduti, animali feriti o attaccati in recinti, ecc.)
spetta alla commissione intercantonale.
Altro che ‘caccia al lupo’
A riprova che la Svizzera si attiene
rigorosamente ai criteri di protezione del lupo e che gli abbattimenti vengono
decisi solo quale extrema ratio va
ben chiarito che non sono riconosciuti gli animali da reddito uccisi nelle regioni
in cui, malgrado precedenti danni causati dal lupo, non sono state adottate
misure di protezione ragionevoli benché esse fossero tecnicamente possibili,
praticabili e finanziabili. Nessuno può
in buona fede sostenere che in Svizzera si pratichi il controllo del lupo quale
mezzo di protezione delle greggi in alternativa all’adozione si sistemi di
difesa passiva del bestiame. I criteri per il rilascio delle autorizzazioni di
abbattimento adottati dall’UFAM e applicati dai cantoni sono i seguenti: i danni
devono verificarsi in un’area abbastanza ampia (non bastano attacchi ‘spot’); devono essere
sbranati da un lupo almeno 35 animali da reddito nell’arco di quattro mesi
consecutivi o almeno 25 animali da reddito nell’arco di un mese. Qualora i danni si
siano verificati nell’arco di un anno, durante gli anni successivi tale numero
si riduce ad almeno 15 animali da reddito. Se non vi sono misure di protezione
tecnicamente possibili, praticabili e finanziabili il lupo può essere abbattuto
ma solo nell’area che non può essere protetta. Ecco un punto discriminante: in
Italia se non si possono adottare misure efficaci il pastore/malghese deve
semplicemente rinunciare ad utilizzare quei pascoli, per sempre. In Svizzera si
reputa inaccettabile che la presenza del lupo cancelli l’attività pastorale.
Diversi cantoni poi rivendicano una
situazione particolarmente difficile. La Strategia lupo recepisce questa
esigenza (potrebbe essere diverso in uno storico stato federale?). Di conseguenza
iIn casi eccezionali giustificati, i Cantoni possono adattare
opportunamente i criteri (numero di animali sbranati, intervallo di tempo, area
in cui si sono verificati i danni) alle condizioni locali e regionali, d’intesa
con la commissione intercantonale.
Il caso del bestiame grosso (bovini, equini)
Il recente caso del Vallese è stato il primo di attacco a bovini
(3 di cui 2 morti). I ricorsi del WWF contro l'autorizzazione sono palesemente
strumentali; mirano solo a far decadere i termini dell’autorizzazione
stessa o a consentire al lupo di spostarsi e di colpire altrove. In ogni caso,
come dicevo all'inizio,
la Strategia lupo - di fronte al sinora inedito caso di aggressione a bestiame
grosso - prevede espressamente che i Cantoni decidano, d’intesa con l’UFAM, se
abbattere l’animale. Ciò finché non
saranno definite le direttive per il rilascio di autorizzazioni di abbattimento
per singoli lupi che causano danni di questo tipo. Quindi il Vallese ha, di concerto
con la commissione intercantonale, applicato una facoltà discrezionale prevista
dalla procedura.
Aggiungiamo che, onde evitare di abbattere un esemplare non
responsabile degli attacchi l’uccisione deve avvenire all’interno di una
determinata zona di abbattimento esplicitamente indicata nell’autorizzazione. La validità
dell’autorizzazione di abbattimento va limitata al massimo a 60 giorni. In
caso di nuovi danni, può essere prorogata (al massimo fino a 30 giorni
dopo l’ultimo danno).
Lo scopo degli
abbattimenti mirati è solo quello di prevenire nuovi e gravi danni, di ridurre
in un arco temporale e spaziale ben definito una pressione di predazione
localmente insostenibile. Se la pressione sale gli abbattimenti salgono.
Gli abbattimenti
in ogni caso non sono eseguiti per controllare la
popolazione di lupi. Per fare questo risulta necessaria una revisione dello
status di specie super protetta. Si tratta di un terreno di iniziativa politica
su cui la Svizzera intende impegnarsi, e lo sta già facendo.
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