(03.09.10) Pubblichiamo con un po'
di ritardo (scusandocene con l'autore) il fotoracconto
dell'amico Pierfranco Mastalli
Scargáa
l aalp (Alpe Graglio, Alto Lario Occidentale)
Una visita all’alpe Graglio (“Grai”)
1.410 m. in comune di Vercana (Co) sulle pendici del Pizzo Canale, fra la
valle del Livo e del S. Vincenzo. Prima della chiusura del periodo di alpeggio
avvenuta anticipatamente, a causa delle bizze della stagione, il 23 agosto
testo e
foto di Pierfranco Mastalli
La speranza è l’ultima a morire perchè
qualche alpeggio è ancora in funzione nell’Alto Lario Occidentale: uno dei
pochi è l’Alpe Graglio, che si raggiunge con una bella camminata di circa due
ore, e lassù abbiamo potuto conoscere un giovane alpigiano di Vercana, Dell’Era
Mauro, sposato con una contadina di Peglio, che conducono un’azienda familiare
ubicata nella Poncia di Domaso per la produzione di formaggio e burro.
Mauro
con
un altro socio ha vinto la gara d’appalto indetta dal Comune di Vercana per
l’alpeggio di Graglio con l'impegno di produrre formaggio e burro e contemporaneamente,
di utilizzare
i pascoli alti, dove hanno caricato 800 pecore conferite da diversi
proprietari locali.
Questo esempio potrebbe rappresentare una soluzione per
fronteggiare la concorrenza dei grandi allevatori di pecore e per mantenere
viva la tradizione della conduzione degli alpeggi per mucche da latte.
Vercana
è un paesino di quasi 800 abitanti sopra Domaso, nell’Alto Lario Occidentale e
gode di una ottima vista sul Lario: l‘attività agricola è ridotta e
l’occupazione trova uno sbocco nell’artigianato e nell’industria localizzati
nel territorio confinante con il Lario ed in parte anche nel frontalierato con
la vicina Svizzera e nel turismo. Negli ultimi tempi si è assistito ad un
eccessiva occupazione di suolo con costruzioni spesso in contrasto con quelle
tipiche del luogo o poco attente nelle forme e nelle dimensioni al paesaggio
lariano .
Anche qui si organizzano feste per riscoprire gli antichi sapori e
per visitare le cantine, mentre è stata abbandonata anche da chi si proclama
difensore delle tradizioni l’antica e radicata celebrazione della festa della
patrona di Palermo, S.Rosalia ( 4 settembre- dies natalis).
Fino al 1990 nella
bella chiesa di S.Salvatore, dove c’è una cappella dedicata a S.Rosalia, con
pala di buona fattura di pittore non di ambito siciliano (foto sotto) e affreschi (
foto sopra), i parrocchiani e i devoti dei paesi vicini partecipavano numerosi alla
Messa, al Vespero e al bacio della reliquia della Santa palermitana, il cui
culto venne qui portato dagli emigranti che dal 1500 al 1800 si recavano a
lavorare in Sicilia e, in particolare, a Palermo.
Non a caso nella cappella della
Madonna c’è una iscrizione che ci ricorda che il sacello venne costruito nel
1604 grazie alle rimesse dei confratelli di Palermo ( vedi foto sotto).
Dopo la
visita alla chiesa, in auto siamo saliti fino ai Monti di Vercana, dove si
posteggia prima della località Pighè (m.1.092. slm) e si prosegue per comodo
sentiero in mezzo ad un bosco di faggi; qui le tracce diventano man mano più
indecifrabili, ma seguiamo una direttrice Nord che ci porta alla fine del
faggeto su un pascolo dove è ubicato l’edificio dell’Alpe con vicino due baite
per il ricovero del bestiame.
Entriamo nel fabbricato dell’Alpe quando
già il latte nella caldaia di rame sul fumoso fuoco sta cagliando (foto sopra): assistiamo
così con i nostri giovani accompagnatori a tutte le fasi successive della
lavorazione del formaggio, con le spiegazioni che il simpatico e disponibile
casaro Mauro ci fornisce.
La
rottura della cagliata
La
cottura della cagliata
La
massa della cagliata prima dell'estrazione
L'estrazione
della cagliata
Messa
in forma della cagliata
Il burro è già pronto (la produzione attuale è di 4
Kg, mentre nel periodo migliore fra giugno luglio raggiunge i 12 kg); in
questo periodo la produzione di formaggio magro d’alpe è di una sola forma ,
contro le 4 nei periodi di maggior resa del pascolo e delle mucche.
La
bella cantina naturale con le forme accumulate. Notare
il caratteristico scalzo molto basso delle forme
La lavorazione del latte (ora,
a fine alpeggio, di solo 120 litri
giornalieri, contro i 400 litri a giugno/luglio) avviene una volta sola al mattino.
Il latte della sera precedente come pure del mattino precedente viene spannato
e poi cagliato per la lavorazione del formaggio; nei periodi migliori viene
prodotta anche la ricotta, prima di dare ai maiali il siero. Mauro nella
stagione invernale ingrassa i suoi maiali cresciuti all’alpe e produce ottimi
salumi: un ciclo completo, secondo una tecnica tradizionale che non ha
ricevuto ancora stravolgimenti ma che è forse suscettibile di miglioramenti.
Dopo l’interessante “lezione” che ha
coinvolto anche i piccoli della compagnia di visitatori, abbiamo acquistato
mezza forma di formaggio magro d’alpe di 2 mesi, a € 9 il kg: aspetto
interessante, un po’ “gommoso” anche se di buon sapore, esige una buona
stagionatura in adatta casera per poter sprigionare tutte le sue qualità.
Positivi la passione e l’impegno del
giovane casaro, mentre la qualità è forse suscettibile di innalzamento, pur nei
limiti di strutture che denotano il tempo.
Complessivamente all’Alpe Graglio sono
state caricati 60 bovini di cui 36 da latte: la stagione è stata difficile
perchè ad una prima fase piovosa e fredda è succeduto un luglio molto caldo ed
asciutto. Il pascolo ne ha risentito per cui l’alpigiano-casaro Mauro con il
socio hanno deciso di “scaricare l’alpe” lunedì 23 agosto, mentre il 24 la
discesa era riservata alle pecore. Di seguito le immagini della descarga.
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